Il Giornale
Ora è chiaro a tutti: è la jihad che dominerà il «nuovo» Egitto
L’aria della vittoria degli islamisti della Fratellanza musulmana e del partito Al Nour, ancora più islamico, si respira già in Egitto. E puzza di bruciato. Il sessanta per cento sembra confermato, forse di più, e alla seconda tornata si prevede un’ulteriore baldanzosa crescita. L’allarme è grande: una fonte del Consiglio militare supremo ha detto al giornale Al Hayat, e certo non gli ha raccomandato di tenere il segreto, che un’eccessiva vittoria islamista «renderebbe arduo il ruolo di garanzia dell’esercito», e che più di due terzi di islamisti in parlamento abolirebbero gli articoli della Costituzione che salvaguardano la laicità del Paese. [...]
Now it’s clear to everybody: the Jihad will dominate the “new “ Egypt
Il Giornale, December 4 2011
Egypt already breathes the air of victory of the Muslim Brothers’ Islamists and of the Al Nour party, even more Islamic. They have obtained at least sixty per cent of the votes, maybe more. And in the second round of voting, their percentage is expected to have a bold increase. All this is very scary: a source of the Supreme Military Council said to the Al Hayat newspaper – and for sure without binding it to secrecy – that an Islamist landslide victory would make the “army’s guarantor role” difficult and that with more than two thirds of Islamists in Parliament the articles of the Constitution safeguarding the laity of the state would be abolished. [...]
Quella facile profezia del voto egiziano agli islamici
Peggio del previsto: dietro i Fratelli musulmani si affermano i salafiti
Negli anni ’50 dall’Egitto, quando i Liberi Ufficiali presero il potere con Nasser alla testa, tutto il Medio Oriente divenne preda del panarabismo nazionalismo, con le sue guerre, il suo odio anti occidentale, il suo furore filo sovietico. Ora, sta cominciando con le elezioni in Egitto un’altra era, quella del rinnovato potere islamico, ha il volto della vittoria di ieri della Fratellanza Musulmana alle elezioni. Non poteva andare diversamente, le speranze che la fila davanti ai seggi egiziani volesse dire modernità, attesa di un domani di libertà sono andate in fumo non appena i primi risultati sono venuti alla luce: la quota presa dai Fratelli Musulmani, sotto forma del Partito Giustizia e libertà, ne fa di gran lunga il primo partito con una percentuale fra il 40 e il 50 per cento, mentre al secondo c’è Al Nour, un raggruppamento ancora più estremista, salafita, ultra religioso.Il Blocco Egiziano di cui fanno parte Egiziani Liberi, Tagammù e Egitto Social Democratico, i laici, prendono circa il 22%. [...]
Fra Iran e Occidente scontro inevitabile
Assalto all'ambasciata, l'Iran "avverte" Londra. Un estremo tentativo i mostrare i denti e proteggere la propria potenza atomica in ascesa.
In che consiste veramente il caos iraniano, scoppi, aggressioni, rapimenti, rilasci? È l’uranio, stupido. La lista degli eventi ci aiuta, ma bisogna allargare lo sguardo: lunedì il grande scoppio a Isfahan, uno dei centri di arricchimento nucleare. Poi, ieri, l’attacco di katiushe dal Libano sulla Galilea, nel nord d’Israele, inusitato di questi tempi, perchè gli Hezbollah sono nei guai a causa della rivoluzione siriana che mette in crisi Assad, loro consueto fornitore di armi e aiuti per conto dell’Iran. [...]
Povere egiziane in fila per votare contro se stesse
Inquadrando ieri la massa di donne egiziane in fila per votare, con il capo coperto o scoperto, con i jeans o la gonna, allegre, speranzose in quello strumento meraviglioso di potere che sono le elezioni, tutte le televisioni del mondo occidentale hanno espresso il consueto entusiasmo: la primavera araba porterà la democrazia, menomale, si vede dalle donne. Invece sarebbe stato meglio sentire un brivido e avvertire quella particolare popolazione femminile sofferente, sfruttata e oggi speranzosa: attenzione, potrebbe prepararsi un destino peggiore. [...]
Poor Egyptian women stray in line to vote against themselves
Yesterday, Western televisions showed Egyptians women queuing to vote, with their heads covered or uncovered, wearing jeans or skirts, joyful, and hopeful for the wonderful power instrument of elections. And all the media voiced their usual enthusiasm: the Arab spring will lead to democracy, as fortunately shown by women. Instead, it would have been better to feel a spine chilling sensation in seeing those suffering and exploited women who are now rejoicing: indeed their lot tomorrow may be far worse. [...]
"Questa Turchia si crede davvero il centro del mondo"
Negli ultimi anni una specie di esaltazione ottomana ha condotto Erdogan, il primo ministro turco, e Ahmet Davotoglu il suo ministro degli Esteri, a minacciare e predicare. Stavolta Davotoglu ha sparato che l'Europa deve scegliere se diventare «potenza globale» con la Turchia, o diventare invece «marginale» senza la Turchia [...]
This Turkey believe to be the center of the world, really"
Il Giornale, November 28 2011
In the last few years, a kind of Ottoman elation has led Erdogan, the Turkish Prime Minister and Ahmet Davotoglu, the Turkish Foreign Minister to threat and preach. This time Davotoglu overdid it, saying that Europe must choose whether it wants to become a «global power » with Turkey or, instead, to become “marginal” without Turkey. [...]
Egitto, troppa fretta. Il voto è un pericolo
I militari guidano il Paese da cinquemila anni e non molleranno facilmente. E forse è meglio così: le elezioni favorirebbero solo i fondamentalisti islamici.
I militari hanno dominato l’Egitto per cinquemila anni, figuriamoci se adesso hanno intenzione di abbandonare il potere. Senza entrare nelle finezze etno- storiche per cui forse gli egiziani di oggi non sono proprio gli egizi di ieri, tuttavia insieme ai faraoni di cui ci sono rimaste vivide pitture e statue, appaiono sempre cerimoniosi generali, di cui ci sono rimasti nomi e notizie. Al tempo nostro, Nasser era un militare, come Sadat e Mubarak e dietro di loro si sono sempre intraviste solide figure marziali di supporto. Tantawi, oggi energico generale 76enne, era sodale di Mubarak, e adesso che la folla in piazza Tahrir ne urla con odio il nome, resiste galleggiando sul caos: ma se anche lui cade sotto la spinta della piazza, il futuro sarà peggiore. [...]
Egypt, it’s dangerous to rush into elections
Il Giornale, November 24 2011
The military have been ruling the Country for over five thousand years and they will not give up easily. And maybe for the better: the elections would only benefit Islamic fundamentalists.
The military have dominated Egypt for five thousand years and in no way will they relinquish their power today. There is no need to enter into the ethnic and historical fine speculations according to which today’s Egyptians are not really the Egyptians of the past. But the pharaohs - still visible through paintings and statues – were always accompanied by pompous generals whose names and feats passed on through history. In our time, Nasser was a military, like Sadat and Mubarak and behind them always appeared some sound army support officers. Tantawi, currently a 76-year old energetic general, was a close friend of Mubarak. And now that the crowd in Tahrir square is yelling his name with hatred, he is resisting floating on chaos. But if he yields to the pressure of the square, the future will be worse. [...]
In arrivo il Califfato di Tunisia, 'grazie' al partito islamista Ennahda
Una lunga, capziosa discussione politica per formare un governo è sinonimo di democrazia: la storia d’Italia annovera svariati governi duri da partorire. Ma così come le elezioni non sono garanzia che la democrazia ha vinto (ci mette in guardia il grande storico Bernard Lewis) anche la trattativa e le sue lungaggini non ce lo promettono, specie nell’ambito della primavera araba. Dopo la fiammata hanno preso a strisciare, lunghissimi, le stragi di Assad, la riconquista silente e avida dei militari egiziani, il tira e molla della Tunisia. [...]
Quanti arabi salvati grazie a medici israeliani
Migliaia di arabi sono stati salvati da Israele: si fosse mai sentito un "grazie"
Lasciatemi essere melensa per una volta, proprio mentre i missili iraniani vengono montati sulle rampe e gli F16 israeliani rollano: è una storia di scienza e di buon senso, una storia in cui una dottoressa iraniana di una clinica universitaria, tuttavia prudentemente firmatasi NN, ha contattato “urgente!” il dottor Adi Weissbuch a proposito di una sua paziente alla sedicesima settimana di gravidanza con una grave malattia genetica. [...]
How many Arabs saved thanks to Israeli doctors
Il Giornale, November 12 2011
Thousands of Arabs saved by Israel: no-one ever said “thank you”
Let me be sentimental, once. While Iranian missiles are being deployed on the launch pads and the Israeli F16s are ready to take off, a story unfolds. It’s a story of science and common sense, the story of an Iranian doctor from a University hospital – who cautiously undersigned her “urgent!” mail NN – to Doctor Adi Weissbuch for one of her patients at the 16th week of pregnancy with a severe genetic disease. [...]
Ora togliete il Nobel a chi ha mentito sul nucleare iraniano
L’ex direttore dell’Aiea El Baradei per anni ha minimizzato i rischi. Nel 2005 lo premiarono per "gli sforzi contro l’atomica".
C’è un eroe e c’è un gran villano nella storia della patata più bollente che il mondo intero si trova a maneggiare dalla seconda guerra mondiale, quella che ci porgono le 25 pagine dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica: tecniche, gelide, precise, confermano l’intenzione e anche, fra le righe, il successo dell’Iran nel perseguire la bomba atomica. Sì, la bomba atomica che starebbe per essere sperimentata in strutture apposite, che, si spiega, difficilmente potrebbero servire all’allevamento delle galline o quant’altro, e le testate atomiche per i missili Shihab 3: di questo si tratta, ci dice senza scomporsi la relazione, e non di energia atomica per benefici fini. [...]
And now take away the Nobel Price from the one who lied on the Iranian nuclear program
Il Giornale, Novembre 10, 2011 by Fiamma Nirenstein
The former Director of the IAEA El Baradei has minimized the risks for years. In 2005 he was awarded the Nobel Prize for “his efforts against the atomic bomb.”
There is a hero and a terrible villain in the story of the hottest potato the whole world has been trying to handle since World War II: the 25-page report submitted by the International Agency for Atomic Energy: technical, icy, precise, confirming the intention – and between the lines – the success of Iran in pursuing the atomic bomb. Yes, the atomic bomb, that is allegedly about to be experimented in ad hoc facilities which– as the text reads – are hardly designed for poultry farming or for anything else. And the nuclear warheads for Shihab 3 missiles: this is the real nature of this program– explained without flustering by the report – and it is not atomic energy for peaceful purposes. [...]
Attenti alla Sharia, si è già insinuata nella civile Europa
Se vi state preoccupando perché la primavera araba sta finendo tutta in sharia (la legge islamica che, se applicata per intero, impone punizioni fisiche dalle frustate al taglio della mano, colloca le donne in posizione di inferiorità e nel caso le condanna alla lapidazione, quasi non punisce il delitto d’onore,permette la poligamia e impone il velo, proibisce l’alcool, le discoteche, il giuoco...), bene non guardate tanto lontano, venite in Europa a preoccuparvi un po’. [...]
Beware, Sharia has already creeped in Europe
Il Giornale, November 6 2011
If you are worried because the whole Arab spring is ending up in Sharia (the Islamic law that – in its most fundamentalist implementation – envisages physical punishment ranging from whipping to hand cutting, gives women an inferior status and can sentence them to be stoned to death, does not punish honor killing, allows for polygamy, imposes the headscarf, prohibits alcohol, discos, gambling) well, don’t look around, come to Europe and get worried. [...]