Fiamma Nirenstein Blog

La follia di punire le donne stuprate

lunedì 7 gennaio 2013 Il Giornale 2 commenti

Il Giornale, 7 gennaio 2012

Magnifica soluzione, quando il maltrattamento delle donne, lo stupro, la violenza, si mostrano in tutta la loro implacabile vastità, infagottiamole, impacchettiamole, obliteriamone la sessualità e anzi l’esistenza stessa; di più, eliminiamone la vista, cancelliamone... anzi, mettiamo loro la cintura di castità, magari quella garantisce dalla stupro. Così, lungi dal riconoscere che il crescente numero di violenze fatali contro le donne (come quella che ha ucciso Amanat a Delhi sotto gli occhi del fidanzato, colpevoli ambedue di tornare dal cinema alle nove di sera su un autobus) è una questione da affrontare prendendo di petto, rieducando, sbattendo in galera la comunità maschile colpevole degli stupri, il governo indiano ha introdotto nell’ex territorio francese di Ponditerry, fra le varie misure che gli sono parse utili, quella di un camicione. E’ una specie di lungo soprabito che deve infagottare le donne così da nasconderne le fattezze agli occhi degli uomini, che, oh certo, saranno in questo modo dissuasi dal compiere i loro gesti di libidine violenta.

La verità è che le violenze contro le donne, una piaga che in tutta l’India è solo la punta dell’iceberg di una situazione di maltrattamento abituale, specie nelle campagne, non cambieranno; anzi, la situazione di impunità farà aumentare i crimini. Invece le donne di Pondicherry, una zona che ha una media di trenta gradi di temperatura con punte molto più alte, subiranno l’ulteriore punizione di questo nuovo tipo di burka. Da aggiungere che per le giovani ragazze la punizione sarà ancora più pesante, una giovane deve pur pagare il fio di essere attraente: e così il cappottone dovrà essere indossato sopra la divisa obbligatoria scolastica, che prevede sopra la maglia anche una giacca. Le donne del luogo protestano, come fa Sudha Sundamaran, segretaria dell’ India Democratic Women Association: è scioccante, dice, come non ci si renda conto che l’abbigliamento non ha nulla a che vedere con i reati commessi di cui tutte le cronache seguitano a riportare gli orrori. Il cappottone è stato imposto mentre a New Delhi si svolgeva l’udienza preliminare dello stupro di massa di Amanat, spirata dopo tredici giorni di agonia, per il quale sono state arrestate sei persone, fra cui un diciassettenne. Il fidanzato ha raccontato in un’intervista l’inarrestabilità del crimine, la folle violenza del branco, l’indifferenza degli astanti, il corpo della fidanzata seminudo per terra mentre l’ambulanza non arrivava e nessuno la copriva con uno straccio. Lui, ferito gravemente, giaceva abbandonato a sua volta.

Il trattamento delle donne in India è una specie di rovescio della medaglia della continua esaltazioni delle magnifiche sorti e progressive di un Paese che ha compiuto miracoli nel campo della tecnologia, dell’economia, dei suoi rapporti internazionali. Pensiamo all’India in genere con un doppio senso di rispetto: ha affascinato milioni di persone l’aura buddista che suggerisce un mondo non angustiato dalle bassezza e dagli interessi ma proteso a un eterno immobile, eguale, sereno per sempre. Dall’altra parte questo formicaio di un miliardo di persone ha saputo farsi avanti nel mondo lasciando da lato, almeno in parte, l’immagine della fame impossibile, degli stracci onnipresenti... L’India dai tempi del patto nucleare con George W. Bush nel 2005 ha riposizionato al sua economia e il suo potere nel mondo, ha trovato un modus vivendo con i suoi antagonisti Cina e Pakistan, ha creato floridi rapporti con i Paesi del Golfo, il Centro e il Sud Est Asiatico, con le regioni dell’Oceano Indiano, si è fatta valere per la sua democrazia multietnica e multireligiosa, è divenuta la quarta economia mondiale, ha diminuito la crescita della popolazione da 2,7 all’1,7, ha aumentato la sua classe media di duecentocinquanta milioni di persone, dal 2002 al 2006 ha avuto una performance economica molto notevole crescendo del 7,5 per cento.

E allora? Come è possibile che questo Paese che vorremmo amare biasimi le donne, in processo, per gli attacchi sessuali che subiscono e le condanni? Permetta a chi è accusato di violenza sessuale di candidarsi tranquillamente alle elezioni? Che nello Stato nordoccidentale dell’Haryana dopo un’epidemia di stupri i politici e i leader delle comunità locali abbiano svolto una campagna in cui si sosteneva che gli stupri erano consensuali! Ogni ragazza, come quella di quindici anni da poco stuprata in Kerala dentro casa sua, deve temere i familiari, i vicini, gli amici di famiglia. Non solo: l’uso del rogo delle vedove insieme al cadavere del marito morto non solo talora si prolunga di nascosto, ma viene proseguito dall’uso, che noi colpevolmente ignoriamo, di bruciare vive le donne ritenute insolventi o insufficienti nel pagamento della dote entro i sette anni dal matrimonio. Prima le si sequestra, le si ricatta, le si picchia, poi si bruciano. Nel 2010, preparatevi a piangere, le donne rinchiuse in sacchi di nylon e bruciate vive dalle famiglie dei mariti sono state 8.391. Alla doverosa quanto distratta indagine della polizia si racconta che hanno preso fuoco mentre cucinavano. Il numero era calato nel 2000 fino a raggiungere le 6.995 e poi nel 2007 era salito di nuovo a 8.093. E come si vede cresce, come l’hightec che ammiriamo.
In India si è avuta Indira Ghandi, Sonia è una prima donna della politica. Spesso nelle società primordiali, nelle società rurali, una figura di donna forte, una Mater Matuta che si presenta sul proscenio copre con la sua figura forte stragi, botte, tragedie quotidiane senza fine. Dovrebbe essere il nostro primo compito proibire ai Paesi ascendenti di presentarsi con onore sul teatro della storia quando maltrattano, stuprano, uccidono le loro donne. La prima di tutte le condizionalità quando si commercia o si coopera. Se non lo si fa, siamo complici. 

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Dario Maggiulli , Fiumicino/Italia
 lunedì 7 gennaio 2013  18:16:04

Fiamma cara, il tuo agghiacciante affresco, di impareggiabile completezza espositiva, meno le ultime quattro righe che vedono atrofizzata la riflessione sul mancato o incompiuto intervento del vertice, particolarmente femminile (anche nelle periferiche comunità), lascia tutti noi italiani raggelati. Ed impotenti, davanti a tanta arretratezza di civiltà. Occorre che intervenga l'ONU, con interventi mirati, in tutte le aree della Terra, dove sussistono forme di inciviltà raccapriccianti. Occorrono dieci mille Bill Gates che investano nel recupero di salvaguardie protettive degli indifesi, dei disarmati deboli, ovunque. Credo pure che Sonia Gandhi non abbia la possibilità di muoversi a causa dei criticissimi tabù delle tante caste etniche esistenti colà, che esternamente vediamo essere tanto pacifiche, ma guai a violare i confini delle loro rispettive credenze, regole. Se non avessi letto questo tuo 'reportage', non mi sarei mai soffermato così a distanza ravvicinata sulla tragedia di quella cultura antropologica. Conoscenza, questa, che mi hai fornito, che, confesso, assegnerò ad un angolo della mia memoria, sapendomi insufficiente ad ogni utilità. Purtroppo. Cosa possiamo fare, oltre che rimanere sgomenti? Grazie Fiamma. Ogni relazione sul Mondo che tu ci consegni è preziosissima, anche perchè di non facile acquisizione altrove. Sì, i GR della Rai, forse, la tv, fanno cenno, ma non mettendo così a fuoco la questione come hai saputo fare tu. Con tutto il bene dell'anima. Tuo Dario



Terry Momtaz-Petralli , Svizzera - Lugano
 lunedì 7 gennaio 2013  17:51:22

tutte le donne di tutto il mondo dovrebbero uscire per strada a protestare contro questa situazione insostenibile. Tenute senza una educazione di base - quindi analfabete - vendute come un utensile di casa - stuprate - abortite prima che nascano sotto la pressione della famiglia. Come si fa a dire che l'India è un paese emergente ?



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