Israelofobia, ovvero l’antisemitismo senza antisemiti
Convegno " Medioriente in fiamme"
L'Europa stipendia i "fannulloni pubblici" negli uffici palestinesi
Il Giornale, 12 dicembre 2013
Che la marea di denari destinata nel mondo ai palestinesi fosse un vortice oscuro si sapeva, ma adesso il Financial Times almeno per una parte, ne ha resa pubbliche e circostanziate le ragioni: l'European Court of Auditors, ovvero la Corte dei Conti Europea fondata nel 1975, ha emesso un documento dei suoi 28 membri in cui si prova che l'UE ha pagato per sei anni stipendi a impiegati delle istituzioni palestinesi a Gaza nell'ambito di un piano di "nation building", ma i destinatari non sono mai neppure andati in ufficio. Temendo che le sue conclusioni non soddisfino il politically correct europeo, tuttavia ora la Corte dei Conti difende i pagamenti come un "utile strumento politico" ma non si capisce che intenda dato che di politica se ne dovrebbe proprio parlare.[...]
Un condensato di gag e battute nate dalla storia del popolo ebraico
Il Giornale, 12 dicembre 2013
«Avrei qualcosa da dire sul conto di Mosè» dice Golda Meir a un congresso ebraico «ci ha fatto vagare quarant'anni nel deserto...e alla fine ci ha portato nell'unico posto del Medio Oriente in cui non ci sia del petrolio». È una delle barzellette ed anche il frontespizio del libro delle storielle ebraiche raccolte da Angelo Pezzana (pag. 130, euro 8,50) edito da Bollati Boringhieri: da Israele all'antisemitismo più feroce, alla religione, alla famiglia, alla mamma, alla morte nulla è sacro per l'umorismo ebraico. E Pezzana ne raccoglie il succo da intimo dell'argomento, nel suo ennesimo atto d'amore per l'ebraismo.[...]
La sfida di Peres: pronto a incontrare Rohani
Il Forum Saban, famoso miliardario americano pacifista, è un' ambitissima tribuna dove ciascuno deve fare al meglio i propri compiti. E anche stavolta è stato uno scintillio di menti. Obama, Peres, Netanyahu. Shimon Peres ha toccato il tasto più delicato: in un momento non facile fra l'amministrazione americana e il suo Paese, e dopo un intervento di Obama che metteva i puntini sulle i sia sull'accordo con l'Iran che sul processo di pace con i palestinesi, ha gettato il suo ponte di pace da vero wonderboy novantenne. Il Mandela israeliano, quando sente dire pace, non lo trattiene nessuno, neppure l'odio iraniano contro Israele che non ha mancato di esprimersi con grande vocalità (i sionisti sono come cani rabbiosi, il loro destino è segnato, ha detto il leader massimo Khamenei persino nel giorno dell'accordo).[...]
Iran, un incontro per capire cosa c'è dietro la "charm diplomacy"
Lunedì 9 dicembre, alle ore 15.30, la Fondazione Magna Carta ne discuterà nel corso di una tavola rotonda organizzata presso la Sala della Mercede della Camera dei Deputati. Apriranno i lavori Fabrizio Cicchitto, Presidente della Commissione Esteri alla Camera e Gaetano Quagliariello, presidente della Fondazione Magna Carta. Interverranno al dibattito Fiamma Nirenstein, giornalista ed esperta di Medio Oriente, Alan Salehzadeh, Ricercatore presso la Finland National Defence University, Gianni Vernetti, già sottosegretario agli Esteri, Luca La Bella, esperto dell'Istituto Ce.si ed Emiliano Stornelli, Senior Fellow del Comitato Atlantico. Modera Emanuele Ottolenghi, Senior fellow della Foundation for defence of democracy.

Mediorientale
La festa di Hanukkà, le lacrime per la scomparsa del famoso cantante israeliano Arik Einstein e per un nuovo attentato che ha colpito i civili israeliani, l’espandersi di gruppi salafiti in Palestina mentre Hamas, a causa del suo indebolimento, diventa sempre più pericoloso; e ancora, il prossimo viaggio di Kerry in Medioriente, i rapporti tra Usa e Israele, soprattutto dopo gli accordi presi con l’Iran su nucleare e sanzioni, la notizia di un’imponente esercitazione militare congiunta tra Washington e Gerusalemme, questi gli argomenti trattati durante la puntata di questa settimana de Il Medioriente visto da Gerusalemme, per poi passare a parlare dei rapporti tra l’Arabia Saudita e Israele, della posizione assunta dai vari Paesi sciiti nell’Area sugli accordi con l’Iran e della situazione in Siria, in attesa del prossimo vertice di Ginevra, dell’espansione e ella trasformazione di Al Qaeda, mentre, secondo un recente rapporto, almeno 1200 musulmani sono partiti da molte nazioni europee per andare a combattere la guerra siriana.
Obama chiama Netanyahu. Ma non ricuce
E' stato dall'Air Force One, andando a Seattle, uno dei più spettacolari bastioni del potere americano, che Obama ieri ha chiamato Bibi Netanyahu a Gerusalemme. Non è stata una conversazione semplice, ma l'indispensabile incontro di una coppia che non può, almeno non può ancora, vivere separata. Israele e gli USA solo qualche mese facevano mostra di un'alleanza sostanziale, fatta di valori, di ricordi, di canzoni, di film, di pacche sulle spalle fra i due leader senza giacca. Che l'Iran fosse il peggiore di tutti i nemici era credo comune, che forse si sarebbe dovuto usare i jet contro le centrifughe, una formula ripetuta da ambedue. Era inteso un Paese che odia gli ebrei e ne minaccia l'estinzione, che vuole soggiogare il mondo e a casa sua impicca gli omosessuali e rinchiude i dissidenti non debba arricchire l'uranio.[...]
"USA - IRAN. Accordo possibile?"
USA - IRAN. Accordo possibile? Questo il titolo della puntata di "MIX24" il programma radiofonico condotto da Govanni Minoli e trasmesso da Radio 24 . Ospiti della puntata Fiamma Nirenstein, giornalista ed ex vice-presidente della Commissione Esteri della Camera, il professor Arduino Paniccia, professore di Relazioni Internazionali alla Facoltà di Scienze Politiche di Trieste e i giornalisti Pietrangelo Buttafuoco e Mario Sechi.
Per riascoltare la puntata basta aprire questo link:
http://www.radio24.ilsole24ore.com/player.php?channel=2&idprogramma=mix24&date=2013-11-25&idpuntata=gSLAmQFkY
Dietro ai sorrisi il futuro del ricatto atomico
Ci sono tanti modi di considerare l'accordo siglato ieri dall'Iran e dai P5+1 a Ginevra. C'è la soddisfazione dell'Iran che vede riconosciuto dal mondo intero il suo diritto a arricchire l'uranio e guadagna l'alleggerimento delle sanzioni. C'è l'eco cacofonico della Siria di Bashar Assad, che considera l'accordo una vittoria della propria parte. Poi però c'è la determinata preoccupazione dei Paesi sunniti, l'Arabia Saudita,l'Egitto e la Turchia (forse ormai d'accordo solo in questo): i sauditi già dichiarano che non resteranno con le braccia incrociate. Si prepara, cioè,un Medio Oriente atomico che nessuno avrebbe mai voluto vedere.[...]





