Fiamma Nirenstein Blog

La guerra antisemita contro l'Occidente

7 ottobre 2023 Israele brucia

Jewish Lives Matter

Informazione Corretta, il nuovo video di Fiamma Nirenstein

Museo del popolo ebraico

Jerusalem Center Strategic Roundtable: "Assessing the Role of Institutions in the Fight against Anti-Semitism"

martedì 20 ottobre 2020 English 0 commenti
 

Assessing the Role of Institutions in the Fight against Anti-Semitism

This diplomatic deliberation will focus on the roles of local, national, and international institutions regarding modern anti-Semitism and anti-Zionism, which are frequently masked as political criticism of Israel. This institutionalized conflation has often legitimized anti-Zionist and anti-Semitic rhetoric and activity while sanctioning a lethal environment around the topics of Jews and the Jewish state. Ironically, and as a matter of deepening concern, these phenomena have continued even while European nations have adopted the International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA) definition of anti-Semitism.

Tuesday, October 20, 2020 via Zoom

Times: Israel – 7:00 p.m., London – 5:00 p.m., Rome – 6:00 p.m.,
U.S. – New York – 12 noon, California – 9:00 a.m.

Program:

  • Opening remarks:

    • Amb. Dore Gold – President, Jerusalem Center for Public Affairs

    • Dr. Fiamma Nirenstein – Jerusalem Center for Public Affairs

  • Presentations:

    • Amb. Elan S. Carr – U.S. Special Envoy for Monitoring and Combating Anti-Semitism

    • Amb. Emanuele Giaufret – Head of the Delegation of the European Union to the State of Israel

    • Ms. Katharina von Schnurbein – European Commission Coordinator on Combating Anti-Semitism and Fostering Jewish Life

    • Lord John Mann – National Advisor to the UK Government on Anti-Semitism

    • Prof. Milena Santerini – Italian National Coordinator on Combating Anti-Semitism

    • Szabolcs Takacs – Head of the Hungarian IHRA Delegation

    • Power Point presentation: Rebecca Mieli and Ben Hayton

    • Dan Diker – Director of the Political Warfare Project at the Jerusalem Center for Public Affairs

    • Daniel Schwammenthal – Director of the AJC Transatlantic Institute in Brussels

    • Dr. Charles A. Small – Founder and Director of the Institute for the Study of Global Antisemitism and Policy; Research Scholar at St. Antony’s College, Oxford University

    • Prof. Gunther Jikeli – Professor in Jewish Studies at Indiana University, Bloomington

Le mille crisi di Erdogan, il sultano che vuole diventare imperatore

martedì 13 ottobre 2020 Il Giornale 0 commenti
 
Il Giornale, 13 ottobre 2020

La Oruc Reis si staglia di nuovo da ieri sulle onde del Mediterraneo Orientale vicino all'isoletta di Megisti nel Dodecaneso, Kastellorizo, Castelorosso..: per il luogotenente Montini nel film di Gabriele Salvatores "Mediterraneo", un luogo di "importanza strategica zero". Per Erdogan, un altro modo di affermare la risorgenza dell'Impero Ottomano, la irrilevanza della suddivisione ONU delle acqua territoriali del 1982 e la sua visione della "patria blu", 46.520 chilometri quadrati di Mare Nostrum che gli consentano di dominare le ricerche energetiche, annullare i patti e le conquiste di Grecia, Cipro, Israele, Egitto, e anche Italia. Di nuovo, dopo che ad agosto aveva arruffato i rapporti con la Grecia, la sagoma minacciosa della grande Oruc Reis è ricomparsa "per condurre ricerche sismiche". Ma il messaggio è di nuovo quello del dominio delle risorse energetiche, e in generale, della scelta  turca di un dominio antico che intende rinnovarsi, e non lo nasconde affatto.

Erdogan accende incendi un po’ ovunque, anche usando le armi, che sparano ormai su una diffusione geografica senza precedenti. Le mosse del leader turco sono affermative e categoriche, come quella reminiscente di ben 46 anni fa, quando espulsi i ciprioti greci dal nord dell'isola di Cipro, la Turchia lo fece suo. Rimase però una spiaggia vuota, terra di nessuno, Varosha: ed è qui che giovedì si sono visti di nuovo uomini e bandiere Turchi presentatisi al solo scopo di intimidire e minacciare ciprioti e greci, e ricordare loro l'espulsione.[...]

Informazione Corretta, il nuovo video di Fiamma Nirenstein: "Erdogan l'incendiario"

lunedì 12 ottobre 2020 Generico 0 commenti
Cari amici,

oggi, il sito web Informazione Corretta pubblica in esclusiva un mio nuovo video "Erdogan l'incendiario"

Clicca qui per vedere il video

Mediorientale

venerdì 9 ottobre 2020 Generico 0 commenti
Cari amici,

cliccando qui 
potrete riascoltare e leggere la trascrizione della rubrica di questa settimana Il Medio Oriente visto da Gerusalemme condotta da Giovanna Reanda.

Diretto e «antipatico», ma Donald piace così

giovedì 8 ottobre 2020 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 08 ottobre 2020

Dice poche parole e antipatiche, fa una faccia da John Wayne, anzi no, da Clint Eastwood: "Se vuoi sparare spara, non parlare". E' la sua strategia, e ci cascano tutti. Qualche giorno fa, dopo tre notti al Walter Reed National Military Center l'ha detto addirittura al Covid, qualche giorno prima l'aveva ringhiato a Biden durante uno scontro maleducato e non moderabile, gestito con imbarazzo e fatica da Chris Wallace. E prima in modo diretto e plateale di fronte al mondo intero l'ha detto sul viso alla Cina e al suo regime invasivo e autoritario; e all'Iran di cui ha svelato la strategia imperialista; al terrorismo in tutto il mondo, specie quello dei Fratelli Musulmani; ha detto "Altolà" rivelandone le bugie anche agli intoccabili palestinesi. Con gli amici è magnanimo e largo di lodi e di doni, coi nemici accigliato e determinato alla loro totale sconfitta, salvo che accettino le sue condizioni.

Quello che esprime è certamente un carattere duro e aggressivo, e anche maleducato, ma anche quella cosa di cui buona parte del mondo sente la mancanza: determinazione, e senso di una missione che mentre lo portavano in elicottero all'ospedale, gli ha fatto dire che lui e Melania sarebbero tornati a  casa a fare l'America "Great". Si è scatenata in quei giorni una discussione furiosa sulle conseguenze elettorali del Covid del Presidente: chi puntava sull'umanità e la tenerezza americana, chi sulla sua darwiniana selettività. [...]

Mediorientale

venerdì 2 ottobre 2020 Generico 0 commenti
Cari amici,

cliccando qui 
potrete riascoltare e leggere la trascrizione della rubrica di questa settimana Il Medio Oriente visto da Gerusalemme condotta da Giovanna Reanda.

Israele, Emirati e Bahrein rivoluzione in Medioriente «Una nuova alba di pace»

mercoledì 16 settembre 2020 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 16 settembre 2020

"Altri cinque Paesi presto si uniranno a questo grande slancio di pace". Saranno l'Oman? il Sudan? I loro rappresentanti erano alla cerimonia. Non si sa. Ma Trump ieri alla firma di pace è stato grandioso, ha promesso che più avanti l'Iran e finalmente anche i palestinesi capiranno che è tempo di pace e di prosperità. Vittorioso nonostante le consuete critiche, questa volta non è stato né sbruffone, né bugiardo come lo vuole la lettura classica, ha invece portato a casa, poco prima delle elezioni, un risultato impensabile, la pace fra Israele e due Paesi arabi importanti.
La firma della pace fra Israele gli Emirati e il Bahrain alla Casa Bianca sotto l'ala del presidente americano è costata uno sforzo ulteriore nella giornata di ieri dopo mesi di lavorio incessante, concessioni, rinunce, voli notturni, segreti… Quella di non darsi la mano in tempi di Corona Virus. Lo slancio entusiasta dei partecipanti, senza maschera, li ha quasi gettato li uni nella braccia degli altri diverse volte durante l'incontro sulla porta dove li attendeva il presidente americano, poi nel corso dei colloqui preventivi e infine al momento della firma. Gli accordi sono brevi, specie quello col Bahrain, ancora da definire in molte parti, ma carichi di un futuro rivoluzionario che aleggiava ieri a Washington.

La cronista, che ha visto con lacrime di gioia agli occhi anche la stretta di mano fra Rabin e Arafat sotto l'ala di Clinton (con Shimon Peres, che Rabin non voleva assolutamente portare con sé, e poi dovette arrendersi, al contrario di Bibi che ha insistito per andare da solo fino in fondo, ed è stato criticato per questo), sul prato della Casa Bianca il 13 settembre del '93, ricorda come le mani si strinsero ma tutto il linguaggio corporeo di Rabin, una persona intera e un patriota senza ombre, espresse la perplessità, il dubbio, persino la contrarietà verso il corpo fisico del nemico giurato del popolo ebraico, del terrorista armato. In effetti, dopo l'accordo di Oslo, il maggiore sforzo dei palestinesi è stato quello di negarlo tramite gli attacchi successivi. [...]

Israele, Emirati e Bahrein da Donald: la pace cambia il volto al Medioriente

martedì 15 settembre 2020 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 15 settembre 2020

Chiamiamola pace, chiamiamola normalizzazione, non è molto importante: l'accordo che viene siglato oggi da Israele, Emirati, Bahrain con la mallevadoria del presidente americano segna una transizione storica che rispecchia il grande mutamento delle società arabe, travolge le vecchie dinamiche, può cambiare il mondo. C'è molta difficoltà a riconoscerla per quella che è perché Trump e Netanyahu non raccolgono i consensi della stampa internazionale, e perché i palestinesi hanno ricevuto persino un rifiuto della Lega Araba alla richiesta di condannare la pace. Ma è storia, è finalmente il ponte fra religioni monoteiste quello che vediamo oggi: Israele si integra finalmente nella narrativa positiva del luogo, fra sorrisi e strette di mano diventa uno stato mediorientale riconosciuto, viene integrato fra le dune dei deserti, le montagne, le coste mediterranee,  i boschi, le città. Gli aerei potranno volare, i cittadini viaggiare, le acque scorrere, la medicina essere condivisa con l'hi-tech e l'agricoltura.

Gli spazi geografici investiti dalla speranza del cambiamento sono vasti, il fatto che l'Arabia saudita abbia aperto lo spazio aereo accorcia la distanza fra Israele, il Mondo Arabo, l'Oriente, il resto del mondo. L'Oman manda un messaggio di soddisfazione come l'Egitto, l'Arabia Saudita è soddisfatta, il Kuwait sempre molto cauto si affaccia, perfino il Qatar, amico dell'Iran e di Hamas, gioca su due tavoli... E' una pace che cambia le carte in tavola. In lista per una prossima pace ci sono già oltre all'Arabia Saudita, l'Oman, il Marocco, e anche il Sudan, il Ciad, e persino il Kosovo, paese musulmano, vuole aprire un'ambasciata a Gerusalemme. [...]

Mediorientale

venerdì 11 settembre 2020 Generico 0 commenti
Cari amici,

cliccando qui
 
potrete riascoltare e leggere la trascrizione della rubrica di questa settimana Il Medio Oriente visto da Gerusalemme condotta da Giovanna Reanda.

Mediorientale

venerdì 4 settembre 2020 Generico 0 commenti
Cari amici,

cliccando qui 
potrete riascoltare e leggere la trascrizione della rubrica di questa settimana Il Medio Oriente visto da Gerusalemme condotta da Giovanna Reanda.
Per offrirti un servizio migliore fiammanirenstein.com utilizza cookies. Continuando la navigazione nel sito autorizzi l'uso dei cookies.