Il Giornale
L’integralismo nasconde la voglia di Occidente. Crollano nozze e nascite
Basta seguire giorno dopo giorno il mondo islamico in rivolta per rendersi conto che siamo lontani dal capire: i laici, i loro blogger e i loro rapper vengono perseguitati e calpestati dopo aver gestito la rivoluzione, ma poi è la volta degli islamisti che benchè al potere, votati in elezioni plebiscitarie, si ritrovano la folla infuriata che li prende a calci e muore ancora in piazza cercando di cacciarli via. Ma esiste una foto di gruppo del mondo islamico che ci dice una verità, è una foto che va dal Marocco all’Iran, una foto senza bambini: “una modificazione oceanica” la definisce Nicola Eberstadt uno studioso dell’American Enterprise Insitute che esamina “il declino verticale” dei tassi di fertilità del mondo islamico, e la “fuga dal matrimonio” delle donne che ne fanno parte. Non ci si crede: i dati di 49 Paesi a maggioranza musulmana ci dicono che dagli anni 80 ai primi dieci anni del 2000, la fertilità è calata del 41 per cento, in confronto al declino, anch’esso tuttavia impressionante, del mondo intero che assomma al 33. L’Iran è sceso del 70 per cento “uno dei declini più rapidi e pronunciati che si sia mai visto nella storia”. Mai le donne iraniane avevano partorito solo due bambini per coppia, la media era di cinque o sei. Alla fine di questo secolo se continua questo trend, la popolazione iraniana sarà diminuita del 50 per cento.[...]
Dalla Siria all’Iran: disastro Obama
La grande confusione del cielo americano si riverbererà sul mondo. Suona come uno sberleffo il duro rifiuto che ieri il supremo leader iraniano Khamenei ha opposto al nuovo vicepresidente Joe Bien di aprire negoziati diretti: “Il pubblico ingenuo ama l’idea di negoziare con l’America... ma i negoziati non risolveranno niente, e se qualcuno vuole che il potere americano di nuovo domini l’Iran, il popolo insorgerà e lo batterà”. Se spostiamo lo sguardo, una grande eccitazione domina il Medio Oriente all’annuncio che Obama visiterà Israele a marzo. Notizia certamente importante dato che non l’ha mai fatto, ma che difficilmente porterà a una ripresa dei negoziati. Ieri Abu Mazen ringraziava pubblicamente Ahmadinejad per il supporto fornito ai palestinesi: l’Iran minaccia Israele, il presidente palestinese lo ringrazia. L’incitamento è la grande questione che Obama incontrerà oltre il solito tema dei territori e non lo smonterà facilmente. Infatti già si sa che non parte con proposte di pace, ma tratterà di Iran e di Siria. Non molto per chi chiede sempre di tornare al tavolo dei negoziati, e nemmeno stavolta ha la forza di convincere le parti. [...]
Quanti politici ci andavano a braccetto...
E ora cosa ci racconteranno i volenterosi politici dell’UE che ancora il 9 gennaio scorso non potevano trovare un accordo sul fatto che gli Hezbollah sono terroristi? La Francia e la Germania si adopereranno ancora a spiegarci che se anche un po’ terroristi lo sono “hanno forza politica e sono socialmente impegnati” come disse Massimo D’Alema dopo la passeggiata di Beirut dell’agosto 2006? Ci ricorderanno di nuovo che fanno parte del governo e che accusandoli si destabilizza il Libano?
Raid aerei israeliani, la Siria: “Ci hanno colpito”
Il Giornale, 31 gennaio 2013
Si sa sempre poco in Medio Oriente degli eventi basilari, finchè essi non si spalancano come un fiore carnivoro e rivelano i loro significati fatali. Così accadde con il bombardamento del reattore di Osirak nel 1981 in Irak e poi di quello siriano nel 2008, a lungo Israele negò e non spiegò. Anche ora si sa poco delle incursioni degli F16 israeliani che hanno (forse) bombardato nella notte fra martedì e ieri (non è confermato, anzi, il riserbo è totale) “qualcosa” sul confine fra Siria e il Libano: “I jet israeliani hanno violato il nostro spazio aereo all’alba di oggi e hanno effettuato un attacco diretto contro un centro di ricerche scientifiche per testare il nostro livello di difesa e resistenza” l’unica conferma firmata alla Sana dal comandante dell’esercito siriano. [...]
La "taglia-dita": in Iran la giustizia è un film horror
L'antisemitismo rinasce in Ungheria
Israele senza veri vincitori. Ora la palla passa al centro
Il Giornale, 24 gennaio 2012
L’avevano sbagliata tutti; tv, carta stampata, politici di tutto il mondo che mettevano in guardia contro una vittoria schiacciante di Benjamin Netanyahu, “King Bibi”, come lo aveva sfottuto il Time Magazine sbattendoneuna foto poco rassicurante in copertina. Avrà una maggioranza schiacciante, dicevano, contornata dalla crescita della destra. Perché, sia chiaro, insistevano per colonne e colonne (vedi per esempio l’articolo su Herald Tribune di Jodi Rudoren alla vigilia elettorale) Israele va a destra, oh quanto a destra, nel profondo dei buchi neri dell’etica corrente, contro Obama, contro l’Europa,contro l’ONU. [...]
L'Europa si sta muovendo goffamente, ma almeno si unisce contro al Qaeda
Fiamma Nirenstein annuncia: "Non torno in Parlamento, torno alla professione e faccio l'Aliyah”
La giornalista non si ricandida alla Camera: “Delusa da Monti sulla Palestina”
Cinque anni vissuti intensamente, dagli scranni di Montecitorio: interrogazioni parlamentari, audizioni, incontri internazionali di grande spessore umano e politico. In prima linea, come sempre, anche da vicepresidente della Commissione Esteri della Camera. Ma ora la svolta, Fiamma Nirenstein, gran firma del giornalismo, prestata alla politica, torna a fare la giornalista.
Che cosa è accaduto Fiamma, una scelta da “saturazione”?
“Assolutamente no. In Parlamento ho passato cinque anni bellissimi e lo lascio d’intesa con i miei amici e con le persone che più mi sono state vicine, con molta serenità, senza alcuna frizione. Le motivazioni i questa scelta sono altre e sono i due amori della mia vita: il giornalismo e Israele, i migliori incontri che io abbia mai fatto”.
Il richiamo della nostalgia, quindi…
“Ho avuto la fortuna di girare tutto il mondo e di raccontare emozioni e situazioni anche da fronti non proprio facili. Ecco, ora intendo seguitare a farlo, finché l’energia me lo consentirà. Tanto più che la questione mediorientale è diventata ancora più importante, se non la più importante e io ho una gran voglia di tornare far risuonare la tastiera del mio computer occupandomene”.
Come giudichi la tua esperienza politica?
“Straordinariamente utile. Avere ricoperto un ruolo attinente al mio lavoro di commentatrice di politica internazionale, portare il mio contributo politico al dibattito, alle valutazioni e al voto su problematiche inerenti ai territori che ho girato e che conosco profondamente, sono convinta che possa aver aiutato a capire un po’ meglio che cosa è oggi Israele. E ancora a far prendere coscienza e consapevolezza, all’interno del Parlamento, con attenti interlocutori e colleghi bipartisan di problemi come quello dei veri risvolti della cosiddetta primavera araba, di un Iran votato al nucleare e della crescita di un movimento come quello della Fratellanza musulmana”.
Parli di rapporti bipartisan ma c’è una scelta di Monti che non ti è proprio piaciuta…
“Se da un lato non posso che essere soddisfatta del gran lavoro bipartisan nella commissione sell’antisemitismo, sono rimasta profondamente delusa quando Monti ha dato per la Palestina l’indicazione di votare sì al riconoscimento dello status di Stato non membro all’Onu”.
Perché l’ha fatto secondo te?
“Nella prospettiva di un migliore rapporto con la sinistra. Convinto, come altri, che la moneta filo araba possa pagare e ripagare. Sono preoccupata. Perché se si dovesse vedere di nuovo un D’Alema ministro degli Esteri, l’Italia ripiomberebbe in una posizione arretrata, con una visione distorta delle problematiche del mondo arabo e di Israele”.
Progetti per il futuro prossimo?
“Voglio tornare in Israele e prendermi anche la cittadinanza. E intendo farlo dopo tanti anni, per alcuni buoni motivi. Il 27 gennaio sarà la giornata della memoria e c’è ancora, purtroppo, molto antisemitismo nel mondo e poi perché credo che Israele sia oggi l’unico Paese che offre la prospettiva di un futuro colto e intelligente, un Paese dove la gente ha uno stile di vita più semplice, solidale, che trova forza in un grande amor patrio e in un profondo senso della vita”.
Che voto dai alla politica italiana?
“ Ho paura di quel che può accadere, di vedere orde di grillini invadere il Parlamento. Quella non sarebbe democrazia. E’ importante andare a votare ma le indicazioni che escono dal voto non sono sempre democratiche. Il rischio è che il livello di democrazia, anziché innalzato, venga abbassato da certi esiti”.
La follia di punire le donne stuprate
Magnifica soluzione, quando il maltrattamento delle donne, lo stupro, la violenza, si mostrano in tutta la loro implacabile vastità, infagottiamole, impacchettiamole, obliteriamone la sessualità e anzi l’esistenza stessa; di più, eliminiamone la vista, cancelliamone... anzi, mettiamo loro la cintura di castità, magari quella garantisce dalla stupro. [...]