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Recensione del libro "William Conrad" di Pierre Boulle

domenica 21 agosto 2016 Generico 2 commenti
Copertina

Che tipo irriproducibile Pierre Boulle, francese ma appassionatamente inglese nel cuore, soldato e filosofo, avventuriero e letterato, buono e cattivo, un tipo pacioccone e serpentesco alla Maigret, inclusa la pipa, ma nello stesso tempo un avventuriero sfrontato con stile, un David Niven che l'aveva vissuto davvero quel "Ponte sul fiume Kwai" che è stato il suo più grande successo, scimmia e uomo di quel "Pianeta delle Scimmie"che aveva scritto. Prima di scrivere questi romanzi e di vederli diventare film di incredibile successo aveva vissuto la vera avventura di Niven in una versione ancora più aspra e dura, da prigioniero dei giapponesi in quella giungla oscura e cespugliosa.

Qui ci troviamo, appena uscito per Liberilibri, di fronte al primo romanzo di Boulle, scritto nel 1951, appena un piede fuori della Seconda Guerra Mondiale vissuta come spia della Resistenza francese in Cina, Birmania, Indocina... Ma la storia qui si svolge nell'Inghilterra eroica ma anche leziosadella classe dirigente, intenta a conservare il suo fair play, i suoi bei modi aristocratici, la sua ostentata tempra morale che impone brindisi al re e alla regina anche mentre piovono le bombe e i soldati muoiono nella guerra contro il nazismo.

E' la Londra col coltello fra i denti di Churchill, che lotta per la sopravvivenza fra lacrime sudore e sangue, ma che si picca dello stile da dandy con cui il libro debutta ("La guerra non aveva interrotto la consuetudine dei pranzi che lady e sir Goodfellow offrvano ogni settimana a un guppo di amici fedeli e rispettabili. Essa aveva soltanto imposto a quella cerimonia una certa austerità spartana, della quale la giovane moglie dell'anziano baronetto era solito scusarsi mormorando con voce toccante "there is a war on, you know" facendo seguire tale considerazione da un sospiro e un sorriso. Il sospiro dava il suo giusto valore al piccolo pezzo di chester che ogni invitato riceveva nel piatto, il sorriso faceva perdonare la languidezza dello stufato...").

Il titolo del romanzo è "William Conrad" il nome di un giovane nazista di appassionata e persino psicotica fede (abbacinato da un formidabile Edipo) che si infiltra grazie ai suoi bei modi, al suo aspetto fisico gradevole, al suo valoroso passato militare già nelle fila britanniche... Ha alle spalle una storia complicata e misteriosa, in cui la nascita tedesca è travestita con un'identità polacca inventata, e un ottimo inglese dal lieve, fascinoso accento straniero.

Il libro è un vero giallo spionistico di cui qui staremo bene attenti a non rivelare il finale: ma possiamo dire che Conrad nella sua avventura di spia si eleva fino ai gradi più impensabili, arrampicandosi fino a essere il solo e irrimpiazzabile copywriter (anche se allora non si diceva così) della linea della propaganda inglese churchiliana, trasudante patriottismo, integrità, volontà di sacrificio.

Secondo la fantasia dell'autore è stato una spia nazista, dunque, un bugiardo matricolato, un demonio in veste umana, il vero disegnatore di uno dei maggiori miti ideologici positivi del nostro tempo, della "resilience" britannica che ha salvato la faccia e la vita all'Europa. Ma come viene resa verosimile dall'autore una fantasia tanto audace ? E' il miracolo dello sbrecciato confine fra il bene e il male che è tipico di tutte le opere di Boulle, la pregnanza della mitologia dell'homo britannicus, della coesione inglese che bamboleggia, balbetta e si pavoneggia mentre tuttavia è capace di pensiero e di un eroismo che riabilitano l'Europa intera, che la vicenda risulta non solo godibile, ma persino possibile.

La storia non si contenta di disegnare qualcosa di simile all'amore fra Conrad e la signora Goodfellow, non si appaga della amicizia appassionata fra il protagonista e Patton, un "best friend" determinante per Conrad più di quanto lui stesso non ammetta. Ed anche per il lettore: è dalle sue lettere dal fronte nel lontano oriente che si capisce la filosofia che ha reso l'Inghilterra tanto affascinate agli occhi dell'autore. Perché Patton spiega come nella sua storia insulare sia la vera radice del senso della comunità, della patria e quindi della vittoria finale in guerra.

Il libro, pieno di spie, contro spie intelligentissime, tecniche militari, informazioni sui sistemi di decriptaggio, è denso anche di filosofia. Un libro ambizioso, da giovane scrittore. Un bravo scrittore.

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piero , Southampton Inghilterra
 lunedì 22 agosto 2016  13:13:58

Cara Sign. Nirenstein,Non ho mai letto i libri di questo autore Francese . La seconda guerra mondiale era un` disastro,una guerra fra` protagonisti che avevano messo il mondo in un` inferno,con la morte di millioni di Ebrei e` altri . E qui si continua con lo stesso modo ammazzando, tanti esseri umani senza pieta`. Io li disprezzo, vedi chi sono quelli che vendono le armi che ammazzano, centinaia mentre i venditori delle armi , mangiano bene e` onorano questo partito mentre la loro Nazione vive in poverta`.



giuseppe casarini , binasco (MI)
 domenica 21 agosto 2016  17:26:12

Grazie per la segnalazione.shalomggc



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