Arabia, svolta di Trump: "Lotta a Iran e terrore, l'Islam è nostro alleato"
Il Giornale, 22 maggio 2017
Ne è passato del tempo, forse secoli, da quando Trump, durante la campagna elettorale, disse che l'Islam era di per sè una religione portatrice di odio e quindi di terrorismo, tanto da dover vietare l'ingresso negli USA a chi venisse Paesi Islamici. Ieri, a Riyad , di fronte a un paludato consesso di una cinquantina di leader musulmani da tutti i Paesi Arabi (di fronte a teste coronate come quella di Abdullah di Giordania, presidenti forti come Al Sisi d'Egitto, deboli come Saad Hariri del Libano, e soprattutto di fronte alla cipigliosa benevolenza del vecchio re Salman) Trump ha appassionatamente dichiarato alleati di primaria importanza i musulmani in una guerra spietata e definitiva contro il terrorismo. Ha usato toni drastici e definitivi: buttateli fuori dalle comunità, dai luoghi di culto, dalla vostra Terra... I musulmani stessi sono le principali vittime, ha detto, di questi mostri "barbari" "criminali", perseguitati dal terrore estremista come i cristiani, i musulmani e, udite udite perché mai presidente ha osato denunciarlo davanti a una folla di leader islamici, ebrei.
Forse Trump, che è stato accolto con un fasto da mille e una notte, in una sala da sogno, con regali e riverenze (per altro ricambiate) non ha resistito come tanti politici speranzosi prima di lui, e non solo americani, alla consueta tentazione di fondare un nuovo Medio Oriente.
Ma il suo discorso che disegna un passaggio dalla preferenza obamiana per l'Iran a una scelta pragmatica filo sunnita e a una ripetuta messa in guardia della Repubblica Islamica, unita all''esasperazione generale verso il terrorismo, è nuovo: lo è cioè l'idea di fondo di Trump di formare una coalizione moderata capeggiata dall'Arabia Saudita (di cui con un colpo di spugna ha cancellate disinvoltamente tutte le terribili violazioni dei diritti umani e i finanziamenti alle madrasse estremiste) ha due grandi garanti.
Il primo si chiama convenienza economica, e Trump è specializzato in questo campo: le possibilità di riuscire sono infatti legate agli accordi miliardari firmati durante questa visita per la vendita miliardaria di armi americane che, come ha detto il presidente più volte, porteranno "jobs, jobs, jobs", ovvero molti posti di lavoro, e ai sauditi porteranno armi micidiali capaci di tenere a bada il nemico più pericoloso, l'Iran. Trump ha parlato della necessita dei giovani mediorentali di vivere in un universo moderno, ricco, avanzato: dunque, buisness e pace. Ma il secondo garante della linea TRump è la necessità di contenere l'Iran, il nemico sciita che ormai tutto il mondo sunnita, Arabia Saudita e Egitto in testa, paventano: Trump non gli ha lesinato critiche e persino minacce proprio verso la fine del suo discorso, ha parlato di sanzioni e di tagliare le finanze a chiunque ne faccia uso contro la pace e per sostenere il terrorismo,cioè l'Iran; ha ricordato il suo sostegno al terrorismo e persino, in quell'assemblea, l'intenzione di distruggere Israele; poi, ha disegnato l'orrore morale di chi sostiene un personaggio come Assad che ha criminalmente ucciso i suoi cittadini col gas nervino.
Insomma, l'Iran è uscito dal suo discorso come un nemico che porta instabilità e violenza. Trump ha anche molto innovato la definizione dei primi nemici da battere aggiungendo a Daesh (ovvero l'Isis) anche gli Hezbollah ( oggi appunto impiegati in Siria come fiancheggiatori di Assad insieme al loro master, l' l'Iran) e anche, novità che parifica il terrorismo che Israele subisce a quello del resto del mondo, di Hamas, il gruppo terrorista con intenzioni genocide nei confronti di Israele. Trump così facendo ha creato un problema non piccolo per Abu Mazen, che tuttora ambisce a unificarsi con questi fratelli dichiaratamente terroristi, padroni di una Gaza a regime fascio-islamista.
Trump, nonostante la grande tempesta domestica, ha avuto coraggio, e si è mostrato in ottima forma persino ballando la danza tradizionale dei guerrieri sauditi. Ha anche portando Ivanka e Melania a sventolare le chiome sotto i nasi vetusti dei dignitari sauditi e sotto lo sguardo smaliziato di tutti quei giovani principi palestrati che nella sala tutta scintillante oro e argento spippolavano i telefonini e ridacchiavano fra loro sotto la kefia ben stirata.
Questo prima che entrassero il re e il presidente, si capisce. In generale questo incontro, che ha avuto in comune con quelli di Obama solo la ripetizione del mantra che nessuno si sogna di dettare a quel mondo come deve vivere e in che cosa deve credere, apre davvero se non un'era, un momento nuovo. Naturalmente Trump, in partenza per Israele, ha anche annunciato la sua intenzione di portare la pace fra israeliani e palestinesi. Beh, si dice sempre così. Oggi comincia questo capitolo.