Fiamma Nirenstein Blog

La guerra antisemita contro l'Occidente

7 ottobre 2023 Israele brucia

Jewish Lives Matter

Informazione Corretta, il nuovo video di Fiamma Nirenstein

Museo del popolo ebraico

Ho ascoltato Chopin tutto il giorno

domenica 11 aprile 2010 Generico 7 commenti
La tragedia polacca ha qualcosa di fatale e spietato. Il fatto che sia accaduta proprio sulla strada della commemorazione di un'altra orrida tragedia, quella di Katyn, rafforza l'idea che la storia tenga sempre il fiato sul collo su questo Paese, la Polonia, alla ricerca della sua strada nella democrazia. Non è mai facile per la Polonia: il ricordo della felicità dei giorni di Lech Walesa si è più volte annebbiato nella preoccupazione che la strada sia sempre stata in parte ostruita dalla forza del grande vicino russo... E adesso poi, tutte quelle candele e quei fiori sulle strade di Varsavia, una città che desidera strenuamente divenire una metropoli moderna nel mondo liberale e democratico, sono una ragione di profondo sconcerto per tutto il mondo libero. In onore della Polonia ho ascoltato Chopin tutto il giorno, così determinato e disperato.

Ma così l’America si mostra debole

sabato 10 aprile 2010 Il Giornale 4 commenti

Il Giornale, 10 aprile 2010

Che cosa commenta meglio la gigantesca ondata di cambiamento strategico cui Obama sta sottoponendo il mondo intero ispirandosi alla cultura del disarmo ricevuta con gratitudine e dedizione alla Columbia university? Fra le tante parole dette e scritte, il paradosso è che colpiscano (alla rovescia, si capisce) le parole di Ahmadinejad, presidente iraniano, che nella sua orrida aggressività, commentando l’annuncio della nuova strategia nucleare di Obama annunciata martedì, gli ha lanciato, mentre peraltro lo minacciava di rompergli i denti, un avvertimento: «Mr Obama - gli ha detto - sei nuovo in politica. Aspetta finché il sudore si asciuga e fai esperienza». Di certo il primo ministro iraniano cercava di spaventare Obama sull’ipotesi di nuove sanzioni ma, d’altra parte, la politica di Obama si sbraccia verso un premio Nobel che ha già ricevuto. L’elemento iraniano, cioè l’idea che le scelte di Obama fossero dirette soprattutto a creare una coalizione con Russia e Cina per affrontarlo, non è che un aspetto minore di un piano rivoluzionario che conta in questi giorni tappe fondamentali verso la sovversione del ruolo americano nel mondo. [...]

La tv turca attacca Israele e fa infuriare pure i palestinesi

mercoledì 7 aprile 2010 Il Giornale 2 commenti

Il Giornale, 7 aprile 2010

Un serial mette in mostra la cattiveria dei soldati israeliani. Ma la scena inventata di uno stupro scatena persino lo sdegno di Fatah.

Zelo traditore, che brutta figura si fa quando si cerca di essere più realisti del re. Se ci si poteva aspettare che la Turchia inciampasse sulla strada iperislamica e antisraeliana intrapresa recentemente, che fossero i palestinesi, bandiera di Erdogan, a sbugiardare la Turchia non si sarebbe mai potuto prevedere. La storia è semplice: a ottobre la tv turca ha trasmesso un serial che ad ogni puntata mostrava la mostruosa cattiveria dei soldati israeliani. I soldati uccidevano e tormentavano con mostruosi sghignazzi bambini e donne palestinesi. Ok, fa parte della nouvelle vogue turca, la stessa che ha portato Erdogan a gridare insulti a Shimon Peres durante l’incontro di Davos.
Il serial in questi giorni è in onda su due tv del network saudita Mbc. Israele aveva già protestato, ma si sa, il diritto alla libera espressione fa si che né gli Usa né gli europei alzino mai un dito specie quando si incita all’antisemitismo. Diverso è con l’islamofobia, si capisce. Ma al tredicesimo episodio, in cui una famiglia palestinese torna dalla Giordania per trovare la sua casa distrutta dalle solite carogne, c’è anche una scena molto espressiva in cui una prigioniera del carcere israeliano, Miriam, viene violentata dalle guardie. Uscita dalla galera la ragazza nel film viene uccisa dalla famiglia, ed è sempre ovvia colpa degli israeliani. [...]

ITALIA-ISRAELE: NASCE IL CHRISTIAN ALLIES CAUCUS IN PARLAMENTO

mercoledì 7 aprile 2010 Attivita parlamentari 6 commenti

Roma, 7 apr - Costruire un ponte, resistente e duraturo, tra la comunità cristiana e quella ebraica, tra Italia e Israele, in difesa dei valori della pace e della democrazia. È lo scopo del neonato Knesset Christian Allies Caucus (Kcac), organismo presentato oggi presso la Biblioteca del Senato al termine di un incontro promosso dal segretario di Presidenza di Palazzo Madama, il senatore del Pdl Lucio Malan. Malan, che non ha potuto partecipare all'incontro, ha inviato un messaggio di benvenuto: "Le tre più importanti ideologie totalitarie degli ultimi cento anni: fascismo, comunismo e fondamentalismo islamico, hanno avuto la Nazione Ebraica come prima vittima - scrive Malan -. Gli ebrei e lo Stato di Israele sono stati la loro prima ma non ultima vittima. Dopo è il turno della civiltà occidentale, che si basa su libertà e democrazia e sull'eredità giudaico-cristiana. Questo dovrebbe essere un motivo sufficiente per stare dalla parte di Israele" scrive ancora Malan che esorta Israele e Italia a "lavorare insieme, come fratelli, con questo nuovo strumento che è il Christian Allies Caucus".
Uno strumento che nasce oggi in Italia ma che è già attivo non solo in Israele, dove si è costituito nel 2004 (all'interno della Knesset, il parlamento monocamerale, dove conta 17 deputati israeliani appartenenti a 5 differenti gruppi parlamentare), ma in altri 18 Paesi sparsi in tutti i continenti, dall'Asia all'Africa, dall'America all'Europa, per sviluppare relazioni giudaico-cristiane e sostenere Israele.
"Il motivo per cui questo comitato è così importante è perché ebrei e cristiani condividono i principi e i valori della democrazia" ha detto durante l'incontro Giuseppe Platania, giovane italiano che vive e lavora in Israele e che ricopre il ruolo di mediatore tra le due comunità, di ambasciatore del Christian Allies Caucus Italia. "Dobbiamo proteggere i valori della democrazia dalla minaccia di un integralismo islamico che cresce ogni giorno in tutta Europa e io spero che i leader europei riconoscano questa minaccia" ha detto Platania.
Minaccia dell'integralismo islamico sottolineata anche dal presidente del Kcac presso la Knesset, David Rotem che esorta la comunità internazionale ad "assicurarsi che Ahmadinejad non costruisca armi di distruzione di massa" perché Israele "è solo il primo dei suoi bersagli e il cristianesimo è un altro". Presente all'incontro anche Rocco Buttiglione, vicepresidente della Camera, che ribadendo "il diritto di Israele di vivere in pace e sicurezza" ricorda però anche il dramma palestinese. "Siete spaventati e avete buone ragioni per essere spaventati - dice Buttiglione alla rappresentanza israeliana -, ma non possiamo dimenticare che ci sono uomini e donne palestinesi che stanno soffrendo ed è necessario lavorare per una riconciliazione" ha affermato. Sottolinea il forte legame tra Israele e l'Italia anche Fiamma Nirenstein, vicepresidente della Commissione Esteri della Camera per il Pdl, che afferma: "Difendere la democrazia significa difendere Israele che oggi si trova in prima linea". L'incontro si è concluso con un appello di Orit Noked, vice ministro per l'Industria Commercio e Occupazione per Gilad Shalit, militare israeliano da più di tre anni ostaggio dei miliziani palestinesi "pregate per Gilad e fate tutto il possibile per lui". (Clr)

Mediorientale

venerdì 2 aprile 2010 Generico 2 commenti



Sintesi degli argomenti di questa settimana:

Siamo nella settimana di Pesah, la pasqua ebraica, la ricorrenza che ricorda la liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù d'Egitto.
Anche Obama ha celebrato l'apertura della festività, con la cena rituale del Seder, in cui si legge l'Hagadà, il testo che ricorda appunto l'uscita dall'Egitto. Si discute sulla stampa israeliana e americana sull'interpretazione che il Presidente ha dato a questa lettura, a chi e cosa si riferiva parlando di "un mondo diviso tra oppressi e oppressori".
La percezione in Israele di un Presidente non troppo amico e le difficoltà nei rapporti con il grande alleato storico.
Il precedente di Begin-Carter.
Ma Netanyahu non ha interesse a delegittimare Obama e le sue azioni dimostrano che gli sta cercando di andare incontro: il sì a "due popoli, due stati", il congelamento degli insediamenti (non a Gerusalemme Est, in quanto le costruzioni lì non sono considerate "insediamenti" e questo punto è sempre stato accettato nei precedenti colloqui di pace).
La vera controversia tra Obama e Israele è l'Iran e il suo programma nucleare, non il conflitto israelo-palestinese. L'Amministrazione americana, con la sua over-reaction sulla questione di Gerusalemme Est, ha lanciato un messaggio a Netanyahu: non azzardatevi a pensare di poter attaccare l'Iran.

Nuovi dossier della CIA sul nucleare iraniano presentati al Congresso e alla stampa, dopo l'annuncio da parte di Ahmadinejad riguardo alla costruzione di due nuove centrali. I dossier segnalano che l'Iran si è dotato anche di una serie di sistemi balistici in grado di portare testate nucleari.

La Cina è sospettata, insieme alla Russia, di aver contribuito sostanzialmente al programma nucleare iraniano. La Russia ha fatto un passo indietro, mentre la Cina tituba ancora. Il volume di affari tra questi due paesi è veramente ingente. Ma qualcosa sembra stia cambiando: il 12 aprile la Cina, nella persona del Presidente Hu Jintao, ha annunciato che parteciperà al prossimo incontro del 5+1 che dovrebbe concordare una nuova tornata di "sanzioni ragionevoli" nei confronti del regime iraniano.

La contropartita che la Cina potrebbe volere in cambio dell'appoggio alle sanzioni all'Iran sarà probabilmente il rapporto dell'America verso la questione Tibet e Taiwan.

Arabia Saudita: l'imminente condanna a morte di un uomo, libanese sciita, accusato di "stregoneria" perché si occupava di astrologia (categoria da rubricarsi sotto la voce "idolatria").

Cina pronta per le sanzioni all’Iran. Ma perché Obama non si muove?

venerdì 2 aprile 2010 Il Giornale 13 commenti

Il Giornale, 2 aprile 2010

Sì, la Cina andrà a Washington al summit del 12 e 13 aprile: il presidente Hu Jintao sulla via del Sud America, dopo molti corteggiamenti, parteciperà all’incontro sulla sicurezza nucleare e Iran. Il tema chiave, il Tema. Nei giorni scorsi annunciando che i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza e la Germania avevano stabilito di preparare nuove sanzioni avendo la Cina abbandonato l’opposizione, il segretario di Stato americano Hillary Clinton aveva aggiunto, soddisfatta che ci sarebbe stata un’ulteriore tornata di consultazioni non solo fra i 5 più uno, ma anche con gli altri membri del Consiglio. Insomma, la Clinton segnala con clamore che la promessa fatta da Barack Obama martedì, forte anche del patto con Nicolas Sarkozy («siamo inseparabili sulle sanzioni iraniane», ha detto in visita al presidente americano) di procedere con nuove misure economiche nel giro di qualche settimana ha buone possibilità di riuscire ora che la Cina ha detto a mezza bocca: è inaccettabile un Iran nucleare. Ma quanto è disposta a marciare? Nessuno lo sa veramente, ed è anche difficile mettere in fila le variabili dipendenti delle decisioni cinesi, in genere ispirate da uno spietato realismo. [...]

Go4Europe: Winning the Battle of the Israeli image in Europe

giovedì 1 aprile 2010 English 0 commenti

Crisi Usa-Israele 2: tutti contro Israele, ormai è moda

venerdì 26 marzo 2010 Il Giornale 21 commenti

Il Giornale, 26 marzo 2010

Forza, diamoci giù. Quale migliore occasione per un attacco mondiale contro gli ebrei, pardon, contro Israele, di questo momento di frizione fra gli Usa di Obama, il presidente che con tutti i dubbi risultati ottenuti in politica mediorientale (Iran con i suoi mortali sberleffi, Siria e di conseguenza Libano che cadono in ambito iraniano, Turchia che passa all’islamismo, palestinesi sempre più radicalizzati...) non può tuttavia mai sbagliare.
L’ultima ad essersi unita alle azioni diplomatiche antisraeliane è l’Australia, che con mossa inusitata si associa all’Inghilterra che ha cacciato il capo del Mossad (e pare che i Servizi agli ordini di Sua Maestà non siano per niente contenti) per dire che è allo studio un’azione fotocopia se risulterà che sono stati falsificati dagli israeliani anche passaporti australiani.
Intanto ci pensano i quotidiani britannici a sollevare l’opinione pubblica in favore di Miliband e del suo partito laburista fortemente antisraeliano e della notevole porzione elettorale dei musulmani immigrati. Il Daily Mail sottolinea per esempio come «Nessuno ha più bisogno di alleati di Israele circondata da nemici», e poi lo stigmatizza proibendogli di fatto di reagire agli attacchi: «Tuttavia invadendo il Libano (sgomberato nel 2000, ndr) e costruendo insediamenti nelle aree disputate di Gerusalemme... Tel Aviv (Tel Aviv?, ndr) sembra determinata a alienarsi ogni governo che le sia amica». [...]

European politicians are living a lie about Israel: an interview with Fiamma Nirenstein

venerdì 26 marzo 2010 English 5 commenti

By Stefan Frank, March 26, 2010, Pajamas Media

The Italian journalist Fiamma Nirenstein is the author of numerous books on anti-Semitism, Israel, and the Middle East conflict, including (in English) "Israel is Us" (JCPA, 2009) and "Terror: the New Anti-Semitism and the War against the West" (Smith & Kraus, 2005).

In April 2008, she was elected to the Italian Chamber of Deputies as a member of Silvio Berlusconi’s People of Freedom (PDL) party. She is presently the vice-president of the chamber’s Committee on Foreign Affairs. In February, she accompanied Prime Minister Berlusconi on a three-day visit to Israel.

Stefan Frank spoke with Fiamma Nirenstein about Israeli construction in East Jerusalem, anti-Semitism on the left, European criticism of Israel, and the significance of Berlusconi’s recent visit. [...]

Netanyahu da Obama, gelo tra alleati

mercoledì 24 marzo 2010 Il Giornale 7 commenti

Il Giornale, 24 marzo 2010

Resteranno delusi sia quelli che avrebbero voluto vedere un incontro di pugilato fra il presidente Obama e Benjamin Netanyahu, sia quelli che avrebbero desiderato assistere a un abbraccio durante l’incontro di ieri notte. Alla fine delle giornate del congresso dell’Aipac, la maggiore fra le associazioni americane filoisraeliane, l’incontro fra i due leader rimarca amore e odio: un disaccordo che pure non può permettersi di distruggere un rapporto strategico fuori discussione. Israele e gli Stati Uniti, come ha esordito Netanyahu nel suo discorso, hanno davvero molto in comune e questo nemmeno l’infastidito Obama può ignorarlo. Sono davvero due Paesi di frontiera in senso morale e fisico, anche se le loro dimensioni sono tanto diverse, in cui la realtà storica e l’immaginario collettivo disegnano sempre un John Wayne o un Moshè Dayan campioni di libertà e di democrazia in un mondo turbato da ideologie violente, autocratiche, terroristiche. Essi sono davvero due Paesi fratelli perché credono in Dio senza essere clericali. E ancor più forse, Obama ha certo visto le statistiche per cui dieci americani contro uno ritengono che gli Usa debbano sostenere Israele. [...]

Per offrirti un servizio migliore fiammanirenstein.com utilizza cookies. Continuando la navigazione nel sito autorizzi l'uso dei cookies.