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Mediorientale

lunedì 9 gennaio 2017 Generico 0 commenti
Cari amici,

cliccando qui potrete riascoltare e leggere la trascrizione della rubrica di questa settimana Il Medio Oriente visto da Gerusalemme condotta da Massimo Bordin.

La lezione di Israele: assassinare un terrorista è comunque omicidio

giovedì 5 gennaio 2017 Il Giornale 2 commenti
Il Giornale, 05 gennaio 2017

C'è voluto un anno di scontri e di sofferenza morale, e adesso il sergente Elor Azaria, abbracciato in tribunale dalla sua mamma Oshra in lacrime, mentre il suo babbo disperato, il poliziotto Charlie, si mette le mani nei capelli e una folla disperata urla a sostegno di Elor "l'esercito è finito", è stato accusato di omicidio. Azaria ha 19 anni. Il ministro delle Difesa Yvette Lieberman come tanti altri politici dice di accettare a malincuore, ma di accogliere la decisione del tribunale. Ci vorrà un mese circa per arrivare alla inevitabile condanna, che non ha un limite minimo ma può arrivare fino a vent'anni; e fino ad allora sarà un corteo continuo, una marcia senza fine della parte più popolare di Israele; degli amici di Ramla, il paese povero in cui si trova la casa della famiglia Azaria; di uscite pubbliche dei tifosi della squadra Beitar Yerushalaim, la più radicale e strillona del Paese; e sarà il tempo delle prese di posizioni di politici di tutti i colori, strappati fra la necessità di onorare il corpo giudiziario, sempre venerato, del Paese, e invece la rabbia di vedere un soldato in estrema difficoltà condannato con un'accusa tanto pesante e, tuttavia, motivata punto per punto. Molti politici, compresa l'esponente della sinistra Shelly Yechimociv, chiedono che si proceda subito con un'amnistia ad personam, perché le colpe certo non sono tutte di Azaria, dicono, e "un soldato non può essere lasciato solo". [...]

Povera Aleppo devastata come Dresda

martedì 3 gennaio 2017 Il Giornale 5 commenti

Il Giornale, 03 gennaio 2017


La si guarda, e non ci si crede: com'era bella Aleppo con le piscine azzurre, la folla di turisti nel suq, i lampioni alti fatti a spirale, le scale leggiadre, le palme e i cedri del Libano a ombreggiare i viali e le piazze assolate, le grandi strade del centro trafficate e affollate di negozi, i marciapiedi dove passeggiavano a braccetto i vecchi e i bambini prendevano aria, com'erano onorevoli quelle moschee dove il rosa era il colore dominante, deliziose le cornici di marmo delle finestre e i rosoni orientali sulle facciate, magnifici i tappeti di pietra colorata delle piazze e i pulvini fatti per il culto, imponenti le torri guerriere delle mura armate, ma anche tranquillizzante il quotidiano traffico delle auto. [...]

Ciao, ciao Obama: non ti rimpiangeremo

domenica 1 gennaio 2017 Diario di Shalom 0 commenti
Shalom.it, gennaio 2017

È difficile ormai pensare, come molti avrebbero voluto, che a Obama è stata a cuore, durante i suoi due mandati, la pace in Medio Oriente. Innanzitutto si è tirato vergognosamente indietro lasciando il campo libero a russi, iraniani e Hezbollah quando avrebbe dovuto fare il passo decisivo, ovvero quello di fermare Assad, al tempo della “linea rossa” delle armi di distruzione di massa, che hanno prodotto l’uccisione di centinaia di migliaia di persone e milioni di feriti e fuggitivi.[...]

Mediorientale

venerdì 30 dicembre 2016 Generico 0 commenti

Cari amici,

cliccando qui potrete riascoltare e leggere la trascrizione della rubrica di questa settimana Il Medio Oriente visto da Gerusalemme condotta da Massimo Bordin.

Su Israele l'ultimo flop di Obama. Ultimo fallimento della politica Usa

venerdì 30 dicembre 2016 Il Giornale 1 commento

Il Giornale, 30 dicembre 2016


E' una trama shakespeariana quella che travolge nel paradosso la presidenza Obama, lo sfondo è la tragedia siriana, il proscenio la commedia degli errori. Kerry sotto le luci dei riflettori, dopo la risoluzione anti-israeliana sostenuta da Obama, fa il suo discorsone sugli insediamenti convince i palestinesi, di aver già vinto la partita, che importa trattar? Questo è stato il ruolo degli USA di Obama, mentre stragi immense graffiano di rosso il Medio Oriente. Intanto, a Mosca, la Russia porta a compimento un gran colpo politico: incontra la sua storica nemica, la Turchia, leader dei paesi sunniti, capo della Fratellanza Musulmana, e si porta dietro l'Iran col suo favoloso record di violazione dei diritti umani, terrorista e belligerante, capo di tutti gli sciiti del mondo. [...]

Così Obama ha tramato per pugnalare Israele. Trump twitta: resistete

giovedì 29 dicembre 2016 Il Giornale 6 commenti
Il Giornale, 29 dicembre 2016

Ci vuole la febbre anti-israeliana che ha travolto Obama e il suo governo al tramonto, la volontà di lasciare un graffio sanguinante nel futuro dello Stato Ebraico, per risvegliare i sensi sopiti del segretario di Stato John Kerry, eccitato come non mai nel suo discorso di ieri sul conflitto israelo-palestinese. La sua passione può anche essere letta come una contraddizione, un desiderio di differenziarsi. Ma questo discorso altro non è, nei fatti, che la conferma del retaggio del suo Presidente: dopo aver per la prima volta nella storia americana confermato, astenendosi, un voto dell'ONU che condanna Israele, ha lanciato Kerry come un missile contro l'unico stato democratico e laico del Medio Oriente.[...]

Ambasciatori convocati e nuovi insediamenti. Netanyahu non si piega

martedì 27 dicembre 2016 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 27 dicembre 2016

Benjamin Netanyahu non ha inghiottito la decisione dell'ONU, e si batte come Callimaco a Maratona: ha convocato di Natale l'ambasciatore americano, ha cancellato l'incontro con la signora May fissato a Davos nelle prossime settimane e anche la visita del Primo Ministro ucraino Volodomyr Groysman. Ha richiamato gli ambasciatori in Senegal e in Nuova Zelanda, e interrotto le relazioni con Venezuela e Malesia, con cui non ci sono relazioni diplomatiche: sono i Paesi che hanno rappresentato la Risoluzione 2334 di condanna di Israele. L'ambasciatore Ron Dermer, che ne ha le prove, ha spiegato che la Risoluzione è stata promossa da Obama stesso. Sono state ridotti i contatti come Paesi importanti come la Russia e la Cina. Netanyahu ha ragione? Nel Paese ferve lo scontro, naturalmente, anche se tutti sono feriti dal gesto di Obama.[...]

Obama tradisce Israele: Usa astenuti all'Onu sulle colonie ebraiche

sabato 24 dicembre 2016 Il Giornale 4 commenti
Il Giornale, 24 dicembre 2016

Con una scelta che si incide nella storia degli Stati Uniti come l'ennesimo colpevole fraintendimento dell'amministrazione Obama nei confronti del Medio Oriente, una incapacità che ha portato a stragi immense e a disastri indicibili in Siria ma anche in tante altre zone, il presidente uscente ha deciso di rovesciare la politica tradizionale degli Stati Uniti: tale politica ha sempre difeso Israele col veto nel Consiglio di Sicurezza dalle maggioranze automatiche piene di odio che hanno caratterizzato l'atteggiamento dell'ONU verso Israele. Stavolta con un colpo di coda impensabile Obama ha lasciato perla sua "legacy" in primo piano l'astensione su una risoluzione votata da 14 membri che stabilisce che occorre "distinguere fra il territorio dello Stato di Israele e i territori occupati nel 1967", condanna gli insediamenti che vengono definiti illegali e "un grande pericolo per la possibilità della soluzione dei due Stati" e aggiunge una serie di altre osservazioni fuori di ogni realtà e senso storico.[...]

Tel Aviv: Riccardo Muti dirige il concerto per gli 80 anni di vita della Israel Philharmonic Orchestra

mercoledì 21 dicembre 2016 Generico 0 commenti
Arturo Toscanini nel 1936, nella stessa data di ieri, invitato dal violinista Bronislaw Huberman, il fondatore dell'Orchestra della Palestina (il nome dato dagli antichi romani a Israele dopo averne distrutto il tempio nel 70 dopo Cristo, e poi usato dal mandato Britannico al tempo di cui parliamo) decise per un'azione drammatica a Tel Aviv contro il fascismo, contro l'antisemitismo, per gli ebrei e il loro sogno sionista che sorgendo, sceglieva come pietra di fondazione un'università, quella di Gerusalemme, e un'orchestra a Tel Aviv. Toscanini venne a dirigere nel nascente Stato Ebraico. Huberman aveva raccolto, in fuga dall'Europa, 75 musicisti ebrei che avevano come unica arma di sopravvivenza la loro musica, il loro strumento. Toscanini diresse con amore e dolcezza senza precedenti Rossini, Brahms, Schubert, Mendelssohn e Weber. Si racconta che placò persino le sue famose rabbie. Albert Einstein gli scrisse dagli Stati Uniti dove era esule "L'esistenza di un contemporaneo come lei cancella molte delle delusione che si devono continuamente subire da parte della species minorum gentium".  [...]
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