Un condensato di gag e battute nate dalla storia del popolo ebraico
Il Giornale, 12 dicembre 2013
«Avrei qualcosa da dire sul conto di Mosè» dice Golda Meir a un congresso ebraico «ci ha fatto vagare quarant'anni nel deserto...e alla fine ci ha portato nell'unico posto del Medio Oriente in cui non ci sia del petrolio». È una delle barzellette ed anche il frontespizio del libro delle storielle ebraiche raccolte da Angelo Pezzana (pag. 130, euro 8,50) edito da Bollati Boringhieri: da Israele all'antisemitismo più feroce, alla religione, alla famiglia, alla mamma, alla morte nulla è sacro per l'umorismo ebraico. E Pezzana ne raccoglie il succo da intimo dell'argomento, nel suo ennesimo atto d'amore per l'ebraismo.
Il libro si legge in un momento, ma ne resta un senso del tempo lungo e misterioso, perché qui il riso sa scaturire dalla sofferenza è conscio della sua irrinunciabile necessità. Le barzellette ebraiche raccolte da Pezzana fanno sorridere e pensare, a differenza della maggior parte della barzellette. È proprio questo che ne fa un unicum nella comicità. Queste battute sono un gesto di sfida alla sorte e di dolcezza insieme, di gentile avvicinamento a di chi non conosce gli ebrei e di affermazione orgogliosa di sé nonostante tutto. Tu mi volevi far piangere, dicono e io invece rido: di me stesso, ma anche di te.
Che cosa la dice meglio sulla tragedia comune dei degli ebrei sovietici e dei loro concittadini che pure li tormentavano durante il comunismo, della storiella del pilota di un volo Aeroflot degli anni ‘70. Chiede mentre vola da Mosca a Volgograd: «Ci sono ebrei a bordo?». Quando un tipo, timidissimo, si alza e dice: «Ci sarei io» lui contento esclama: «Menomale! Verso quale paese occidentale ci dirotti?». La tradizione dell'umorismo ebraico è addirittura talmudica, ma le facce che ci vengono in mente sono quelle di Charlie Chaplin, di Peter Sellers, di Mel Brooks, Woody Allen e Sacha Baron Choen: tutti si sono abbeverati allo spirito che Pezzana ha raccolto nel suo agile libro. Si ride per non piangere, ci si prende in giro da soli prima che qualcuno ti umili, ci si porta dietro una risata in tutto il mondo come una valigia sempre pronta.