Accordo Hamas-Fatah, Nirenstein: “Uno scandalo morale di dimensioni gigantesche”
Intervista di Andrea Di Nino a Fiamma Nirenstein
L’accordo stipulato ieri fra Hamas e Fatah per un ritorno ad un governo unitario nella Striscia di Gaza è uno “scandalo morale di dimensioni gigantesche”. Lo ha affermato Fiamma Nirenstein, giornalista e scrittrice presidente dell’International Council of Jewish Parliamentarians, intervistata dal VELINO. Se il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen - ha spiegato Nirenstein - vuole essere considerato moderato, “che faccia il moderato”: non c’è nulla di moderato nel fare un “accordo con un’organizzazione terroristica, catalogata come tale dall’Europa, dagli Stati Uniti, da tutti”. Certo – ha aggiunto Fiamma Nirenstein, già parlamentare e vicepresidente della Commissione Esteri della Camera dei Deputati – “c’è un grande desiderio da parte del mondo, da parte degli Stati Uniti, dell’Onu e dell’Egitto, di vedere Fatah implicato nel controllo di Gaza”. C’è anche da parte di Israele, anche se decisamente con maggior cautela, visto che su Fatah senza dubbio “la sa più lunga”. Un’idea molto diffusa, basata su una visione umanitaria vuole che, in fondo, “una presenza di Fatah potrebbe risultare in una garanzia per il futuro”, e magari garantire una maggiore sicurezza per quella zona del Medio Oriente. “Naturalmente ci spera in particolare l’Egitto, che – spiega Nirenstein - è il più acerrimo nemico di Hamas. E ci spera anche Israele”.[...]
Quante insidie nell’aiuto degli arabi
Gli echi della guerra in Siria per la prima volta si sentono nel giardino della Casa Bianca: da là, salendo sul'elicottero che lo porta a New York all'Assemblea Generale, Obama ci tiene a dare al suo proclama un tono schivo, modesto, un po' troppo per una guerra: "Batteremo i terroristi ovunque si trovino, operiamo con una coalizione di cinque Stati arabi amici che combattono insieme a noi". Nella sua espressione fredda, sempre un po' snobisticamente seccata quando è costretto a parlare di guerra, non c'è lo scenario apocalittico della battaglia, quello vero, un Medio Oriente con 14 milioni di profughi, in cui in queste ore i curdi fuggono a centinaia di migliaia inseguiti dalla follia dell'ISIS, la fame attanaglia tutte le popolazioni, la morte si aggira con la sua falce. La tetra passione per la morte dei terroristi non si scontra dall'altra parte con un'entusiasta fiaccola di vita, ma con una coalizione spuria, che sa già che una guerra non può esser vinta solo dall'aria.[...]
In Medio Oriente un nemico che unisce
Anche se le notizie sull'ISIS abbondano, non possiamo credere che l'organizzazione dei tagliateste muova il mondo e costringa il vecchio gigante a cambiare posizione, da un fianco all'altro, da supino a prono. Anche ieri tutti i fronti sono stati mobilitati: in Vaticano e in Belgio (è stato sventato un attentato) tutte le polizie internazionali sono in movimento, il Papa è a rischio. Negli Stati Uniti Obama ha tenuto un discorso a lato del Consiglio di Sicurezza ora presieduto dagli USA, in cui trasmette ancora un doppio messaggio: è determinato a battere l'ISIS, ma invece di individuare bene la strategia parla di diplomazia:"Siamo già più di 40", ha detto "questa non è una guerra americana" e così via, anche se, dice, gli USA hanno il ruolo principe. Gli USA e la Francia sono certo al momento gli alleati più attivi con i droni (Hollande si è vantato di aver ucciso con i cacciabombardieri Rafale decine di terroristi), ma al momento è lo scenario mediorientale e dintorni che si modica come plastilina, che disegna scenari geopolitici incontrollabili senza una mente che controlli o che almeno capisca. Lo sfondo è lo spiazzamento di 14 milioni di persone mosse dalla guerra e dalla fame, la metà dei siriani e un decimo degli iracheni vagano per deserti e montagne.[...]
Mediorientale
Le dimissioni dal governo e dal partito del ministro dell'Interno e numero due del Likud, Gideon Sa'ar, i nuovi rapporti dell'intelligence israeliana sui finanziamenti del gruppo terroristico ISIS, i dubbi sulla "coalizione dei 40" messa su da Obama per neutralizzare il Califfato Islamico, l'analisi sui vari Paesi arruolati in questa coalizione e approfondite spiegazioni sulla riluttanza del governo di Ankara a prendervi parte, questi gli argomenti della puntata settimanale de Il Medio Oriente visto da Gerusalemme, per concludere con un'interessante notizia che ci arriva dall'Iran.
L'ISIS prepara l'attacco: "Kamikaze armatevi contro Europa e cristiani". Arrivano i kamikaze
La jihad e il fascino del male. L'ISIS ha 31mila combattenti
Dopo che la la forza del destino ha obbligato Obama, il presidente dei ritiri unilaterali e del discorso del Cairo a dichiarare guerra all'ISIS si capisce che passare dalle parole ai fatti, non sarà facile. Arrivano le critiche dei migliori amici delusi, come il New York Times, si precisa lo scenario che secondo nuovi dati della CIA ci informa che i militanti impegnati in battaglia non sono, come si pensava 10mila, ma fra i 20mila e i 31mila. I video delle decapitazioni, le dichiarazioni di entusiasmo con accento inglese o italiano per la proclamazione dello Stato Islamico hanno dato i loro risultati. La jihad è fashionable fra i giovani islamici. Già il numero dei nuovi soldati sul campo, detti "consiglieri"da 1600 a 2075, appare esiguo, e impossibile la promessa di non consentire "stivali sul terreno"[...]
Gaza, tutto quello che avrebbe potuto essere
Niente è stato mai più evidente, più trasparente della guerra Zuk Eitan che stenta a concludersi. Sia le due forze in campo che i motivi dello scontro non lasciano spazio a dubbi, la loro natura e la loro dinamica sono evidenti, quindi tanto più dolorosa è l'ondata di odio, di antisemitismo mai visto prima che ha invaso l'Europa. Che una manifestazione a Berlino potesse inalberare cartelli con scritto "morte agli ebrei" è una vera tragedia per l'Europa, che mostra così di aver perduto la memoria e l'onore. Ho raccontato più volte nei dettagli come la guerra sia scoppiata il 7 luglio senza possibilità di scelta e con molta ritrosia da parte di Israele e come non abbia niente a che fare, come invece è stato suggerito, con una eventuale "vendetta" per il rapimento e l'uccisione dei tre studenti. In quel caso, l'azione di Israele è consistita in un doveroso rastrellamento del territorio intorno a Hevron, che non ha niente a che fare con Gaza, e che si è fermato esattamente nel momento in cui purtroppo sono stati trovati i corpi dei ragazzi.[...]
Così i fanatici vogliono zittire chiunque critichi l'islam
Quando Magdi Allam stava ancora a Repubblica un suo servizio del 6 giugno 2003 mi fece sentire che non ero sola a spiegare come erano fatti i terroristi dal mio punto di osservazione, la "Seconda Intifada" e lo spiegava da Roma: era il racconto nudo e onesto di un discorso tenuto nella Grande Moschea dall'imam. Magdi con coraggio e fedeltà riportava quello che aveva sentito: "Annientare i nemici dell'Islam"; "Distruggeremo..."; "Uccidere, fare a pezzi...". La violenza verbale, la condanna totale dell'Occidente, uno stupefacente uso dei testi sacri per giustificare l'odio teologico furono testimoniate da Magdi in Italia per la prima volta. Allam non si volle piegare a questa sorpresa, benché già allora l'Italia e l'Europa aborrissero il collegamento terrore-Islam e rifiutassero di considerarlo come legittimo oggetto di dibattito. Molti di quelli che l'hanno fatto per onestà intellettuale e per dovere di cronaca come la sottoscritta, hanno dovuto chiedere aiuto alle forze dell'ordine. [...]
Mediorientale
Israele ha vinto
Nessuno deve farsi intrappolare dalle urla e dagli spari di “vittoria” di Hamas, cui si accompagnano in queste ore i ghigni dei terroristi di tutto il mondo. Nel 1967, conclusasi la Guerra dei Sei Giorni, dopo una storica sconfitta l’Egitto gridava alla vittoria. Hamas ha perso e Israele ha vinto non solo con l’uso di un esercito valoroso che ha combattuto con le mani legate dietro la schiena, ma per lo spirito che lo anima.
Israele vince perché Hamas non ottiene
nessun vantaggio significativo; ha perso alcuni fra i suoi capi più
importanti; la sua riserva di armi è decimata; le sue gallerie distrutte
per il maggiore numero; Gaza ha ha riportato danni molto importanti; ha
perso un numero molto alto di cittadini; in definitiva ha accettato
semplicemente la proposta egiziana che Israele aveva accettato fin dal
primo momento, ovvero trattare solo dopo il cessate il fuoco; Abu Mazen
prende una grande parte del suo potere nel territorio di Gaza
controllandone, così sembra, gli ingressi; Hamas è isolato nel mondo
arabo: solo il Qatar e la Turchia sono dalla sua parte, mentre si sta
formando uno schieramento moderato che tende invece ad avvicinarsi alle
posizioni di Gerusalemme.[...]