Fiamma Nirenstein Blog

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Intervista "Medioriente e informazione" per l'Osservatorio, Radio Svizzera

venerdì 13 febbraio 2009 Generico 0 commenti

Con Lucio Caracciolo e Fiamma Nirenstein

a cura di Giovanna Riva

L’OSSERVATORIO

Domenica 08 febbraio 2009 – ore 11.35

Entra per ascoltare l'intervista

 
È caso mediatico di pochi giorni fa: Lucia Annunziata, ex presidente della Rai, lascia polemicamente la trasmissione “Anno Zero” di Michele Santoro, dedicata al dramma di Gaza. Sotto accusa la conduzione del dibattito, giudicato da Annunziata “a senso unico”, “schierato al 99,9 per cento dalla parte dei palestinesi”.

Perché sulla questione israelo-palestinese non riusciamo a condurre analisi e discussioni pacate e ragionate? Come si comporta il mondo dei media in un dramma che da 60 anni smuove visceralmente anche le nostre coscienze occidentali? Quanto si prestano i mezzi di informazione alla strumentalizzazione ideologica?

Ospiti di Giovanna Riva, in questa puntata dell’Osservatorio, Lucio Caracciolo, esperto di questioni mediorientali e direttore di “Limes”, la più importante rivista italiana di geopolitica, che dedica ai recenti sviluppi della situazione israelo-palestinese il suo ultimo numero, in edicola in questi giorni con il titolo “Il buio oltre Gaza”; e Fiamma Nirenstein, editorialista ed inviata dal Medio Oriente per “Il Giornale” e ora Vicepresidente della Commissione Affari Esteri della Camera dei Deputati italiana: fra i suoi libri ricordiamo “Israele siamo noi” uscito nel 2007 per Rizzoli. [...]

Frattini ha ragione su "Annozero"

martedì 27 gennaio 2009 Generico 6 commenti
Frattini vs Santoro: Ha evocato sentimenti ostili agli ebrei

Roma, 27 GEN (Velino) - Prima il botta e risposta con Lucia Annunziata ("Michele non si conduce cosi', l'impostazione del programma e' sbagliata"); poi la bacchettata del cda Rai, ("Ha peccato di intolleranza e faziosita'"); ora, nella Giornata della Memoria, la reprimenda di Franco Frattini ("La trasmissione di Santoro e' un esempio di quello che nessuna televisione democratica dovrebbe mai fare"). La scia polemica della puntata di "Annozero" del 15 gennaio scorso non accenna dunque a spegnersi. E anzi le parole del ministro degli Esteri hanno ottenuto il risultato di rinfocolare gli animi. La replica di Santoro a Frattini non si e' fatta attendere: "Accusare ingiustamente un giornalista e il suo gruppo di lavoro di
antisemitismo rappresenta, di conseguenza, una insopportabile offesa per la dignita' personale e per quella professionale. Lei - scrive l'anchorman Rai - ha agito al riparo del suo ruolo pubblico, piegandolo a interessi censori di parte e ha utilizzato un'occasione ufficiale e solenne, oseremmo dire
sacra, come il giorno della Memoria, per insultare chi non poteva difendersià Ci auguriamo che lei si limiti semplicemente a chiederci scusa, senza rinunciare a pronunciare nei nostri confronti le critiche piu' severe. Altrimenti saremo costretti a chiedere - conclude Santoro - di essere processati". Scuse che Frattini non ha presentato, confermando invece il suo giudizio politico in una missiva recapitata a Santoro.       
      "Con le mie dichiarazioni non ho certo voluto offendere Lei, ne' la Sua redazione. Al contrario - premette il ministro - ho espresso, come credo sia mio dovere, oltre che mio diritto, un giudizio politico tutt'altro che censorio sulla ben nota puntata di 'Annozero' da Lei condotta. È stato
il contesto generale nel quale la puntata si e' svolta - con particolare riferimento alla scelta di immagini e interviste dei servizi che hanno peraltro provocato l'abbandono della trasmissione da parte di una Sua illustre collega - ad evocare, anche al di la' della Sua volonta', sentimenti ostili agli ebrei. La critica unilaterale delle azioni israeliane - aggiunge Frattini - ha contribuito non solo a creare un clima di riprovazione politica nei confronti di
Israele, ma anche e soprattutto ad alimentare rinnovate pulsioni antiebraiche. Come Lei ben sa, e' molto tenue e delicato il confine che separa la critica politica allo Stato di Israele con il rischio troppe volte fondato di cadere nell'antisemitismo. E questo confine, la Sua trasmissione -
conclude - ha contribuito ad oltrepassare". [...]

Che ne direste?

martedì 6 gennaio 2009 Generico 133 commenti
Miei cari amici,
mi sento molto confortata, in queste ore di guerra, dalla vostra chiarezza mentale e morale, dal vostro desiderio di difendere attivamente Israele. Ciascuno di noi, mi sembra, vorrebbe almeno far sentire all’opinione pubblica italiana ed europea che non esiste solo un punto di vista vaneggiante ed estremista come nella manifestazione di Milano, o saccente e ripetitivo, come sui giornali benpensanti, che gli italiani non sanno parlare solo quando non tengono in alcun conto le ragioni della vita e della democrazia, o ripetono con riflesso pavloviano le vecchie e disgustose maledizioni antisraeliane, le orride comparazioni col nazismo, gli slogan sull’apartheid, gli stereotipi antisemiti della sete di sangue degli ebrei. E' un'onda che cresce in questi giorni, e crescerà ancora.
La pena per i morti e feriti anche da parte palestinese è in ogni uomo di buona volontà, si capisce, ma non deve fare velo alla verità. Chi sarà pietoso col crudele, finirà per essere crudele col pietoso. Se mai, al giorno d'oggi, c'è stato uno scontro chiaro e definito fra il bene e il male, fra il diritto alla difesa e l’attacco, fra la democrazia e la dittatura, fra la cultura della libertà e quella dell’odio, fra un mondo che fa capo all’Iran e agli Hezbollah, quello del terrore internazionale, e il mondo liberaldemocratico... se è rimasto nella nostra cultura il sogno di battersi contro ciò che odia la democrazia, i diritti umani, il buon senso e infine anche la pace... se ci spinge il desiderio di contrapporsi ai luoghi comuni che dilagano in Europa nel consueto segno dell’odio contro Israele, questo è il momento. [...]

E' giusto e doveroso chiedere la depenalizzazione universale dell'omosessualità

lunedì 1 dicembre 2008 Generico 7 commenti
Dichiarazione di Fiamma Nirenstein (Pdl), Vicepresidente della Commissione Esteri della Camera

"In merito alla proposta francese all’Onu di depenalizzazionedell’omosessualità e alle critiche che ha sollevato nelle nostresocietà democratiche, dove il legittimo dibattito sull’omosessualità èperlopiù circoscritto all’equiparazione dei diritti degli omosessuali aquelli degli eterosessuali, vorrei segnalare che forse non ci rendiamo conto che in vastearee del globo la questione è ancora ai prodromi e riguarda la tuteladel banale diritto all’esistenza. Non dimentichiamoci che il PresidenteIraniano Ahmadinejad ebbe il coraggio di dire nel 2007, alla ColumbiaUniversity, che nel suo paese gli omosessuali non esistono. Infatti liimpicca. L’omosessualità è considerata reato in 80 paesi nel mondo, conpene variabili dalle multe, al carcere, alla morte. Siamo testimoni diautentiche campagne di odio nei confronti degli omosessuali, che noi inEuropa non possiamo nemmeno immaginare. Quindi, qualunque idea si abbiasui matrimoni gay o sulla morale sessuale individuale, chiedere, comeha fatto la Francia in sede Onu, che le persone omosessuali non venganoperseguite, giudicate e condannate “in quanto omosessuali” non è sologiusto, ma è - o dovrebbe essere - per tutti doveroso. Ci permettiamoquindi, con tutto il rispetto, di osservare che la convinzione dimonsignor Celestino Migliore, per la quale definire discriminata lacategoria del omosessuali significa invitare a nuove discriminazioni, èquantomeno eccessivamente ottimista e, se mi si consente, un po’pretestuosa. La questione è ben più primitiva e grave: qui è in ballola vita di migliaia di persone che rischiano di venire giustiziate oimprigionate, a causa del loro orientamento sessuale."

MUMBAI: NIRENSTEIN, PRENDERE COSCIENZA PERICOLO TERRORISMO

giovedì 27 novembre 2008 Generico 0 commenti
(ANSA) - ROMA, 27 NOV - Fiamma Nirenstein (Pdl), vice presidente della Commissione Esteri della Camera, prende spunto dagli attentati di Mumbai per sottolineare l'importanza della lotta al terrorismo.
''Nell'esprimere - afferma la parlamentare - la mia completa solidarieta' alla famiglia del connazionale Antonio Di Lorenzo, tra le oltre 125 vittime dell'atroce attacco terrorista a Mumbai, nonche' la mia apprensione per la sorte degli ostaggi ancora nelle mani dei terroristi, desidero sottolineare come tale attentato ci renda sempre piu' consapevoli della necessita' di combattere il terrorismo''.
Per Fiamma Nirenstein, ''l'attentato di Mumbai ci riguarda tutti molto piu' da vicino di quanto la latitudine della metropoli indiana suggerirebbe: oggi siamo tutti con i cittadini di quella citta' e ci identifichiamo con la loro disperazione di fronte a un male, il terrorismo integralista islamico antioccidentale, che impegna in prima linea tutte le popolazioni civili del mondo libero''.

Consigli di lettura

lunedì 27 ottobre 2008 Generico 4 commenti
Consigli di letturaVi segnalo un bel libro di Sami Michael, scrittore nato a Baghdad ed emigrato in Israele nel 1949 - RIFUGIO (Giuntina, pag. 341, euro 17, traduzione di Dalia Padoa). E’ forse l’unico libro scritto in ebraico che spieghi in modo esauriente (e avvincente) i sentimenti e le contraddizioni che si vivono nel mondo arabo-palestinese, delineando molto bene i rapporti tra arabi israeliani, palestinesi profughi e palestinesi non profughi. Un mondo poco conosciuto, non parco di sorprese...

1973: guerra del Kippur. A Haifa lontana dal fronte, prigioniera del coprifuoco, non è solo la paura che dilaga alle notizie trasmesse dalle radio sempre accese. Per coloro che, arabi ed ebrei, lottano da sempre per i diritti dell'altro con fede incrollabile nel marxismo, a deflagrare sono anche le contraddizioni.
Sami Michael, senza censure o partigianeria, ne focalizza i punti nevralgici. Attraverso i vari personaggi, israeliani e palestinesi, e le loro storie intime, offre al lettore la chiave per comprendere la realtà complessa di un mondo che i mass media troppo spesso semplificano in una visione piatta e manichea. Un romanzo intenso in cui emergono le molteplici sfaccettature delle ragioni dell'una e dell'altra parte senza che gli antagonismi oscurino l'umanità di chi vive accanto a noi. [...]

Iran's loses Security Council seat bid

venerdì 17 ottobre 2008 Generico 0 commenti
Jerusalem Post, 17 ottobre 2008
by Allison Hoffman

Iran lost its bid to become a temporary member of the UN Security Council on Friday. As expected, the Asian seat went to Japan, which received 158 votes compared to the Islamic Republic's 32.
Austria, Turkey, Uganda and Mexico also won nonpermanent seats on the council.
Austria and Turkey beat Iceland Friday in the battle for two European seats on the council. Mexico ran unopposed for the Latin American seat as did Uganda for the African seat. The five new members of the council will serve two-year terms.
Iran may be under three sets of sanctions from the UN Security Council over its nuclear program, but that did not stopped it from campaigning for the temporary membership.
The chances of Iran winning the Asian regional seat against rival Japan in Friday's voting were widely viewed as slim-to-none: Victory would have required support from two-thirds of all General Assembly member countries that turn up for the secret ballot.
Yet experts said just being in the race at all may be prize enough for Teheran, which announced its candidacy in September 2007.
"As with many governments, the Iranian government sometimes finds it advantageous to portray itself as an outsider that's challenging the status quo," said Ian Hurd, a political scientist at Northwestern University in Chicago who has written about legitimacy and power on the Security Council. "They may want to run and lose to keep that outsider status," he said.
Iran, which last sat on the Security Council in 1956, may be the only country to vie for one of the body's 10 rotating seats while under active sanctions. [...]

«L’Italia s’è desta contro l’Iran all’Onu»

venerdì 17 ottobre 2008 Generico 1 commento
Il Foglio, 17 ottobre 2008, pag. 3

Smarcandosi dalla diplomazia pigra e collusa con la politica egemonica dell’Iran, l’Italia ha segnato un punto a vantaggio della solidarietà occidentale. In commissione Esteri è stata approvata all’unanimità, fatto che genera speranza, una risoluzione proposta da Fiamma Nirenstein (Pdl) che impegna il governo a ricercare in sede europea un’effettiva unità d’intenti per impedire all’Iran di entrare nel Consiglio di sicurezza dell’Onu. Teheran ha avanzato la candidatura per uno dei dieci seggi non permanenti del Consiglio, per statuto spetta all’Asia e attualmente è occupato dall’Indonesia (da gennaio tornerà vacante). Con il voto l’Italia implicitamente sancisce e rinnova il ruolo di difesa del mondo dalla minaccia atomica e terroristica proprio dell’Onu, organo garante della sicurezza internazionale che l’Iran ha cercato di trasformare in cassa di risonanza del suo messaggio genocida. L’Iran fomenta la distruzione d’Israele, unico stato nato in seguito a un voto delle stesse Nazioni Unite, incendia l’Iraq armando ciò che resta del mahdismo sciita e irrora di soldi, armi e ideologia totalitaria la mezzaluna islamica di Libano e Palestina. “L’Iran all’Onu significherebbe permettere che un delinquente divenga il proprio stesso giudice”, ha detto Tzipi Livni, fresca di leadership del partito centrista Kadima. Romano Prodi non ha battuto ciglio a Teheran, di fronte a un Mahmoud Ahmadinejad e all’ayatollah Khamenei che hanno paragonato Israele alla Germania nazista e ribadito le loro consuete accuse e minacce di una sua distruzione. Poi c’è la notizia del diplomatico tedesco che osservava i missili iraniani alzarsi in cielo e in grado di abbattersi su Tel Aviv. [...]

Una terra piena d'amore

martedì 14 ottobre 2008 Generico 1 commento
Intervista a Fiamma Nirenstein pubblicata sul numero di ottobre della rivista "Vie del gusto"

di Sara Delonghi

Una delle molte particolarità di Israele è che mentre nella maggiorparte dei paesi è sufficiente una tensione politica per limitare, o farcrollare, la risorsa turistica, questo non accade qui. Perché?
È vero, se non nelle situazioni estreme come con l’Intifada durante la quale eravamo rimasti veramente in pochi.
Prima di tutto è una terra meravigliosa che ha tutti i climi, i mari, imonti, il deserto, la cultura, le tre grandi religioni che attraggonotutti. Tutto è pieno di memorie e straordinari particolari.Gerusalemme, che si pensi è a 1000 metri ed è la cupola del mondo, hada una parte il deserto dall’altra la foresta. Si è accumulata lapresenza multietnica coltivata dagli ebrei. C’è musica, cibo, come ilCholent piatto tipico del sabato, uno stufato di carne con patate efagioli che viene cotto lentamente tutta la notte in forno e mangiatocon del sugo perché non sia troppo asciutto o le Falafel le polpettinedi verdure servite con l’Hummus una salsa di ceci. La varietà, labellezza, il richiamo delle culture, la facilità di muoversi, dannotutte le motivazioni per un viaggio in Israele dove in una piccolaregione si può sciare sul Monte Hermon o andare al mare ad Eilat sulMar Rosso che è uno dei più bei mari al mondo.

La forma di turismo che caratterizza Israele agli occhi degli stranieri è quella religiosa, è la più diffusa? Quali le altre?
Gli ebrei, di tutto il mondo, non vengono qui per motivi religiosi, maperché la considerano la loro casa. Hanno lo stesso sentimento di casache ha un italiano quando torna in Italia. Solo il mondo Cristianoviene in pellegrinaggio. E se mi è possibile un’osservazione un po’polemica tante volte si dimentica che Gesù era ebreo. [...]

Faccia a faccia su Israele, la guerra e la pace. Da Rabin a Olmert, la maledizione del premier

giovedì 2 ottobre 2008 Generico 1 commento
di Fiamma Nirenstein e Renzo Foa
a cura di Luisa Arezzo

Liberal, 2 ottobre 2008

I Primi ministri di Israele (e la sua stessa storia) sono preda di unagrande aspirazione democratica e morale: la pace. Ma questa tensione èspesso andata di pari passo a molti fallimenti, tanto da far ipotizzareuna sorta di “maledizione” che da oltre 15 anni sembra colpire i capidi governo israeliani, da Rabin a Sharon a Barak, e che in questiultimi mesi è stata caratterizzata dalla sconfitta di Olmert in Libanoe dalle sue dimissioni. Dov’è l’errore? E se c’è, come prevenirlo percontrastare l’ascesa del fondamentalimo islamico - sempre piùprepotente di Hezbollah e Hamas - e la minaccia nucleare iraniana chesi  avvia a superare la soglia tecnologica necessaria per costruire unordigno in un paio d’anni e non di più? In questa conversazioneserrata, Renzo Foa ha voluto girare a Fiamma Nirenstein, che oggi èvicepresidente Pdl della Commissione Esteri della Camera, alcunedomande a cui non aveva saputo rispondere in maniera compiuta. E cheriguardano, nel sessantesimo anniversario della nascita di Israele, ilsuo destino e la sua lotta per difendere i valori di un Occidente chestenta a riconoscere le sue priorità. Perché la pace delle volte vamisurata su tempi più lunghi e con un impegno che passa per stradediverse. «E gli ebrei non si faranno ammazzare un’altra volta».

Renzo Foa. Dopo che Ehud Olmert si è dimesso, viene da chiedersise non ci sia una maledizione che ormai da un quindicennio colpisce chiin Israele ricopre la carica di primo ministro: Itzaak Rabin, che daministro della Difesa aveva invitato a «spezzare le braccia» aipalestinesi della prima intifada e che fu il protagonista degli accordidi Oslo, venne ucciso da un estremista di destra. Il suo successore,Shimon Peres, non resse alla prima prova elettorale e fu sconfitto peruna manciata di voti da Benjamin Netanyahu che rassicurò l’opinionepubblica sull’argomento della sicurezza. Ma lo stesso Netanyahu futravolto abbastanza rapidamente e le elezioni anticipate portarono alvertice il laburista Ehud Barak, che si ritirò dal Libano meridionale,ma che venne travolto da Ariel Sharon. Nessuno può dire quale sarebbestata la storia politica di Sharon se non fosse stato tolto dalla scenapolitica da un ictus devastante. Sappiamo però che il suo successore,appunto Olmert, su cui erano state caricate tante attese, è riuscito anon vincere la guerra in Libano nell’estate del 2006 ed è statoallontanato dalla politica da una vicenda di piccola corruzione. Ce n’èa sufficienza per chiedersi cosa non funzioni, in Israele, nel rapportotra l’opinione pubblica e i vertici politici. È una domanda a cui nonriesco a dare una risposta convincente. [...]
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