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Shanà Tovà - Buon 5771!

mercoledì 8 settembre 2010 Generico 5 commenti
Shanà Tovà - Buon 5771!


























I miei migliori migliori auguri di salute e felicità per questo 5771!

My best wishes for a happy and healthy 5771!

Shanà Tovà - Happy Jewish New Year





I colloqui fra israeliani e palestinesi devono puntare su sicurezza e accettazione

sabato 4 settembre 2010 Il Giornale 1 commento

Il Giornale, 4 settembre 2010

Di fronte alla parola pace anche noi cercheremo di essere speranzosi, positivi. Di fatto, ce ne sono alcune ragioni: la determinazione dell’amministrazione Obama ad ottenere un risultato; l’evidente passaggio di Netanyahu dal ruolo del politico a quello dello statista che con sguardo ampio sul Medio Oriente agisce anche in base al pericolo iraniano; e per Abu Mazen l’idea che la debolezza interna causata da Hamas possa essere curata solo dall’enorme supporto internazionale che la partecipazione al processo di pace gli può fornire. [...]

Lettera all'Onu per fermare la lapidazione di Sakineh e liberarla

mercoledì 1 settembre 2010 Attivita parlamentari 6 commenti

Cari amici,
stiamo raccogliendo le adesioni delle parlamentari italiane a questa lettera, che invieremo alla Commissione dell'Onu per la Condizione Femminile, dove l'Iran, nel maggio scorso, ha ottenuto un seggio per acclamazione:

All’attenzione della Commissione delle Nazioni Unite per la Condizione Femminile

E per conoscenza:
all’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Sig.ra Navanethem Pillay


URGENTE: FERMARE LA LAPIDAZIONE DI SAKINEH MOHAMMADI ASHTIANI

Le parlamentari della Camera e del Senato della Repubblica Italiana, a nome del popolo italiano, chiedono solennemente alla Commissione Onu per la Condizione Femminile di farsi interprete di fronte alle autorità iraniane della nostra decisa richiesta di cancellare ufficialmente la condanna alla lapidazione di Sakineh Mohammadi-Ashtiani, cittadina iraniana accusata di adulterio, nonché di liberarla dal carcere. Sakineh da quattro anni è detenuta nel carcere di Tabriz, dove sono recluse altre donne in attesa della medesima pena, tra loro anche minorenni. Chiedere oggi la liberazione di Sakineh significa intercedere per ogni donna che rischia di subire la stessa ingiusta e disumana sorte in base a una legge che riteniamo barbarica.
Ricordiamo che nel maggio scorso l'Iran è stato ammesso a far parte della Commissione dell'Onu per la Condizione Femminile e chiediamo quindi che, alla luce di quanto sta succedendo e succede da anni in quel Paese, tale decisione venga rivista. [...]

Zitti, parla Teheran. Insulti alla Bruni e nessuno s’indigna

martedì 31 agosto 2010 Il Giornale 5 commenti

Il Giornale, 31 agosto 2010

I giornali iraniani danno della «prostituta» alla signora Sarkozy. La sua colpa: essersi schierata contro la lapidazione di Sakineh.

In altri tempi sarebbe stata una dichiarazione di guerra: non si è mai dato di prostituta alla moglie di un re, di un primo ministro o un presidente di un Paese straniero, e nemmeno all’anima gemella di un qualsiasi uomo di onore senza che, nella storia e nella letteratura, questo creasse reazioni di sdegno popolare, diplomatico, ritiro di ambasciatori, duelli, cazzotti…
Invece Carla Bruni, per aver difeso la vita di Sakineh Mohammadi Ashtian, la donna iraniana condannata alla lapidazione, dicendo che «la Francia non abbandonerà la signora Mohammadi Ashtiani madre di famiglia di 43 anni» si è vista trattare da «prostituta» prima da un giornale conservatore di Teheran, Kayhan, poi da un sito internet vicino al governo, e infine dalla televisione iraniana, senza nessuna reazione significativa, né diplomatica, né personale. [...]

Israele farà accordi soltanto quando l’odio avrà un freno

domenica 22 agosto 2010 Il Giornale 8 commenti
Il Giornale, 22 agosto 2010


I negoziati inizieranno il 2 settembre, ma la storia insegna che in passato i ritiri territoriali non hanno portato sicurezza
.

Ok, che inizino dunque il 2 settembre i negoziati fra israeliani e palestinesi che Obama e Hillary Clinton hanno annunciato: non si può che essere contenti di questa nuova speranza di accordo che secondo la Clinton dovrebbe essere raggiunto in un anno. Netanyahu e Abu Mazen non possono che preparare le valigie per Washington, verso questa nuovo photo-opportunity; il premier israeliano dovrà intanto accettare di bloccare di nuovo le costruzioni sia negli insediamenti sia a Gerusalemme; Abu Mazen dovrà accettare di pessimo umore un invito in cui non crede. Anche perché sa che un milione e mezzo di palestinesi non risponde al suo governo né al potere di Fatah. Pieni di paura o di fanatismo, sono i sudditi di Hamas a Gaza, e Hamas ha già dichiarato guerra ai nuovi colloqui. I palestinesi rispondono a due poteri, e fingere che Abu Mazen possa disporre di tutti quanti, ignora il nuovo ordine stabilito in medio oriente da una presenza iraniana che foraggia, esercita, arma l’organizzazione terroristica che domina Gaza proprio per lo scopo opposto di quello di Obama: fare la guerra, non la pace.

L'Iran continua a lapidare le donne e siede nella commissione Onu per la tutela delle donne

giovedì 19 agosto 2010 Attivita parlamentari 4 commenti

Iran, Nirenstein: lapidazione per adulterio e tutela delle donne all'Onu incompatibili

Dichiarazione dell'On. Fiamma Nirenstein (Pdl), Vicepresidente della Commissione Esteri della Camera

19 agosto 2010 - Aderisco all'appello lanciato oggi dalle pagine del Corriere della Sera dal filosofo Bernard Henry Levi per salvare la vita a Sakineh Ashtiani, la donna iraniana condannata a morte per adulterio.
Solo nel 2010, in Iran sono state eseguite già 160 condanne a morte. Nella prigione di Tabriz, la stessa dove è reclusa da ormai quattro anni Sakineh, si trovano altre donne in attesa della medesima condanna, e tra loro anche minorenni. Sakineh Ashtiani, come denuncia il suo avvocato, dopo aver subito la pena della fustigazione davanti a uno dei suoi figli, è stata costretta a una confessione pubblica anche in concorso in omicidio, per poter accelerare l'iter dell'esecuzione capitale, che potrebbe avvenire anche tra pochi giorni.
Alla luce di tutto cio' e' ancora piu' paradossale pensare che da maggio l'Iran, dopo aver fallito nell'ottenere un seggio nel Consiglio dei Diritti Umani dell'Onu, è stato eletto membro della Commissione per lo Status delle Donne.
C'è da chiedersi fino a quando il mondo sopportera' le incredibili violazioni di diritti umani commesse quotidianamente dall'Iran e la sua aggressività, considerato anche che prosegue con velocità sempre piu' accettata la costruzione della bomba atomica.

Un’altra vittoria per i terroristi di Al Qaida

domenica 15 agosto 2010 Il Giornale 16 commenti
Il Giornale, 15 agosto 2010

È più forte di lui: il 70% degli americani non vuole la moschea aGround Zero. La sua politica, dopo essere apparsa «foriera di speranze»al 51% degli arabi, è declinata al 16. Tuttavia, Barack Obama non puòfare a meno di sognare la pace universale: sin dalla sua nascita, sipotrebbe dire, sin dai primordi della sua educazione politica e poi deisuoi passi come presidente, con il discorso del Cairo, l’inchino al resaudita, la critica inusitata allo Stato d’Israele, la mano tesa finoai crampi verso un Iran che adesso nonostante le sanzioni, riceverà, il21 di agosto, la benzina nucleare russa per procedere verso la Bomba,ha sempre avuto un disegno, nobile quanto inutile. Essere iscrittonella storia americana come il grande presidente che riuscì a creareun’amicizia, o almeno una tregua, con l’islam. Un Kennedy che invecedella grande conquista dell’integrazione dei neri, realizzi un rapportopositivo con l’islam, in patria e fuori. [...]

Quei ragazzini super tecnologici che proteggono i cieli di Israele

venerdì 13 agosto 2010 Il Giornale 8 commenti

Il Giornale, 13 agosto 2010

Hanno poco più di vent’anni, vivono in un bunker, sorvegliano 24 ore su 24 il Medio Oriente. Da schermi che vedono il futuro.

Biranit (Israele) - La vetta di una montagna dove Israele, Libano, Siria, si toccano senza simpatia. Una piccola passeggiata in mezzo a sassi e cespugli dopo un cancello scorrevole guardato da un ragazzo stanco e bruciato dal sole che controlla bene chi sei. E poi qualche vecchia baracca di legno spellata dal vento, fra i cespugli spinosi e i sassi. «Forza - dice Tzachi, 26 anni, occhi allegri color nocciola - sali su...». Una scala di ferro fra gli alberi appoggiata a una specie di vagone verniciato di nero, e poi una porta con un maniglione. E sei dentro, al buio, in un piccolo antro dove a malapena si sta in piedi. Gli occhi si abituano dopo il sole accecante, e vedi una quantità di stelline verdi in movimento inquadrate negli schermi della più incredibile tecnologia. Due lunghi ragazzini di leva, riccioli e brufoli e voce ancora stonata, controllano seduti al buio nello spazio di un metro tre schermi, quello nel mezzo mostra una mappa di tutti i colori. Il Medio Oriente. Gli altri due scrutano al centimetro, 24 ore al giorno, il cielo del nemico, qualsiasi cosa si muova dalla Siria e nel resto delle vicinanze. Ecco guarda, dice Tzachi, e mostra un punto verde a luce intermittente: «Questo lo conosciamo bene, atterra a Damasco sempre alla stessa ora. Nessun problema. Ma se laggiù si muovesse qualcosa di diverso, di nuovo, un aereo, un missile, non importa quanto piccolo, se venisse verso di noi, allora sentiresti subito una sirena. Centottanta soldati, 90 delle riserve e 90 di leva, si muoverebbero tutti insieme. E ognuno sa esattamente cosa deve fare. Ora ti mostro». [...]

I nemici di Hamas assassinati e gettati in mare

lunedì 9 agosto 2010 Il Giornale 2 commenti

Il Giornale, 9 agosto 2010

Sulla spiaggia di Gaza riaffiorano i corpi delle vittime di un acerrimo regolamento di conti tra le fazioni. Il movimento islamista al potere consolida con la violenza la propria posizione: chi si oppone viene eliminato.

La calda, affollata spiaggia di Gaza cinque anni fa, al momento dello sgombero, era per i proprietari degli alberghi e dei ristoranti affacciati sulla sabbia la rappresentazione della vita dopo gli israeliani: turismo in costume da bagno, giornalisti che si abbronzano e fanno la siesta sulle sdraio mentre gli asinelli sospinti dai ragazzini giocano con la schiuma del Mediterraneo. Per i camerieri, pesce fresco da spinare in cambio di buone mance. Il mare, orlato da palme ed edifici moderni per il turismo. Sarebbe dovuto andare così. Ma sin dal primo momento, quando Hamas prese il potere, quella spiaggia è stata percorsa da rivoli di sangue, sovente sangue di fratelli palestinesi invisi al potere assoluto dell’organizzazione integralista. Uscire di metafora è troppo facile: dalle voci dei palestinesi locali, spaventati e confusi, si sa che è molto frequente l’affiorare di corpi riportati dalle onde sulla spiaggia. I giornali riportano spesso un’ecatombe di affogati, ma si sa che non è colpa solo del mare: spesso quei morti hanno anche una pallottola in testa, e fra di loro si trovano personaggi della nomenclatura, burocrati del ministero degli Interni, ufficiali della polizia e degli uffici di sicurezza che Hamas ha piazzato ovunque. [...]

Venti di guerra tra Israele e Libano

mercoledì 4 agosto 2010 Il Giornale 2 commenti

Il Giornale, 4 agosto 2010

Convocato il Consiglio di sicurezza. Il premier Netanyahu: «Il governo di Beirut è responsabile». Hezbollah minaccia: «La prossima volta spareremo anche noi»

L’incidente più grave che il confine israelo-libanese abbia conosciuto dalla guerra del 2006 e che ha causato un morto israeliano più un ferito grave e quattro morti libanesi, ha qualcosa di surreale: un attacco a fuoco da parte dell’esercito libanese, non di Hezbollah, di cui è difficile vedere le ragioni se non in una crisi d’odio tipica del conflitto arabo-israeliano, o in un piano molto sofisticato che promette guerra. Le guerre qui nascono fra i cespugli delle montagne e la polvere di strade sterrate con spari e rapimenti inaspettati. Così fu il 12 luglio del 2006 vicino a Zarit; stavolta, e speriamo non sia guerra, a metà della caldissima giornata di ieri, l’esercito libanese ha reagito con l’artiglieria alla presenza di una pattuglia israeliana in una delle enclave vicino al kibbutz Misgav haAm, fra la linea blu, il confine stabilito dall’Onu, e la barriera di sicurezza israeliana: nelle enclave Israele ha il permesso di entrare, ma data l’incertezza dell’appartenenza, entrarvi è sempre un rischio, come si è visto in un simile incidente nel 2007. [...]

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