Così zia Rirì ha raggiunto il suo Nedo
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Il Giornale, 10 febbraio 2021
La Rirì ci ha lasciato. Rina Fiano, madre di Enzo, Andrea, Emanuele, i nostri cugini; la zia Rirì, mia, della Susanna e della Simona, sorella della nostra mamma Wanda Lattes Nirenstein. Ci ha lasciato per volare via insieme a Nedo, dopo che lui ci se n'era andato da appena due mesi. Era logico, era necessario. Come poteva consentire che andasse tanto lontano senza di lei, dopo 70 anni in cui l' ha accompagnato e anche guidato per mano sulla strada in cui ha potuto conoscere di nuovo l'amore e la vita dopo Auschwitz? Quando nel 1948 si sposarono, lui era tornato vivo per miracolo dopo che la sua famiglia era stata sterminata, il bicchiere rituale rotto sotto la chuppà nel Tempio di Firenze aveva un contenuto così carico di significati che chiunque ne sarebbe stato atterrito. Non la bellissima sposa bruna, diciottenne.
Io ero minuscola, bionda, con un vestitino celeste col nido di vespa, la nonna vicino. Lei mi chiamava, e così ha seguitato tutta la vita, palla d'oro. Mia madre era una gloriosa partigiana giornalista, la Rirì più femminile, una "donna di valore","eshet chail" come la chiama la tradizione, più segreta, portata a scavare nei sentimenti, eppure grande. La sua dolcezza, il sorriso incantevole, i modi femminili ed eleganti non toglievano nulla alla sua autonomia di giudizio, al coraggio, alla determinazione che ha comunicato a Nedo, e che ha donato a chiunque l'abbia incontrata. Ho visto da vicino, tutta la sua vita, fino alle visite alla casa di riposo subito prima del Covid, o i soventi soggiorni a casa sua e di Nedo, come la sua scelta, il suo ritmo quotidiano, contenesse tutto ciò che ha consentito al Popolo Ebraico di rialzarsi e vivere dopo la Shoah: l'orgoglio della sua cultura, la leadership nella comunità ebraica all'ADEI, l'Associazione delle donne ebree, l'impegno prioritario nell'aiutare Nedo a organizzare la sua missione, la sua compartecipazione alla trasmissione della memoria, la passione per Israele... E la casa, la cucina, la confidenza, il sorriso, l'eleganza, la partigianeria nei confronti dei propri cari, la pazienza infinita. Era coraggiosa nel pensare: non si tirava indietro da un consiglio spinoso, né da una critica, ma si inorgogliva di ogni successo di chi amava, pronta alla lode e all'incoraggiamento. Sono doti speciali.
mercoledì 10 febbraio 2021 11:58:59
Grazie di questo testo, Fiamma . Dà forza alla vita, anche se è un necrologio.Hai ben motivo di essere orgogliosa di tanta eredità moraleTi abbraccio