La nuova illusione della piazza araba
La folla che si è ribellata a Mursi è la stessa che lo sosteneva. Inutile sperare nel “lieto fine" democratico
L’esercito ha dunque estratto Mursi dal palazzo, ha messo “sotto protezione” anche gli altri membri importanti della Fratellanza Musulmana, ha occupato la comunicazione radiotelevisiva. Fa un effetto terribile vedere l’Egitto, culla, col grande Nilo, di una parte fondamentale della civiltà del genere umano il cui stereotipo è dentro ciascuno di noi, andare a pezzi. Perché proprio questo accade sotto i nostri in occhi in queste ore, e nessuno si illuda: per ora non c’è in vista nessuna soluzione democratica. Le magnifiche sorti e progressive sono rimandate. L’esercito si farà da parte in favore del Consiglio Popolare ad interim che ha annunciato, ma è chiaro che il governo di Morsi, più ancora che dalla folla rivoluzionaria, è stato spodestato dai generali, che hanno agito con senso di necessità per evitare stragi inutili. Tuttavia mentre le mayadin (le piazze) ondeggiano d’odio e si scontrano, mentre l’esercito cerca di controllare la situazione, noi ci inventiamo una storia a lieto fine, con i buoni, cioè i laici, che prendono il potere e cacciano i cattivi, cioè Mursi e i suoi islamisti.[...]
Caro Letta, dì la verità a Netanyahu e Abu Mazen
Il nostro Primo Ministro Enrico Letta, in visita in Medio Oriente e all’Autorità Palestinese, ha una grande chance: dire la verità. Probabilmente la ragione per cui Kerry se ne è tornato a casa ieri senza l’impegno per nuove trattative è stata la timidezza dell’amministrazione Obama, che accarezza i Fratelli Musulmani fino alla tomba politica dell’Egitto, ignora il disastro in Siria fino 100mila morti e il terrorismo in Libia finché gli uccidono l’ambasciatore, seguita nell’idea che Erdogan sia un mediatore ideale. Dunque, ecco cosa dovrebbe dire Letta ai due leader Benjamin Netanyahu e Abu Mazen se volesse aiutarli. [...]
L'errore degli ebrei: non sapersi difendere neppure dai nazisti
Abituati da sempre a cercare l'appoggio dei sovrani dei vari Paesi "accettarono" i ghetti e i lager. E a volte collaborarono con i carnefici
Quanto è problematica, irritante, provocatoria la storia ebraica, quanto ogni considerazione ci rimanda poi a problemi complessi cui gli storici non trovano mai una risposta soddisfacente. Ad esempio, perché gli ebrei non capirono che si avvicinava la mostruosa mannaia della Shoah? Perché si adeguarono (anche se non bisogna dimenticare che negli stessi anni nell'Yishuv ebraico di Palestina i guerrieri sionisti si battevano contro gli arabi per la loro Terra) a una realtà impossibile, a volte sistemandosi nei ghetti mortiferi, talora addirittura collaborando con i carnefici nelle deportazioni? Lo spiega in un affollatissimo libretto Yosef Hayim Yerushalmi, scomparso nel 2009 dopo aver donato al mondo alcuni fra i migliori studi sulla cultura ebraica. Ora la Giuntina ha avuto l'intelligenza di pubblicare questo saggio che, come spiega nella bella introduzione David Bidussa, racconta come gli ebrei, «per ricevere protezione cercarono alleanze verticali» e, abituati a ottenerle, non capirono nulla di ciò che stava per accadere nei territori occupati dai nazisti. Da sempre, sino ai tempi della Shoah, pensavano che «il re», o chi per esso, li avrebbe salvati, almeno dallo sterminio di massa. [...]
Armare i ribelli è una follia
Ancora non si sa con certezza se le vittime dell’esecuzione mostruosa cui ci tocca assistere su YouTube siano frati francescani oppure no. Pare che la notizia, smentita dal Custode di Terra Santa Pierbattista Pizzaballa nasca da una sovrapposizione con un’altra brutta notizia: Halim Noujaim, ministro regionale della Chiesa, aveva infatti comunicato che il giorno prima un gruppo di ribelli era entrato nel convento di Ghassaniye che avevano distrutto dopo averlo razziato, e dopo, secondo il comunicato, aver ucciso un eremita cattolico, padre Francois. Come consolazione ci dicono che il corpo di padre Francois è integro, e degli altri non si sa. Se siano frati non è dunque certo, di sicuro ipotesi della Custodia di Terra Franca che il video sia fatto per terrorizzare i cristiani non è peregrina: certo, di nuovo gente innocente macellata in nome di Allah, stavolta perché erano al “ soldo del regime”, nell’agenda di uno di loro compariva il numero di un militare dell’esercito siriano. I tre erano anche accusati, dice il comunicato, di avere fornito armi a Bashar Assad. Per nove minuti abbiamo modo, guardando l’inguardabile, di prendere nota del fatto che: il miliziano “ribelle”, l’assassino, parla con accento ceceno. I ribelli fanno ormai parte di brigate internazionali, proprio come la parte avversa che conta iraniani e Hezbollah.[...]
Mediorientale
La puntata di questa settimana inizia partendo dalla quinta visita ufficiale di John Kerry in Medio Oriente. Cosa chiede il segretario di Stato americano a Israele per rilanciare i colloqui di pace? Cosa chiedono i palestinesi? Perché non parlano più della formula “due Stati per due popoli”? Quali segnali sta dando Abu Mazen? Dopo l’analisi della situazione israelo-palestinese si passa a parlare di Egitto, dove la tensione è altissima dopo le proteste che da giorni hanno già invaso le strade provocando scontri tra sostenitori del presidente e oppositori a causa di un Governo che non riesce – ascoltiamo durante la puntata- nemmeno a dare “il pane” al proprio popolo. Dall’Egitto al Libano dove un recente scontro tra esercito e milizie salafite ha provocato un alto numero di morti: l’ennesimo episodio avvenuto in un Paese sconvolto dagli scontri interetnici e inter-religiosi.
L'ultima battaglia al Consiglio d'Europa
ho compiuto l’ultimo dei miei viaggi in missione a Strasburgo come membro della delegazione al Consiglio d’Europa. Vorrei solo esemplificare quella che a me sembra una pratica utile, e le contraddizioni inevitabili quando si tocca l’argomento Medio Oriente e Israele. L’onorevole Pietro Marcenaro, del PD, aveva presentato il rapporto per il Medio Oriente per il quale era stato incaricato. Da decenni solo il PD si vede assegnare, e si batte per questo riuscendo a mettere insieme i voti necessari, il rapporto sul Medio Oriente.
Quando io ho cercato di farmelo assegnare, è stato evidente il rifiuto di fare lobby anche nella mia parte politica, il PPE, perché, benché certo io sia là l’unica esperta certificata di Medio Oriente, sono ebrea, e questo credo che per un’istituzione europea sia sinonimo di mancanza di obiettività. Se non di peggio.[...]
Mediorientale
Il segretario di Stato americano John Kerry si accinge a tornare di nuovo in Israele per rilanciare i colloqui di pace. Quali sono le precondizioni che pone Abu Mazen? Israele come risponde? Le risposte a queste domande ci portano a scoprire anche altre interessanti notizie che ci arrivano dal mondo israeliano e palestinese. In seguito, si parla di Siria dove i ribelli accusano gli Hezbollah e Assad di usare armi chimiche mentre su i qaedisti antigovernativi vengono fornite importanti notizie giunte dal mondo arabo che ci portano fino in Italia parlando proprio della galassia jihadista. In conclusione di puntata, invece, si parla di Iran, fresco di elezioni, attraverso una notizia che riguarda proprio il neoeletto presidente Hassan Rohani che pare essere coinvolto nell’attentato del 1994 che colpì la comunità ebraica di Buenos Aires.
Obama copia JFK e Reagan per disinnescare il nucleare
Il Presidente a Berlino propone: via un terzo degli arsenali. Fa il verso ai due giganti che fecero la storia con una frase, in ben altri tempi. Ma lui parla troppo e sbaglia obiettivi
Sia Kennedy che Reagan dissero quattro parole a testa alla Porta di Brandeburgo, uno nel 1963, l’altro nel 1987. John disse: “Ich Bin Ein Berliner”, due anni dopo che il muro fra il mondo comunista e quello democratico era stato eretto. Voleva dire che il muro era il maggiore segnale del fallimento del comunismo e aveva ragione. Voleva riaffermare che gli Stati Uniti erano completamente, assolutamente anticomunisti e che avrebbero combattuto per i sudditi del comunismo come fossero stati loro cittadini. Ronald Reagan, dopo che tutti i consiglieri e i diplomatici glielo avevano caldamente sconsigliato, disse invece: “Tear down this wall”. Tira giù questo muro, se pensi davvero alla giustizia e alla libertà, signor Gorbaciov. C’era abbastanza decisione, ispirazione e insieme anche severità (fu Reagan a promuovere il decisivo emendamento Jackson and Vanick che aprì le porte dell’URSS) come si usa fra gente sincera, nella formula semplice usata dal presidente americano nel 1987, quella di chi sente che la storia preme, che ci siamo, e che non c’è bisogno di argomentare le proprie ragioni se si ha ragione. C’era poco da spiegare, molto da fare.[...]
Cosi la follia islamista crea i suoi terroristi fra di noi (e li uccide)
Il ragazzo ligure è figlio della nostra cultura zoppicante che sceglie la fuga più trasgressiva. Un furore etico che non lascia scampo
È tragica ed enigmatica la notizia che il Giornale ha ricevuto in queste ore. Un ragazzo ligure di 20 anni avrebbe perso la vita combattendo nelle file dei ribelli anti Assad in Siria, ovvero si sarebbe unito alla guerriglia sunnita legata all’islam più belligerante, affascinato da quella che a lui è parsa come la guerra in cui giocarsi l’esistenza. Non è certo il solo fra i nostri ragazzi che sia stato travolto dalla jihad, è invece uno dei tanti figli della nostra zoppicante cultura che sceglie la fuga più trasgressiva che riesce a inventarsi: quella di una immaginaria purezza che lo invola e lo assolve da tutte le cose del nostro mondo, dal consumismo, dalla promiscuità sessuale o semplicemente dalle ragazze ammiccanti e infide, dal vizio (come l’alcool, per esempio) e lo purifica in un fuoco che gli farà cambiare il mondo conquistandolo alla vera fede, alla redenzione. Compito magnifico.[...]