Fiamma Nirenstein Blog

La guerra antisemita contro l'Occidente

7 ottobre 2023 Israele brucia

Jewish Lives Matter

Informazione Corretta, il nuovo video di Fiamma Nirenstein

Museo del popolo ebraico

Ma con gli occhi dell'Occidente non capiremo mai questa crisi

domenica 28 luglio 2013 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 28 luglio 2013

Da Bruxelles a Washington si sprecano gli appelli al compromesso. Eppure l'islam, per cultura e onore, non concepisce intese ma solo vittorie o sconfitte

La nostra immensa «deplorazione per la perdita di vite umane», in mezzo alla carneficina che nelle scorse ore ha preso il via in Egitto, è piuttosto ovvia. Quindi, l'ha naturalmente espressa lady Catherine Ashton, alto rappresentante per la Politica estera e la Sicurezza dell'Unione europea. Altrettanto ovvio il fatto che Ashton «esorta tutti i protagonisti ad astenersi dalla violenza e a rispettare i principi delle proteste pacifiche e della non violenza». Abituato a sua volta alle manifestazioni a Downing Street William Hague esprime gli stessi sentimenti e seguono tutti gli altri, preoccupandosi, chiedendo di star calmi. Lo sfondo di questo pensiero è l'idea che le parti in causa potrebbero trovare un accordo, che il compromesso, come usa da noi, potrebbe salvare delle vite. Intanto sale il numero di morti, l'odio avanza insieme alla violenza fra l'esercito di Abdel Fattah al Sisi e i Fratelli Musulmani di Morsi.[...]

Il ponte di Pace

sabato 27 luglio 2013 Generico 0 commenti
La Discussione, 27 luglio 2013

Il Medio Oriente è la fumosa fucina del domani del mondo. Niente è più misterioso, promettente e insieme minaccioso, di quello che si sta muovendo nel mondo islamico da un paio di anni a questa parte: si crede sempre che l’ultimo evento ci abbia sorpreso oltre la misura di ogni possibile aspettativa, ed ecco che all’improvviso un rivolgimento improvviso ci costringe a domandarci se non avessimo capito niente fino a quel momento. Guardiamo la incredibile giostra degli ultimi giorni. Israele e i palestinesi si siederanno di nuovo al tavolo delle trattative a Washington, l’Egitto, dopo un breve predominio dei Fratelli Musulmani è in mano a un governo rivoluzionario laico sorretto con mano potente dall’esercito, Bashar Assad, il rais della Siria, dopo una strage di centomila vittime fra i ribelli, minaccia di restare al potere almeno in una parte del Paese, gli hezbollah sono stati messi dall’Europa nella lista delle organizzazioni terroriste… e molto altro ancora.[...]

L'Europa ipocrita su Hezbollah terrorista

mercoledì 24 luglio 2013 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 24 luglio 2013

Gli Hezbollah sono finalmente nella lista nera dell’Europa anche se solamente con la loro cosiddetta ala militare. L’Europa ha sofferto alquanto nel mettere la parola “terrorista” accanto al nome “Hezbollah”, partito di Dio, ma alla fine ce l’ha fatta. Ci sono voluti quintali di materiali su fatti noti da decenni, come l’uccisione dei marines e dei soldati francesi in Libano nell’83, dopo l’attacco all’ambasciata di Israele a Buenos Aires nel ‘92 con 29 morti, e poi nel ‘94 l’uccisione di 85 persone nell’esplosione del Centro Ebraico, l’arresto in Egitto due anni fa di 49 Hezbollah che pianificavano attacchi, l’attacco all’autobus di Burgas nel luglio 2012, la sequenza degli anni 80 in Spagna (18 uccisi) e in Francia (13 persone). Feriti a centinaia, sequestri di aerei, agguati, delitti silenziosi... e l’attentato a Rafik Hariri ucciso con altri 21 nel 2005, il complotto contro l’ambasciatore saudita negli USA, l’attacco all’UNIFIL nel maggio 2011, e Messico, Georgia, New Delhi. Non c’è zona vergine, per non parlare degli attacchi continui a Israele, ai tiri di missili e ai rapimenti che hanno portato all’ultima guerra. L’Europa dopo aver molto nicchiato ha deciso di guardare negli occhi l’orrore: quello è terrorismo, e gli Hezbollah ne sono gli autori.[...]

Ma l'odio cova sempre sotto la cenere

domenica 21 luglio 2013 Il Giornale 3 commenti
Il Giornale, 21 luglio 2013

In Israele anche chi ha paura che adesso le due parti possano alzarsi da quel tavolo a Washington e andarsene all’improvviso spera in qualcosa. Le trattative possono iniziare. I palestinesi hanno rinunciato alle precondizioni che comprendevano i confini del 67 e lo stop alle costruzioni nei territori, ma otterranno la liberazione di un paio di prigionieri pericolosi. Netanyahu però è stato categorico: non prima dell’inizio di veri colloqui, il film “prendi i soldi, o i prigionieri, e scappa, l’abbiamo già visto”. C’è qualche possibilità nell’aria, nei tempi lunghi e con tappe intermedie. Basta non scatti la solita ondata di attacchi terroristici, sempre in agguato quando si parla di pace.
La trattativa ha un senso solo a una condizione: fermare l’odio.[...]

Israele e palestinesi tornano a parlare di pace

sabato 20 luglio 2013 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 20 luglio 2013

Vittoria di Kerry: colloqui preliminari a Washington la prossima settimama

La settimana prossima, gli israeliani guidati da Tzipi Livni, e i palestinesi da Sa’eb Erekat, si troveranno a Washington con John Kerry per riaprire il processo di pace. L’ha annunciato Kerry stesso a notte alta da Amman. E’ una notizia rivoluzionaria, quasi impossibile, che restituisce agli Stati Uniti una statura notevole dopo tanti fallimenti in Medio Oriente, un’isola in mezzo alla tempesta. Dunque, comunque andranno le cose da ora in avanti, John Kerry ce l’ha fatta, è stato bravo, ha superato difficoltà impensabili: nonostante la fondamentale ostilità palestinese ai colloqui, nonostante la diffidenza di Netanyahu pressato da parte della sua coalizione a considerare i mille rifiuti palestinesi finiti in Intifada, nonostante la palla di fuoco che gli ha gettato fra le gambe l’Unione Europea con la sua presa di posizione sui Territori.[...]

Mediorientale

venerdì 19 luglio 2013 Generico 0 commenti
RIASCOLTA La rubrica "Il Medio Oriente visto da Gerusalemme" di questa settimana con Fiamma Nirenstein e Massimo Bordin



Colloqui di pace tra Israele e Palestina, lo sforzo di John Kerry per portarli entrambi al tavolo dei negoziati, il comportamento di Gerusalemme, le precondizioni dei palestinesi, la politica dell’Unione europea che penalizza Israele e gli stessi colloqui, si parla di questo durante la conversazione di questa settimana tra Fiamma Nirenstein e Massimo Bordin, per poi passare ad analizzare i nuovi scenari del conflitto siriano e concludere con alcune notizie che arrivano dall’Egitto del nuovo presidente Mansur e dall’incandescente Sinai.  

L'Europa taglia fuori Israele e allontana ancora la pace

giovedì 18 luglio 2013 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 18 luglio 2013

Finalmente tutto l'irragionevole livore dell'Europa contro Israele ha superato i confini delle solite condanne, e si è rovesciata in un documento bilioso, degno di una Ong di attivisti filopalestinesi, e che porterà grandi danni economici e morali: li porterà a Israele perché ne delegittima la politica e infine la stessa capacità di decidere che cosa sia necessario alla sua sopravvivenza; all'Ue perché la rende un corpo squilibrato e quindi escluso da eventuali colloqui di pace cui invece John Kerry, alla sua quinta visita in Medio Oriente, sembra avvicinarsi; ai palestinesi perché il numero di coloro che hanno interessi primari nella convivenza con gli ebrei anche nei territori oltre la Linea Verde è certo molto maggiore di quello dei loro politici.[...]

La vittoria di Malala: i talebani le chiedono scusa

giovedì 18 luglio 2013 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 18 luglio 2013

Il leader degli estremisti pakistani è costretto a piegarsi. E in una lettera si dice sconvolto per l'"incidente" e la invita a "frequentare una madrasa"

Che gran furbastro, il leader talebano che chiede scusa a Malala e così riesce a ottenere titoli in tutto il mondo. La notizia è di ieri: Malala Yousufzai fra tanti messaggi di affetto e di congratulazioni giunti dopo il 12 luglio giorno del suo 16simo compleanno, ne ha ricevuto uno davvero speciale. Malala aveva svolto all'Onu un discorso commovente e di grande impatto, ricordando come i talebani le avessero sparato perché, nonostante la discriminazione che imperversa in Pakistan, voleva andare a scuola e istruirsi. La ragazzina, che ha incitato tutti i bambini a non accettare il divieto all'istruzione e a non farsi prendere dalla paura, ha ricevuto grandi applausi (forse l'Onu ha dimenticato per una volta che si tratta di una critica al mondo islamista) e incoraggiamenti. Ed ecco che, con copia consegnata anche al Channel Four News in Inghilterra, arriva una lettera strana: è scritta proprio dal leader dell'organizzazione pakistana che ha rivendicato l'attacco a Malala, «Tehriru Taliban».[...]

Così l'Egitto sconvolge il Medio Oriente

martedì 16 luglio 2013 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 16 luglio 2013

L'addio forzato di Morsi al potere assesta un duro colpo all'ambizioso Qatar e rilancia Arabia ed Emirati

Abbiamo esaurito le esclamazioni di stupore. Quello che (a quanto sembra) è successo il 5 luglio, quando notizie non confermate ci dicono che Israele abbia attaccato un deposito siriano di armi, trascende le sorprese cui ormai il Medio Oriente ci ha abituato. Non solo Israele avrebbe eliminato a Latakia, sulla costa siriana, missili Yakhont di fabbricazione russa che, se in mano di Assad o degli Hezbollah, cambierebbero l'equilibrio strategico della zona. Il fatto è che, secondo il Sunday Times, gli aerei israeliani, e qui possiamo spalancare la bocca, sarebbero decollati da una base turca. Questo significherebbe che l'inimicizia della Turchia verso la Siria e anche il suo distacco dalla Russia, sono più forti dello scontro micidiale con Israele di cui Erdogan ha fatto una bandiera. La Turchia nega e Netanyahu, come sempre gli israeliani, non parla: questo non cambia l'impressione che un Medio Oriente davvero nuovo e contrario a ogni aspettativa stia emergendo con la guerra siriana e la rivoluzione egiziana. La mappa oggi ci mostra un Medio Oriente fatto di vincitori e vinti tutti nuovi, e persino la consueta divisione tra sunniti e sciiti non funziona più. La danza è aperta.[...]

IC7 - Il commento di Fiamma Nirenstein

lunedì 15 luglio 2013 Generico 1 commento
Informazione Corretta, 15 luglio 2013

La deposizione di Mursi è certo difficile da digerire per quelli che hanno creduto nelle rivoluzioni arabe. I democratici dicono che un leader eletto, non può essere gettato via dall’esercito, anche se la deposizione è richiesta da gran parte della popolazione. Ma dice bene Bernard Lewis: le elezioni non sono un punto di partenza, ma un punto di arrivo per chi voglia vivere in uno Stato democratico. Specialmente nel mondo arabo. Anche Mubarak prendeva il 90 per cento dei voti, e questo non significava che avesse un programma democratico. Lo stesso è accaduto con tutti i rais di un tempo: percentuali altissime di voti, e neanche un briciolo di trasparenza o di disponibilità da parte del nuovo potere se non per i propri scherani e per le hamule ideologiche di appartenenza. Così è stato anche per Mursi, un nuovo Mubarak in forma di predicatore della Fratellanza Musulmana, uno che arrivato al ruolo di presidente dopo anni di persecuzioni e persino di prigione da parte del potere costituito si è tutto dedicato alla distribuzione dei posti importanti ai suoi amici della Fratellanza, ed è stato molto di più al loro servizio che non a quello di un popolo misero, affamato bisognoso di riforme e di pane.[...]
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