Israele si avvicina all'immunità di gregge col record di immunizzati (e di lockdown)
venerdì 5 febbraio 2021 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 05 febbraio 2021
Israele
non è soltanto il Paese che ha il maggiore numero di vaccinati al mondo
e quello ha avuto il maggior numero di lockdown (tre): non sono due
dati in contraddizione. E anche il Paese che ha avuto il coraggio e la
severità di smontare qualsiasi pensiero ottimista, che ha intrapreso la
battaglia contro il Covid come uno scontro fatale, per la vita: uno di
quelli cui Israele è stato abituato sin dalla sua nascita. La crisi è
costata 4.864 morti, tanti per un Paese di 9 milioni di persone, e
72mila infettati. I malati gravi sono circa 300, in diminuzione da
quando le vaccinazione sono schizzate in alto, ma sempre troppi e le
critiche al governo non mancano. Fa parte della vicenda del coronavirus:
una pioggia di accuse alla classe dirigente. Ma non c'è dubbio: è stato
a causa della durezza con cui il virus è stato affrontato da un Paese,
da un popolo, da un primo ministro, Netanyahu, avvezzi a difendersi da
pericoli mortali che Israele è diventato il numero uno nel mondo della
lotta contro il Covid; è per questo che i miei amici dall'Italia
chiedono se per caso c'è una norma per cui si possa venire a vaccinarsi a
Gerusalemme o a Tel Aviv.
Due giorni fa in
Israele quasi 2 milioni di persone hanno ricevuto ambedue i vaccini, e
più di 3 milioni la prima iniezione. Il 77% dei cittadini sopra i 50
anni sono vaccinati, e agli altri 400mila che restano in questa fascia
d'età, il premier ha rivolto una supplica perché concludano il percorso:
«La mutazione aleggia sul mondo intero - ha detto Bibi - la situazione è
grave. in Israele l'80% dei nuovi casi sono dovuti alla variante
inglese. Israele riesce a far fronte solo a causa della vastità delle
sue vaccinazioni, ma dobbiamo andare avanti parecchio e veloce». E,
spiega, fra le persone sopra i 50 anni c'è stata una discesa degli
infettati del 26%, mentre il Covid oggi si manifesta di più fra i
giovani.
Ma alcune parti della società
seguono leggi proprie e applicano una sorta di disobbedienza tecnica e
morale: due giorni fa 20mila religiosi ammucchiati al funerale di un
rabbino, ieri 10mila arabi alle esequie di un giovane. Gruppi sociali
ribelli, profondamente convinti delle loro ragioni, che attaccano la
polizia quando li blocca o li multa. Ma in tempi di elezioni (il 23
marzo) i politici non osano rompere. Ieri il gabinetto ha litigato senza
tregua sulla decisione di continuare con il lockdown. Alla fine si
chiuderà domenica, dopo un altro fine settimana. La riapertura sarà
sperimentale e in tre fasi: subito via libera ad asili ed elementari,
servizi alla persona e take-away. E una scelta innovativa, come lo è
stata l'aggressività del governo nel procurarsi per tempo e contro lo
scetticismo i vaccini di Pfizer e di Moderna pagandoli di più del prezzo
del mercato: i racconti di Netanyahu che non lascia il telefono
cercando i dirigenti delle società farmaceutiche, e discutendo a lungo i
tempi di consegna e di pagamento sono ormai leggendari e ricordano un
po' come Israele si procurò le armi dalla Cecoslovacchia per combattere
l'attacco generalizzato del mondo arabo nel 1948. Il ministero della
Sanità punta per domenica notte ad avere l'80% degli over 50 vaccinati, e
vorrebbe far calare a 100 i malati gravi. La guerra continua.