L'Europa si sta muovendo goffamente, ma almeno si unisce contro al Qaeda
Il Giornale, 21 gennaio 2012
Va bene: l'Europa quando si muove non può altro che rappresentare i suoi interni pasticci, le sue infinite debolezze, la sua storia coloniale, l'interesse che sempre giace sotto ogni sua azione, l'odio franco-tedesco, il tentennamento italiano, la stizza britannica... d'accordo. Ma la serietà della situazione travalica le nostre sciocchezze, è una specie di esame di maturità che nella vita ti costringe a crescere a capire. Chi l'avrebbe mai detto che l'Europa, e la Francia in primis, campionessa di politically correct, avrebbe finalmente osato pronunciare l'espressione «estremismo islamico» senza limitarsi a tremare, senza accontentarsi di velarlo di parole che lo allontanano da noi. Invece è accaduto: lo jihadismo ci minaccia, è una guerra, Al Qaida è pericolosa perché se si impossessa di uno stato può conquistare l'Africa e può organizzare il terrore a casa nostra, in Europa.
I qaedisti che minacciavano, o minacciano, di estendere il loro regno
dal nord al sud del Mali, fino a Konna e poi a Mopti e poi alla capitale
Bamakò, se avessero avuto, se avessero successo, nella loro operazione compiuta
non solo con forze autoctone ma anche con lo strisciante esercito jihadista
africano e mediorentale, avrebbero modo non solo di stabilire una pesante
dittatura della Sharia (lo raccontano i 92mila profughi a Mbera in Mauritania
che i quaedisti «impongono la sharia sulla punta del fucile sui musulmani
maliani») ma di usare le loro conquiste per una grande operazione di dominio
territoriale.
Come dice il loro padre spirituale Al Banna nel 1928:
«L'Islam deve per sua natura estendere la sua legge su tutte le nazioni e il
suo potere sull'intero pianeta». Questo è il disegno qaedista, condiviso da
gruppi algerini, dell'Arabia Saudita, del Kuwait, del Sudan, della Somalia,
dell'Oman, della Giordania... la loro forza si è enormemente espansa nella
confusione delle Primavere Arabe dominate dai Fratelli Musulmani, e nella
nostra debolezza.
Il Mali è apparso un boccone facile, e invece, com'è come non è, l'Europa si è
svegliata.
Non tutta, non bene, ma comincia a capire qualcosa. Quando il leader dei
miliziani algerini (di ascendenze afghane) Mokhtar Belmokhtar chiede il
rilascio di due superterrorristi globali di Al Qaida ci parla delle ambizioni
globali del suo movimento, e della sua forza. Stai a vedere che lo abbiamo
quasi capito.