Jerusalem Center Strategic Roundtable: "Assessing the Role of Institutions in the Fight against Anti-Semitism"
Assessing the Role of Institutions in the Fight against Anti-Semitism
This diplomatic deliberation will focus on the roles of local, national, and international institutions regarding modern anti-Semitism and anti-Zionism, which are frequently masked as political criticism of Israel. This institutionalized conflation has often legitimized anti-Zionist and anti-Semitic rhetoric and activity while sanctioning a lethal environment around the topics of Jews and the Jewish state. Ironically, and as a matter of deepening concern, these phenomena have continued even while European nations have adopted the International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA) definition of anti-Semitism.
Tuesday, October 20, 2020 via Zoom
Times: Israel – 7:00 p.m., London – 5:00 p.m., Rome – 6:00 p.m.,
U.S. – New York – 12 noon, California – 9:00 a.m.
Program:
Opening remarks:
Amb. Dore Gold – President, Jerusalem Center for Public Affairs
Dr. Fiamma Nirenstein – Jerusalem Center for Public Affairs
Presentations:
Amb. Elan S. Carr – U.S. Special Envoy for Monitoring and Combating Anti-Semitism
Amb. Emanuele Giaufret – Head of the Delegation of the European Union to the State of Israel
Ms. Katharina von Schnurbein – European Commission Coordinator on Combating Anti-Semitism and Fostering Jewish Life
Lord John Mann – National Advisor to the UK Government on Anti-Semitism
Prof. Milena Santerini – Italian National Coordinator on Combating Anti-Semitism
Szabolcs Takacs – Head of the Hungarian IHRA Delegation
Power Point presentation: Rebecca Mieli and Ben Hayton
Dan Diker – Director of the Political Warfare Project at the Jerusalem Center for Public Affairs
Daniel Schwammenthal – Director of the AJC Transatlantic Institute in Brussels
Dr. Charles A. Small – Founder and Director of the Institute for the Study of Global Antisemitism and Policy; Research Scholar at St. Antony’s College, Oxford University
Prof. Gunther Jikeli – Professor in Jewish Studies at Indiana University, Bloomington
Le mille crisi di Erdogan, il sultano che vuole diventare imperatore
Informazione Corretta, il nuovo video di Fiamma Nirenstein: "Erdogan l'incendiario"
oggi, il sito web Informazione Corretta pubblica in esclusiva un mio nuovo video "Erdogan l'incendiario"
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Mediorientale
cliccando qui potrete riascoltare e leggere la trascrizione della rubrica di questa settimana Il Medio Oriente visto da Gerusalemme condotta da Giovanna Reanda.
Diretto e «antipatico», ma Donald piace così
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Israele, Emirati e Bahrein rivoluzione in Medioriente «Una nuova alba di pace»
"Altri cinque Paesi presto si uniranno a questo grande slancio di pace". Saranno l'Oman? il Sudan? I loro rappresentanti erano alla cerimonia. Non si sa. Ma Trump ieri alla firma di pace è stato grandioso, ha promesso che più avanti l'Iran e finalmente anche i palestinesi capiranno che è tempo di pace e di prosperità. Vittorioso nonostante le consuete critiche, questa volta non è stato né sbruffone, né bugiardo come lo vuole la lettura classica, ha invece portato a casa, poco prima delle elezioni, un risultato impensabile, la pace fra Israele e due Paesi arabi importanti.
La firma della pace fra Israele gli Emirati e il Bahrain alla Casa Bianca sotto l'ala del presidente americano è costata uno sforzo ulteriore nella giornata di ieri dopo mesi di lavorio incessante, concessioni, rinunce, voli notturni, segreti… Quella di non darsi la mano in tempi di Corona Virus. Lo slancio entusiasta dei partecipanti, senza maschera, li ha quasi gettato li uni nella braccia degli altri diverse volte durante l'incontro sulla porta dove li attendeva il presidente americano, poi nel corso dei colloqui preventivi e infine al momento della firma. Gli accordi sono brevi, specie quello col Bahrain, ancora da definire in molte parti, ma carichi di un futuro rivoluzionario che aleggiava ieri a Washington.
La cronista, che ha visto con lacrime di gioia agli occhi anche la stretta di mano fra Rabin e Arafat sotto l'ala di Clinton (con Shimon Peres, che Rabin non voleva assolutamente portare con sé, e poi dovette arrendersi, al contrario di Bibi che ha insistito per andare da solo fino in fondo, ed è stato criticato per questo), sul prato della Casa Bianca il 13 settembre del '93, ricorda come le mani si strinsero ma tutto il linguaggio corporeo di Rabin, una persona intera e un patriota senza ombre, espresse la perplessità, il dubbio, persino la contrarietà verso il corpo fisico del nemico giurato del popolo ebraico, del terrorista armato. In effetti, dopo l'accordo di Oslo, il maggiore sforzo dei palestinesi è stato quello di negarlo tramite gli attacchi successivi. [...]
Israele, Emirati e Bahrein da Donald: la pace cambia il volto al Medioriente
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