Patti di Abramo a rischio. E ora torna in gioco l'Iran
venerdì 22 gennaio 2021 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 22 gennaio 2021
Alla
fine in Medio Oriente il nome del gioco per John Biden si scrive con la
maiuscola: Iran. In movimento, c'è un grande, bellissimo nuovo gioco
che si chiama «Patti di Abramo», ma ce riè uno vecchio e difficile che
Biden ha promesso di affrontare di nuovo. Non è in ballo Israele, ma una
collana di Paesi che rifiutano l'arma nucleare, i missili balistici, le
molteplici attività belliche e terroristiche iraniani nella zona: Biden
sa bene che alcuni Stati musulmani e in genere sunniti alleati degli
Usa hanno costruito un inusitato, nuovissimo rapporto di pace con
Israele, ma non soltanto. Sono grandi gruppi etnici come i curdi, masse
di diseredati in Siria, in Libia, in Yemen. Dalla parte opposta, i
palestinesi si aspettano una spinta fondamentale da Biden perchè la loro
palla torni a correre sul campo, e l'Iran è loro amico. E un intero
sistema di potere e di forza scardinato da Trump che chiede di essere
reinstaurato, e sarebbe un disastro. Ma Biden non è Obama, anche se il
suo primo scopo è negare vigorosamente le politiche di Trump. Chi è il
nuovo presidente? Biden si definisce «un sionista», ha incontrato tutti i
primi ministri Israeliani, a Bibi ha detto: «Non siamo d'accordo, ma ti
voglio bene». [...]
Mediorientale
venerdì 15 gennaio 2021 Generico 0 commenti
Cari amici,aprendo questo link: https://www.radioradicale.it/scheda/626316/il-medio-oriente-visto-da-gerusalemme
potrete
riascoltare e leggere la trascrizione della rubrica di questa settimana
Il Medio Oriente visto da Gerusalemme condotta da Giovanna Reanda
La purga contro i conservatori
mercoledì 13 gennaio 2021 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 13 gennaio 2021
"Questo finale rovina tutta la storia di una presidenza diffamata per anni". Intervista a David Wurmser
venerdì 8 gennaio 2021 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 08 gennaio 2021
Seduti
uno di qua e uno di là dall'Oceano, da Washington e da Gerusalemme,
contempliamo con la testa fra le mani, insieme a David Wurmser, il
disastro di Capitol Hill, la parabola del presidente che ha trasformato
la conclusione del suo mandato in un circo di leoni impazziti. David è
uno dei migliori intellettuali conservatori degli Stati Uniti, è stato
consigliere speciale al Dipartimento di Stato di John Bolton, e prima di
Dick Cheney, vicepresidente degli Stati Uniti, membro dell'American
Enterprise Institute.
Cos'è successo a Capitol Hill? «E successo un disastro. Tutta la storia della presidenza Trump sarà ricordata soprattutto per questa conclusione, e la sua memoria ne sarà interamente compromessa».
Le critiche a Trump erano già insistenti, asfissianti... «Di più, ed è stata proprio la persecuzione totalizzante del personaggio e dei suoi che ha portato al discorso scandaloso di due giorni fa. Trump è stato sempre un'antenna dello stato d'animo della sua folla, non di violenti, ma di cittadini su cui il fatto di non essere di sinistra è diventato un'accusa di essere una sorta di "nazisti". Una parola che non ammette replica, perché implica storicamente la sua totale indecenza. Trump e la sua gente in questi anni sono stati bombardati da accuse di ignominia: ci sono stati licenziamenti, fratture familiari, messe al bando di vecchi amici, odio, disgusto e shaming sui media, attacchi fisici al ristorante, per la strada ai trumpiani. La legittimazione appartiene a gruppi che per altro negli ultimi 8 mesi hanno distrutto migliaia di negozi, ferito cittadini, sparato ai poliziotti...». [...]
L'Iran minaccia vendetta per il generale Soleimani. Trump pronto alla guerra
sabato 2 gennaio 2021 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 02 gennaio 2021
La
tradizionale festa di capodanno al «Mar a Lago club», in Florida, si è
svolta senza Donald Trump. Col suo stile da D'Artagnan che non chiede il
permesso a nessuno, un giorno prima del previsto il Presidente che
lascia la Casa Bianca il 20 di questo mese per passarla a Joe Biden, ha
abbandonato gli amici e se ne è tornato a Washington. Nessuno sa perché,
ma quando si parla di Trump si parla sempre di svolte fatali, di gesti
super grandiosi e, naturalmente, super discutibili, specie ora che Biden
poi se li dovrebbe buscare. La chiacchiera del villaggio internazionale
è molto drammatica e riguarda una possibile guerra con l'Iran. Domani, 3
gennaio, ricorre l'anniversario dell'eliminazione di Qassem Soleimani:
il generale, rappresentato su tutti i muri di Teheran e ovunque
allignino i suoi ammiratori, da Hamas a Gaza, al Libano degli hezbollah,
allo Yemen dei Houty, all'Irak delle varie milizie sciite, è una delle
proclamazioni continue, da un anno, della volontà di una vendetta
terribile che deve investire gli Stati Uniti e Israele. Il rumore di
questa intenzione è diventato un tuono col trascorrere degli ultimi
giorni: Nasrallah ha tenuto un discorso furioso, Hamas ha voluto
dimostrare con un drill militare senza precedenti e con un bombardamento
a Sderot di essere pronto alla guerra. Infine ieri Teheran ha ribadito i
propositi di vendetta per l'uccisione di Soleimani: i suoi killer «non
saranno al sicuro sulla Terra», ha assicurato il capo dell'autorità
giudiziaria della Repubblica islamica, Ebrahim Raisi, sottolineando che
neanche il presidente Trump, che ordinò l'attacco con un drone, è
«immune dalla giustizia». [...]
Mediorientale
venerdì 1 gennaio 2021 Generico 0 commenti
Cari amici,Informazione Corretta, il nuovo video di Fiamma Nirenstein: "Speranza e sollievo: il vaccino in Israele"
mercoledì 30 dicembre 2020 Generico 0 commenti
Cari amici,oggi, il sito web Informazione Corretta pubblica in esclusiva un mio nuovo video "Speranza e sollievo: il vaccino in Israele"
Apri questo link per vedere il video:
Quell'ago gelido che ci ridà la libertà
lunedì 28 dicembre 2020 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 28 dicembre 2020
E’
come entrare in un mondo diverso quando l'ago finalmente inietta
veloce, una saetta, quella fialetta trasparente: quanto è benedetta,
quanto è gelata, e quanta sete ne ha il mondo. L'ingresso della piccola
clinica di zona gestita da una delle compagnie di assicurazione medica
semipubbliche in cui è suddivisa la sanità israeliana, sabato sera era
pieno di gente come me, over 60, più qualche giovane speranzoso. Molti
con l'appuntamento, molti con la speranza di chiudere subito, adesso
questo maledetto capitolo del Covid. Quasi tutta Israele desidera
sperimentare subito il miracolo della scienza, e da ieri la richiesta ha
creato una folla fitta sulle porte dei centri della distribuzione,
nonostante la data e gli orari vengano distribuiti per telefono: ma se
si libera un posto, la parola d'ordine è vaccinare il più possibile.
Fare entrare quanti lo desiderano, se si può. E già si vaccinano quasi
200mila persone al giorno, 300 mila circa sono già state vaccinate.
Netanyahu, molto fiero, ha detto che se l'obiettivo di 150mila al giorno
viene raggiunto in 30 giorni sarebbero 4 milioni e mezzo le persone
vaccinate, tutte quelle a rischio e gli anziani, (ieri si sono
intraprese le case di riposo). [...]
Incontro in ricordo di Nedo Fiano z.l.
venerdì 25 dicembre 2020 Generico 0 commenti
Naufraga l'alleanza Netanyahu-Gantz, Israele alle quarte elezioni in due anni
mercoledì 23 dicembre 2020 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 23 dicembre 2020
(Gerusalemme)
Gira a velocità supersonica il palcoscenico rotante israeliano. Tutti i
cittadini sopra i 60 anni sono attaccati ai telefoni e ai computer per
fissare il loro turno per ricevere il vaccino, ormai in distribuzione
frenetica. Le star, dopo Netanyahu e il presidente Reuven Rivlin, fanno a
gara per vaccinarsi in diretta. Però, intanto, il ministro della Sanità
Yuli Edelstein annuncia un indispensabile lockdown: i contagiati di
ieri sono 3.594, un numero altissimo per Israele. E mentre le maschere
del sorriso di speranza e della disperazione occhieggiano surrealistiche
l'una all'altra, un terzo e un quarto panorama confondono le idee: è
partito dall'aereoporto Ben Gurion a Tel Aviv un volo speciale El Al per
il Marocco portando dal re dignitari israeliani insieme a una
delegazione americana capeggiata da Jared Kushner, il grande tessitore
della pace mediorientale e genero di Trump. È un volo pieno di speranza
per chiudere gli accordi di pace con Israele: entusiasti i marocchini di
qui e gli ebrei di là, stavolta la pace è con un grande Paese musulmano
che conta millenni di rapporti alterni col popolo ebraico, e che
finalmente abbraccia lo Stato Ebraico. Ma ecco lo scenario che su tutti è
il più paradossale: ieri notte a mezzanotte è scaduto il termine per
cui, privo di un voto di un bilancio approvato, il Parlamento deve
necessariamente dissolversi. E così, fra contrazioni e sussulti, mentre
fino all'ultimo Netnayahu e Gantz hanno cercato di evitare la valanga,
si disfa la precaria alleanza Likud-Bianco e Blu tra Bibi Netayahu e di
Benny Gantz, svanisce l'ipotesi della rotazione su cui la coppia si era
costruita e Israele va alle elezioni per la quarta volta in due anni, il
23 marzo. [...]