Fiamma Nirenstein Blog

La guerra antisemita contro l'Occidente

7 ottobre 2023 Israele brucia

Jewish Lives Matter

Informazione Corretta, il nuovo video di Fiamma Nirenstein

Museo del popolo ebraico

Mediorientale

venerdì 23 ottobre 2009 Generico 0 commenti



Gli argomenti di questa settimana:

Tre fatti di politica interna israeliana: le voci sull'uscita di Ariel Sharon dal coma profondo; i dissidi interni al partito laburista tra Ehud Barak, Ministro della Difesa, e alcuni esponenti del partito e in particolare il parlamentare della Knesset Daniel Ben Simon; l'episodio di un gruppo di soldati che, durante il giuramento, ha manifestato contro lo sgombero di insediamenti. Gli obiettori di coscienza "di destra".
L'attesa risposta dell'Iran alla proposta di El Baradei dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (arrichimento di parte dell'uranio iraniano in Russia, per "monitorare" il processo). Lo scetticismo di Israele. Lo strano incontro di qualche settimana fa al Cairo tra rappresentanti israeliani e iraniani, insieme ad altri, per la riunione della Commissione internazionale per la non proliferazione e il disarmo. Non un incontro bilaterale, ma comunque l'Iran ha negato, Israele no.
Libano: l'arresto di 21 sospetti terroristi legati ad Al Qaeda nel campo profughi palestinese Nahr El-Bared (dove nel 2007 è avvenuta una durissima repressione da parte dell'esercito libanese, sulla quale non si è mai indagato fino in fondo).
La pubblica richiesta di Ban Ki-Moonal disarmo degli Hezbollah.
La guerra sotterranea tra Israele, Libano, Siria: le "misteriose" esplosioni nel Sud del Libano di questi giorni. L'assassinio di Imad Mughniyehnel febbraio 2007. Il bombardamento della centrale nucleare in Siria nel settembre 2007.

L’Iran non ferma la bomba: l’accordo di Vienna è già diventato una farsa

venerdì 23 ottobre 2009 Il Giornale 3 commenti

Il Giornale, 23 ottobre 2009

Chissà se Mohammed El Baradei ha ancora stampato sul viso quel sorriso di soddisfazione che mercoledì esibiva descrivendo la bozza di accordo fra l’Iran e il mondo che dovrebbe rappresentare la luce in fondo al tunnel dell’arricchimento dell’uranio per la produzione della bomba atomica degli ayatollah. Ma a poche ore dal preteso accordo (ancora non ratificato) della riunione di Vienna dell’Aiea, l’Agenzia per l’Energia Atomica, che per altro a uno sguardo meno entusiasta appare buono solo per l’Iran, arrivano già le prime smentite. Mohammed Reza Bahonar, vicepresidente del Parlamento iraniano, ha dichiarato beffardamente: «Quelli (le potenze riunite a Vienna, ndr) ci dicono: voi ci date il vostro uranio arricchito al 3,5% e noi vi diamo il carburante per il reattore. Per noi è inaccettabile». Né più né meno. È certamente una premessa poco incoraggiante rispetto al parere ufficiale atteso dall’Iran entro oggi: esso può dunque preludere a un tipico ritorno alla casella zero del gioco secondo uno schema ormai sperimentato, più tempo guadagnato, più uranio arricchito; oppure, Bahonar prepara il tavolo ai negoziatori per ottenere di più. L’Iran non sceglierà comunque questo momento di intensa pressione americana per chiudere la porta; seguiterà a fare ciò che vuole, cioè la bomba, traccheggiando variamente per non causare l’ira funesta di Obama. [...]

"Gli occhi del mondo sull'Iran": dibattito a Radio Anch'io

martedì 20 ottobre 2009 Attivita parlamentari 0 commenti

ASCOLTA LA TRASMISSIONE

Teheran ha alzato i toni dopo l'attentato in Belucistan che ha provocato 42 morti tra i Pasdaran. Il capo dei guardiani della rivoluzione ha promesso rappresaglie contro Stati Uniti e Gran Bretagna, Ahmadinejad ha invece accusato il Pakistan. Una vicenda che certo non aiuta il complicatissimo dialogo sul nucleare iraniano. Oggi è in programma un incontro cruciale a Vienna, con l'Iran che deve dare una risposta sulla possibilità di far arricchire l'uranio in un Paese terzo.

Saranno ospiti di Giorgio Zanchini: Bijan Zarmandili (giornalista e scrittore iraniano, esperto di politica mediorientale); prof. Renzo Guolo (docente di Sociologia dell'Islam all'Universita' di
Torino); Bruno Ruffolo (giornalista del Giornale Radio Rai, piu' volte inviato in Iran); Yossi Melman (editorialista del quotidiano iraeliano Haaretz, co-autore di La sfinge nucleare di Teheran: Mahmoud Ahmadinejad e lo stato iraniano); on. Fiamma Nirenstein (vice presidente Commissione Affari Esteri della Camera dei deputati/Pdl); Khaled Fouad Allam (docente di Sociologia del mondo musulmano all'Universita' di Trieste e di Urbino, editorialista de Il Sole 24 ore, gia' parlamentare dell'Ulivo); prof. Michael Cox (docente di Relazioni Internazionali alla London School of Economics di Londra).

Dall’Onu un bel regalo al terrorismo

domenica 18 ottobre 2009 Il Giornale 6 commenti

Il Giornale, 18 ottobre 2009

Una volta qualcuno ha detto che prima o poi l’Onu voterà a maggioranza che il mondo è quadrato, e che questa diventerà una inviolabile risoluzione. Il rovesciamento della realtà all’Onu succede continuamente, in realtà, dato che questa organizzazione e tutte le strutture che ne derivano come il Consiglio dei Diritti umani hanno una maggioranza automatica formata da Paesi islamici e Paesi cosiddetti non allineati antiamericani e antisraeliani che votano qualsiasi cosa venga deciso a priori dai loro interessi, ovvero dagli interessi di fatiscenti e nuove dittature, senza nessun riguardo per la verità e con una perversa interpretazione del tema dei diritti umani. Ed essi sono tanto più diritti e tanto più umani quanto più fanno comodo ai loro interessi.
Ma adesso siamo tutti a rischio. Il voto che due giorni fa ha promosso il rapporto del giudice Goldstone che descrive a modo suo la guerra di Gaza per 575 pagine è, anche se siamo abituati al peggio quando si tratta di Israele, un amaro pasto che ci rimangeremo per i prossimi anni a tutte le latitudini in cui si presenti un conflitto non convenzionale; una guerra, cioè, in cui non siano due eserciti a fronteggiarsi, ma un esercito da una parte e dall’altra milizie fanatizzate e terroriste che ritengono loro diritto e, anzi, loro dovere fare uso della popolazione civile per condurre la loro guerra. Immaginiamo per esempio che in queste ore l’esercito pakistano nella sua offensiva anti-Al Qaida e anti-talebana, indispensabile per evitare che le bombe atomiche (90) di quel Paese finiscano all’estremismo islamico, sia regolato da norme che proibiscono categoricamente di affrontare il nemico se per caso si nasconde dentro strutture a uso civile, case, moschee, scuole. [...]


A gift to terrorism from the UN

Once someone said that, sooner or later, the U.N would cast a majority vote to state that the world is square and that this resolution would be unassailable.
The U.N. is consistently turning the tables on reality. In fact, this organization and all its agencies and bodies, such as the Human Rights Council, have an automatic majority of Islamic countries and of so-called non aligned anti-American and anti-Israeli countries that vote any decision based on their interests. That is the interests of obsolete and new dictatorships without any concern for truth and with a perverse interpretation of human rights. And these rights are the more righteous and human the more they meet their agenda.
But now we are all in danger. Two days ago, the U.N. approved the report by judge Goldstone who provides his personal description of the war in Gaza in 575 pages. And even if we are used to the worst when it comes to Israel, this is a bitter pill that we will have to take wherever in the world there is a non conventional war; that is a war where there are not two armies fighting each other, but, on one side there is an army and, on the other, there are fanatic and terrorist militias who believe they have the right, indeed the duty, to use civilian populations to conduct their war. Let us imagine, for example, that, in its anti-Al Qaeda and anti-Taliban offensive – which is indispensable to prevent Islamic extremists from getting hold of (90) atomic bombs – the Pakistani army is governed by rules under which they must not face their enemies hidden in civilian facilities, houses, mosques and schools. [...]

Il rapporto Goldstone è dannoso per la pace e per i diritti umani

venerdì 16 ottobre 2009 Attivita parlamentari 0 commenti

Roma, 16 OTT (Velino) - "Oggi a Ginevra il Consiglio per i Diritti Umani dell'Onu ha adottato, per mezzo di una risoluzione nella quale sono menzionati solo i crimini di Israele, il rapporto Goldstone che, ignorando gli attacchi omicidi che Hamas ha portato con 1300 missili sulla popolazione civile di Israele, condanna con argomenti pretestuosi e falsi l'intervento militare del gennaio scorso, pure deciso dopo decine di tentativi di calmare le acque con Hamas".
Lo dichiara Fiamma Nirenstein, Vicepresidente della Commissione Esteri della Camera. "La risoluzione e' dannosa sia per il processo di pace in Medio Oriente sia per la protezione dei diritti umani di tutti i popoli. Infatti incoraggia le organizzazioni terroristiche in tutto il mondo a colpire i civili e a usarli come scudi umani e criminalizza anche il piu' moderato tentativo di fermarli. Inoltre, e'
evidente che Israele, che va incontro a rischi gravissimi nel cedere territori, come hanno dimostrato i suoi ritiri dal Libano e da Gaza, non potra' mai prendere questa decisione una volta che le si proibisca di difendersi, pena l'accusa di essere un criminale di guerra - prosegue -. La risoluzione e' stata votata con le solite maggioranze automatiche delle Nazioni Unite, che mettono insieme Paesi Islamici e del Movimento dei Non Allineati. Siamo orgogliosi che l'Italia sia tra i 6 paesi che hanno votato contro, dando un'altra prova di saggezza in politica estera. Questa risoluzione, ancora una volta, dimostra come le politiche dei diritti umani siano colonizzate dal palestinismo".

Mediorientale

mercoledì 14 ottobre 2009 Generico 0 commenti

 




Gli argomenti di questa settimana:

Le tensioni tra Israele e il sud del Libano, con nuove scoperte di depositi di armi nei villaggi nel sud del Litani; l'impotenza dell'UNIFIL; i continui insuccessi nella formazione di un governo libanese dal 5 giugno scorso; rinviati sine die i colloqui di riconcilazione tra Fatah e Hamas previsti al Cairo per la settimana prossima: in vista delle prossime elezioni palestinesi a febbraio, conviene una riconciliazione? Il rapporto Goldstone sui crimini di guerra durante la guerra tra Hamas e Israele: i tentennamenti di Abu Mazen, la sua rinuncia iniziale a portare il rapporto davanti al Consiglio per i Diritti Umani dell'ONU, la condanna da parte del mondo arabo e la successiva ritrattazione.

La lunga retromarcia della Turchia: sempre meno Europa e più islam

mercoledì 14 ottobre 2009 Il Giornale 3 commenti
Il Giornale, 14 ottobre 2009

La Turchia continua a sconcertare. Di nuovo più che un’operazionepolitica sembra una grintosa presa di posizione, come tutte quelle delgoverno di Recep Tayyp Erdogan, il governo del partito islamista Akp,anzi un riposizionamento, la ricerca di un nuovo «brand» che mette inimbarazzo chi tiene per il suo ingresso in Europa: dopo aver portatoalla cancellazione da parte americana e italiana delle esercitazioni«Aquila anatolica» perché il ministro degli Esteri Ahmet Davutogluaveva disdegnato di volare con gli F16 di Israele, ieri dieci ministriturchi (fra cui lo stesso Davutoglu) si sono spostati in massa aDamasco, con cui la Turchia era quasi in guerra negli anni 90, perpartecipare al nuovo «Consiglio di cooperazione strategica» con laSiria.
La Siria, è bene ricordarlo, è un Paese molto controverso, il suorapporto con l’Iran degli ayatollah, la sua implacabile inimiciziaverso Israele, la sua persecuzione dei dissidenti, e soprattutto la suafunzione di centrale di distribuzione di armi e di terrorismo la reseroai tempi di Bush un elemento centrale dell’«asse del male». Molti hannocercato nel tempo di recuperarla, senza mai riuscirci. Un’alleanza cosìstretta presuppone una fiducia simile a una comunanza di idee. Ma laTurchia, dai tempi di Kemal Ataturk aveva sempre rappresentato lasperanza di una presenza laica e moderata all’interno del mondomusulmano, e questo ne aveva fatto un candidato per l’Ue. Forsel’accanita opposizione che la Turchia ha incontrato in questi anni èstata frutto di un eccessivo antagonismo, ma il fatto è che l’identitàche le ha conferito Erdogan è sempre più aggressiva. [...]

La scomparsa dei diritti umani e l'ascesa del palestinismo

lunedì 12 ottobre 2009 Generico 5 commenti

Discorso pronunciato nel panel "Diritti umani e responsabilità dell'Occidente" del convegno della Fondazione Magna Carta "Le nuove Relazioni Transatlantiche 2009", realizzato in collaborazione con il Forum Strategico del Ministero degli Affari Esteri

9 Ottobre 2009

Un’autentica schizofrenia caratterizza oggi la politica dei diritti umani nel mondo. Si tratta di una sensibilità estrema, raffinata e dettagliata verso la politica dei diritti umani quando si tratta, da un lato, di rapporti verso determinate categorie sociali e politiche o verso temi legati alla nostra società, e dall’altro, invece, di una progressiva indifferenza verso gli stessi temi quando si affrontano scenari internazionali. E’ una suddivisione sperimentale, primitiva, che aspetta ancora una definizione migliore che spero venga dalla discussione. Ma di certo possiamo dire che negli anni passati, gli Stati Uniti si sforzavano di chiudere il gap nella sensibilità verso i diritti umani: le dottrine politiche che ne hanno guidato la politica estera, di cui ora non discuto gli inevitabili problemi, partivano dall’idea che l’oppressione dei popoli era un problema che penetrava direttamente la politica interna, e che comunque ogni uomo sulla terra, come ha scritto Natan Sharansky, desidera la libertà e ha diritto di perseguirla.
E’ stata una naturale espansione del modo di vita americano, in cui lo stato di diritto, il rule of law, si deve estendere dentro i confini storicamente negoziati dell’accordo religioso e linguistico. L’Europa invece ha fatto del dettato dei diritti umani una specie di dottrinale trattato di 170 pagine di regole oppressive che definiscono una moralità post moderna di “non discriminazione” che di fatto mette a rischio le identità locali valorizzando principi astratti, e con i suoi annessi e connessi ha stabilito regole di “diritti umani” per ogni minuzia, principi astratti e severissimi per cui essi precedono i diritti della comunità primaria, e anche prescindono dalla situazione di fatto. Farò degli esempi più avanti. [...]


The disappearance of human rights and the advent of Palestinism

Fiamma Nirenstein’s intervention during the round table on “Human Rights and responsibilities of the West” at the International Conference “New Transatlantic Relations”, of the Magna Carta Foundation

Today, human rights policies in the world are indeed characterized by schizophrenia. On the one hand, these policies are dealt with an extreme, refined and detailed sensitivity if they target certain social and political groups or rather themes related to our society. On the other hand, instead, dealing with international scenarios, they are faced with increasing indifference. It is an experimental and primitive approach that needs to be better defined, which I hope we will be able to do during our discussion. Certainly, in the past, the United States made an effort to close the sensitivity gap in the field of human rights: the political rationale of foreign policy - and its problems which I do not want to discuss here – was based on the idea that the oppression of people was directly relevant for domestic policy and that – as written by Natan Sharansky – every human being desires freedom and the right to freedom. This was a natural expansion of the American life >

Obama e il Nobel: un regalo a chi vuole gli Usa più deboli

sabato 10 ottobre 2009 Il Giornale 6 commenti
Il Giornale, 10 ottobre 2009

Fossi Barack Obama, mi si scusi l’azzardo, direi al comitato che mi ha assegnato il premio Nobel per la pace: «Gentilissimi signori, è meraviglioso quello che mi capita, e ve ne sono grato: ma fatemi un piacere tenetevi in un cassetto questo premio, assegnatelo magari a un’afghana, che in questo momento laggiù le donne ne hanno parecchio bisogno: conservatemelo per il prossimo anno. Se me lo sarò meritato, lo verrò a ritirare». Ma Barack è Barack, e si vede benissimo che il suo modo di vedere se stesso è quello di chi pensa che qualsiasi lode, qualsiasi onore, sia un po’ meno di quel che si merita. Che è la sua essenza, progressista e finalmente realizzatrice della riscossa di neri americani, che merita il Nobel: e non ci convincono le sue parole di modestia. Obama fin dal primo giorno è stato gratificato di aspettative gigantesche, che egli ha alimentato con toni messianici e palingenetici, ovvero suggerendo sempre che ora che era arrivato lui cambia tutto. [...]

Iran: L’Occidente tende la mano, ma prepara la guerra

venerdì 9 ottobre 2009 Il Giornale 2 commenti
Il Giornale, 9 ottobre 2009

Dal primo di ottobre, ovvero dai colloqui del 5+1 di Ginevra con l’Irandi Ahmadinejad, la situazione si è ulteriormente complicata: i colloquihanno messo il mondo in uno stato di speranzosa aspettativa. Obama hamesso in scena con un certo successo lo spettacolo di «utili colloqui»,ma nessuno, anche negli Stati Uniti, ha voglia di farsi prendere ingiro. Il presidente americano sa che i risultati di una beffa sarebberodisastrosi e che fidarsi di Ahmadinejad è un rischio che nessuno puòassumersi. Dunque l’ipotesi della guerra persiste. Nessuno vuol fare lafigura del cretino, se l’Iran finge di trattare solo per prepararci unabella sorpresa.
C’è stata la decisione del Pentagono di costruire una «gigantesca bombacapace di penetrare bunker profondi e ben difesi»; i sistemi di difesaantimissilistica americani ora di stanza in Israele per esercitazioni,resteranno probabilmente sul suolo ebraico; in Arabia saudita è sparitouno degli ingegneri atomici iraniani, Shahram Amiri, e l’Iran accusagli Usa di essere coinvolti. Dunque, Obama stesso sembra essere ilprimo a immaginare che l’atteggiamento di Ahmadinejad, melenso earrogante al contempo, non sia una garanzia. Oltretutto, sono molte leanalisi che danno la capacità iraniana di produrre la bomba come giàultimata. [...]
Per offrirti un servizio migliore fiammanirenstein.com utilizza cookies. Continuando la navigazione nel sito autorizzi l'uso dei cookies.