Il Giornale
I danni della pazienza di Obama
Il Giornale, 04 settembre 2017
Il fallimento plateale nel mettere in questi anni sotto controllo la potenza nucleare della Corea del Nord, che sta puntando una pistola alla tempia della pace nel mondo, è un immenso fallimento di comprensione della realtà della realtà in cui viviamo. Esso è dovuto soprattutto all'incredibile e colpevole cedevolezza ideologica di lunga durata degli Stati Uniti, accompagnati dall'Europa, culminata nell'amministrazione Obama. Ma essa risale a Clinton, a Bush, ha avuto una grande spinta avanti nel 2003 nel lavorio contro le sanzioni di Condoleeza Rice, ma è legata alla continua crescita strategica dell'ideologia culminata nella "pazienza diplomatica" di Obama. L'idea di fondo è quella che non ci sia conflitto che non possa essere risolto, senza fretta, con una trattativa e alla fine con un accordo valido per le due parti. Una convinzione letale, che nasce da una convinzione ideologica pregressa secondo la quale le ragioni del tuo nemico sono razionali e comprensibili, e anzi nascono dalla storia di oppressione in cui tu, proprio tu, quindi gli Stati Uniti, lo hai costretto in sofferenza.[...]
Il Parlamento tedesco apre ai terroristi
Il Giornale, 03 settembre 2017
Se l'Europa avesse un senso, una realistica memoria storia, uno scopo morale, non lo permetterebbe. E invece accadrà: proprio a Berlino, dove tutto è finito e ricominciato. In nome della libertà di opinione correranno per il Bundenstag degli assassini terroristi. Beh, non sarà la prima volta. Ma si poteva sperare che dopo Hitler si cercasse di evitarlo per il futuro. Invece in piccolo proprio oggi si produce una situazione spaventosa. Il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, il gruppo storicamente più assassino e più pericoloso per il suo ruolo nel terrorismo anti-israeliano ma anche internazionale di cui è maestro nelle tecniche e nella spietatezza, è stato legalmente sdoganato come gruppo che può correre in combinazione con il Partito marxista-leninista della Germania (sì, esiste ancora sia pure con 1800 membri! E ha diversi alleati con cui comporre una lista) alle elezioni del 24 settembre per il Bundenstag.[...]
Miss Libano deve restituire la fascia «È colpevole di aver visitato Israele»
Il Giornale, 26 agosto 2017
Le ragazze che partecipano al Concorso di Bellezza per Miss Emigrante Libanese sono naturalmente stupende e hanno un radioso sorriso sul volto: sembrano soddisfatte, in foto, di vivere lontano dal Paese ormai dominato dagli Hezbollah, l'organizzazione sciita libanese vassalla dell'Iran dichiarata terrorista dagli USA e per la sua parte militare (delicata sottigliezza) anche dall'Europa. Ma Amanda Hanna che è svedese-libanese e ha vinto il 12 agosto l'ambito riconoscimento non sorride più come nelle foto con la fascia della vittoria: Amanda è stata privata del titolo quando il Ministro del Turismo ha accertato, su denuncia del solerte presidente del Premio, che la giovane donna ha visitato Israele un anno fa in violazione delle leggi di boicottaggio. Orrore: aveva usato il suo passaporto svedese per visitare l'odiata terra che gli Hezbollah e i loro capi iraniani dichiarano continuamente di voler distruggere.[...]
Forza spietata contro il male
Il Giornale, 23 agosto 2017
Abbiamo speso fiato e articoli negli anni prima del 2001, a spiegare l'esistenza e la natura del terrorismo: era dura. Freedom fighter, "combattenti per la libertà" venivano chiamati i terroristi, e "compagni che sbagliano". Più avanti, specie dopo l'11 di settembre, la parola "terrorista" è stata infine sillabata, anche se è rimasto facile scrivere "tre israeliani e tre palestinesi morti" anche quando i secondi tre avevano assalito le loro tre vittime con mitra e coltelli. Ed è venuto il tempo dell'impronunciabile espressione "terrorismo islamico": è difficilissima, in tutte le lingue. I terroristi sono diventati "lupi solitari", talvolta hanno problemi psicologici o sono "emarginati", a volte si sono causalmente "radicalizzati", così come per un virus.[...]
Gli ebrei in fuga dall'Europa
Il Giornale, 20 agosto 2017
Ebrei, è tempo di lasciare l'Europa e di andare in Israele prima che sia troppo tardi. L'ha detto senza temere il biasimo che certamente lo investirà il rabbino capo di Barcellona Meir Bar Hen. La sua è stata di più e di meglio che un'uscita dovuta allo shock per l'attentato di due giorni or sono: una riflessione storica nell'intento di salvare vite umane. Le comunità ebraiche europee hanno conosciuto le peggiori traversie, l'antisemitismo le ha investite in tutte le forme, hanno conosciuto il disprezzo, la violenza e la reclusione inflitte dal cristianesimo; i pogrom dell'Europa orientale e del nord; la peggiore di tutte le persecuzioni della storia, la Shoah, per mano dei nazifascisti. Adesso, è senza esagerazione che è il momento di denunciare una catastrofe storica di dimensioni epocali: è il nuovo antisemitismo islamico che è stato importato a bizzeffe e ha trovato alleati e terreno di cultura sia a destra che a sinistra, sia nell'odio razziale puro e semplice della destra estrema, che nell'antisemitismo travestito da critica dello Stato d'Israele della sinistra.[...]
L'accoglienza a tutti i costi è un assist per chi ci odia
Il Giornale, 19 agosto 2017
Il concetto di accoglienza non contiene rotture rispetto all'ideologia dell'Occidente, a contrario: è ricco di umanità, di desiderio di conoscenza, di buoni sentimenti. Barcellona oggi sbreccata, insanguinata, sofferente è stata la città più accogliente del mondo, non solo perché il mondo la ama e la visita per la sua bellezza, ma per la sua scelta di chiedere che i profughi la scelgano come obiettivo preferito, senza limiti, senza scegliere. Una scelta coraggiosa fino all'incoscienza. Ma quando si guardano le fotografie del 17 maggio della manifestazione di Barcellona che fu la prima di una serie, fra cui un vastissimo raduno a Milano pochi giorni dopo, in cui i cittadini guidati dai loro sindaci e da una serie di politici e intellettuali chiedevano che l'accoglienza fosse ampliata; manifestazioni in cui si chiedeva che gli immigrati diventassero la colonna del futuro stesso delle loro città; se si guardano le immagini delle Ramblas invase di folla e di cartelli che invocano "open borders" (confini aperti), e mondi "senza mura" e gridano che "biasimare l'Islam per il terrorismo è come biasimare il cristianesimo per il colonialismo". [...]
L' Iran prossimo fronte nella partita nucleare
Il Giornale, 13 agosto 2017
Molte fatali regole del gioco nucleare sono state rotte in questi giorni, e fra queste una cui Israele è stata in tutti questi decenni, dal 1967, molto fedele: la discrezione, il silenzio, la sua specifica "deliberate nuclear ambiguity" scelta e perseguita senza defezioni su quelle che si dice sia la forza di Dimona: 200 bombe pronte all'uso. In generale, l' ambiguità segue una regola del silenzio: Kim Jong-un l'ha rotta con le sue minacce poi seguite dal duro monito di Trump: nel mondo della bomba si parla il meno possibile se non per condannarla, per paventarne le terribili conseguenze.[...]
Israele offre la pace: via i metal detector. E ora i musulmani tornano sulla Spianata
Il Giornale, 28 luglio 2017
Sono già due giorni che i "metal detector" denunciati come un ennesimo tentativo da parte israeliana di controllare, sottomettere, forse distruggere (!) la Moschea di Al Aqsa sono stati smantellati. Ma solo ieri Muhamad Hussein, il gran Muftì, ha annunciato che il boicottaggio delle Moschee iniziato il 14 di luglio era finito e che si poteva tornare a pregare sulla Spianata. Anche Abu Mazen con una dichiarazione scritta ha fatto sapere che si poteva andare di nuovo nel luogo santo a genuflettersi di fronte ad Allah. Molti musulmani, così, ieri pomeriggio si sono precipitati in cortei trionfanti alla Moschea, festeggiando quella che appare come una capitolazione di Israele di fronte al terrorismo islamico e alle pressioni esercitate da tutto il mono. Data la passione per le congiure e le cospirazioni, c'è anche chi dice che è tutta una finta e che gli israeliani già si ingegnano di trovare altre strade di controllo: per esempio Al Jazeera ha detto che macchine da presa nascoste spiano e filmano coloro che vengono frugati e li mostrano nudi ai poliziotti israeliani. Una storiella come quella dei delfini-spia che adorna la mitologia anti-israeliana.[...]
A Gerusalemme è guerra aperta: 8 morti. Adesso Abu Mazen si schiera con Hamas
Il Giornale, 23 luglio 2017
Una casa del villaggio di Halamish non lontano da Ramallah e da Gerusalemme, completamente inondata di sangue. Il pavimento della cucina così rosso che non si distingue il colore del pavimento; quattro corpi crivellati di colpi di coltello, come se una tigre avesse compiuto la sua caccia: sono tre persone della stessa famiglia, il padre intorno a sessanta anni, un uomo e una donna, suoi figli, sui quaranta. La madre agonizza ma verrà salvata dai soccorsi, e ancora mentre scriviamo, all'ospedale di Sharei Tzedek non sa del destino dei suoi cari. Erano una decina di persone a tavola, per la santa cena di Shabbat. Ma niente può essere santo di quello che riguarda gli ebrei quando ad attaccare sono terroristi islamici. Una delle figlie è riuscita a rifugiarsi in una stanza delle casa con i bambini, da là ha chiamato aiuto al telefono e ha urlato dalle finestre "C'è un terrorista in casa". Un giovane militare in licenza è corso sul luogo e dalla finestra è riuscito con la sua arma a ferire il terrorista, Omar Abed di 19 anni del villaggio vicino di Kaubar. E' stato ferito e portato all'ospedale e alla polizia. Alle domande ha risposto ripetendo quello che aveva scritto, riassumendone il testo, nel suo messaggio di addio: "Difendo la Moschea di Al Aqsa, l'onore musulmano. Ho solo un coltello con cui rispondere alla chiamata di Al Aqsa... Avete cominciato una guerra con noi per cui Allah vi giudicherà. Spero che dopo di me verranno uomini che vi abbatteranno con pugno di ferro. Avevo speranze e progetti, ma adesso per difendere Al Aqsa vado e non tornerò". [...]
Spianata chiusa, l'ira araba, Gerusalemme tre morti
Il Giornale, 22 luglio 2017
Ce l'hanno fatta quelli che da anni cercano di rendere il Monte del Tempio, ovvero della Spianata delle Moschee non certo un luogo di fede condivisa, ma un focolaio di odio religioso continuo contro gli ebrei nel cuore di Gerusalemme. Ieri gli scontri fra la polizia israeliana e i dimostranti palestinesi innanzitutto in Città Vecchia e intorno alle porte della Spianata ma anche in molte altre aree abitate da arabi israeliani sia a Gerusalemme che in decine di località dell'West Bank, hanno portato almeno a tre morti, fra cui uno di diciassette anni, e a decine di feriti. Non solo la capitale di Israele nella zona est e nei suoi dintorni come Abu Dis sono in fiamme, ma migliaia di musulmani sono in strada nelle maggiori località palestinesi, a Ramallah, Hevron, Betlemme. L'eco dello scontro sta raggiungendo tutto il mondo arabo col titolo degli estremisti islamici: "La Moschea di Al Aqsa è in pericolo". E' la vecchia invenzione propagandistica di Arafat, la formula infiammatoria che ha il pregio di mettere i palestinesi in rapporto diretto con il grande falò islamista e di volgerlo a suo sostegno. [...]