La guerra antisemita contro l'Occidente
7 ottobre 2023 Israele brucia
Informazione Corretta, il nuovo video di Fiamma Nirenstein
Il Giornale, 16 dicembre 2020
Mohammed
Al Saaed, l'analista politico del giornale saudita Okaz scrive il 30
novembre «come si può condannare l'uccisione di un uomo che ha dedicato
la sua vita a costruire una sinistra bomba atomica per un regime
malvagio, mentre non condannano l'uccisione di tanti innocenti nella
regione. L'Iran uccide Siriani, Iracheni, Libanesi, ha distrutto lo
Yemen, e sponsorizza gruppi terroristici...». A cui, aggiungiamo noi,
l'Iran uccide americani, francesi cittadini di ogni origine, colore,
credo... e programma il genocidio in un intero Paese che «verrà
cancellato dalla faccia del mondo», Israele. L'uomo di cui qui si parla è
Moshen Fakhrizadeh. È stato definito scienziato, fisico, professore
universitario. Ma non c'è nulla che rappresenti meglio delle reazioni
pietistiche di questi giorni all' eliminazione di Fakhrizadeh la
confusione e l'ignoranza sul regime degli Ayatollah e sui suoi
molteplici significati. In realtà le condoglianze, se si da ai dolenti
il beneficio di inventario, sono suonate più che altro come una nota di
amaro biasimo nei confronti di Israele. È stata un'occasione
irresistibile per mostrare i propri colori, per dare di gomito al regime
più feroce del mondo che perseguita, soprattutto, i propri cittadini
soggiogati e perseguitati dalle Guardie della Rivoluzione degli
Ayatollah. Ma le lacrime sullo «scienziato nucleare» Moshen Fakhrizadeh
sono lontane dalla comprensione di quel che Fakhrizadeh rappresentava
perla guerra iraniana. Il punto di vista umanitario, tipico della nostra
cultura, non funziona quando si parla di un generale in guerra, e qui
di questo si tratta: di un altissimo ufficiale, responsabile del
programma fondamentale per uno scontro in atto nel presente.
Fakhrizadeh, infatti, non era uno in primis scienziato o professore
universitario, ma un generale della Guardia Rivoluzionaria che, mentre
insegnava fisica all'Università delle Guardia Imam Hussein, aveva un
ruolo strategico nel maggiore fra i disegni di conquista di uno Stato
islamico mondiale, da compiersi per passi successivi, in cui l'atomica è
fondamentale. E Fakhrizadeh era il padre della bomba da quando, nel
1998, era stato messo alla testa del programma nucleare, col ruolo di
capo del PHRC, il centro di ricerche per lo sviluppo nucleare. La
determinazione di Fakhrizadeh a raggiungere la bomba si articola in
mille invenzioni e cambiamenti di strada. [...]
venerdì 11 dicembre 2020
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Cari amici,
Radio Radicale trasmette in video la rubrica settimanale Il Medio Oriente visto da Gerusalemme condotta da Giovanna Reanda.
Potrete rivedere la puntata aprendo questo link:
https://www.radioradicale.it/scheda/623756/il-medio-oriente-visto-da-gerusalemme
martedì 8 dicembre 2020
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La
giornalista e membro del Jerusalem Center for Public Affairs a
Formiche.net: “Non cambia nulla. L’Iran resta un Paese che si celebra
come il presidio della venuta del Mahdi, il profeta sciita che salverà
il mondo costruendo uno Stato islamico totale”
Che Iran sarà senza Khamenei e Fakhrizadeh? Se l’81enne Ayatollah, gravemente malato, potrebbe essere sostituito dal capo della magistratura iraniana, Ebrahim Raisi ma
senza un sensibile cambio di rotta, ecco che la perdita dello
scienziato nucleare toglie a Teheran il suo braccio operativo che
preparava le testate atomiche dei missili balistici.
Lo dice a Formiche.net la giornalista Fiamma Nirenstein,
tra le altre cose membro del Jerusalem Center for Public Affairs, che
scompone la transizione iraniana leggendola in filigrana anche alla luce
dei rapporti con Israele e Turchia e dell’accordo militare e
commerciale tra Cina e Iran, di cui poco si parla in Ue.
Il
leader supremo iraniano avrebbe trasferito i suoi poteri al figlio
Sayyid Mojtaba Hosseini Khamenei. Cosa cambia di fatto nel Paese e nelle
sue strategie?
Per
dirlo sarebbe opportuno conoscere davvero come stanno le cose, data la
confermata tendenza ingannatrice dell’Iran, abile a celare le
informazioni a tutto vantaggio del regime. È vero che Khamenei è in
avanti con l’età, è vero inoltre che suo figlio 51enne Sayyid Mojtaba
Hosseini non è molto diverso da lui. Potrebbe ottenere l’appoggio della
Guardia Rivoluzionaria Islamica, lo Stato nello Stato, fondamentale per
arrivare al potere nel Paese.
Chi è davvero Sayyid Mojtaba Hosseini?
Nel
suo rapporto con l’Occidente è pesato da tutti come un duro, ma non
credo possa essere preso in considerazione come un vero successore,
anche perché gli manca l’expertise religioso dell’Ayatollah. Ma Khamenei
non è un re, che può passare la corona in maniera successoria.
Chi potrebbe essere allora il preferito dell’assemblea degli esperti?
Non
solo, il successore dovrebbe anche incassare al contempo l’appoggio
della Guardia Rivoluzionaria Islamica. In primis vorrei dire che non
credo molto al dibattito che si sta articolando su possibili moderati al
potere nel post Khamenei: è un dibattito che va bene in Occidente, ma
non nella mentalità iraniana, sciita e musulmana. Non dimentichiamo che
il presidente iraniano Hassan Rouhani,
che è stato ritenuto erroneamente un moderato, si è invece dedicato con
passione a tutte le azioni che hanno portato l’Iran a confermare la sua
strada programmatica: l’imperialismo targato Qasem Soleimani,
dimostrato dai documenti diffusi dal Mossad accanto al ruolo dello
scienziato nucleare Mohsen Fakhrizadeh.
Per cui non cambia nulla nella struttura di un Paese che impicca
omosessuali e dissidenti, trattando le donne come cittadine di quarta
categoria. E l’Iran resta un paese nazionalista che si celebra come il
presidio della venuta del Mahdi, il profeta sciita che salverà il mondo
costruendo uno Stato islamico totale.
Tra i papabili di cui si discute in questi giorni quale potrebbe spuntarla? [...]
domenica 29 novembre 2020
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Cari amici,
oggi, il sito web Informazione Corretta pubblica in esclusiva un mio nuovo video "Che cosa significa l'eliminazione dello scienziato nucleare degli ayatollah"
Clicca qui per vedere il video
Il Giornale, 28 novembre 2020
Quando
Benjamin Netanyahu nel gennaio del 2018 presentò al pubblico stupefatto
l'intero archivio iraniano che il Mossad era riuscito a sottrarre a
Teheran, dimostrando con le sue 50mila pagine l'accanimento del Paese
degli ayatollah nel perseguire la bomba atomica che avrebbe "cancellato
dalla mappa d'Israele", dedicò una diapositiva della sua presentazione
al dottor Mohsen Fahrizadeh. “Ecco colui” –disse- “che fa tutto il
disegno nucleare, è lui il capo”. E aggiunse dopo una breve pausa:
"Ricordatevi questo nome: Amad Mohsen Fakhrizadeh". Chi se ne doveva
ricordare, non ha mancato al compito. Così ieri nel cuore di Teheran,
nella capitale, l'uomo che avrebbe dovuto essere uno dei più protetti
del Paese, il cui ruolo era l'anima strategica dell'Iran khomeinista e
la cui vita si svolgeva all'interno del cerchio più stretto degli
ayatollah,è stato eliminato. Era lui che aveva ordinato l'arricchimento
dell'uranio più veloce in questi ultimi mesi tramite un nuovo sistema
liquido, lui che aveva appena ricevuto il compito,stabilito da una nuova
legge solo due giorni fa, di avviare una fase di maggiore attività
tramite la costruzione di un nuovo reattore.
L' accanita
resistenza legata al disegno islamista iraniano sciita di soggiogare
innanzitutto il Medio Oriente e poi, con pazienza e con l'atomica, di
piegare tutto il mondo alla propria verità dottrinale, aveva in lui un
leader modesto e durissimo, un sacerdote, come Kassem Suleimani: ambedue
provenienti dalle file delle Guardie della Rivoluzione, erano l'uno il
generaleche conduceva sul campo le truppe e gli alleati Hezbollah,
Hamas, Houti, alla conquista,utilizzando la forza bruta e i missili
balistici; l'altro, l'uomo che aveva celato e mostrato, cacciato l'IAEA
per poi invitarla di nuovo, attrezzato Fordow e Natanz per compiti
differenziati, segreti e letali negli anni. Sono stati ambedue
eliminati, e la perdita anche di Fakhrizadeh è un colpo durissimo dopo
quella di Suleimani; e questa è anche un'impresa beffarda e
dimostrativa,dato che, come l'eliminazione del 15 novembre per mano
israeliana su intenzione anche americana del numero 2 di Al Qaeda
Mohammed al Masri ospite a Teheran, è uno show di controllo del
territorio iraniano che certo non tranquillizza Khamenei. Chi ha
colpito,può arrivare dappertutto. Chi ha ucciso il professore? Dall'Iran
hanno avuto la condanna pronta: Israele. Ipotesi plausibile. Ma sono in
tanti a voler fermare la prepotenza terrorista del regime degli
ayatollah; e i tempi dell'attentato,che certo è stato preparato a lungo,
sembra tuttavia legato al momento politico. Trump lascerà presto la
Casa Bianca.[...]
venerdì 27 novembre 2020
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Cari amici,
per la prima volta Radio Radicale trasmette in video la rubrica settimanale Il Medio Oriente visto da Gerusalemme condotta da Giovanna Reanda.
Potrete rivedere la puntata aprendo questo link:
Il Giornale, 24 novembre 2020
Nonostante
la cortina di fumo, brilla di luce storica l'incontro del Primo
Ministro israeliano Benjamin Netanyahu domenica notte con il Principe
della corona Saudita Mohammed bin Salman sul suolo del regno, nella
città balneare di Naom. Un altro dei tanti principi Faisal bin Farhan Al
Saud con un tweet ha negato, abracadabra, che l'incontro sia mai
avvenuto. Ma tutti sanno che c'è stato, che è storico, che la spinta
saudita a essere parte del grande, rivoluzionario schieramento
israeliano, egiziano, giordano, del Bahrain, degli Emirati e anche del
Sudan che intende, prima di tutto, spingere il nuovo Presidente
americano Biden, soprattutto a non farsi incantare dalle sirene
iraniane. Secondo la versione ufficiale, i sauditi hanno incontrato
soltanto Mike Pompeo, il Segretario di Stato americano. Ma Bibi su un
Gulfstream IV privato di un miliardario amico (Udi Angel) che già nel
passato gliel'ha messo a disposizione per missioni segrete, si è levato
in volo verso le 6,00 di sera costeggiando la penisola del Sinai e poi
dirigendosi sulla costa nord ovest del Mar Rosso.
A
bordo, oltre al Primo Ministro, Yossi Levy, il capo del Mossad,
indivisibile compagno di avventure. Là si è svolto l'incontro. Possiamo
intuire che Bibi, con l'assistenza di Pompeo, al limite della leggenda,
abbia finalmente definito i termini definitivi di una pace prossima
ventura col Paese che è stato il leader storico-ideologico del
fondamentalismo islamico, di Sayyd Qutb e anche di Bin Laden, la terra
del Haj e della Casbah, dove ogni musulmano è obbligato a compiere una
volta nella vita il pellegrinaggio dell'anima. [...]
Il Giornale, 22 novembre 2020
Dieci giorni di corsa, il titolo del viaggio "antiterrorismo e libertà religiosa": e lui lo intende davvero così. È così facile, logico, ragionevole, ha ripetuto tranquillo Mike Pompeo, fino a giovedì in Israele bombardato di domande dai giornalisti, sospettato di essere un colonialista, un imperialista, insomma, l'emissario di Trump. In realtà è un uomo con una missione, il suo largo viso energico è paesano, da abruzzese di Pacentro come i suoi nonni. Indossa un tocco di orgoglio militare, costruito da capitano a West Point, e di astuzia, da laureato ad Harvard in giurisprudenza. A pochi giorni dalla scadenza del suo mandato, Pompeo ne ha speso dieci in un giro che ha compreso la Francia, la Turchia, la Georgia, Israele, gli Emirati Arabi Uniti, e il Qatar.
Il giro di Pompeo ha voluto disegnare un tracciato, una dottrina: ai nemici di Trump la sua politica estera è apparsa destrutturante e provocatoria, e invece con questo viaggio, di radicarsi nel futuro degli Stati Uniti, e, da subito, nella politica di Biden. Così i continui richiami alla pericolosità dell'Iran e alla necessità di bloccarne l'imperialismo, la corsa alla bomba atomica, la violazione dei diritti umani. Così l'oramai condivisa sospettosità verso la Cina.
Nel suo viaggio Pompeo ha incontrato Macron per dimostrargli la disponibilità a combattere al suo fianco il terrorismo, l'ISIS e le incursioni iraniane, e non c'è dubbio che non gli mancano gli argomenti, l'eliminazione di Qasem Soleimani l'ha visto in prima fila; in Turchia non ha incontrato Erdogan, ma il patriarca ortodosso; intanto inaugurava un nuovo rapporto militare con la Grecia, stabilendo da che parte stanno gli USA nel Mediterraneo orientale; poi a Tbilisi ricordava che la Russia ha sempre di fronte un contendente mondiale del peso degli USA; ed ecco il Medio Oriente, dove Pompeo con Trump ha portato un'innovazione formidabile, quella che tutti cercano, la pace con alcuni Paesi islamici dell'area, il segnale che anche l'Islam può accogliere altre religioni accanto a sé, persino a Gerusalemme. I Paesi arabi vogliono questa pace, Pompeo l'ha ribadito, anche dicendo la verità, senza fingere di credere che Israelesia un aggressore mentre è stato aggredito fin dal 1948, via via fino a quel fatale '67, data di occupazione dei Territori. [...]
venerdì 20 novembre 2020
Generico 0 commenti
Cari amici,
per la prima volta Radio Radicale trasmette in video la rubrica settimanale Il Medio Oriente visto da Gerusalemme condotta da Giovanna Reanda.
Potrete rivedere la puntata cliccando qui
Il Giornale, 15 novembre 2020
I colpi esplosi in una calda notte d'estate, il 7 d'agosto, contro un Renault Bianca uccidendo quello che apparve all'inizio come un professore libanese di nome Habib Daoud e la sua figlia 27enne in un sobborgo di Teheran, quasi non si sentirono nella gran salva di botti che stava scuotendo tutto il Medio Oriente: le esplosioni frequenti nelle centrali nucleari in Iran, l'immensa, tragica esplosione nel porto di Beirut legata agli Hezbollah, gli amici più intimi del regime degli Ayatollah, e intanto la rumorosa discussione sull'estensione delle sanzioni all'Iran. I due motociclisti con la mitraglietta in realtà avevano fatto un colpo storico: l'uomo ucciso non era come sembrò nei primi giorni un militante degli Hezbollah ma il numero due di Al Qaeda, Abu Muhammad al Masri, cioè "l'Egiziano", il cervello degli attacchi alle ambasciate americane in Africa. Con lui era la figlia, moglie di Hamza, figlio di Bin Laden.
Un gruppetto tutto sunnita, la cui presenza a Teheran mostra il nesso fra l'organizzazione sunnita terrorista intrisa di sangue occidentale e specialmente americano, e il Paese sciita, in testa alla lista del terrorismo mondiale. Bin Laden, si sostiene, era a suo tempo stato nascosto a Teheran. L'ascia di guerra fra i due gruppi la cui violenta guerra religiosa è nota, è stata sotterrata in nome del comune odio senza quartiere per il mondo occidentale, in testa l'America e Israele.
Non a caso a lungo il regime di Teheran ha negato che si trattasse di al Masri, prova lampante della sua collaborazione con un terrorista sunnita sulla cui testa gli USA avevano messo 10 milioni di dollari. Israele ha compiuto l'operazione d'accordo con gli USA, e chissà quante altre del genere hanno evitato stragi, punito terroristi internazionali, distrutto nuclei organizzativi sul piede di guerra anche da noi, in Europa. Oltre alla maestria consueta e al coraggio incredibile di uomini del Mossad di cui non si saprà il nome, si può solo lodare la fantastica capacità quando l'operazione riesce; probabilmente non conosceremo mai, invece, le perdite e le tragedie. [...]