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Retromarcia in Egitto, torna il Faraone

martedì 20 agosto 2013 Il Giornale 2 commenti

Il Giornale, 20 agosto 2013

Il Medio Oriente può inventarsene di tutte, ma questa è fra le più stravaganti: Hosni Mubarak, l’ex dittatore egiziano, deposto da un’immensa rivolta popolare dopo trent’anni al potere nel febbraio del 2011, potrebbe essere messo in libertà durante la settimana. A comunicarlo sono stati i suoi avvocati che hanno presentato una petizione per il suo rilascio immediato dopo l’assoluzione dai crimini di corruzione per cui era sotto processo. E’ vero che Mubarak era già stato condannato a 25 anni per non aver fermato la strage compiuta dalla polizia e dall’esercito durante la rivoluzione che lo cacciò, ma è in attesa del secondo appello e pare che siano scaduti i termini della detenzione. Molti dicono che alla fine il governo provvisorio sostenuto dall’esercito non avrà il coraggio di lasciare libero il vecchio rais, causa e origine prima dell’attuale situazione di caos. Addirittura, si può ipotizzare che le forze rivoluzionarie della Fratellanza Musulmana e quelle anti Mubarak potrebbero unire la loro ira per questo immenso sberleffo della storia.

Se sia possibile davvero liberare Mubarak nonostante i prossimi processi e le condanne inflittegli, non sappiamo. La situazione giudiziaria egiziana, ha registrato comunque, nel breve tempo di Mursi, uno scontro mortale: da una parte il paludato potere giudiziario abituato al rispettoso cerimoniale di Mubarak, dall’altra il nuovo potere islamista contro la legge laica dello Stato a fronte di quella della Sharia, che esautorava i giudici a favore dei Clerici, e che Mursi ha subito prescelto in nome dell’Islam. L’idea beffarda di Mubarak libero sta già creando uno shock enorme: è un morto che cammina quello che si alza dalla barella da cui ha assistito al suo processo, è una rottura politica ed epistemologica dal raìs biancovestito, immobile, dignitoso come un cadavere importante, pallidissimo  sotto gli occhiali neri come la pece, il golem del mondo arabo in cui il generale Sisi, vero o falso che sia, adesso soffia una nuova vita; torna muovendo di nuovo le membra atrofizzate, dolenti, il corpo invaso dalla malattia  per cui era stato detenuto non in carcere ma nell’ospedale di Sharm el Sheik. E’ la fine della primavera araba, la sua più clamorosa resa.

Appare chiaro, anche se per caso non fosse vero, che Sisi non poteva essere ignaro dell’imminente verdetto.  Per  fragili che sia la cornice giuridica nel mezzo del mondo da incubo che oggi è l’Egitto, degli scontri micidiali che anche ieri hanno portato alla strage di 25 soldati costretti a terra e fucilati uno a uno dagli islamisti del Sinai, l’idea stessa che Mubarak potrebbe tornare in circolazione, nella mente degli egiziani e di tutto il Medio Oriente è legata alla sconfitta della Fratellanza Musulmana, il nemico storico di Nasser, Sadat, Mubarak. Il nemico giurato dell’esercito, la sua preda e il suo assassino. E’ anche un’ennesima conferma del potere dell’esercito, che invece Nasser, Sadat, Mubarak, tutti militari, hanno sempre considerato cosa loro. L’esercito è più di uno Stato nello Stato: dal 1952 governa il Paese. Mubarak era un comandante dell’aviazione, e il suo abbandono è stato legato in parte alla decisione di passare il potere al figlio Gamal, un imperdonabile civile. L’esercito possiede dozzine di fabbriche che producono di tutto, dalle armi, al cibo, ai veicoli civili, è il landlord di edifici, di fondi governativi fuori dal radar delle transazioni internazionali. E anche allontanandosi da Mubarak , deciso a non condividerne le accuse di corruzione,l’esercito è rimasto quello di Mubarak. Mursi è stato un tentativo fallito.

Il generale Sisi è un tipo all’antica, non risponde al telefono a Obama, non teme il dissenso dell’Europa, spiega che l’Egitto non poteva sopportare il “terrorismo” dei Fratelli  Musulmani e l’esercito è stato costretto a ristabilire l’ordine. Se Mubarak verrà rilasciato, resterà nei libri di storia a dire agli islamisti: la vostra vittoria  non è portata di mano, questo vecchio che voi avevate condannato, noi lo assolviamo. Un ennesimo segnale di quanto nel mondo arabo “democrazia” sia una parola in cerca d’autore.  

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Augusto Cesar , Firenze
 giovedì 22 agosto 2013  09:54:13

Fiamma,Avrei bisogno di un assemblatore sistemista computer nella comunità che non riesco a trovare a firenze. CONOSCI QUALCUNO O MI PUO FAR CIRCOLARE QUESTA MAIL O METTERMI IN CONTATTO ?



Francesco , Roma Italy
 martedì 20 agosto 2013  16:10:47

Conoscere le diverse posizioni e le inimmaginabili ed imprevedibili aspirazioni del mussulmani, non è cosa semplice. La frantumazione tipica dell'antica organizzazione sociale araba fondata su un legame tribale articolatesi in clan a loro volta formati da un insieme di famiglie, venne attuata a seguito della predicazione di Maometto nel VII secolo. In questo ambiente, segnato dall'individualismo esasperato dei singoli raggruppamenti clanici e contraddistinto da una sorta di guerra di tutti contro tutti, in cui dominava l'impulso delittuoso atavico dei beduini alla razzia contro i sedentari delle oasi e contro gli accampamenti tenuti da tribù rivali, il pensiero religioso del ‘Profeta’, eminentemente giuridico-politico, presto si tramutò in un sistema teocratico finalizzato a riunire tutti gli arabi sotto un unico dio (Allah).Ma non bisogna pensare che gli ardori, le rivalse, le aspirazioni, i tranelli, le trame, le insidie, le trappole e gli inganni, di cui gli arabi erano maestri nel mondo, siano state superate con l’arrivo dell’Islam tra tutti quei popoli che si piegarono(volenti o nolenti) al nuovo credo.Gli arabi oggi stanno dando dimostrazione al mondo intero di odiarsi in un modo una volta impensabile, per noi occidentali. Stanno attuando tutto quello che c’è stato di più orrendo durante le due guerre mondiali e quelle di sterminio e di pulizia etnica.La Siria, l’Iraq, l’Egitto, la Libia, la Tunisia, la Somalia, sono un immenso calderone che vede arabi contro arabi; inoltre, la Turchia, il Libano, l’Afganistan, il Pachistan, la Malesia, il Bahrain…sono oggetto di continui tumulti e dimostrazioni, sia a carattere religioso, che etnico.Altro che “primavera” araba, i nostri ‘specialisti’ occidentali e internazionali continuano a definirla così, ma non ne capiscono niente del pensiero e della indole di questi arabi, i quali, alla “Primavera” propongono invece solo oscurità e tanto sangue: il sangue di arabi uccisi da altri arabi, sempre in maggiore q



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