Il Giornale
Arabia, svolta di Trump: "Lotta a Iran e terrore, l'Islam è nostro alleato"
Il Giornale, 22 maggio 2017
Ne è passato del tempo, forse secoli, da quando Trump, durante la campagna elettorale, disse che l'Islam era di per sé una religione portatrice di odio e quindi di terrorismo, tanto da dover vietare l'ingresso negli USA a chi venisse Paesi Islamici. Ieri, a Riyad , di fronte a un paludato consesso di una cinquantina di leader musulmani da tutti i Paesi Arabi (di fronte a teste coronate come quella di Abdullah di Giordania, presidenti forti come Al Sisi d'Egitto, deboli come Saad Hariri del Libano, e soprattutto di fronte alla cipigliosa benevolenza del vecchio re Salman) Trump ha appassionatamente dichiarato alleati di primaria importanza i musulmani in una guerra spietata e definitiva contro il terrorismo. Ha usato toni drastici e definitivi: buttateli fuori dalle comunità, dai luoghi di culto, dalla vostra Terra... I musulmani stessi sono le principali vittime, ha detto, di questi mostri "barbari" "criminali", perseguitati dal terrore estremista come i cristiani, i musulmani e, udite udite perché mai presidente ha osato denunciarlo davanti a una folla di leader islamici, ebrei.[...]
Trump con Melania (senza velo) in Arabia
Il Giornale, 21 maggio 2017
Melania Trump il velo non se l'è messo nemmeno a Riad, prima tappa della maratona fra le tre religioni che porterà il marito in Israele e poi fino dal Papa. La sua chioma bionda brillava audacemente sotto il sole saudita anche in presenza dell'81enne re Salman. Ma è l'unico segno della superata esibizione di occidentalismo del presidente degli Stati Uniti. Adesso il mondo arabo è amico.[...]
Mossad furioso, Netanyahu no. Israele si divide
Il Giornale, 18 maggio 2017
(Gerusalemme) In Israele ci si preoccupa, qualcuno laggiù dalle parti di Raqqa forse a causa delle rivelazioni di Trump sta rischiando la vita o è già stato fatto fuori; forse mesi, anni di lavoro sono andati in fumo, forse il rapporto fra i servizi segreti israeliani e americani, essenziale per tutto il mondo, porterà i segni di una ferita. E questo avviene alla vigilia della visita di Trump in Medio Oriente che inizia il 22, la sua prima uscita, una visita caricata di aspettative sia dall'amministrazione americana sia da Israele.[...]
Finto moderato contro vero duro: povero Iran
Il Giornale, 17 maggio 2017
Le elezioni in Iran, che si terranno il 19 di questo mese, sono uno spettacolo per il pubblico internazionale, un dibattito sui candidati che a Firenze si risolverebbe con la poco aristocratica formula "accidenti al meglio". Sono, insomma, uno di quei fraintendimenti per cui il mondo intero, invece di starsi a chiedere chi è il più "moderato" dei candidati è autorizzato a dubitare della democrazia nella sua massima espressione, "una testa, un voto". In ogni caso chi vincerà non dovrà contentarsi del potere legato al suo ruolo, ma sarà anche decisivo circa l'identità (e forse lui stesso il successore) del prossimo supremo leader, Ali Khamenei, che ha 77 anni.[...]
La storia di Gerusalemme e le menzogne dell'Unesco
Il Giornale, 03 maggio 2017
E' una qualche consolazione che stavolta l'Italia non solo abbia votato contro, ma l'abbia anche annunciato per prima: almeno uno può camminare senza vergognarsi per le strade di Roma o di Firenze. Il disgusto è tuttavia sovrastante, viviamo in un mondo che nega la verità storica per motivi di odio e di vantaggio: l'UNESCO, che è una grande, importante, danarosa organizzazione dell'ONU, quella che dovrebbe misurare, determinare, definire la bellezza del mondo come lo crea l'uomo, cioè la cultura, l'arte, la natura, ha di nuovo scelto di imboccare la strada della persecuzione degli ebrei, semplicemente perché la sua maggioranza è islamica, araba, oppure ispirata da interessi legati a quel mondo.[...]
Poche illusioni sulla pace in Medio Oriente
Il Giornale, 29 aprile 2017
Grandi opportunità o grandi delusioni in arrivo? Se lo chiedono in questi giorni sia Israele che i palestinesi: la visita di Trump in Israele è stata annunciata ieri per il 22 di maggio, mentre il primo appuntamento con il presidente dell'autonomia palestinese Mahmoud Abbas è per mercoledì prossimo, ovvero un giorno dopo la celebrazione del 69esimo anniversario dell'Indipendenza israeliana. Obama solo al suo secondo mandato si decise a visitare Israele, invece viene subito. La visita è il primo segnale di quanto Israele sia importante per il presidente lo Stato Ebraico. Obama venne in Medio Oriente e visitò l'Arabia saudita e l'Egitto, e ritenne inutile dare un'occhiata a Gerusalemme. [...]
Quella sinistra arretrata che vuole distruggere Israele
Il Giornale, 25 aprile 2017
Non c'è nulla di sorprendente nel fatto che alla manifestazione del 25 aprile si crei uno scontro oltraggioso sulla Brigata Ebraica. L'ANPI, che è il promotore delle manifestazioni celebrative, di fatto non può o non vuole impedire che dal corteo si stacchino e aggrediscano i vessilli della Brigata drappelli con bandiere palestinesi o peggio del BDS il fronte di boicottaggio conto Israele, di fatto un movimento travestito di legittimità che è invece collegato a tutti i peggiori nemici dello Stato Ebraico fino ai terroristi. L'uso della data in cui si festeggia la Resistenza per attaccare Israele, lo Stato degli ebrei che sono le maggiori vittime della Guerra Mondiale, è un paradosso micidiale, la Presidente della Comunità Ebraica di Roma Ruth Dureghello a non aderire alla manifestazione.[...]
E il New York Times trasforma il terrorista in un futuro leader
Il Giornale, 19 aprile 2017
Marwan Barghouti è un terrorista condannato da Israele nel 2004, dopo la Seconda Intifada, a 5 ergastoli e più quarant'anni di carcere. Invece il New York Times lo ha definito solo "leader e membro del Parlamento", pubblicando due giorni or sono una sua melensa colonna sull'attuale sciopero della fame nelle prigioni israeliane. Il commento sul maggiore giornale americano di fatto lo ricandida per l'ennesima volta nel ruolo di leader coccolato dall'Occidente almeno quanto Abu Mazen. E si guarda bene dal menzionare la sua vera carriera, quella di assassino seriale. Strano? Per niente, nella logica che fa di Israele un Paese in cui è normale vedere cadere a schiera cittadini innocenti in stragi terroriste. Netanyahu commentando l'accaduto ha detto sarcasticamente ". Definire così Barghouti e come definire Assad "pediatra". [...]
Ora la Turchia è un pericolo per l'Europa
Il Giornale, 18 aprile 2017
La vittoria di Tayyip Erdogan, triste perché tecnicamente può attribuire al presidente turco grandi poteri fino al 2029 e costituire un micidiale grattacapo per tutto il mondo, è tuttavia una vittoria risicata e contestata che getterà la Turchia in una fase di instabilità e può creargli alcune delle sue consuete crisi di nervi, molto dannose per tutti… Non è la vittoria che il rais voleva, e nella cui campagna ha dato di nazista alla Merkel e agli olandesi sciorinando il sempre fertile zibaldone del nazionalismo turco. Erdogan non è il tipo che ammette che metà del Paese, quando lui gli chiede di amarlo e di considerarlo il suo legittimo Sultano, possa dissentire, che la sua Istanbul, e anche Ankara, Izmir, Adana, Antalya, cioè i centri economici del Paese siano per il "no” al potere santificato che Edogan ritiene suo per volere divino. Erdogan avrebbe voluto una vittoria totale, dal tentativo di golpe del luglio scorso ce l'aveva messa tutta a bonificare la Turchia: 140mila perseguitati e messi in galera, chiuse 169 pubblicazioni varie, dozzine di parlamentari arrestati. Erdogan è convinto che il suo potere sia una missione indispensabile per riportare il Paese alla potenza dell'impero Ottomano, farne il centro dell'Islam diventando una specie di Iran sunnita, in cui la libertà personale ha pochissima importanza e si realizza la santa profezia. Erdogan è stato per molti anni la speranza sia dell'Europa che degli USA, l'unico Paese Islamico ponte col mondo musulmano.[...]
Israele si prepara a una Pasqua di terrore
Il Giornale, 10 aprile 2017
(Gerusalemme) E' Pasqua di terrore. Ieri l'orribile fantasma si è presentato di nuovo, stavolta ai confini, in Egitto, Netanyahu ha subito condannato la strage di cristiani copti, e promesso, come del resto già avviene fra Israele e l'Egitto, un'alleanza contro il terrore. Gli attacchi sono avvenuti proprio negli ultimi momenti delle frenetiche preparazioni per la complessa, impegnativa serata dell'apertura della Pasqua ebraica che comincia stasera e che per una settimana intera ricorda, cancellando il cibo normale dalla mensa, la fuga degli ebrei dall'Egitto; l'incredibile coraggio che occorre per battere la schiavitù sfidando un nemico tanto più forte di te come il Faraone; quanta fede nei miracoli e nel tuo popolo per farcela quando la sofferenza e la perdita dei tuoi cari minacciano la tua voglia di vivere... Stavolta sono stati gli egiziani a pagare il prezzo dell'odio islamista che insanguina il mondo: dal Sinai è stato facile per l'Isis dopo gli attacchi all'esercito che ormai da mesi punteggiano la grande zona desertica patria passare alle città dove il boccone dei civili è più tenero e più facile, specie quando si tratta di cristiani copti. [...]