Fiamma Nirenstein Blog

La guerra antisemita contro l'Occidente

7 ottobre 2023 Israele brucia

Jewish Lives Matter

Informazione Corretta, il nuovo video di Fiamma Nirenstein

Museo del popolo ebraico

Quei negoziati di pace in cui nessuno crede più

mercoledì 14 agosto 2013 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 14 agosto 2013

Il tempo del giubilo è lontano. Le trattative sono vecchie di vent’anni e, in parallelo, lo è stata la guerra. Peccato, qui sono andate sempre a braccetto, e ormai nessuno è più in grado di dimenticarlo, tantomeno oggi, all’apertura dei colloqui che gli americani coccolano come un neonato. Nemmeno si sa dove si svolgono, tanto poca è la sicurezza dell’evento. Nessuno può obliterare il ricordo di tante occasioni pleonastiche. Come a Madrid (1991) dove la squadra palestinese ogni notte prendeva l’aereo per Tunisi per rendere omaggio al suo insonne capo, Arafat, che gli insegnava a dire no. Poi Oslo (1993), poi Wye Plantation (1998) Camp David (2000)… Questi colloqui sono soprattutto americani e chissà se almeno Kerry ci crede. Abu Mazen ne ha bisogno come scudo contro Hamas e gli altri estremisti infuocati dell’Area, Israele perché pensa all’Iran e alle promesse di Obama. Ma ci sono stati tempi diversi. Ai tempi di Rabin, improvvisamente i supermarket si riempirono di merci, i vestiti, il cibo, le canzoni, tutti cambiò, Mc Donald aprì il suo primo branch dove si affollavano i giovani affamati di normalità; con Barak, ormai troppi attentati avevano bruciato la freschezza della speranza, ma quando sulla porta del cottage di Camp David Bill Clinton, Arafat e Barak davanti a una porta stretta cedevano ridendo il passo l’uno all’altro, ancora si sperava che dietro quella porta si compisse il miracolo.[...]

Timori e speranze

lunedì 12 agosto 2013 Generico 4 commenti
La Discussione, N.7 agosto 2013

L’unica cosa vera del processo di pace fra Israele e i Palestinesi che con fragore di trombe e tamburi John Kerry ha inaugurato a Washington il 29 di luglio, è il rilascio di 104 prigionieri che Israele prepara. Un primo gruppo, proprio in questi giorni, è già pronto al rilascio e alla trionfale accoglienza del mondo palestinese. Le bandiere, le strette di mano, le telecamere assiepate sui sorrisi di John Kerry, Tzipi Livni e Sa’eb Erakat accompagnano per ora solo parole di speranza, senza nessun impegno, e soddisfano l’ipocrisia diplomatica degli USA e dei due interlocutori che fanno la ruota davanti all’opinione pubblica mondiale.[...]

Mediorientale

lunedì 12 agosto 2013 Generico 0 commenti
RIASCOLTA La rubrica "Il Medio Oriente visto da Gerusalemme" di questa settimana con Fiamma Nirenstein e Massimo Bordin



Chi sono i 26 prigionieri, alcuni membri di Hamas, che Israele ha deciso di rilasciare per cercare di favorire un clima di fiducia nei negoziati di pace appena ripresi sotto l'egida della mediazione Usa? Di quali crimini si sono macchiati? Rispondendo a queste domande Nirenstein ci offre un quadro più ampio dell’attuale situazione tra Israele e Palestina in vista dei prossimi colloqui per poi passare a parlare di Egitto, dove le piazze sono infuocate e una possibile reazione dell’esercito potrebbe provocare un bagno di sangue se i manifestanti pro-Morsi non faranno un passo indietro. Restando in Egitto, si è parlato anche del Sinai dove diversi militanti islamici impegnati in azioni terroristiche, anche contro il sud israeliano, sono stati uccisi nel corso di raid aerei. In conclusione di puntata, invece, si è parlato delle prossime elezioni municipali in Giordania e soprattutto della forte influenza nello scacchiere mediorientale della Russia di Putin e della presenza vincolante dell’Arabia Saudita. A scapito degli Usa di Obama.

Il «Times» rivela un accordo per la fornitura di uranio dello Zimbabwe

domenica 11 agosto 2013 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 11 agosto 2013

Gerusalemme. È difficile districare i molti incubi che il Medio Oriente fornisce di questi tempi. Siria, Egitto, Tunisia, l'espansione militare di Al Qaeda. Ma su tutto si innalza pericolo iraniano che torna sul proscenio proprio mentre Hassan Rouhani, il nuovo presidente specializzato in sorrisi benevoli, fa la sua comparsa sulla scena internazionale. Al di là della «mano tesa» (come si è scritto) del discorso di inaugurazione e di condanna a morte di Israele nella medesima circostanza, le centrifughe hanno preso una furiosa aire. Sono diventati compagni di strada Rouhani e il presidente dello Zimbabwe Robert Mugabe, 88enne dittatore sanguinario da 33 anni, se è vera la notizia fornita al Times dal viceministro africano alle miniere Gift Chimanikire per cui il suo Paese ha firmato un accordo per la fornitura di uranio agli Ayatollah. A Mugabe il piano atomico iraniano è sempre piaciuto, nel 2009 lo lodò apertamente, dal 2005 i due Paesi hanno accordi di cooperazione multipla, sostenuti da generosi contributi umanitari dell'Iran e ribaditi negli incontri strategico-militari fra Mugabe e Ahmadinejad.[...]

Ma il Grande Fratello Usa ferma Al Qaeda

giovedì 8 agosto 2013 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 08 agosto 2013

Intercettata una «conference call» tra terroristi, sventato attacco agli oleodotti in Yemen

Se c'è una cosa che ha funzionato in tutta la vicenda del complotto di Al Qaida che ha fatto chiudere 22 ambasciate americane, è proprio il tanto vituperato sistema di intercettazioni che Edward Snowden si è pregiato di portarsi via (circa 20mila documenti!) accusando gli USA di voler controllare la vita dei suoi cittadini, e che potrebbe adesso cadere nelle mani di Putin, diventato il miglior amico di Snowden. Per il resto la sensazione è quella della debacle, e la debacle americana è sempre anche la nostra quando si parla di guerra la terrorismo. Al Qaida si è permessa persino una «conference call», appunto quella intercettata dalla CIA, di ben 20 leader sparsi per il mondo. Lo scenario non è quello di una qualunque macchina esplosiva.[...]

Se gli avamposti dell'Occidente si arrendono al terrorismo

domenica 4 agosto 2013 Il Giornale 3 commenti

Il Giornale, 04 agosto 2013

Dopo la chiusura di 21 ambasciate Usa, blindate anche quelle inglesi, francesi e tedesche nello Yemen. È un'intollerabile sconfitta della civiltà

Sarà un giorno indimenticabile per Al Qaeda e per tutto l'esercito jihadista del mondo, un vero esempio per far vedere all'Occidente chi è il padrone. Perchè un'ambasciata è territorio nazionale di chi vi è rappresentato, è sacro suolo patrio, gli ambasciatori rappresentano per intero gli interessi e i valori del loro mondo, e così i loro collaboratori. Dunque, i terroristi possono fare festa: gli Usa chiudono oggi, per una giornata o più, le loro ambasciate in 21 Paesi dislocati su una così grande porzione della carta geografica nel Medio Oriente, nell'Asia del Sud e nel Nord Africa, seguite in Yemen dalla Germania, dall'Inghilterra e dalla Francia. I viaggiatori americani devono restarsene chiusi in albergo (e anche là non si sta tanto sicuri, la storia dimostra).[...]

La follia di un Paese che regala bebè ai vincitori del quiz

mercoledì 31 luglio 2013 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 31 luglio 2013

Boom di ascolti e di critiche per lo show che mette in palio bebè abbandonati. L'accusa: "Non sono trofei". La replica: "Meglio così che a fare i kamikaze"

Avviene in Pakistan, Paese avvezzo a terrorismo e a violenza, ma questa storia è ancora peggiore dei soliti morti, perché ci racconta come il genere umano, nella fame e nell'ignoranza, possa toccare il fondo considerando carne da teleschermo le sue stesse creature, e prima ancora di questo, come possa letteralmente buttarle nella spazzatura. È la storia di una risposta idiota e disgustosa a una condizione disperata. In Pakistan un famoso anchorman di nome Aamir Liaquat Hussain, buon musulmano religioso e anche sex symbol, gestisce uno show tipo OK il prezzo è giusto. In questi giorni di Ramadan va in onda sette ore al giorno, e il premio messo in palio è un neonato.[...]

Egitto, il compromesso impossibile della Ashton

mercoledì 31 luglio 2013 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 31 luglio 2013 

La Fratellanza e Morsi non accetteranno mai di cederer il potere. E così pure l'esercito

Ramadan disegna in Medio Oriente un grande popolo orante, assettato nella calura, affamato nell’ombra e poi, a sera, nelle case quando le lampadine colorate si accendono di nuovo alla gioia e alla vita, le donne servono i cibi e le bevande migliori. E’ allora che scoppia la guerra civile, quando si recuperano le forze. Così anche stanotte al Cairo i Fratelli Musulmani e l’esercito si sono scontrati, quando il popolo della Fratellanza, incurante della visita di lady Ashton per portare concordia, si è rovesciato nelle strade secondo l’invito dei leader; un milione di militanti. E incurante della presenza europea è certamente anche il capo dell’esercito il generale Sisi, che sente come una personale missione l’ordine a ogni costo, che fa morti e feriti nel contenere il nuovo tentativo dei Fratelli di tornare al potere dopo l’espulsione a forza da parte del popolo e delle forze armate.[...]

Israele libera cento palestinesi per una manciata di promesse

lunedì 29 luglio 2013 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 29 luglio 2013

Parte l'ennesima operazione carceri aperte. Ma se in passato si sono ottenuti risultati concreti, questa volta non sarà così. E comunque 84 cittadini su cento sono contrari

È un cappio che in nome della speranza strangola i più elementari sentimenti di giustizia quello che di nuovo ieri Benjamin Netanyahu, dolorante e grave, ha dovuto stringere al collo del suo popolo. Il Gabinetto del governo israeliano ha votato, 13 a 7, il rilascio di 104 prigionieri palestinesi. La grande maggioranza sono terroristi, i loro nomi già circolano sotto banco: molti hanno le mani macchiate del sangue di civili innocenti. Una piccola folla con i ritratti dei figli, dei fratelli, delle mogli, uccisi nelle numerosissime fasi in cui il terrorismo ha sparso morte e distruzione ha dimostrato a Gerusalemme per chiedere di non spezzare di nuovo il loro cuore.[...]

Mediorientale

lunedì 29 luglio 2013 Generico 0 commenti
RIASCOLTA La rubrica "Il Medio Oriente visto da Gerusalemme" di questa settimana con Fiamma Nirenstein e Massimo Bordin



La decisione di Israele di rilasciare più di cento terroristi per rendere più agevole la via al processo di pace, chi sono alcuni di questi assassini, la posizione di Hamas sui colloqui e quali alleanze sta cercando di rinsaldare il movimento islamico della Striscia, l’Egitto di Al Sisi, i rapporti tra le potenze sunnite, si è parlato di questo e di altri argomenti durante la conversazione settimanale tra Nirenstein e Bordin per poi concludere con una notizia che riguarda la posizione delle monarchie del Golfo arabico nei confronti di Hezbollah e con una breve analisi sulla situazione tunisina.
 
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