Con il paraocchi contro Israele
lunedì 8 febbraio 2021 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 08 febbraio 2021
E’ un brutto segno dei tempi che l'Icc, la Corte penale internazionale, che avrebbe moltissimo lavoro da fare con i siriani, iraniani e chiunque compia veri, sistematici crimini di guerra, abbia invece impiegato tre dei suoi giudici per riconsegnare, dopo una valutazione professionale, nelle poco amichevoli mani della signora Fatou Ben Souda capo pubblico ministero, la giurisdizione territoriale della Corte nei confronti di Israele, palestinesi, Gaza. Cosa vuol dire questo? Che se la signora deciderà di servirsi della decisione, qualsiasi israeliano membro del governo, del sistema giudiziario, dell'esercito, qualsiasi soldato che abbia partecipato alle guerre di Gaza potrà essere arrestato e inquisito, per esempio in Italia, e portato in processo come criminale di guerra. Anche chi vive nei Territori, persino nella zona C che secondo gli accordi di Oslo è riconosciuta come totalmente nella giurisdizione israeliana sarà un sospetto criminale, e così in tutti i territori che la maggioranza dei giuristi ormai definisce, in base alle risoluzioni dell'Onu, territori disputati, potranno essere processati come Saddam Hussein, come i responsabili dei grandi criminali della Cambogia, del Rwanda, del Darfur. Se la Ben Souda, che fra l'altro sta per andare in pensione, accetta il verdetto farà la gioia dei palestinesi e non solo: gioiranno gli iraniani, i turchi, gli Hezbollah, tutte le organizzazioni terroriste del mondo devote alla guerra a Israele; si sentiranno rattristati e infastiditi i Paesi Arabi che hanno appena siglato la pace di Abramo; e soprattutto avrà una bella spinta in avanti il movimento di boicottaggio Bds e tutte le ideologie di destra e di sinistra antisemite, che ultimamente vanno forte. Netanyahu ha semplicemente spiegato che Israele non si arrenderà e che «quando si decide di attaccare Israele per falsi crimini di guerra, questo è puro antisemitismo». [...]
Israele si avvicina all'immunità di gregge col record di immunizzati (e di lockdown)
venerdì 5 febbraio 2021 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 05 febbraio 2021
Israele
non è soltanto il Paese che ha il maggiore numero di vaccinati al mondo
e quello ha avuto il maggior numero di lockdown (tre): non sono due
dati in contraddizione. E anche il Paese che ha avuto il coraggio e la
severità di smontare qualsiasi pensiero ottimista, che ha intrapreso la
battaglia contro il Covid come uno scontro fatale, per la vita: uno di
quelli cui Israele è stato abituato sin dalla sua nascita. La crisi è
costata 4.864 morti, tanti per un Paese di 9 milioni di persone, e
72mila infettati. I malati gravi sono circa 300, in diminuzione da
quando le vaccinazione sono schizzate in alto, ma sempre troppi e le
critiche al governo non mancano. Fa parte della vicenda del coronavirus:
una pioggia di accuse alla classe dirigente. Ma non c'è dubbio: è stato
a causa della durezza con cui il virus è stato affrontato da un Paese,
da un popolo, da un primo ministro, Netanyahu, avvezzi a difendersi da
pericoli mortali che Israele è diventato il numero uno nel mondo della
lotta contro il Covid; è per questo che i miei amici dall'Italia
chiedono se per caso c'è una norma per cui si possa venire a vaccinarsi a
Gerusalemme o a Tel Aviv.
Mediorientale
venerdì 5 febbraio 2021 Generico 0 commenti
Cari amici,cliccando qui potrete riascoltare e leggere la trascrizione della rubrica di questa settimana Il Medio Oriente visto da Gerusalemme condotta da Giovanna Reanda
Nirenstein: "Ecco come Israele ha vinto la sfida della vaccinazione di massa" - Libera TV
giovedì 4 febbraio 2021 Generico 0 commenti
Clicca qui per rivedere il mio intervento durante la puntata di Matrioska su TeleTicino
VIDEO Gli Accordi di Abramo: una speranza per il futuro
martedì 2 febbraio 2021 Generico 0 commenti
Cari amici,
cliccando qui potrete rivedere il video dell'incontro Gli Accordi di Abramo: una speranza per il futuro, evento organizzato dalla Fondazione Luigi Einaudi
GLI ACCORDI DI ABRAMO: UNA SPERANZA PER IL FUTURO - iscrizioni al convegno online del 1° febbraio 2021 ore 17:00
lunedì 1 febbraio 2021 Generico 0 commenti
Perché noi ebrei non vogliamo essere vittime
mercoledì 27 gennaio 2021 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 27 gennaio 2021
Quando Elie Wiesel scrisse le sue prime memorie di Buchenwald, le scrisse in Yiddish nel 1954 su una nave che lo portava dall'Europa al Brasile. Più avanti, riscrivendole in francese, Wiesel scelse un tono molto più pacato ancorché disperato, abbandonando la parte più rabbiosa, che vuole ricordare ma anche vendicarsi. Una scelta più volte elaborata dai sopravvissuti alla «morte assoluta», ma poi smussata nella scelta di una memoria collettiva tendente al perdono, decisamente orientata al recupero della vita e dell'ottimismo per il popolo ebraico. Ogni memoria della Shoah porta con sé mille punti di domanda, e tutti conturbanti e anche imbarazzanti. Quanto più le memorie sono realistiche, vive, disegnate, quanto più ci folgora l'inafferrabilità del significato a meno di accettare inutili semplificazioni retoriche. Inutili, perché, come si vede per esempio nel recente blood libel sulle accuse agli ebrei per il Covid (lo hanno diffuso o non hanno permesso ai palestinesi di vaccinarsi, roba da Der Stürmer, con tanto di vignette), non servono a evitare che l'Idra dell'antisemitismo seguiti a dimenare la sua rivoltante testa. Noi, figli e nipoti di sopravvissuti (mio zio Nedo Fiano alla cui eroica determinazione alla memoria va tutto il mio amore, e mio padre Alberto Nirenstein, storico della Shoah, che ha scelto di testimoniare per gli assassinati coi suoi libri senza un attimo di tregua), restiamo soli ogni giorno di più. Loro porgevano come un fiore rosso la loro vita, noi dobbiamo inventarci come non farlo appassire. Mi dispiace proporre qui, ma lo faccio per capire bene, il discorso di Himmler pronunciato davanti ai Reichsleiter e ai Gauleiter a Poisen, il 6 ottobre 1943, citato da Annette Wieviorka ne L'era del testimone: «Vi prego di ascoltare e di non far parola... ci si pose la domanda che ne facciamo delle donne e dei bambini? Anche in questo caso mi decisi per una soluzione chiara. Non ritenni giusto sterminare gli uomini - diciamo uccidere e farli uccidere - e lasciar crescere i bambini che potranno vendicarsi dei nostri figli e nipoti. Così si dovette prendere la difficile decisione di far scomparire questo popolo dalla terra... la questione ebraica sarà regolata entro la fine di quest'anno... in un lontano futuro potremo porci il problema se dire qualcosa di tutto ciò al popolo tedesco... assumiamo la responsabilità portando questo segreto con noi nella tomba». Nella decisione quintessenziale che rappresenta tutta la Shoah, quella di ammazzare tutti i bambini ebrei, è inclusa, esplicita, la decisione di cancellare la memoria. «In un lontano futuro vedremo... porteremo questo segreto nella tomba». [...]
Ritorno alla libertà. Lo stress post traumatico dopo la guerra al Covid
sabato 23 gennaio 2021 Il Giornale 2 commenti
Il Giornale, 23 gennaio 2021
Il Covid lascerà il suo segna post traumatico ovunque, in ogni angolo di mondo: dove io mi trovo ci siamo quasi. Mentre scrivo sento un piccolo dolore al braccio sinistro perché solo sabato sera ho ricevuto la seconda iniezione del vaccino Pfizer. Desidero questo dolore, lo percepisco con soddisfazione, è il segno della libertà, anelo alla mia «patente verde» per potere viaggiare, venire in Italia, tornare a essere libera... Ma sarò un'altra persona in un'altra società: il post trauma porta con sé conseguenze politico-culturali e mutazioni sociali. La perdita della libertà di andare e fare quel che si vuole, e quindi l'ubbidienza alle regole, l'obbligo a una vita in spazi chiusi, il senso di vertigine davanti a metropoli con le piazze e le strade vuote, saranno a lungo con noi. Sarà con noi il dolore, sconosciuto nella nostra epoca se non nelle società in guerra come Israele, della morte collettiva, a centinaia, a migliaia: d'un tratto, per la prima volta dalla guerra, amici o persone conosciute se ne sono andate tutte insieme, soffrendo. La sofferenza e la scomparsa di vecchi genitori fino a ieri protettivi, la novità assoluta della solitudine nel momento della morte, non sono più un film, né lo è la perdita del lavoro, del tuo negozio, del tuo ufficio, della scuola dei ragazzi. Sarà con noi ciò che rende la guerra così temibile: non sai che cosa ti può accadere fra un minuto, o domani, o mai. Un attimo dopo il tampone negativo, puoi già essere di nuovo infettato.[...]
Informazione Corretta, il nuovo video di Fiamma Nirenstein: Joe Biden presidente visto da Israele
sabato 23 gennaio 2021 Generico 0 commenti
Cari amici,oggi, il sito web Informazione Corretta pubblica in esclusiva un mio nuovo video "Joe Biden presidente visto da Israele"
Clicca qui per vedere il video
Mediorientale
venerdì 22 gennaio 2021 Generico 0 commenti
Cari amici,Cliccando qui potrete riascoltare e leggere la trascrizione della rubrica di questa settimana Il Medio Oriente visto da Gerusalemme condotta da Giovanna Reanda