L'antisemitismo rinasce in Ungheria
domenica 27 gennaio 2013 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 27 gennaio 2013Nella parte di Pest sul
bordo del Danubio dove via Zoltan incontra le acque gelide del fiume padre
d’Europa, c’è una fila di scarpe. Sono, oggi riprodotte nel metallo, scarpe di
gente che è stata legata e dopo un colpo alla testa, buttata nel fiume dalle milizie
con la croce uncinata. Molti erano ancora vivi. Scarpe col tacco, scarponi,
scarponcelli minuscoli da bambino. E’ il monumento agli abitanti ebrei di
Budapest che subirono ogni tipo di sevizie da parte delle milizie ungheresi
naziste stesse nel periodo del terrore degli ultimi due anni di guerra. Allora,
furono rapidamente eliminati con deportazioni e uccisioni circa 650mila ebrei.
Oggi ce ne sono circa 250mila che tuttavia restano in questa specie di
conglomerato di europeità, dove ogni fase è stata travolta travolgendoli a sua
volta. Le scarpe raffigurate sul Danubio sono scarpe da borghesi degli anni 40,
talune civettuole, allegre.
Arrivando a Budapest con una delegazione di
parlamentari di molte nazioni europee (l’altro italiano con me è Sandro Gozi) e
di Israele per il Giorno della Memoria, in visita alla grande comunità ebraica
di Budapest nella sede dorata e ornata di ritratti ottocento-novecenteschi dei
presidenti delle comunità (su tutto aleggia la memoria di Theodoro Herlz nato
nel 1860 a pochi isolati di distanza, accanto alla immensa sinagoga, la più
grande d’Europa) nel loro sorriso, nella parole di quieta ma tesa riflessione,
si sente che questo Giorno della Memoria è tutto proiettato sul presente. “Non
abbiamo paura” dicono, ma hanno bisogno di dirlo. L’antisemitismo ungherese è
oggi il peggiore d’Europa; un viaggio di ricognizione fra i ministri e
parlamentari alle ricerca delle cause e dei rimedi non riesce a minimizzarne le
dimensioni paurose.
L’Europa nel suo cuore morde ancora gli ebrei, gli zingari,
tutti quelli che può accusare della sua invidia e della sua frustrazione
originarie, e noi non sappiamo che farci. Ricordiamo, sì, ma non riusciamo a
fare della memoria uno strumento effettivo: in tutta Europa l’antisemitismo,
mentre noi ricordiamo e ricordiamo, è cresciuto almeno del dieci per cento, in
Francia ha portato all’uccisione di tre bambini e del loro maestro davanti a
scuola, da noi il quaranta per cento dei morbidi italiani “non ha
simpatia” per gli ebrei...ma in Ungheria il 20 per cento almeno degli abitanti
sono antisemiti duri, militanti,il fenomeno non ha niente a che fare con
l’immigrazione islamica che non esiste, è seminale, roccioso..il partito
nazionalista Jobbik che alcuni ministri e membri del partito di governo Fidesz
descrivono soprattutto come frutto della crisi economica detiene in parlamento
il 19 per cento dei seggi. Così a dicembre il suo capo Gyongyosi ha potuto
alzarsi dal seggio nella bella sede imperiale del parlamento e chiedere la
lista degli ebrei che siedono là e nelle istituzioni sensibili: sono un
pericolo per la nazione, ha detto. Ha alle spalle una truppa variegata che
modula questa miserabile cretinata (che, va detto, ha creato molto sdegno e
anche manifestazioni di piazza ): ci sono intellettuali che sui giornali
spiegano a turno come gli ebrei abbiano occupato economicamente il paese, come
siano i capofila dell’illusione europeista che spossessa l’Ungheria, negano la
Shoah sostenendo che “con l’industria dell’Olocausto gli ebrei si assicurano il
dominio del mondo”.. Gli Jobbik organizzano rally a favore dell’Iran, che
considerano un paese indipendente dall’odiata America, minacciato da Israele.
Ripetono il loro attacco alle ripetute “atrocità sioniste” presentato come una
difesa dell’Ungheria vera, perchè secondo loro la crisi ungherese è causata da
una cospirazione per distruggere l’anima e il corpo magiaro. Gli zingari poi,
sono “subumani” rifiuti da eliminare. Jobbik ha gruppi nerovestiti, aggressivi,
giovani, delle vere e proprie milizie, anche se una legge ora le proibisce. Ma
le leggi proibiscono tante cose, i gentili interlocutori della delegazione
parlamentare che appunto viene a chiedere “che si fa?” spiegano che si stanno
cambiando le regole in parlamento, per cui la mannaia sulle dichiarazioni
d’odio cadrà più facilmente, la sospensione dall’aula verrà allungata oltre le
24 ore, nessuno potrà più presentarsi all’estero col titolo istituzionale (per
esempio il vicepresidente della commissione esteri è uno Jobbik, e va in
missione a propagare le sue perversioni ideologiche a nome del Paese). Il
ministro della giustizia e vice-ministro Tibor Navrasics o quello della cultura
Zoltan Balog sanno che il governo è accusato di non fare abbastanza, insistono
l’ondata d’odio è europea.
Sì, l’Ungheria ha ottimi
programmi di educazione contro l’intolleranza, ma l’Europa è un animale
feroce e malato. L’impero austroungarico fece uscire gli ebrei dalle
campagne a causa dell’interessata ma larga simpatia di Francesco Giuseppe,poi
ci fu il loro inserimento nella borghesia urbana, ma poi il coinvolgimento
nella rivoluzione bolscevica di Bela Kun e con lo stalinismo, e da allora il
persistente sospetto di un rapporto con i comunisti naufragato
sull’antisiemtismo comunista ha reinnescato una spirale d’odio. Oggi, dopo il
nazifascismo, nazifascismo Jobbilk accusa gli ebrei di aver distrutto
l’autostima ungherese e la forza dei “magiari etnici”. E cresce. Educazione,
leggi... l’Europa ha ottime medicine, ma non ha gli anticorpi.
lunedì 28 gennaio 2013 10:48:00
Spero di ritrovarti a Gerusalemme come ai vecchi tempi (quelli dell' Alfa arrivata da Torino e sbarcata ad Haifa) Ciao Fiamma