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Obama l'equilibrista: fa il leone con la Siria e l'agnello con l'Iran

mercoledì 25 settembre 2013 Il Giornale 1 commento

Il Giornale, 25 settembre 2013

Chissà come si dice in inglese cerchiobottista, così il presidente Obama potrebbe ben definire il suo discorso di ieri all’Assemblea generale dell’ ONU. Tutto il mondo lo aspettava, specie da quando Obama aveva annunciato che sarebbe stata una ridefinizione della politica americana in Medio Oriente dopo tanti errori e fraintendimenti. Era un discorso importante perché niente in questo momento è più decisivo degli USA di fronte al terrorismo di massa, e alla cosiddetta “charm offensive” del nuovo sorridentissimo presidente iraniano Rouhani. Ma Obama ha presentato una sola novità quando in varie riprese ha ricordato che egli è deciso a difendere gli interessi americani nel mondo, e ha persino suggerito che sarebbe pronto anche al ricorso alle armi. L’ha detto quattro volte, riferendosi con sufficiente chiarezza agli interessi strategici (contro l’Iran nucleare), umanitari ma anche petroliferi. Questo era il cerchio. La botte era tutta un inno alla pace e alla trattativa. Se per esempio con la Siria aveva abbracciato l’ipotesi militare dopo l’uso del gas Sarin, alla fine, ha detto, seguire la strada diplomatica era risultato possibile grazie ai russi. Ma, colpo al cerchio, la faccenda non è finita, se Assad non è serio nel consegnare le armi chimiche, ci si può ripensare. L’attacco unilaterale, perché a volte l’ONU non ci sta, non ci preoccupa. Ma ha subito aggiunto: certo ora il Consiglio di Sicurezza deve promettere invece la partecipazione collettiva se gli accordi non vengono osservati.

Sull’Iran Obama ha fatto proprio l’Obama: morbido, soggiogato da un’inesorabile visione etnocentrica che non gli suggerisce la liceità della bugia islamica per il proprio popolo e il proprio Dio. Il Presidente ha così aperto un canale diplomatico con l’Iran che fin’ora non c’era: ha annunciato di avere incaricato John Kerry di dialogare col suo omologo iraniano, ha dichiarato la sua simpatia per il popolo che ha scelto un leader come Rouhani. Ha messo completamente da parte che, sciita o sunnita, ogni islamista guarda con ammirazione, anche se con odio di parte, al terrorismo mondiale perpetrato dall’Iran, alle sue milizie degli Hezbollah, all’aiuto alla Siria. Ha anche detto (poveri prigionieri politici, giornalisti incarcerati, donne condannate a pene shariatiche per non essere abbastanza segregate, omosessuali impiccati) di non tenerci affatto al cambiamento di regime. Sul nucleare, contro tutte le prove storiche che ci dicono che gli iraniani hanno spesso finto di trattare per prendere tempo, contro il fatto che ormai è questione di mesi, Obama ha espresso la speranza che la novità di Rouhani possa aprire una nuova strada verso la stabilità mondiale. Poi, l’ha sparata grossa: nello stabilire le priorità americane, con tutte le sue esclamazioni sui diritti umani, con la preoccupazione per la guerra terrorista di Al Qaeda, pure ha messo sullo stesso piano, per la stabilità e per gli interessi americani, lo stop alla bomba (ma, colpo al cerchio, certo gli iraniani hanno diritto a un nucleare pacifico) con (colpaccione alla botte) le trattative fra Israele e i palestinesi.

Ma come, Presidente? Hai la Siria in cui ancora si uccidono decine di persone ogni giorno, in Kenia i terroristi hanno ucciso cento persone ieri, quest’anno circa 5000 iracheni sono morti nello scontro terrorista sciita-sunnita, in Pakistan, in Nigeria, in Afghanistan i morti civili innocenti uccisi da attacchi terroristici disegnano una vera guerra per i confini, per l’etnia, per la religione, per le ricchezze naturali, per il migliore attacco terroristico e la più effettiva aggressione contro l’Occidente, i profughi dilagano, i bambini non sono bambini, le donne sono segregate, si violano tutte le regole di comportamento civile e militare, i confini degli Stati disegnati nel 1916 sono state cancellati, e Obama immagina che all’origine della instabilità mediorentale ci sia il conflitto israelopalestinese? Certo, Iran e Israele insieme come problemi mondiali sono un esempio di cerchiobottismo da Premio Nobel. E’ una gaffe?



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Anna Maria Mileti , Italia
 mercoledì 25 settembre 2013  11:34:53

Per dialogare occorrono non più le vecchie formule diplomatiche ciniche, menzognere, o seduttrici, ma , a mio umilissimo parere, trasformare profondamente ciò che è, ed stato, orrore: ciò che l'egemomie dominanti hanno fatto passare alle loro genti come normale, universalmente valido, attraverso un linguaggio che chiami gli orrori di cui ha scritto, Onorevole Nirenstein, esattamente con il loro nome: orrori ed errori e confusioni e matasse inestricabili, i cui nodi occorre sciogliere in fretta. Troppo vecchio e troppo ambiguo il gioco dei due e più profili. Intanto la gente muore, e muore molto male.



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