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La guerra antisemita contro l'Occidente

7 ottobre 2023 Israele brucia

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Museo del popolo ebraico

L'Shana Tovah

venerdì 30 settembre 2016 Generico 2 commenti
 

Israele piange Shimon Peres, l'ultimo dei padri della Patria

giovedì 29 settembre 2016 Il Giornale 3 commenti

Il Giornale, 29 settembre 2016

 
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Ancora un giorno, un minuto prego, non aveva ancora concluso, non aveva ancora finito. E così la morte ha aspettato un poco, come a intendere che il suo lavoro è rimasto incompiuto, ma i miracoli non sono di questo mondo, anche se, dopo l'esplosione dello stroke del 13 settembre è un po’ tornata indietro, la famiglia ha smesso per qualche giorno di piangere, la stampa ha lasciato il corridoio dell'ospedale di Sharee Tzedek, i commentatori che già avevano fatto tutti il coccodrillo hanno smesso di incensarlo o di vituperarlo. Shimon poi però se n'è andato, che peccato; in questo intervallo avevo pensato che fosse eterno davvero, coi suoi 93 anni così ben portati. Ancora nel giorno dello stroke Shimon Peres aveva postato un video in cui invitava con entusiasmo a comprare prodotti israeliani, specie la frutta: "Tutti vogliono un vassoio di frutta israeliana!".[...]

 

Addio Shimon Peres

mercoledì 28 settembre 2016 Generico 0 commenti
“Piango Shimon Peres, una persona con cui ho condiviso molto: sapevo bene, e lui me lo ha confermato in cento interviste e occasioni amichevoli, che non era solo un difensore della speranza di pace, ma soprattutto un insostituibile padre di Israele, difensore della sua sicurezza, consapevole del duro compito di garantirla. Un vero leader, un visionario, un poeta, un pioniere, un personaggio consapevole della grandezza del ruolo di Israele e del Popolo Ebraico nella storia mondo”

La svolta dell'ONU: Israele ora è amico

martedì 27 settembre 2016 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 27 settembre 2016

La settimana scorsa abbiamo assistito alla prima visione di un nuovo film: l'ONU cambiata. La sua crisi porta molte cicatrici, ma l'Assemblea Generale dell'ONU della settimana scorsa, ce ne ha offerto un saggio notevole. Spesso gli interventi di Benjamin Netanyahu e di Mahmud Abbas, detto Abu Mazen, sono una ripetizione di un film di duellanti, un po’ stufi di ripetere sempre le stesse cose, Netanyahu logico e diretto, negli anni passati impegnato a descrivere il pericolo iraniano senza ma anche a chiedere ai palestinesi di discutere razionalmente, mentre l'Assemblea disapprova il suo inglese perfetto; Abu Mazen furioso e pallido, in arabo, spavaldo nonostante il terrorismo dei suoi, certo invece di raccogliere gli applausi dell'ente che ha fornito ai palestinesi tutto l'ossigeno, il denaro, la legittimazione per cercare di distruggere Israele anche con mezzi diplomatici.[...]

Mediorientale

lunedì 26 settembre 2016 Generico 0 commenti
Cari amici,

cliccando qui potrete riascoltare e leggere la trascrizione della rubrica di questa settimana Il Medio Oriente visto da Gerusalemme condotta da Massimo Bordin.

In nome di Allah assalta l'Ambasciata israeliana

giovedì 22 settembre 2016 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 22 settembre 2016

Tentativo di attacco terrorista all'Ambasciata di Israele ad Ankara: purtroppo non c'è niente di strano che un islamista urli "Allah hu Akbar" e cerchi di accoltellare qualcuno presso quella Ambasciata; e nemmeno che esso venga qualificato subito da rappresentanti dei due Paesi interessati come "una persona mentalmente instabile". E' il politically correct mondiale, ed è logico che sia nel linguaggio diplomatico quando la cosa accade nella capitale di un Paese che negli ultimi anni ha fatto dell'attacco furioso e scriteriato contro Israele una delle sue principali carte d'identità, e che solo da poche settimane ha deciso, con un nuovo accordo fra i due Paesi, di ristabilire rapporti diplomatici e linguaggio decente.[...]

Terrore ogni giorno a ogni angolo Il calvario di Israele ora è di tutti

martedì 20 settembre 2016 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 20 settembre 2016

Tre attentati in due giorni sono davvero tanti, le bombe nello zaino vicino alla stazione di Elizabeth, l'esplosione del Seaside Park nel New Jersey, e nel quartiere di Chelsea, a Manhattan. L'ultima scoperta ha bloccato la strada per l'aeroporto di Newark, ha messo in difficoltà i passeggeri dei treni Amtrak, ha gettato il Paese in quel senso di dejà vu che assomiglia alla sconfitta. Così è la sindrome che investe ogni società sconvolta dal terrorismo: esso vuole sorprendere le sue vittime, confonderle, creare una crisi di fiducia. Gli USA dall'11 di settembre ad ogni attacco vivono con lo shock una regale sensazione di oltraggio, da cui la crisi isterica simile all'assedio in casa per lunghissime ore di tutti i cittadini di Boston, asserragliati mentre la polizia continuava la sua caccia ai terroristi. Anche in Europa ogni attacco porta le vittime nel caos del traffico e delle menti, come è successo a Parigi. Ma Israele dimostra che è possibile mantenere stabilità e forza nello scontro. Si chiama "resilience" (elasticità, capacità di recupero, ma anche resistenza) ed è stata costruita sin da prima della fondazione dello Stato d'Israele, da quando lo Stato Ebraico è stata la provetta in cui si sperimenta tutto, il sequestro, il rapimento, l'eccidio di massa, il terrorismo suicida, i lupi solitari, l'estremismo islamico, l'odio razzista travestito da nazionalismo palestinese. La Seconda Intifada ha fatto più di mille morti. Nel 2015 sono stati registrati 2.563 attacchi, e nei primi sei mesi del 2016, 1.030.[...]

Intervista a Fiamma Nirenstein sulla campagna presidenziale della candidata democratica Hillary Clinton dopo il malore alla cerimonia commemorativa delle vittime degli attentati dell'11 settembre 2001

martedì 13 settembre 2016 Generico 0 commenti
Intervista a Fiamma Nirenstein sulla campagna presidenziale della candidata democratica Hillary Clinton dopo il malore alla cerimonia commemorativa delle vittime degli attentati dell'11 settembre 2001

Per ascoltare l'intervista clicca qui.

Lottare per la libertà: il grande compito che ci ha lasciato la Fallaci

domenica 11 settembre 2016 Il Giornale 4 commenti
Il Giornale, 11 settembre 2016

E' ormai diventato quasi un luogo comune ripetere che l'Oriana aveva ragione. Ci si stupisce, con tante polemiche, tanto scandalo, tanta persecuzione. Forse adesso il coro di stupefatto rimpianto e ammirazione generale diventa un impedimento a identificarla pienamente come una scrittrice e una mente poliedrica e profonda. Tutte le guerre di Oriana erano guerre sante e ben condotte, non solo quella all'Islam e al terrorismo. Piccola, con quei vestiti da signora fiorentina, la gonna scozzese e il twin set, e pronta nell'armadio, fino all'ultimo, la tuta Kaki per partire "embedded"su un carro armato non c'era angolo dell'universo politico in cui Oriana non agitasse la sua fiaccola scintillante, trascinando l'interlocutore in un labirinto di idee in cui lei si offriva generosamente come guida, capo supremo, sacerdote. Oriana faceva venire il cardiopalma, ti eccitava, ti sgridava, ti lodava: a me lo fece venire letteralmente, una notte prima di una mia visita finii al pronto soccorso cardiaco a New York. Dopo l'11 di settembre ero diventata uno dei suoi intercolutori su Bin Laden e in genere sull'Islam, spesso mi chiamava in Israele alle due di notte con una domanda improvvisa.[...]

Dalla Russia con stupore: Abu Mazen spiava per il Kgb

venerdì 9 settembre 2016 Il Giornale 2 commenti
Il Giornale, 09 settembre 2016

Non è un buon periodo per Abu Mazen, al secolo Mahmoud Abbas, presidente dell'Autorità Palestinese dal 2005. La sua stella è già offuscata dalle analisi che lo danno possibile perdente alle elezioni locali palestinesi del prossimo 8 ottobre; ed ecco che il primo canale della TV israeliana per opera di un giornalista famoso, Oren Nahari ha rivelato: il nome di Abbas appare nella lista degli agenti del KGB del 1983. Lo hanno scoperto i ricercatori israeliani Isabella Ginor e Gideon Remez dell'Istituto Truman della Hebrew University di Gerusalemme. Si tratta di un ritrovamento compiuto compulsando la lista dell'archivista Vasili Mitrokhin, che trascrisse a mano dagli archivi portando scompiglio in tutto il mondo. Naturalmente le smentite si sono succedute a miriadi (Nabil Sha'at, Jibril Rajoub, Sa'eb Erakat, tutti i leader di Fatah..), con relative accuse di manipolazione politica da parte di Israele. Anzi, Muhammed al Madani del Comitato Centrale di Fatah ha anche detto che "l'OLP ha rapporti politici con la Russia, che cominciarono quando Arafat incontrò il presidente Russo nel '64".[...]
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