Timori e speranze
La Discussione, N.7 agosto 2013
L’unica cosa vera del processo di pace fra Israele e i Palestinesi che con fragore di trombe e tamburi John Kerry ha inaugurato a Washington il 29 di luglio, è il rilascio di 104 prigionieri che Israele prepara. Un primo gruppo, proprio in questi giorni, è già pronto al rilascio e alla trionfale accoglienza del mondo palestinese. Le bandiere, le strette di mano, le telecamere assiepate sui sorrisi di John Kerry, Tzipi Livni e Sa’eb Erakat accompagnano per ora solo parole di speranza, senza nessun impegno, e soddisfano l’ipocrisia diplomatica degli USA e dei due interlocutori che fanno la ruota davanti all’opinione pubblica mondiale. Le chance di arrivare a un accordo, tuttavia, sono piuttosto misere, e la ragione per cui i colloqui si fanno ora è la ricerca di un’oasi di consenso per Obama mentre il Medio Oriente ribolle. Israele e i palestinesi, non sono che convitati obbligatori al banchetto americano.
Il rilascio dei prigionieri, dopo la prima tranche, deve poi proseguire a rate nel corso dei prossimi nove mesi. E’ un impegno che ha preso Benjamin Netanjahu con John Kerry. I palestinesi di fatto in cambio non hanno ancora ceduto nulla: non il riconoscimento dello Stato ebraico, e neppure la rinuncia a quelli che chiamano “i confini del ‘67” e che sono in realtà le linee armistiziali del 1949, che furono poi violate con la guerra del ‘67 dagli eserciti arabi all’attacco, respinti dagli israeliani che così conquistarono i famosi “Territori” sotto la sovranità giordana. “Bibi” Netanyahu ha accettato la richiesta palestinese nonostante i personaggi che deve rilasciare siano una ferita aperta nel cuore di Israele. Il Paese ha già compiuto una quantità di scambi, sempre atrocemente ineguali: il primo scambio nell’85 vide 1150 prigionieri scambiati con 3 soldati, poi ecco gli scambi enormemente dispari fra pezzi di corpo e prigionieri uccisi dagli Hezbollah e decine di assassini, poi l’enorme scambio con Hamas di 1027 prigionieri contro il soldato Gilad Shalit.... Fra coloro dati in cambio di Shalit, il 40 per cento sono stati fermati di nuovo dalla polizia; molti, anche oggi, si rifiutano di firmare un documento che prometta di restare lontano dal terrorismo.
Fra i terroristi previsti per questo scambio molti lasciano una traccia di sangue e lutto inaccettabili, come Abu Na’ame Abrahim Mahmud Samir, che ha fatto saltare un autobus a Gerusalemme con decine di morti, o Ahmed Mahmed Jameel Shahada che ha avuto 47 anni per aver violentato e ucciso un ragazzino di 13 anni, uno che ha ucciso una madre. Ofra Moses, col suo bambino gettando una bomba molotov sull’auto guidata dalla mamma. La lista degli orrori è molto lunga. Il Gabinetto di Bibi ha dato il permesso di procedere a questa palese violazione delle norme giuridiche di uno Stato sovrano e a quelle del buon senso perché Abu Mazen non vi avrebbe mai rinunciato: l’altro scambio fu attuato da Hamas, suo avversario politico, e lo scambio odierno lo rafforza al potere. E tuttavia già all’interno dell’OLP si sono manifestate molte risposte negative al fatto stesso di sedersi al tavolo delle trattative. Israele, in base alla risoluzione dell’ONU 242, intende tenere duro sulla richiesta che nuovi eventuali confini tengano contro delle sue esigenze di sicurezza.
Inoltre, resta l’enorme questione di Gerusalemme, che Israele considera la sua indivisibile capitale, anche se ammette la condivisione del potere municipale e quella del ritorno dei nipoti e bisnipoti dei profughi, che cambierebbero l’equilibrio demografico. Insomma, ancora la strada è molto lunga. Durante tutte le trattative precedenti, la violenza terroristica ha tutt’a un tratto spezzato ogni speranza ribadendo quel rifiuto arabo alla presenza ebraica nell’area che non ammette nella “Ummah” musulmana, il Medio Oriente, la presenza di uno Stato ebraico. In questo periodo in cui l’estremismo miete vittime in Medio Oriente, si può riaffacciare sulle trattative il fantasma dell’islamismo, e Hamas lo ha già promesso.
Tratto da La Discussione
Cara Fiamma, liberando prigionieri Israele prende due piccioni con una fava: 1) mostra buona volontà;2) sgombera le carceri e risparmia sulle spese; in Italia un detenuto "normale" costa 300 euro al giorno: personalmente in carcere non ci vorrei nessuno (mi basta che siano messi in condizione di non nuocere).Non so quanto costino i detenuti pericolosi in Israele, ma certo poco non costano.Inoltre i criminali liberati stavano più sicuri in carcere che fuori (dove sono un bersaglio) e non si possono avvicinare ad Israele più di tanto.Per evitare che la loro liberazione offenda il senso di giustizia, Israele potrebbe applicare il "metodo americano", applicato per Osama, ma anche sulle strade americane, coi criminali comuni: non farli arrivare al processo (e magari, come per Osama, far sparire anche il corpo).Con questa pratica brutale ottieni ben 4 risultati: risparmi sul processo, risparmi sul carcere, non hai il problema di liberare criminali e nessun imbecille ha martiri da venerare.Non è bello da dire, ma è il Medioevo che avanza.
sandra nahum , Roma/Italia
Cara Fiamma, ti leggo sempre con gioia e sono sempre d'accordo con le tue valutazioni. Sono un pò incredula e spaventata per il rilascio di tutti questi terroristi assassini senza una contropartita. Penso che Israele debba mantenersi rigida e non fare concessioni di cui si potrebbe pentire. Sono un pò pessimista riguardo i rapporti di pace. Penso che siamo davvero molto lontani e non credo nei miracoli di Kerry. Vedo che la posizione di Abu Mazen sia inalterata. Israele deve mantenersi forte e non credere ai miracoli. Un abbraccio e buon lavoro. Sandra
marco barbanti , po Italia
Gent.ma Fiamma,non è per adulazioneil ripetermi nel mio pensiero.... ora che direttamente mi arrivano i Suoi articoli ...prima me li passava il mio coinquilino...Ho il vero piacere di leggere delle VEREINFORMAZIONI...sul M.O..e Israele.La stampa dovrebbediffondere ciò che ha fatto,e stà facendo Israele per dare un' altra volta il via ad unpunto di incontro con la Palestina...Spesso...quasi sempre parlando di Israele diffondono informazioni ..notizieerrate perchè incomplete...' ...parlano delle azionideli israeliani ma non di quelle che le hanno provvocate ..palestinesi..'Come finale la notiziaè falsata...Le fonti dovrebbero essere erudite...Mah!In questo momentogli USA...mostrano un'atteggiamento verso la Palestina..'da scappellamento..'..inprevisione di cosa?Il M.O in questo momento desta preoccupazioni..'è tutto un caos...'..e poi che evoluzione potrà prendere ...gli esempi ,anche i piu' lontani non sono incoraggianti '.Basti pensare all' Iran,era piu evoluto quando si chiamava Persia...Comunque...gli USA..insieme ad altri stati..veramente democratici restano fra gli alleati di Israele.L' Europa? Dove sono i veri statisti ?Mi sembra che stiano a guardare sottovalutando ancora la pericolosità del mondo arabo .E come ipocrisia superano largamente Obama.Mi stà a cuore Israeleche deve lottare peresistere.Un grande saluto.Grazie per le Sue informazioni.Marco Barbanti
antonio fanone , roma - italia
vivo da qualche tempo per motivi di lavoro in Tunisia, ho vissuto la "primavera dei gelsomini" in diretta e non posso far altro che biasiamare l'atteggiamento occidentale in queste circostanze, Oriana Fallaci docet.....buon lavoro la seguo con attenzione...