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La guerra antisemita contro l'Occidente

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Il Medio Oriente visto da Gerusalemme

sabato 22 maggio 2021 Generico 0 commenti
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Israele-Hamas, finita la guerra degli 11 giorni

venerdì 21 maggio 2021 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 21 maggio 2021

Gerusalemme Dopo undici giorni di scontro spietato, brutta come tutte le guerre, si è conclusa anche questa: ieri sera alle 10,30 il Gabinetto di sicurezza di Israele, dopo tre ore di riunione ha stabilito che oggi ha inizio un cessate il fuoco. Non contiene condizioni, non prevede accordi: il contenuto ideologico dell'odio di Hamas che ha lanciato la guerra di distruzione dei suoi missili lanciati a pioggia sulla popolazione di Israele, dal sud confinate con la Striscia alla piana di Tel Aviv a Gerusalemme, non ha nessun contenuto che mostri aperture, ripensamenti capaci di aprire un qualsivoglia dialogo. 

Come si dice da due giorni, l'atteggiamento di appoggio di Joe Biden si è consumato nel dissenso della sua parte politica e nelle manifestazioni anti-israeliane di questi giorni, e Benjamin Netanyahu, costretto ad apprezzare tuttavia la costanza con cui per parecchi giorni Biden ha garantito l'appoggio al diritto all'autodifesa di Israele, adesso ha ceduto alla logica dei buoni rapporti con quello che resta pur sempre il suo migliore alleato. Biden a sua volta ha spinto il presidente egiziano al Sisi, con una rara telefonata, a gettare tutto il suo peso nell'arrivare al passo conquistato ieri sera.

E adesso ci siamo, anche se non è affatto sicuro che le cose andranno bene. Hamas arriva al cessate il fuoco pompata di illusioni islamiste, convinta che la guerra, per quanto distrutta possa essere la Striscia, la rende il fiammeggiante vessillo della lotta anti-israeliana in tutto il mondo che combatte la Guerra Santa contro l'Occidente e punta alla distruzione di Israele, come è scritto nella sua Carta. Ha preso in mano lo scontro religioso su Gerusalemme e la Spianata delle Moschee con scontri, attentati, e poi col lancio dei missili sulla capitale stessa, ha scavalcato Abu Mazen battendo ovunque fra i palestinesi la popolarità di Fatah, ha sollevato gli arabi israeliani, ha fatto sanguinare gli ebrei, ne ha distrutto alcuni edifici e fatto morti e feriti ebrei, ha dimostrato all'Iran insieme alla Jihad Islamica che si può fidare dell'allocazione di tutti quei soldi in missili, armi, guerriglieri, terroristi: si è visto che sono ben investiti.
D'altra parte, è chiaro che Hamas in realtà ha ancora una volta, come nella guerra del 2014 usato la sua popolazione come una povera massa di ostaggi, usata con le sue case, le sue strutture pubbliche, la sua vita, per diventare il presidio labirintico di due milioni di persone che nascondono in realtà solo un disegno di guerra, spesso non loro, che è indispensabile distruggere per non esserne distrutti. [...]

Israele valuta la tregua Biden chiama Netanyahu «De-escalation da oggi»

giovedì 20 maggio 2021 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 20 maggio 2021

Gerusalemme La sorpresa è venuta dal nord con quattro spari dal Libano, dopo una giornata bollente di missili al  sud: i razzi sono stati sparati da organizzazioni palestinesi collaterali a quella di Hassan Nasrallah, gli Hezbollah. Una finta diplomatica, ma è solo lui che può permetterlo, e l'Iran, il suo boss, che può chiedere di creare un rumore di applausi per l'uscita dalla guerra di Hamas, per altro molto desiderata a Gaza, ormai semidistrutta negli uomini e nelle cose. E' la terza volta che il nord d'Israele viene attaccata dal Libano per segnalare che Hamas non è solo. La gente che abita sul lago di Tiberiade e in Galilea ha aperto i rifugi, una donna là colpita da un attacco al cuore è in condizioni molto gravi, le memorie della guerra del 2005 col Libano ha serpeggiato fatale fra la gente.

È un tentativo di disegnare una uscita in pompa magna, con Hezbollah infuriato, gli arabi israeliani in sciopero, attentati terroristici dall'Autorità palestinese, l'Europa e gli Stati Uniti percorsi da manifestazioni in cui Israele viene condannato, delegittimato nel suo diritto all'autodifesa, chiamato Stato d'apartheid. E infine, fermato. Ma non funziona: per quanto sia, per quanti spari risuonino nell'aria, per quanto si sia seguitato anche ieri a correre nei rifugi, Israele ha distrutto l'attuale potere di Hamas. E non ha ancora del tutto finito: ieri Netanyahu, dopo un'altra giornata in cui Israele ha seguitato a rispondere ai missili distruggendo le strutture di Gaza fisicamente connesse al terrore e a perseguire i suoi uomini, ha ribadito l'intenzione definitiva, indiscutibile, di bloccare il terrorismo dei missili in maniera decisa, di lunga durata, senza stare a sentire nessuno.[...]

È la guerra mossa e voluta dall'Iran Ad Hamas missili e soldi da Teheran

mercoledì 19 maggio 2021 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 19 maggio 2021

Gerusalemme Ma non era così misera Gaza? Oppressa, "occupata" anche se gli israeliani se ne sono andati già nel 2005? E allora da dove vengono le centinaia di missili al giorno con cui Israele è stata irrorata da una settimana? Lo spiega bene un alto ufficiale palestinese della Jihad Islamica, Ramez al Halabi: "I missili con cui bombardiamo Tel Aviv, le nostre armi, i nostri soldi, il nostro cibo, sono tutte forniture iraniane". Anche il segretario di Hamas, Yahya Sinwar l'aveva già detto nel 2017: "Senza assistenza iraniana, non potremmo sparare i missili, il generale Soleimani ha messo a nostra disposizione la forza della Guardia Rivoluzionaria". Ovvero, dell'esercito di conquista iraniana. Le altre testimonianze del continuo e buon uso delle centinaia di milioni di dollari che il regime degli Ayatollah fornisce alla guerra di Gaza coprono decenni. E non si tratta di aiuti umanitari: per esempio una complessa operazione di trasferimento dei potenti missili Kornet tramite Hezbollah è stata curata da Kassem Soleimani stesso nel 2020, la sua diretta supervisione del training militare di Gaza è certificata dalla tv iraniana Al Alam nel 2021, il capo di Hamas stesso Ismail Haniya nello maggio 2020 ripete: "L'Iran non ha mai esitato nel sostegno della resistenza, finanziariamente, militarmente e economicamente".

Al funerale di Soleimani, Hanye aveva un posto d'onore, e Al Arouri suo vicecapo, disegna l'obiettivo: presto ci sarà una nuova Intifada. Sinwar chiarisce lo scopo: "E' per la battaglia per Gerusalemme". La Guerra Santa unisce sciiti e sunniti sul campo di battaglia. Già prima della guerra da Teheran la si annuncia, in un giorno in cui le marce d'odio e i roghi di bandiere con la Stella di David sono il leitmotiv. Teheran è la prima a dichiarare guerra, ma dopo averci pensato bene. Hamas è pronta? In Iran se ne discute, si valuta e si soppesa. Ma si, Hamas deve colpire, sta per conquistare tutto il campo palestinese, Israele ha una crisi politica, Trump è andato a casa, la botta della Pace di Abramo è meno consistente: la guerra lancerà una forte messaggio a chi deve capire, mentre è in corso la trattativa per il rinnovamento del JCPOA a Vienna, col nuovo presidente americano. [...]

Obiettivo raggiunto, tregua a breve

martedì 18 maggio 2021 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 18 maggio 2021

Gerusalemme Secondo una logica che può rovesciarsi ad ogni minuto per qualche evento drammatico (e ne accadono) vedremo, ma lo diciamo con cautela, un cessate il fuoco nei prossimi due o tre giorni: avverrà senza una foto della vittoria da nessuna parte, con una sconfitta non ammessa da parte di Hamas, e solo quando Israele potrà garantire un sostanziale periodo di pace. Un cessate il fuoco, con conseguente tregua ideologica: fa bene che alla televisione israeliana ad ogni interruzione dalle notizie di rovine e missili, fianco a fianco, in camice, infermieri e medici arabi e ebrei, tutti israeliani,appaiono ripetendo : insieme noi salviamo la vita. E dopo, vediamo altri negli uffici, nelle banche, nei negozi, come siamo abituati qui a Gerusalemme e nel resto di Israele a vedere dal vivo: insieme, viviamo. Stessi diritti, stessa rappresentatività nelle istituzioni, stesse difficoltà in un Paese speciale e vivo, ma difficile, caldo di temperatura e anche, adesso di missili. Ognuno di loro, ognuno di noi, si domanda in queste ore quando questo scontro con Hamas e quello sulla sua scia si interromperà. Nessuno spera che finisca per sempre: la chiamata alle armi islamista contro il popolo ebraico è cominciata da settant’anni, quando tornava a casa da un esilio forzato e rovinoso, popolo indigeno irriconosciuto.

Questo ne è un capitolo. Questo cessate il fuoco non risponderà a domande ideologiche, né alle pressioni internazionali. Si avrà quando Israele potrà promettere ai suoi cittadini, alle famiglie del sud tormentato ogni giorno ma anche a quelle di Gerusalemme e di Tel Aviv, che non dovranno più strappare dal letto i bambini e correre nel rifugio, che le loro case non saranno distrutte, che sarà possibile andare a scuola o al lavoro. Questo è l'obiettivo, tutto il resto sono sciocchezze, il dominio delle Moschee, la pulizia etnica, l'apartheid... Ma nella verità dei fatti, si tratta di togliere a Hamas la possibilità di aggredire Israele, e i fatti non escludono una rapida conclusione. In queste ore Hamas starebbe cercando mediazioni segrete tramite l'Egitto e il Qatar per concludere uno scontro che tuttavia aveva preparato molto a lungo e che ha lanciato solo quando ha intravisto una vera possibilità incendiaria, ma che, a questo nono giorno di guerra, si può dire non gli vada a segno. I segni sono chiari anche se ancora bombarda i civili israeliani e riesce a ferire e distruggere: infatti la sua ricchezza è quella della quantità e la differenziazione di missili ancora nascosti in tutta la Striscia fra cui il grosso "Aiyash", che raggiunge i 250 chilometri di gittata, autoprodotto, di cui però si sono visti pochi esemplari. Tuttavia la svariata dislocazione dei razzi e missili e dei centri decisionali di lancio negli edifici civili obbliga l'attacco dall'aria dell'IDF, per altro sempre annunciato ai cittadini perché escano dalle case. [...]

L'Occidente in corteo per Hamas odia Israele e coccola i terroristi

martedì 18 maggio 2021 Il Giornale 3 commenti
Il Giornale, 18 maggio 2021

Gerusalemme Ditemi dunque, che cosa dovrebbe fare Israele? Voi che marciate nelle strade italiane, o inglesi o tedesche con le bandiere palestinesi e urlate slogan che accusano Israele di crimini contro l'umanità, di essere uno Stato d'apartheid, di pulizia etnica, voi che difendete Hamas a Parigi, a Berlino, a Londra e a Roma, che  inondate Israele di accuse  storiche e fattuali sui social media; che, persino, con demenziali teorie della cospirazione suggerite che Netanyahu, diabolico principe del male, avrebbe scatenato la guerra d'accordo con Hamas per ragioni di potere... Voi che finché i terroristi bombardano le case, i kibbutz, le scuole, Gerusalemme e Tel Aviv non uscite per strada per denunciare i palesi crimini contro l'umanità contenuti nel prendere di mira la popolazione civile; voi che quando il terrorismo suicida fece duemila morti nelle strade di Israele con la Seconda Intifada trovaste il tempo, paradossalmente, solo per condannare, anche allora, il diritto alla difesa contro l'omicidio di massa della gente d'Israele che saltava per aria negli autobus e nelle pizzerie...

Ditemi se avete un'idea su come fermare Hamas che non prendere di mira le strutture e gli uomini di chi progetta e opera i bombardamenti. Hamas ha attaccato Israele senza nessuna ragione, un altro round in cui, ormai liberata da 16 anni di qualsiasi presenza israeliana, tortura l'intera popolazione civile prendendola a caso di mira, senza altro obiettivo che quello di terrorizzare, uccidere, distruggere. Lo fa tenendo in ostaggio la sua popolazione: due milioni di persone. Quando la usa come scudi umani, tuttavia sta in quel momento lanciando missili o organizzandosi per farlo: se l'esercito israeliano si ferma proprio in quel momento davanti alla guerra asimmetrica, il missile di Hamas parte. E quale Governo, quale esercito, ha il diritto di decidere di abbandonarsi all'eventualità che quel missile colpisca i suoi concittadini? [...]

E nel caos Netanyahu torna centrale

lunedì 17 maggio 2021 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 17 maggio 2021

Gerusalemme Nell'angolo delle notizie che occupano gli schermi, le menti e i cuori di tutti in Israele, nella paura e nella speranza, mentre ci si interroga su questioni di strategia e di sopravvivenza, si affaccia anche una strana vicenda politica: Bibi Netanyahu riemerge dopo la fallita formazione del governo, e Lapid, che ha ancora due settimane di tempo, sembra affondare. Intanto, nell'Autonomia Palestinese, perde contorno la figura di Abu Mazen, ormai né consultato né considerato a fronte di un Hamas fiammeggiante che domina la mente e i cuori dei palestinesi nella guerra senza tregua contro Israele, anche nell'Autorità palestinese. In Israele, lunedì scorso, alla tv appariva cosa fatta il Governo che avrebbe spodestato Netanyahu dopo dodici anni da Primo Ministro: sarebbe stato un Governo di cambiamento, di sinistra e di destra, di leader concordi su una parola d'ordine nata da sentimenti politici e personali: chiunque fuorché Bibi. I due leader, uno di destra Naftali Bennett ("la destra") e uno di centro sinistra Yair Lapid ("C'è un futuro") si erano accordati per un Governo di rotazione di cui erano stati già fissati persino i Ministri. Bennett, che si staccava dalla casa madre , avrebbe avuto il primo turno nella rotazione poi destinata a Lapid, ambedue sarebbero stati Ministri degli Esteri, Gantz alla difesa, e Avigdor Lieberman alle Finanze. Il punto finalmente risolto con infinite discussioni era quello sui partiti arabi: il king maker sarebbe stato il religioso islamico della Fratellanza Musulmana, astuto e realista Mansour Abbas, con un partitino capace di far raggiungere al gruppo i 61 seggi necessari per il Governo. [...]

Israele ha fretta di finire. Ma Hamas vuole la Jihad

domenica 16 maggio 2021 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 16 maggio 2021

Gerusalemme Nelle ultime ore, al quinto giorno di guerra, gli attacchi a Israele si sono moltiplicati e differenziati: provengono ormai non solo da Gaza, da cui sono seguitati a piovere i missili fino a Tel Aviv, ma dai territori dell'Autorità Palestinese, dal Libano, dalla Siria, e assumono la veste di grandi manifestazioni in molte parti del mondo, come a Londra, con bandiere palestinesi e urla di odio anti-israeliano e antisemita.

Ci sono due strategie opposte sugli scopi da raggiungere. Da una parte, Israele ha un obiettivo relativamente chiaro: togliere ad Hamas la possibilità di costringere i suoi cittadini nei rifugi, fra perdite umane e rovine. Non scalzarlo dal potere ma bloccare le potenzialità belliche dell'organizzazione terrorista per un pezzo. Per questo usa le forze aeree in modo da distruggere i nidi di missili, gli uomini che li comandano e operano. Una volta raggiunto questo obiettivo, come ripetono gli israeliani, la guerra è finita.

E' una scelta strategica molto costosa, Hamas nasconde le sue armi e i suoi leader fra i civili: così a volte la scelta è fra permettere che lancino ancora un missili contro una casa o una scuola, oppure colpire, ieri, il ricco quartiere di Rimal di Gaza, sede di Hamas e della Jihad Islamica, anche se non prima di aver avvertito gli abitanti. Altrove, come nel caso di Khalil Haya,un importante militare, solo la sua casa è stata distrutta. I grandi capi Yehje Sinwar e Muhammad Deif, poi, sono al largo. Ma Israele procede a grandi passi, e l'impresa di mercoledì, per cui sono state distrutte le gallerie che entrano in Israele e nascondono strumenti tecnici sofisticati, può accorciare i tempi e far felice il Qatar e l'Egitto che si danno da fare per il cessate il fuoco.
Dall'altra parte però, e questo aumenta l'impegno anche bellico di Israele, la strategia di Hamas non è affatto di concludere. Può, sì, offrire un cessate il fuoco finché le convenga di nuovo spedire i cittadini di Israele nei bunker. Ma alla lunga Hamas ha uno scopo strategico scritto in tutti i suoi documenti e i suoi discorsi e azioni, che è quello della Guerra Santa. Su questo lavora da quando ultimamente gli se ne è presentata la possibilità. Mi dice un palestinese da Ramallah sotto Abu Mazen: "Mai si è sentita così forte l'influenza di Hamas, i suoi uomini fanno arruolamenti continui, e quello che era un tempo di Fatah sta cadendo nelle mani di Hamas". [...]

Spettri in Israele tra invasione e guerra civile - L'incubo della guerra civile tra vicini di casa

venerdì 14 maggio 2021 Il Giornale 2 commenti
Il Giornale, 14 maggio 2021

Gerusalemme La guerra è su due fronti: ormai oltre alla pioggia di missili un feroce scontro interno fra cittadini ebrei e arabi tormenta Israele. Certo, i missili di Hamas non distinguono fra cittadini israeliani dell'una o dell'altra etnia o religione: Khalid e Nadin Awad, un padre di 56 e la figlia di 16 anni, arabi, sono stati uccisi insieme a Lod da un missile proprio come il bambino di cinque anni ebreo che ha lasciato la vita mercoledì a Ashdod proprio nello stesso modo. Ma episodi come questi ormai corrono paralleli alla frattura della vita quotidiana dei cittadini di Lod, Acco, Kfar Kassem, Jaffa, Bat Yam...  E cento altre cittadine. "Il mio caro vicino  arabo" -racconta una donna ebrea di Acco- “non mi guarda più negli occhi dopo tanti anni di buoni rapporti, né io a lui. L'ho visto dalla finestra dare fuoco alla mia macchina qui nel parcheggio".

Ci sono ebrei che tolgono la mesusà, la benedizione della casa, dalla porta, perchè gli arabi non sappiano. Vetrine sfondate, inseguimenti e tentativi di linciaggio, e gruppi di  giovani ebrei che diventano violenti bulli, c'è di tutto: in un grande ospedale Assaf ha Rofè, gli arabi hanno assalito medici e infermieri ebrei chiamandoli "collaborazionisti", un ebreo è stato pugnalato stamani a Acco per strada verso la sinagoga, c'è chi, terrorizzato, lascia la città e cerca ospitalità altrove...

Per Israele è una frattura dell'ispirazione pluralistica e democratica, e soprattutto è un danno per gli arabi israeliani che vivono una condizione unica. La festa di Ramadan, la rivendicazione della difesa di Al Aqsa sono diventate, insieme al fatto che il Partito arabo centrale, la Lista Unita, si è accodato all'incitamento una tromba di battaglia. Ieri Abu Obeida, il portavoce dell'ala militare Izzedin al Kassam, l'ha detto da Gaza: "La nostra arma oggi sono gli arabi israeliani". Ma i politici arabi danno segno di avvertire il pericolo e chiedono con gli ebrei di abbandonare la violenza. Tuttavia ci vorrà tempo, così anche sul fronte bellico: il messaggio del Gabinetto di Sicurezza è che sarà compiuto senza remissione e senza sconti il lavoro di tagliare le gambe all'apparato bellico di Hamas, uomini e missili. L'obiettivo è troncare la struttura missilistica, i suoi ingegneri, i suoi generali.[...]

Il Medio Oriente visto da Gerusalemme

venerdì 14 maggio 2021 Generico 0 commenti
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