Auguri a Bernard Lewis lo studioso centenario che ha spiegato l'islam
Il Giornale, 31 maggio 2016
Un 90esimo compleanno molto allegro esattamente dieci anni fa. Arrivammo a Filadelfia da tanti diversi posti. Ci accolse Bouncy Churchill, elegante ed energica, grande viaggiatrice, oggi accanto a lui mentre compie 100 anni il 31 di maggio: è il più grande storico del Medio Oriente, il professor Bernard Lewis. British come il suo rigoroso accento, come la sua giacca di tweed, come i suoi modi riservati, Bernard preferisce un compleanno più quieto. Ma allora andammo in tanti, e per due giorni, persino con una maglietta colorata con la foto del suo volto serio, siamo rimasti stretti gli uni agli altri: Occidente e Oriente, le tre religioni, rappresentavamo almeno l'assetto contemporaneo dell'universo dell'uomo che per primo e più di tutti ha avuto il coraggio sia di amare l'Islam e di considerarlo parte essenziale degli studi umanistici occidentali, sia di individuarne la terribile pericolosità.[...]
Israele, Netanyahu più forte con Lieberman alla Difesa
Netanyahu aveva 61 seggi in un Parlamento che ne conta in tutto 120. Pochi davvero, il suo Governo era sempre in bilico. La trattativa con la sinistra di Ytzchak Herzog, segretario dei laburisti dell'Unione Sionista, è fallita sui dissidi interni di quel partito. Disponibile invece, dopo una lunga trattativa, il partito di Avigdor Lieberman, "Israele la nostra casa", una formazione moderata laica sostanzialmente russa, 6 seggi, un capo verbalmente molto aggressivo soprattutto, in realtà, contro Netanyahu stesso. Per accoglierlo deve avere superato molte pesanti memorie, ma ora il governo è un po’ più forte. Legittimo?[...]
Mediorientale
cliccando qui potrete riascoltare e leggere la trascrizione della rubrica di questa settimana Il Medio Oriente visto da Gerusalemme condotta da Massimo Bordin.
Addio a Marco Pannella. La lotta più dura quella per Israele
Morire, non sembrava che fosse nei suoi programmi quando sono andata a trovarlo due o tre settimane fa; ci sono anni luce fra il momento del silenzio e l'affettuosità dell'incontro, le esclamazioni, le chiacchiere pannelliate a spirale, i rimproveri ("non sarà l'ora che ti iscrivi?"), una curiosa evidente gioia di vivere, i commenti sulla trasmissione sul Mediorente che facciamo da anni a Radio Radicale Massimo Bordin e io. Ci sono spazi chilometrici fra l'intelligente cura continua di Matteo e degli altri suoi migliori amici attenti a ogni cenno e a ogni bisogno, e l' impossibilità di essergli utile in alcun modo.[...]
La Palestina ha un museo. Ma è vuoto
Sì, sarà molto interessante il Museo Nazionale dei Palestinesi, inaugurato ieri a Bir Zeit vicino a Ramallah dopo quasi 20 anni di preparazione. Diciamo "sarà" perché al momento benché il grande monumento a forma di W (vinceremo!!) sia costato 28 milioni di dollari e risplenda di vetro e pietra, non ospita attualmente alcuna mostra. Un lapsus dovuto all'affanno di costruire una storia virtuale che cancelli quella ebraica? Per ora si sa che l'esposizione inaugurale di oggetti appartenenti a rifugiati palestinesi è stata cancellata per divergenze fra la giunta direttiva del Museo e il vecchio direttore, che è stato licenziato. Quello nuovo, Jack Persekian, non aveva niente di pronto.[...]
Yoni Netanyahu, a hero, a Nation
No, Yonatan Netanyahu was not too perfect, too handsome and too good to be true. He was an Israeli hero, an Israeli. Yes, a very special man. In short, he was Israel. And to be Israel, you need to be a hero. In deed, he incarnated the quintessence of what this country is forced to be, as Yoni often wrote, in order to simply continue living. He was also very good-looking and very generous, educated, thoughtful and mature beyond the measure of what permits to stand the death of a young man like him.[...]
Registrazione video della presentazione del libro "Le lettere" di Yonatan Netanyahu
cliccando qui potrete rivedere la registrazione video della presentazione del libro "Le lettere" di Yonatan Netanyahu (ed. Liberilibri), volume curato e tradotto da Michele Silenzi e presentato da me e da Giuliano Ferrara.
Presentazione del libro "Le lettere" di Yonathan Netanyahu
Mercoledì 6 aprile, ore 18.00
Sala Einaudi della Confedilizia - Via Borgognona 47, Roma
Con il curatore Michele Silenzi ne discutono
Fiamma Nirenstein e Giuliano Ferrara
Le lettere di Yonathan Netanyahu, fratello maggiore dell’attuale primo ministro Benjamin, scritte tra il 1963 e il 1976, sono un involontario romanzo di formazione. Brillante tenente colonnello israeliano, morto in azione ad appena trent’anni, Yonathan Netanyahu, nelle lettere scritte ai familiari, agli amici e alle donne della sua vita, traccia la drammatica parabola di un ragazzo che si fa uomo in uno dei luoghi più difficili del mondo.Un giovane studente ammesso ad Harvard che decide di tornare nel suo Paese, di rimanere nell’esercito e combattere per il suo ideale: la sopravvivenza di Israele. La breve vita di Yonathan, nel corso della quale egli combatterà la Guerra dei sei giorni e quella dello Yom Kippur – ma in realtà vivendo in uno stato di guerra permanente– è dunque un documento storico, inusuale per i nostri tempi, che ci restituisce la dimensione eroica dell’uomo.
Un modo per riflettere sulle sfide della contemporaneità non solo d’Israele ma di tutto l’Occidente. Un esempio, Yonathan, di quali scelte potremmo essere chiamati a prendere per rispondere alle minacce che incombono sul presente.
Ingresso libero fino ad esaurimento posti
Seguirà aperitivo – R.S.V.P. entro il 5 aprile – tel. 06.679.34.89 (r.a.) –roma@confedilizia.it
L'eroismo di Yoni Netanyahu è una lezione per noi europei
No, Yonathan Netanyahu non era "troppo perfetto", troppo bello e bravo per essere vero: era un eroe di Israele, era un ragazzo di Israele, insomma era Israele. E per esserlo a pieno, occorre essere un eroe. Incarnava cioè la quintessenza di ciò che questo Paese è costretto a essere, come più volte Yoni annota, per seguitare semplicemente a vivere. Lui era anche bellissimo, generoso, colto, pensoso e maturo oltre la misura di quello che consente di sopportare la morte di un giovane come lui, e questo rende la lettura un romanzo appassionante, e molto doloroso. Ma anche esaltante e lieto. Ciò che rende difficile accettare la morte di Yonatan non è solo lo spreco della perdita di un giovane meraviglioso: è l'intreccio fra la passione per la vita, per i pensieri e l'amore e la ineluttabile morte di Yoni, testimoniati dalle Lettere. Perché il lettore sente che quella guerra, tuttora in atto, merita un lieto fine, e invece Israele, la vita del Popolo ebraico, seguita a essere assediato da tutti i possibili pericoli e anche da odiosi fraintendimenti. Lo dimostra nel piccolo volume uscito da poco l'encomiabile lavoro di Michele Silenzi che ha raccolto per Liberilibri le "Lettere" di Yonatan Netanyahu, scritte dal 1963 al 1976, quando è caduto ad appena 30 anni il 4 luglio a Entebbe. Silenzi scrive poche righe ad ogni nuovo capitolo, ed è il lettore ideale del testo delle Lettere, perché capisce che la tragedia di Yonatan non è una tragedia storica ma contemporanea, non la tragedia di Israele ma di tutto il mondo, quello che lo capisce e ancor di più quello che non ce la fa a rendersene conto.[...]
Se anche gli alawiti voltano le spalle ad Assad
Con un documento firmato dalle principali famiglie alawite sembra davvero che la setta minoritaria al potere in Siria insieme alla famiglia Assad dal 1971 si prepari a un inevitabile cambiamento. Le pressioni, specialmente quelle americane e quelle saudite sono ultimamente diventate molto decise; e inoltre il giornale di proprietà saudita Al Hayat di Londra riportava che John Kerry, Segretario di Stato americano, aveva informato diversi Paesi arabi di un accordo segreto con la Russia per spingere il dittatore siriano Bashar Assad a lasciare il Paese verso un altro Paese in vista di un accordo di pace. E gli alawiti, o almeno parte di essi, sembrano capire bene, dopo avere a loro volta subito, sembra, 100mila perdite, ciò che ormai è scritto sui muri delle disperate, distrutte città siriane: la situazione è per loro sempre più pericolante e difficile, e per molti anche dispari. "Non tutte le hamule Alawite" -dice Harold Rhode, già consigliere del Pentagono e studioso di Medio Oriente-"hanno goduto i frutti del potere di Assad, anzi, molte hanno sofferto mentre erano bistrattate da famiglie più importanti. E adesso il senso di vendetta e la preoccupazione per il futuro si mescolano".[...]