Fiamma Nirenstein Blog

Dalla Siria all’Iran: disastro Obama

venerdì 8 febbraio 2013 Il Giornale 2 commenti

Il Giornale, 8 febbraio 2012

La grande confusione del cielo americano si riverbererà sul mondo. Suona come uno sberleffo il duro rifiuto che ieri il supremo leader iraniano Khamenei ha opposto al nuovo vicepresidente Joe Bien di aprire negoziati diretti: “Il pubblico ingenuo ama l’idea di negoziare con l’America... ma i negoziati non risolveranno niente, e se qualcuno vuole che il potere americano di nuovo domini l’Iran, il popolo insorgerà e lo batterà”. Se spostiamo lo sguardo, una grande eccitazione domina il Medio Oriente all’annuncio che Obama visiterà Israele a marzo. Notizia certamente importante dato che non l’ha mai fatto, ma che difficilmente porterà a una ripresa dei negoziati. Ieri Abu Mazen ringraziava pubblicamente Ahmadinejad per il supporto fornito ai palestinesi: l’Iran minaccia Israele, il presidente palestinese lo ringrazia. L’incitamento è la grande questione che Obama incontrerà oltre il solito tema dei territori e non lo smonterà facilmente. Infatti già si sa che non parte con proposte di pace, ma tratterà di Iran e di Siria. Non molto per chi chiede sempre di tornare al tavolo dei negoziati, e nemmeno stavolta ha la forza di convincere le parti.

Il segno che Obama ha impresso alla sua politica estera è stato quello della conciliazione, ma l’altro mandato iniziò con una visita al Cairo poi trasformatosi in un paradosso storico. L’intera sua strategia si è scontrata con una crescente spirale di violenza, di cui la Siria è il picco. Ora, l’insolita apertura che a Monaco è stata tributata a Ali Akbar Salehi, ministro degli esteri iraniano, da Guido Westerwelle, ministro degli esteri tedesco e da altri suoi colleghi europei (compreso Giulio Terzi di Sant’Agata) riuniti sabato scorso nella città tedesca, sono un riflesso dei segnali pacifisti che vengono dagli USA. Ma le decisioni sono incerte, spesso doppie, appesantite dal non-detto, dal senso di colpa verso i 65mila cittadini siriani uccisi senza che Obama si decidesse a muoversi, dalla speranza che l’Iran levi le castagne dal fuoco in cambio di un qualche appeacement. Il presidente americano durante una intervista a New Republic ha risposto al giornalista che gli chiedeva perchè non fosse intervenuto: “Come devo valutare le decine di migliaia degli uccisi siriani a fronte delle decine di migliaia degli uccisi in Congo?”. Ma il grande tema dell’interesse americano, gli ha ricordato il’Wall Street Journal, suggerisce che è ovvio agire innanzitutto contro l’asse iraniano-siriano-hezbollah. Lo mazzuola poi per l’abbandono degli innocenti, e quindi dei valori americani, in realtà il tema più pesante per un presidente che fa dell’etica la sua bandiera. E il tempo della confusione. Persino la lealtà della Casa Bianca è sotto inchiesta da parte dell’FBI: è di domenica la notizia che proprio l’entourage più intimo del presidente abbia rivelato che Obama avrebbe lui stesso ordinato l’attacco cibernetico “Stuxnet” al programma nucleare iraniano.

La crisi acuta del mediorente è un oggetto misterioso su cui è lecito esercitare le più diverse opinioni. Hillary Clinton e il generale Petraeus, prima di cadere lei colpita da ictus e lui da uno scandalo amoroso, avevano deciso di rifornire di armi e di istruttori i ribelli siriani. Pare anche che Leon Panetta fosse d’accordo, e che poi la Casa Bianca abbia bloccato tutto. Adesso, mentre Panetta, in uscita dal governo, dichiara che l’Iran destabilizza il Medio Oriente con forniture di missili antiaerei da spalla (scoperti in Yemen a gennaio) e porta a termine il piano di un’esercitazione antiraniana congiunta con gli Emirati, ecco che Joe Biden, il nuovo vicepresidente fa segnali all’Iran e poi riceve il “no”di Khamenei.

Obama nel secondo mandato seguirà comunque il tracciato del discorso d’inaugurazione; per merito suo “si è chiusa l’era della guerra senza fine”. Il guaio è che la guerra è in corso, anzi, lo sono svariate guerre, e gli USA, rispetto al passato, non sono più benvoluti nel mondo. Per esempio, il giornale dell’Autonomia Palestinese scrive che gli USA hanno pianificato le atrocità islamiste (come in Siria) per facilitare la dominazione occidentale.
La crisi Siriana sta creando un gomitolo spinoso. Il trasferimento di armi chimiche da Assad ad attori imprevedibili; il bombardamento di Israele sulla Siria, con lo Stato Ebraico che diventa attore nel terremoto di zona; le masse di profughi in movimento; gli attacchi alle ambasciate americane, da Bengasi a Istanbul; la Turchia ormai isterica, con Davotoglu e Erdogan che dicono che Israele ha attaccato Assad in combutta col potere alawita stesso; la figura attendista degli USA di fronte al Mali... tutto questo segnala un volere essere i primi della classe nella facile scienza del politically correct mentre il mondo insiste su problemi nuovi che richiedono grinta, diplomazia e segnali di forza.

Obama ha deciso di avventurarsi nell’appeasement anche morale, e non solo politico (alla Mubarak, niente da rimpiangere) col mondo islamico. Nobile tentativo. Ma gli USA consegnano adesso dei micidiali F16 al presidente egiziano Morsi, nonostante le obiezioni del Senato e la malmostosa situazione egiziana. Con gli F16 nuovi e scintillanti per i Fratelli, la linea “non più guerra” di Obama segnala possibili nuove guerre. 

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Giuseppe Lentini , Messina
 venerdì 8 febbraio 2013  11:50:56

Obama mi è simpatico,ma la simpatia non basta,con certa gente ci vuole il bastone,solo questo linguaggio capiscono,non la carota.Gli Usa hanno ancora i mezzi e la dirittura morale più di altri grandi paesi di far valere il diritto,la pace,la cultura,certi valori.Il pragmatismo si,la realpolitik si,ma genuflettersi davanti a certe organizzazioni o regimi no.Gli Usa non sono il paradiso e io non sono ingenuo o mi illudo,ma sono il nostro paese guida,se mollano è finita.Stiamo assistendo a un continuo moltiplicari di focolai,che facciamo,mattiamo la testa sotto la sabbia come gli struzzi? NO,reagiamo,conviviamo,perchè il mondo è vario,ma non facciamo mettere i piedi in testa.Il messaggio che arriva è non di pace o di rispetto ma di paura e la paura alimenta la loro violenza:verbale e fisica,non ci sto ......NO



Boaz Senator , Milano
 venerdì 8 febbraio 2013  11:20:46

Cara Signora NirensteinConfesserò, Dirò la verità (e che Dio mi perdoni) degli Siriani non m'importa un Ficco Secco , . Ogni arabo ,anche il piu mite e disinvolto festeggerebbe alla vista d'Israele in ginocchio cosi come hanno fatto gli arabi a Copenhagen alla vista della tragedia newyorkese nel 2001 . Li ho visti cantare per le strade a Migliaia. Forse anche Obama non esce dalla propria pelle per l'ansia per il problema siriana . Fa parte del repertorio e cultura islamiche . La prova? Libia,Iraq,Curdistan,Somalia,Nigeria,Afganistan e la lista è lunga



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