Il Giornale
L'UNESCO e un futuro da riscrivere
Sullo scranno più alto dell’UNESCO non siederà più, come tutti si aspettavano, un signore sospetto antisemita qatariota (secondo documenti del Centro Simon Wiesenthal), bensì un’ebrea francese di origine marocchina. Il nuovo capo dell'UNESCO eletto venerdì sera non è quello che fu il vincitore annunciato, cioè Hamad bib Abdulaziz Al Kawari, ex ministro della cultura del ricchissimo Paese Arabo, bensì Audrey Azoulay, ex ministra della cultura, francese e persino ebrea di origine marocchina. [...]
L'analisi - È una scelta coraggiosa: non è con il pacifismo che si batte il terrorismo
La "decertificazione" del trattato del 2015 fra l'Iran e i P5+1 è una mossa audace e strategica, dalle conseguenze di lunga durata e con un forte significato di rottura, anche se Trump dalla cancellazione dell'accordo è passato a proporre di cambiarlo profondamente. Ma il tono è molto deciso: nel passare la sua decisione al Congresso, ha promesso che se esso non si deciderà a rivederlo, sarà lui stesso a cancellarlo. [...]
Gli Usa fuori dall'Unesco «Pregiudizi su Israele» Esce pure Gerusalemme
Sembra che l'UNESCO non possa più fare proprio tutto quello che gli pare, assegnare la tomba di Hebron dei patriarchi ebrei Abramo, Isacco e Giacobbe al patrimonio Islamico come ha fatto quest'anno in luglio, o dichiarare che Gerusalemme, compreso il Muro del Pianto, è tutta quanta araba e appartiene all'Islam anch'essa. Magari dovrà organizzarsi diversamente, abbandonando la sua totale arbitrarietà interessata, come quando ha dichiarato l'Asmara patrimonio dell'umanità o ha fatto un piacere alla Cina, esaltando la riserva naturale tibetana di Hoh Xil Qinghai (Achen Gnagyap in tibetano), come se la Cina la preservasse e non la occupasse fra le proteste dei tibetani. [...]
La Russia sostituisce Washington e detta le regole in Medio Oriente
Nel vecchio Medio Oriente l'Iran sta da una parte e l'Arabia Saudita dall'altra, Erdogan sta da una parte e l'Iran da quell'altra, gli USA sono la potenza suprema, la Russia viene in secondo piano. Nel vecchio Medio Oriente l'Egitto non ne vuole sapere di Hamas, perchè fa parte della Fratellanza Musulmana, e Israele è il nemico di tutto il mondo arabo a causa del conflitto Israelo-Palestinese. Ma il nuovo ordine mediorientale è come il panorama del deserto: stesso mare di sabbia che però disegna dune diverse di giorno in giorno, di notte in notte. Se non hai la bussola, ti perdi. Come si può interpretare l'incontro del re Saudita con Putin, o quello di Erdogan con Rouhani, il presidente Iraniano? Non erano nemici? Se ti sei addormentato in una vallata, ti svegli su una vetta o in pianura. [...]
Ma il mitra non è un'arma di difesa
La quantità di armi che il mostro di Las Vegas Paddock (persino il nome ripugna) aveva accumulato in albergo ed in casa è talmente paradossale da essere materia di sorpresa anche nell'America che adesso si descrive come il paradiso dei pistoleros (personalmente non ne ho mai incontrato uno). [...]
L'ultimo paradosso. Anche i palestinesi adesso nell'Interpol
Ha detto bene, tutto contento, uno dei maggiori leader arabo-israeliani e deputato alla Knesset, Ahmad Tibi: "E' un vero e proprio tsunami politico". Sì, lo è, perchè è un vero disastro naturale, è uno spappolamento del corpo che dovrebbe essere destinato a difendere il mondo dal terrorismo e anche dell'ormai misero significato della cooperazione fra Stati: il 76 per cento dell'Interpol, l'unione fra polizie che deve cooperare per difendere i cittadini del mondo dall'illegalità internazionale e quindi, fra i primi doveri, dal terrore che impesta la Terra, ha votato per l'ingresso fra i suoi membri dello "Stato Palestinese".[...]
Uno schiaffo a pigri e affaristi
Donald Trump ha tenuto un discorso da statista, con uno sfondo dottrinale ambizioso, un discorso antiglobalista ma internazionalista, con al centro gli USA in testa allo schieramento democratico, in lotta per un mondo diverso, pena la resa e il declino. L'introibo tutto nazionale, sulla pena e l'orgoglio dopo i cicloni, gli ha dato agio di partire dalla sua gente per allargarsi al politico e teorico in stile deciso, popolare, contro i politicanti impersonati in questo caso dall'ONU stessa, pigra, affarista, che ha mangiato più di nove miliardi di dollari del contribuente americano restituendo soltanto inefficenza, incapacità, esaltazione dei regimi autoritari, odio per gli USA. Il messaggio è: se non cambiate, i nostri soldi li impegneremo meglio in un'impresa adatta ai valori americani.[...]
Accordo tra Hamas e Fatah. Le prove di pace? Una farsa
Il Giornale, 18 settembre 2017
Abu Mazen deve dedurre dalla novità che è il capo riconosciuto di tutti i palestinesi? Per carità. Hamas deve mettersi la coda fra le gambe e uggiolare? Ma nemmeno per sogno. Israele e il mondo devono immaginare che adesso si parla di pace? Nemmeno per idea. Eppure Ismail Haniyeh, il capo politico di Hamas, ha annunciato che la sua organizzazione, il gruppo terrorista islamico che domina Gaza e fa capo alla Fratellanza Musulmana, campione di guerre e attacchi terroristici, è pronta a parlare di riconciliazione senza precondizioni e che dissolverà il suo governo. Si formerà un governo di coalizione, si indiranno elezioni legislative e presidenziali, si smetterà di ammazzarsi e di mettersi in galera a vicenda.[...]
Lo strano Giro d'Italia che partirà da Israele
Potrebbe essere il 4 o il 5 di maggio del 2018, ancora c'è un pò di nebbia, ma Gerusalemme risplende chiara, brillante, alta all'orizzonte. Sarà da qui, ed è un evento che fa allegria in un mondo orientale grigio e aggrondato, che partirà il prossimo Giro d'Italia: ormai è sicuro. Già a metà agosto il consolato generale d'Italia nella capitale d'Israele aveva fatto sapere di essere in contatto con gli organizzatori, poi piano piano la cosa è cresciuta e così, per la prima volta la competizione tanto cara al cuore degli italiani, giunta alla sua 101esima edizione, parte dalla Città Santa.[...]
Israele bombarda la Siria. La nuova minaccia sono sempre gli iraniani
Era quasi la mattina di ieri quando, secondo fonti straniere, una squadra di jet dell'esercito israeliano ha attaccato una fabbrica di armi chimiche e di bombe su territorio siriano, nella regione di Hama a Masyaf. Se ne parlò già nel 2014 come di un alacre centro produttore di veleni chimici pronti per testate missilistiche. Nell'attacco sette persone sono morte, e dal governo di Assad sono subito partite minacce di "serie conseguenze" per il bombardamento e anche congetture sull'interesse di Israele a aiutare l'Isis in difficoltà. Ma l'Isis odia Israele più di quanto odi Assad, e Israele la combatte sul suo territorio e fuori con totale determinazione. [...]