Generico
Serata in memoria di mio padre, Alberto Nirenstein

CARI AMICI,
SPERO DI VEDERVI GIOVEDì.
FIAMMA
Mediorientale
Gli argomenti di questa settimana:
Tre fatti di politica interna israeliana: le voci sull'uscita di Ariel Sharon dal coma profondo; i dissidi interni al partito laburista tra Ehud Barak, Ministro della Difesa, e alcuni esponenti del partito e in particolare il parlamentare della Knesset Daniel Ben Simon; l'episodio di un gruppo di soldati che, durante il giuramento, ha manifestato contro lo sgombero di insediamenti. Gli obiettori di coscienza "di destra".
L'attesa risposta dell'Iran alla proposta di El Baradei dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (arrichimento di parte dell'uranio iraniano in Russia, per "monitorare" il processo). Lo scetticismo di Israele. Lo strano incontro di qualche settimana fa al Cairo tra rappresentanti israeliani e iraniani, insieme ad altri, per la riunione della Commissione internazionale per la non proliferazione e il disarmo. Non un incontro bilaterale, ma comunque l'Iran ha negato, Israele no.
Libano: l'arresto di 21 sospetti terroristi legati ad Al Qaeda nel campo profughi palestinese Nahr El-Bared (dove nel 2007 è avvenuta una durissima repressione da parte dell'esercito libanese, sulla quale non si è mai indagato fino in fondo).
La pubblica richiesta di Ban Ki-Moonal disarmo degli Hezbollah.
La guerra sotterranea tra Israele, Libano, Siria: le "misteriose" esplosioni nel Sud del Libano di questi giorni. L'assassinio di Imad Mughniyehnel febbraio 2007. Il bombardamento della centrale nucleare in Siria nel settembre 2007.
Mediorientale
Gli argomenti di questa settimana:
Le tensioni tra Israele e il sud del Libano, con nuove scoperte di depositi di armi nei villaggi nel sud del Litani; l'impotenza dell'UNIFIL; i continui insuccessi nella formazione di un governo libanese dal 5 giugno scorso; rinviati sine die i colloqui di riconcilazione tra Fatah e Hamas previsti al Cairo per la settimana prossima: in vista delle prossime elezioni palestinesi a febbraio, conviene una riconciliazione? Il rapporto Goldstone sui crimini di guerra durante la guerra tra Hamas e Israele: i tentennamenti di Abu Mazen, la sua rinuncia iniziale a portare il rapporto davanti al Consiglio per i Diritti Umani dell'ONU, la condanna da parte del mondo arabo e la successiva ritrattazione.
La scomparsa dei diritti umani e l'ascesa del palestinismo
Discorso pronunciato nel panel "Diritti umani e responsabilità dell'Occidente" del convegno della Fondazione Magna Carta "Le nuove Relazioni Transatlantiche 2009", realizzato in collaborazione con il Forum Strategico del Ministero degli Affari Esteri
9 Ottobre 2009
Un’autentica schizofrenia caratterizza oggi la politica dei diritti umani nel mondo. Si tratta di una sensibilità estrema, raffinata e dettagliata verso la politica dei diritti umani quando si tratta, da un lato, di rapporti verso determinate categorie sociali e politiche o verso temi legati alla nostra società, e dall’altro, invece, di una progressiva indifferenza verso gli stessi temi quando si affrontano scenari internazionali. E’ una suddivisione sperimentale, primitiva, che aspetta ancora una definizione migliore che spero venga dalla discussione. Ma di certo possiamo dire che negli anni passati, gli Stati Uniti si sforzavano di chiudere il gap nella sensibilità verso i diritti umani: le dottrine politiche che ne hanno guidato la politica estera, di cui ora non discuto gli inevitabili problemi, partivano dall’idea che l’oppressione dei popoli era un problema che penetrava direttamente la politica interna, e che comunque ogni uomo sulla terra, come ha scritto Natan Sharansky, desidera la libertà e ha diritto di perseguirla.
E’ stata una naturale espansione del modo di vita americano, in cui lo stato di diritto, il rule of law, si deve estendere dentro i confini storicamente negoziati dell’accordo religioso e linguistico. L’Europa invece ha fatto del dettato dei diritti umani una specie di dottrinale trattato di 170 pagine di regole oppressive che definiscono una moralità post moderna di “non discriminazione” che di fatto mette a rischio le identità locali valorizzando principi astratti, e con i suoi annessi e connessi ha stabilito regole di “diritti umani” per ogni minuzia, principi astratti e severissimi per cui essi precedono i diritti della comunità primaria, e anche prescindono dalla situazione di fatto. Farò degli esempi più avanti. [...]
The disappearance of human rights and the advent of Palestinism
Fiamma Nirenstein’s intervention during the round table on “Human Rights and responsibilities of the West” at the International Conference “New Transatlantic Relations”, of the Magna Carta Foundation
Today, human rights policies in the world are indeed characterized by schizophrenia. On the one hand, these policies are dealt with an extreme, refined and detailed sensitivity if they target certain social and political groups or rather themes related to our society. On the other hand, instead, dealing with international scenarios, they are faced with increasing indifference. It is an experimental and primitive approach that needs to be better defined, which I hope we will be able to do during our discussion. Certainly, in the past, the United States made an effort to close the sensitivity gap in the field of human rights: the political rationale of foreign policy - and its problems which I do not want to discuss here – was based on the idea that the oppression of people was directly relevant for domestic policy and that – as written by Natan Sharansky – every human being desires freedom and the right to freedom. This was a natural expansion of the American life >
Rilasciato video di Gilad Shalit: è vivo

Dichiarazione dell’On. Fiamma Nirenstein, Vicepresidente della Commissione Esteri della Camera
“Siamo pieni di commozione nel vedere il soldato israeliano GiladShalit vivo e lucido dopo più di tre anni di crudele sequestro da partedi Hamas e ci complimentiamo con gli intermediari tedeschi per essereriusciti a ottenere per la prima volta un concreto segnale di vita delgiovane di cui tuttora si ignora il luogo di detenzione.
Ci auguriamo con tutto il cuore che ben presto Gilad possa tornare sanoe salvo dai suoi genitori, che stanno vivendo momenti di incredibilecommozione dopo avere combattuto come dei leoni per ottenere questoprimo risultato.
Siamo certi che la città di Roma, che ha dato di sé ottima provaconferendo a Gilad Shalit la cittadinanza onoraria nel giugno scorso,continuerà nella sua importante opera di solidarietà”.
Clicca qui per vedere il video
Mediorientale
Mediorientale
Gli argomenti di questa settimana:La morte di Assaf Ramon, figlio di Ilan Ramon, il primo astronauta israeliano alla NASA, morto nel 2003. Il lutto privato che si lega indissolubilmente a quello pubblico. La vittoria del Leone d'Oro a Venezia per il film israeliano "Lebanon". Il malore del Presidente Shimon Peres: il timore, anche se solo momentaneo, di vedere sparire l'ultimo "padre fondatore". Ma Peres si è già ripreso, è voluto uscire dall'ospedale e ha incontrato George Mitchell, l'inviato di Obama in Medioriente.Il misterioso viaggio di Netanyahu in Russia: lunedì scorso i giornali israeliani riferiscono che Netanyahu era "sparito", non era dove diceva di essere. Finché il vicepremier Dan Meridor ha rivelato che era in Russia. A quanto pare per discutere della vicenda della nave russa scomparsa a luglio vicino alla Svezia: la Russia parla di sequestro da parte di pirati, ma le voci sulla possibilità che stesse trasportando verso l'Iran missili terra-aria S-300, si stanno consolidando.I recenti accordi economici-militari Russia-Venezuela.Dal fronte libanese solo pessime notizie. Saad Hariri ha rimesso il mandato per formare il governo. Walid Jumblatt, leader druso, e lo spostamento filo-iraniano. Le due katyushe sparate dal Libano in territorio israeliano venerdì scorso e le ipotesi su chi vi sia dietro: Palestinesi legati ad Al Qaeda o Hezbollah? Il ruolo dell'UNIFIL: si dice che sapeva delle katyushe e avesse avvisato l'esercito libanese, non permettendo le sue regole di ingaggio di disarmare direttamente. La dichiarazione israeliana: Israele ritiene responsabile il governo libanese di ogni attacco proveniente dal territorio libanese.Il messaggio di Bin Laden nell'anniversario dell'11 settembre: contro Obama e contro Israele.
Ulteriori arresti in vista in Iran. Come deve agire l'Occidente?
The Death of the Islamic Republic
di Michael Ledeen, 9 Agosto 2009
The show trials now on display in Tehran have several purposes. First, to purge the regime’s ranks of those who have shown tolerance or enthusiasm for the dissidents who are now calling for “death to the dictator.” Second, to intimidate anyone contemplating action against the regime. Third, to gauge the attitude and resolve of the West, in order to calculate just how far the regime can go without a potentially damaging reaction. That is why Saturday’s procession of “spies and traitors” included French and British citizens or employees. The reaction must have been encouraging to Supreme Leader Ali Khamenei, his son, and his band of loyalists: thus far, the Brits and the French have limited themselves to diplomatic tongue clicking, with nary a whisper of serious sanctions, and no sign of active support for the millions of Iranians who pray, and fight, for freedom. As the distinguished scholar and analyst Afshin Ellian tells us nearby, the regime has already prepared arrest warrants for the leaders of the national uprising, and an elite unit of the Revolutionary Guards has been charged with carrying out the arrests. Such a move is fraught with peril for the regime. The arrest of the dissident leader, Mir Hossein Mousavi, would surely throw the country into convulsion, and, if it lasted long enough, might convince some Western leaders to finally defend its own ideals, and thus the Iranian people. There is no doubt, as Professor Ellian stresses, that Khamenei’s people desperately want to crush the opposition. [...]
Israele cacciata dalla Federazione Internazionale dei Giornalisti
GIORNALISTI: NIRENSTEIN, ESCLUSIONE ISRAELE NON GIUSTIFICABILE
Dichiarazione dell’On. Fiamma Nirenstein (Pdl), Vicepresidente della Commissione esteri della Camera
"Consideriamo l'esclusione di Israele dalla Federazione Internazionale dei giornalisti (Ifj) una discriminazione senza giustificazioni plausibili e riteniamo un gesto sbagliato estromettere la stampa libera dell'unica democrazia del Medio Oriente dall'associazione che dovrebbe protegge la libertà e l'etica del giornalismo internazionale.
Non mettiamo in discussione la buona fede di Paolo Serventi Longhi, membro italiano del Comitato Esecutivo della Ifj, che sostiene che i giornalisti israeliani siano stati esclusi per il mancato pagamento di quote associative. Ma appare ai nostri occhi del tutto evidente come questa sia soltanto una scusa di quelle forze che, con molta determinazione e con attività permanente, boicottano Israele, ovunque possono, ma soprattutto nell'ambito delle attività intellettuali, sportive e commerciali.
I giornalisti israeliani da noi interpellati lamentano di non essere nemmeno stati avvisati del fatto che alla riunione di Oslo del giugno scorso, in cui è stata deliberata la loro esclusione, si fosse fissato di discutere delle quote associative: essi ci dicono altresì che la comunicazione è giunta per via epistolare solo a decisioni prese.
Ci sembra convincente l'ipotesi del Foglio, per altro confermata da fonti israeliane, che la decisione di boicottare Israele non abbia nulla a che fare con le quote, ma risalga invece alla guerra del Libano del 2006, quando la Ifj attaccò lo Stato ebraico per aver colpito gli studi televisivi di Al-Manar, organo degli Hezbollah.
Ribadiamo quindi che l'episodio ci appare ispirato alla linea del boicottaggio che ha escluso già più volte Israele dall'abito accademico e dalle competizioni sportive (ultimo caso i Giochi del Mediterraneo) e speriamo che i giornalisti della Federazione italiana insorgano con una chiara presa di posizione, aldilà delle scuse burocratiche, contro una decisione che sa da lontano di antisemitismo e di apartheid".
"Cercasi minoranza giornalistica che non creda alla quota anti israeliana"
Il Foglio, 14 luglio 2009
di Giulio Meotti
Roma. Aidan White, segretario generale della Federazione internazionale dei giornalisti, ieri attaccava chi, come il Foglio di sabato e il Corriere della Sera con Pierluigi Battista, ha denunciato il boicottaggio d’Israele da parte della Federazione, che ha appena espulso dal sindacato la branca israeliana con i suoi seicento giornalisti: “Parlare di boicottaggio di Israele o di antisemitismo o di motivi politici dietro quest’azione è assurdo”, ha detto White. Anche il portavoce di Articolo 21, Giuseppe Giulietti, chiede alla Federazione di chiarire subito sull’espulsione. Haim Shibi, veterano dell’Unione dei giornalisti di Gerusalemme, spiega che la decisione di cacciare gli israeliani non ha nulla a che fare con le quote, risale invece alla guerra in Libano del 2006, quando la Federazione attaccò lo stato ebraico per aver colpito gli studi di al Manar, l’organo di propaganda di Hezbollah. [...]
Mediorientale - da Gerusalemme
Ascolta l'ultima puntata di Mediorientale: lil post-G8, le deboli reazioni alla crisi iraniana, Gilad Shalit, la visita di Peres in Egitto, i primi 100 giorni di Netanyahu, la figura della moglie di Netanyahu, il congelamento degli insediamenti e la proposta di moratoria per sei mesi, il ruolo di mediazione di Egitto e Marocco...