Il Giornale
Quei bambini di Gaza chiamati Spada e Guerra. A scuola studiano mitra
C'è "l'ora di kalashnikov e alla tv dei piccoli video in cui si parla di "uccidere cani ebrei"
Si comincia molto molto presto. Prima ancora di nascere, se è vero, come è vero, che ci sono una quantità di creature che nascono da famiglie del grande mondo islamico che si trovano a chiamarsi Guerriero, Conquistatore, Guerra Santa, Spada… Squadra dell’Islam (Saif al Islam), come si chiamava il figlio di Gheddafi, e Spada della Legge (Saif al Din), o anche Saif Allah, Spada di Dio. Fathullah vuol dire per esempio “Conquista nel nome di Dio”, e la sua variante turca (tutto ciò lo riassume preoccupato lo studioso americano Harold Rhode) è Fethullah, insieme a tanti altri nome che vengono dalla radice Fathi, o Fatih, che significa conquista, appunto. Ci sono anche tanti ragazzini che invece vengono chiamati Jamil, (bello) o Latif (amichevole) o Wasim (grazioso) o Karim o Jawad (Generoso). Dunque, guai a fare di tutte l’erbe un fascio, ma certo da noi i figli si chiamano Speranza, Beniamino, o con i nomi di santi ispiratori di buoni sentimenti, come i quattro evangelisti e o San Francesco. C’è una ragione? Certo, c’è un epica, un modo di essere, un pensiero, e resterebbe inattaccabile folclore e tradizione se si trattasse di guerre dei pupi, e non di guerra vera.[...]
Per i nordcoreani (e certi italiani) le canaglie siamo noi
Pyongyang e Iran denunciano il Canada all'Onu per i diritti umani. Ridicolo? Eppure in Occidente c'è chi la pensa così
Non è tanto strano, per quanto possa sembrarlo, che il regime nel Nord Corea, che ha appena svolto il suo terzo esperimento nucleare minacciando vicini e Stati Uniti, che affama e rinchiude nei campi la sua gente cui è proibito quasi tutto, abbia attaccato all’ONU il Canada accusandolo di violare i diritti umani. In coro, come usa all’ONU, tutti gli altri Stati delinquenti si son fatti sotto, e dagli al Canada: l’Iran: “Siamo preoccupati delle violazioni dei diritti umani, in particolare per lo sfruttamento sessuale dei bambini.” La Cina: “Ci angoscia la discriminazione razziale”; Cuba: “Razzismo e xenofobia”; l’Egitto: “La discriminazione razziale nel lavoro”, ed ecco il Nord Corea: “Il diritto alla riunione pacifica e libertà di espressione”. Ma che c’è di strano che all’ONU ci si esprima così se ogni Paese democratico, compreso il nostro, ha l’abitudine a opinioni diffuse di ammirazione per Paesi dai regimi liberticidi e violenti?[...]
"Sacrosanto: nessun Paese subisce minacce così gravi"
Risposta a un articolo che denuncia la scelta di Israele di sottoporre le persone molto sospette che entrano nel Paese dall'aeroporto Ben Gurion alla richiesta di mostrare la loro email
La privacy è bella, ma cerchiamo di fare buon uso della memoria: Israele è un Paese che sperimenta il terrore su base quotidiana. Autobus, ristoranti, supermarket sono stati colpiti indiscriminatamente. L’accetabile quiete odierna è un miracolo. Ma dal 2001, l’intelligence ha imparato a prevenire il maggior numero degli attentati proprio perché sa fare a meno delle desiderabili amnesie che impediscono di vedere nuda la realtà del pericolo. E la popolazione, fra le più caparbiamente democratiche del mondo, ha capito.[...]
Caccia al cattivo maestro che trasforma i giovani in fanatici
Il misterioso imam Misha dietro la conversione di Tamerlan Tsarnaev al jihad
E’ il peggior incubo di un genitore quello di un figlio, un ragazzo che ama la musica e lo sport, che tutt’a un tratto cambia, ti guarda come un oggetto estraneo, ti prega di spegnere la radio se entra nella stanza mentre ascolti una canzone, non va più in palestra, ti risponde come a chi non può capire. Proprio così rispose a Ruslan Tsarni, suo zio, Tamerlan Tsanaev, il più grande dei due fratelli terroristi di Boston: “Ho messo gli affari di Dio al di sopra del lavoro e della scuola”. Le memorie della radicalizzazione di Tamerlan riempiono ormai le pagine dei giornali, dal viaggio in Dagestan fino al giorno in cui fu buttato fuori dalla sua Moschea perché sbraitava contro chi proponeva Martin Luther King come un esempio: “Non è musulmano” urlò. Molti ormai sono quelli che parlano della sua continua rabbia, di come lasciò la boxe in cui eccelleva, del modo in cui descriveva l’11 di settembre come un complotto americano, della necessità di abbattere il potere americano con una santa Jihad che andasse in soccorso agli afghani e agli iracheni.[...]
Internet è la vera scuola del terrore
La maggiore scuola del terrore è il web, il fiore più carnoso della grande serra della democrazia. Dzhokhar Tsarnaev, diciannovenne, il sopravvissuto fra i due fratelli terroristi della maratona, arrivò come rifugiato a Cambridge, presso Boston, dieci anni fa. Dunque quel ragazzino di etnia cecena e di religione musulmana non aveva allora più di nove anni. Che fosse un fanatico terrorista nazionalista-islamista indottrinato dai colori e gli odori della sua terra oppressa dalla Russia, è davvero quasi impossibile immaginarlo. Forse suo fratello Tamerlan, che peraltro ci ha trascorso sei mesi (forse di training bellico) un anno fa e che ha concluso la sua vita di assassino della maratona a 26 anni solo tre giorni fa, aveva impugnato la sua definitiva bandiera di guerra fra i suoi. Forse là aveva scelto di diventare uno shahid. Ma la patria dell’indottrinamento dei due giovani non è, probabilmente, la Cecenia.[...]
Quell'America libera che si porta i terroristi in casa
Il Giornale, 20 aprile 2013
Il ricercato negli Usa con una borsa di studio, naturalizzato l'11 settembre 2012. E lui metteva on line video fondamentalisti
“Un’auto trasporta un Ceceno, un Daghestano, un Inguscio. Chi guida? La polizia” . Non c’è niente da ridere su quello che è successo ieri a Boston, sull’identificazione dei due terroristi autori dell’attacco della maratona, la morte violenta del più grande, l’assedio di Boston, l’ulteriore spargimento di sangue, ma questa è una battuta postata dal ragazzo che ha compiuto insieme al fratello maggiore la strage, Dzhokhar Tsarnaev, sulla sua pagina del social network in russo VK. C’è la sua “visione del mondo: “L’Islam” ma anche la sua “priorità”: “carriera e danaro”. Vi si trova il link con le foto dei combattenti della guerra in Siria contro Bashar Assad, e il link con una pagina web che dice “Non c’è altro Dio fuori di Allah, che questa voce suoni alta nei nostri cuori”.[...]
La sfida dell'America: accettare l'odio e convivere col terrore
Lo choc dei feriti, la prudenza della Casa Bianca. E la nostra ragione rifiuta l'intenzionalità del male
Solo dopo ventiquattro ore dall’attacco di Boston il presidente Obama ha usato, ieri, la parola “terrorismo”: ma ce n’è voluto anche per arrivare a questa lapalissiana definizione. Dichiararsi in guerra col terrorismo, quale che sia la sua matrice, è una scelta molto impegnativa per qualsiasi società. Perché l’attacco cui la società democratica è sottoposta per ciascuno di noi è inattingibile, come un ectoplasma non invitato, indecifrabile come una stele in una scrittura non conosciuta, affamata come una belva affamata e mai contenta del budget, dell’organizzazione, dello sforzo psicologico che le getti nelle fauci.[...]
Israele si libera dalla schiavitù del gas d'Egitto
A una novantina di km da Haifa è cominciata sabato una rivoluzione destinata a fare onde altissime. Sotto il livello del mare, in un tubo del diametro di 45 centimetri e lungo 150 chilometri, scorre verso il porto israeliano di Ashdod, a partire da una piattaforma alta 290 metri del peso di 34mila tonnellate, dopo una fatica di 4 anni, una quantità enorme di gas naturale che modificherà tutti gli attuali equilibri energetici.[...]
Israele contro Shalit, "l'eroe" pauroso
Il Paese si mobilitò per liberarlo da Hamas cedendo mille terroristi. Ma ora sul soldato emerge un'altra verità
Gilad Shalit non era un eroe. Era un ragazzo qualunque, come un compagno di scuola dei nostri figli, come il vicino della porta accanto… Chiunque egli fosse, per quel ragazzo, per strapparlo dalle grinfie di Hamas, Israele dette in cambio 1027 prigionieri. Il capo di Stato Maggiore Benny Gantz lo chiamò “un eroe”, e in effetti restar vivi e conservare quel mezzo sorriso timido dopo cinque anni di privazioni e solitudine non è da tutti. Ma il ventenne timido e spilungone figlio di tutti noi, gli occhi nocciola e le orecchie a sventola immortalati da tutti i media del mondo mentre dopo cinque anni di reclusione crudele tenta un saluto militare di fronte a Bibi Netanyahu che lo riceve fra le sue braccia quando Hamas lo restituisce il 18 ottobre 2011, il ragazzo adorato da mezzo mondo compreso dalla giornalista che l’ha anche conosciuto e che aveva come milioni di persone le lacrime agli occhi quando fu rimesso in libertà, un eroe non era.[...]
Grandezza e genio di Erode, il re crudele che amava il bello
Il suo nome è diventato sinonimo di ferocia. Ma il monarca della Giudea era un personaggio complesso. Una mostra ne svela i segreti, a partire dalla tomba
Gerusalemme. David Mevorach, archeologo insigne, è ancora incredulo, seduto su una panca del Museo d’Israele, prima ancora che mettiamo piede nel percorso che ha costruito, si aggiusta la sciarpa, si leva gli occhiali, deglutisce: “Aveva appena trovato la tomba di Erode sul fianco dell’Herodion, il grande castello con teatro, fortezza, magazzini, terme, piscine, altri palazzi, che sembra una montagna fatta a cono vicina a Gerusalemme sud-est, dalla parte di Betlemme. Ci aveva lavorato per 35 anni sicuro che avrebbe trovato la tomba di Erode, che,fra tante scoperte di fortezze e teatri, non usciva fuori. Finalmente è apparsa, nel modo più inopinato. Il re pazzo e grandioso aveva distrutto, lui stesso, tutte le sue costruzioni sul fianco del monte per farne solo una piattaforma per il suo monumento funebre, cui si accedeva dalla immensa scala che ancora si vede.[...]