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La guerra antisemita contro l'Occidente

7 ottobre 2023 Israele brucia

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È la guerra mossa e voluta dall'Iran Ad Hamas missili e soldi da Teheran

mercoledì 19 maggio 2021 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 19 maggio 2021

Gerusalemme Ma non era così misera Gaza? Oppressa, "occupata" anche se gli israeliani se ne sono andati già nel 2005? E allora da dove vengono le centinaia di missili al giorno con cui Israele è stata irrorata da una settimana? Lo spiega bene un alto ufficiale palestinese della Jihad Islamica, Ramez al Halabi: "I missili con cui bombardiamo Tel Aviv, le nostre armi, i nostri soldi, il nostro cibo, sono tutte forniture iraniane". Anche il segretario di Hamas, Yahya Sinwar l'aveva già detto nel 2017: "Senza assistenza iraniana, non potremmo sparare i missili, il generale Soleimani ha messo a nostra disposizione la forza della Guardia Rivoluzionaria". Ovvero, dell'esercito di conquista iraniana. Le altre testimonianze del continuo e buon uso delle centinaia di milioni di dollari che il regime degli Ayatollah fornisce alla guerra di Gaza coprono decenni. E non si tratta di aiuti umanitari: per esempio una complessa operazione di trasferimento dei potenti missili Kornet tramite Hezbollah è stata curata da Kassem Soleimani stesso nel 2020, la sua diretta supervisione del training militare di Gaza è certificata dalla tv iraniana Al Alam nel 2021, il capo di Hamas stesso Ismail Haniya nello maggio 2020 ripete: "L'Iran non ha mai esitato nel sostegno della resistenza, finanziariamente, militarmente e economicamente".

Al funerale di Soleimani, Hanye aveva un posto d'onore, e Al Arouri suo vicecapo, disegna l'obiettivo: presto ci sarà una nuova Intifada. Sinwar chiarisce lo scopo: "E' per la battaglia per Gerusalemme". La Guerra Santa unisce sciiti e sunniti sul campo di battaglia. Già prima della guerra da Teheran la si annuncia, in un giorno in cui le marce d'odio e i roghi di bandiere con la Stella di David sono il leitmotiv. Teheran è la prima a dichiarare guerra, ma dopo averci pensato bene. Hamas è pronta? In Iran se ne discute, si valuta e si soppesa. Ma si, Hamas deve colpire, sta per conquistare tutto il campo palestinese, Israele ha una crisi politica, Trump è andato a casa, la botta della Pace di Abramo è meno consistente: la guerra lancerà una forte messaggio a chi deve capire, mentre è in corso la trattativa per il rinnovamento del JCPOA a Vienna, col nuovo presidente americano. [...]

Obiettivo raggiunto, tregua a breve

martedì 18 maggio 2021 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 18 maggio 2021

Gerusalemme Secondo una logica che può rovesciarsi ad ogni minuto per qualche evento drammatico (e ne accadono) vedremo, ma lo diciamo con cautela, un cessate il fuoco nei prossimi due o tre giorni: avverrà senza una foto della vittoria da nessuna parte, con una sconfitta non ammessa da parte di Hamas, e solo quando Israele potrà garantire un sostanziale periodo di pace. Un cessate il fuoco, con conseguente tregua ideologica: fa bene che alla televisione israeliana ad ogni interruzione dalle notizie di rovine e missili, fianco a fianco, in camice, infermieri e medici arabi e ebrei, tutti israeliani,appaiono ripetendo : insieme noi salviamo la vita. E dopo, vediamo altri negli uffici, nelle banche, nei negozi, come siamo abituati qui a Gerusalemme e nel resto di Israele a vedere dal vivo: insieme, viviamo. Stessi diritti, stessa rappresentatività nelle istituzioni, stesse difficoltà in un Paese speciale e vivo, ma difficile, caldo di temperatura e anche, adesso di missili. Ognuno di loro, ognuno di noi, si domanda in queste ore quando questo scontro con Hamas e quello sulla sua scia si interromperà. Nessuno spera che finisca per sempre: la chiamata alle armi islamista contro il popolo ebraico è cominciata da settant’anni, quando tornava a casa da un esilio forzato e rovinoso, popolo indigeno irriconosciuto.

Questo ne è un capitolo. Questo cessate il fuoco non risponderà a domande ideologiche, né alle pressioni internazionali. Si avrà quando Israele potrà promettere ai suoi cittadini, alle famiglie del sud tormentato ogni giorno ma anche a quelle di Gerusalemme e di Tel Aviv, che non dovranno più strappare dal letto i bambini e correre nel rifugio, che le loro case non saranno distrutte, che sarà possibile andare a scuola o al lavoro. Questo è l'obiettivo, tutto il resto sono sciocchezze, il dominio delle Moschee, la pulizia etnica, l'apartheid... Ma nella verità dei fatti, si tratta di togliere a Hamas la possibilità di aggredire Israele, e i fatti non escludono una rapida conclusione. In queste ore Hamas starebbe cercando mediazioni segrete tramite l'Egitto e il Qatar per concludere uno scontro che tuttavia aveva preparato molto a lungo e che ha lanciato solo quando ha intravisto una vera possibilità incendiaria, ma che, a questo nono giorno di guerra, si può dire non gli vada a segno. I segni sono chiari anche se ancora bombarda i civili israeliani e riesce a ferire e distruggere: infatti la sua ricchezza è quella della quantità e la differenziazione di missili ancora nascosti in tutta la Striscia fra cui il grosso "Aiyash", che raggiunge i 250 chilometri di gittata, autoprodotto, di cui però si sono visti pochi esemplari. Tuttavia la svariata dislocazione dei razzi e missili e dei centri decisionali di lancio negli edifici civili obbliga l'attacco dall'aria dell'IDF, per altro sempre annunciato ai cittadini perché escano dalle case. [...]

L'Occidente in corteo per Hamas odia Israele e coccola i terroristi

martedì 18 maggio 2021 Il Giornale 3 commenti
Il Giornale, 18 maggio 2021

Gerusalemme Ditemi dunque, che cosa dovrebbe fare Israele? Voi che marciate nelle strade italiane, o inglesi o tedesche con le bandiere palestinesi e urlate slogan che accusano Israele di crimini contro l'umanità, di essere uno Stato d'apartheid, di pulizia etnica, voi che difendete Hamas a Parigi, a Berlino, a Londra e a Roma, che  inondate Israele di accuse  storiche e fattuali sui social media; che, persino, con demenziali teorie della cospirazione suggerite che Netanyahu, diabolico principe del male, avrebbe scatenato la guerra d'accordo con Hamas per ragioni di potere... Voi che finché i terroristi bombardano le case, i kibbutz, le scuole, Gerusalemme e Tel Aviv non uscite per strada per denunciare i palesi crimini contro l'umanità contenuti nel prendere di mira la popolazione civile; voi che quando il terrorismo suicida fece duemila morti nelle strade di Israele con la Seconda Intifada trovaste il tempo, paradossalmente, solo per condannare, anche allora, il diritto alla difesa contro l'omicidio di massa della gente d'Israele che saltava per aria negli autobus e nelle pizzerie...

Ditemi se avete un'idea su come fermare Hamas che non prendere di mira le strutture e gli uomini di chi progetta e opera i bombardamenti. Hamas ha attaccato Israele senza nessuna ragione, un altro round in cui, ormai liberata da 16 anni di qualsiasi presenza israeliana, tortura l'intera popolazione civile prendendola a caso di mira, senza altro obiettivo che quello di terrorizzare, uccidere, distruggere. Lo fa tenendo in ostaggio la sua popolazione: due milioni di persone. Quando la usa come scudi umani, tuttavia sta in quel momento lanciando missili o organizzandosi per farlo: se l'esercito israeliano si ferma proprio in quel momento davanti alla guerra asimmetrica, il missile di Hamas parte. E quale Governo, quale esercito, ha il diritto di decidere di abbandonarsi all'eventualità che quel missile colpisca i suoi concittadini? [...]

E nel caos Netanyahu torna centrale

lunedì 17 maggio 2021 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 17 maggio 2021

Gerusalemme Nell'angolo delle notizie che occupano gli schermi, le menti e i cuori di tutti in Israele, nella paura e nella speranza, mentre ci si interroga su questioni di strategia e di sopravvivenza, si affaccia anche una strana vicenda politica: Bibi Netanyahu riemerge dopo la fallita formazione del governo, e Lapid, che ha ancora due settimane di tempo, sembra affondare. Intanto, nell'Autonomia Palestinese, perde contorno la figura di Abu Mazen, ormai né consultato né considerato a fronte di un Hamas fiammeggiante che domina la mente e i cuori dei palestinesi nella guerra senza tregua contro Israele, anche nell'Autorità palestinese. In Israele, lunedì scorso, alla tv appariva cosa fatta il Governo che avrebbe spodestato Netanyahu dopo dodici anni da Primo Ministro: sarebbe stato un Governo di cambiamento, di sinistra e di destra, di leader concordi su una parola d'ordine nata da sentimenti politici e personali: chiunque fuorché Bibi. I due leader, uno di destra Naftali Bennett ("la destra") e uno di centro sinistra Yair Lapid ("C'è un futuro") si erano accordati per un Governo di rotazione di cui erano stati già fissati persino i Ministri. Bennett, che si staccava dalla casa madre , avrebbe avuto il primo turno nella rotazione poi destinata a Lapid, ambedue sarebbero stati Ministri degli Esteri, Gantz alla difesa, e Avigdor Lieberman alle Finanze. Il punto finalmente risolto con infinite discussioni era quello sui partiti arabi: il king maker sarebbe stato il religioso islamico della Fratellanza Musulmana, astuto e realista Mansour Abbas, con un partitino capace di far raggiungere al gruppo i 61 seggi necessari per il Governo. [...]

Israele ha fretta di finire. Ma Hamas vuole la Jihad

domenica 16 maggio 2021 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 16 maggio 2021

Gerusalemme Nelle ultime ore, al quinto giorno di guerra, gli attacchi a Israele si sono moltiplicati e differenziati: provengono ormai non solo da Gaza, da cui sono seguitati a piovere i missili fino a Tel Aviv, ma dai territori dell'Autorità Palestinese, dal Libano, dalla Siria, e assumono la veste di grandi manifestazioni in molte parti del mondo, come a Londra, con bandiere palestinesi e urla di odio anti-israeliano e antisemita.

Ci sono due strategie opposte sugli scopi da raggiungere. Da una parte, Israele ha un obiettivo relativamente chiaro: togliere ad Hamas la possibilità di costringere i suoi cittadini nei rifugi, fra perdite umane e rovine. Non scalzarlo dal potere ma bloccare le potenzialità belliche dell'organizzazione terrorista per un pezzo. Per questo usa le forze aeree in modo da distruggere i nidi di missili, gli uomini che li comandano e operano. Una volta raggiunto questo obiettivo, come ripetono gli israeliani, la guerra è finita.

E' una scelta strategica molto costosa, Hamas nasconde le sue armi e i suoi leader fra i civili: così a volte la scelta è fra permettere che lancino ancora un missili contro una casa o una scuola, oppure colpire, ieri, il ricco quartiere di Rimal di Gaza, sede di Hamas e della Jihad Islamica, anche se non prima di aver avvertito gli abitanti. Altrove, come nel caso di Khalil Haya,un importante militare, solo la sua casa è stata distrutta. I grandi capi Yehje Sinwar e Muhammad Deif, poi, sono al largo. Ma Israele procede a grandi passi, e l'impresa di mercoledì, per cui sono state distrutte le gallerie che entrano in Israele e nascondono strumenti tecnici sofisticati, può accorciare i tempi e far felice il Qatar e l'Egitto che si danno da fare per il cessate il fuoco.
Dall'altra parte però, e questo aumenta l'impegno anche bellico di Israele, la strategia di Hamas non è affatto di concludere. Può, sì, offrire un cessate il fuoco finché le convenga di nuovo spedire i cittadini di Israele nei bunker. Ma alla lunga Hamas ha uno scopo strategico scritto in tutti i suoi documenti e i suoi discorsi e azioni, che è quello della Guerra Santa. Su questo lavora da quando ultimamente gli se ne è presentata la possibilità. Mi dice un palestinese da Ramallah sotto Abu Mazen: "Mai si è sentita così forte l'influenza di Hamas, i suoi uomini fanno arruolamenti continui, e quello che era un tempo di Fatah sta cadendo nelle mani di Hamas". [...]

Spettri in Israele tra invasione e guerra civile - L'incubo della guerra civile tra vicini di casa

venerdì 14 maggio 2021 Il Giornale 2 commenti
Il Giornale, 14 maggio 2021

Gerusalemme La guerra è su due fronti: ormai oltre alla pioggia di missili un feroce scontro interno fra cittadini ebrei e arabi tormenta Israele. Certo, i missili di Hamas non distinguono fra cittadini israeliani dell'una o dell'altra etnia o religione: Khalid e Nadin Awad, un padre di 56 e la figlia di 16 anni, arabi, sono stati uccisi insieme a Lod da un missile proprio come il bambino di cinque anni ebreo che ha lasciato la vita mercoledì a Ashdod proprio nello stesso modo. Ma episodi come questi ormai corrono paralleli alla frattura della vita quotidiana dei cittadini di Lod, Acco, Kfar Kassem, Jaffa, Bat Yam...  E cento altre cittadine. "Il mio caro vicino  arabo" -racconta una donna ebrea di Acco- “non mi guarda più negli occhi dopo tanti anni di buoni rapporti, né io a lui. L'ho visto dalla finestra dare fuoco alla mia macchina qui nel parcheggio".

Ci sono ebrei che tolgono la mesusà, la benedizione della casa, dalla porta, perchè gli arabi non sappiano. Vetrine sfondate, inseguimenti e tentativi di linciaggio, e gruppi di  giovani ebrei che diventano violenti bulli, c'è di tutto: in un grande ospedale Assaf ha Rofè, gli arabi hanno assalito medici e infermieri ebrei chiamandoli "collaborazionisti", un ebreo è stato pugnalato stamani a Acco per strada verso la sinagoga, c'è chi, terrorizzato, lascia la città e cerca ospitalità altrove...

Per Israele è una frattura dell'ispirazione pluralistica e democratica, e soprattutto è un danno per gli arabi israeliani che vivono una condizione unica. La festa di Ramadan, la rivendicazione della difesa di Al Aqsa sono diventate, insieme al fatto che il Partito arabo centrale, la Lista Unita, si è accodato all'incitamento una tromba di battaglia. Ieri Abu Obeida, il portavoce dell'ala militare Izzedin al Kassam, l'ha detto da Gaza: "La nostra arma oggi sono gli arabi israeliani". Ma i politici arabi danno segno di avvertire il pericolo e chiedono con gli ebrei di abbandonare la violenza. Tuttavia ci vorrà tempo, così anche sul fronte bellico: il messaggio del Gabinetto di Sicurezza è che sarà compiuto senza remissione e senza sconti il lavoro di tagliare le gambe all'apparato bellico di Hamas, uomini e missili. L'obiettivo è troncare la struttura missilistica, i suoi ingegneri, i suoi generali.[...]

Il Medio Oriente visto da Gerusalemme

venerdì 14 maggio 2021 Generico 0 commenti
Cari amici,

cliccando qui potrete riascoltare e leggere la trascrizione della rubrica di questa settimana Il Medio Oriente visto da Gerusalemme condotta da Giovanna Reanda

Intervista a Yossi Kuperwasser - «Hamas ha ingaggiato lo scontro per ottenere la leadership islamista»

giovedì 13 maggio 2021 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 13 maggio 2021


Gerusalemme No, lo scontro di queste ore fra Israele e Hamas non è una resa dei conti definitiva: “È soltanto un round, anche se molto importante”. Lo dice il Generale Yossi Kuperwasser, uno degli esperti più importanti del Jerusalem Center for Public Affairs, famoso esperto di strategia, di sicurezza e di mondo arabo. Dall'esercito dove ha diretto il settore ricerca, è passato ad essere Direttore generale del Ministero degli Affari Strategici occupandosi con taglio nuovo di antisemitismo. Adesso fra un incontro e l'altro ci affida i suoi pensieri, molto diretti e privi di illusioni o ideologie.

Netanyahu e il ministro della Difesa Gantz con le loro dichiarazioni sembrano promettere alla popolazione bombardata, tormentata da Hamas, uno smantellamento definitivo dell'organizzazione.

"Si tratta di un altro capitolo di una lunga storia, un capitolo con caratteri di estrema durezza data la smodata aggressività di Hamas che ha bombardato Gerusalemme e Tel Aviv, che terrorizza la popolazione civile del sud giorno dopo giorno, che ha fatto morti e feriti a tutte le latitudini con un attacco premeditato e sanguinoso… Sta però pagando un duro prezzo: ad ogni ora esso viene sempre di più visto dalla stampa internazionale come una risposta non proporzionale… Ci sono crolli imponenti e anche bambini uccisi durante le eliminazioni mirate dei capi di Hamas".
"Io penso che stavolta chi non ha proprio un pregiudizio incancrenito e pesante contro Israele capisce che sotto un attacco di migliaia di missili, Israele ha il dovere di fermare l'attacco e di proteggere la popolazione.  Israele deve attaccare gli edifici in cui si nascondono i capi di Hamas, e tuttavia noi avvertiamo uno a uno gli abitanti degli edifici presi di mira prima di colpire; quanto ai bambini che cerchiamo in tutti i modi di non colpire, secondo Defense for Children Palestine, alcuni sono stati uccisi da missili palestinesi mal costruiti e mal sparati (cfr DCIP). Detto questo, l'escalation messa in piedi da Hamas deve fermarsi…”

Ma lei stesso dice che è solo un round, e quindi presto si ripresenteranno gli stessi problemi

"Perché presto? Dal 2014 per esempio, dopo l'ultima guerra abbiamo avuto relativamente poche aggressioni. Si tratta di garantire la messa fuori giuoco delle armi e dei leader terroristi per un bel pezzo, ed è quello che stiamo facendo".

Ma perché Israele non si decide a cercare di smantellare Hamas? [...]

Guerra Hamas-Israele. Su Tel Aviv pioggia di razzi. Iran e Turchia soffiano sul fuoco

mercoledì 12 maggio 2021 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 12 maggio 2021

Gerusalemme L'Egitto spinge Israele per un cessate il fuoco, il Qatar si dà da fare con Hamas. Ma ancora non ci siamo. Israele deve ricostituire la deterrenza per cui Hamas capisca che non può dominare la popolazione israeliana rinchiudendola in casa nel terrore dei missili. E Hamas, si sente troppo grande per smettere, e dei morti gli è sempre importato poco: è evidente dall'andamento degli scontri in Medio Oriente che uno spirito messianico, un'eccitazione simile a quella dell'Intifada possiede in queste ore Hamas, il grande difensore, oggi, della Moschea di Al Aqsa nel giorno di īd al-fiṭr e che essa ha definitivamente spodestato Abu Mazen nella leadership del mondo palestinese.

Più di 400 missili sono stati lanciati da Gaza contro Israele, gli obiettivi colpiti sono decine e il sistema antimissile ne ha fermati solo alcuni, vari edifici sono stati centrati e due donne sono state uccise nelle macerie a Ashkelon, i feriti sono decine, una famiglia con cinque figli ha il padre in condizioni drammatiche e i bambini in ospedale, le sirene suonano di continuo senza tregua al sud e la gente è costretta a restare chiusa in casa e a breve distanza dai rifugi, mentre lunedì anche Gerusalemme, la capitale, ha subito la stessa sorte.

Su Gaza si è abbattuto il raid israeliano che ha colpito obiettivi mirati che hanno ucciso almeno 3 leader di Hamas e della Jihad Islamica, anche il responsabile di lanci dei missili di questa organizzazione è stato eliminato e in questi ore pare che anche un comandante militare di Hamas sia stato centrato; i morti sono 28 fra cui due donne e purtroppo, secondo Hamas, 10 bambini. Al contrario di Hamas l'Esercito israeliano non prende di mira i civili, anzi, ieri come spesso fa, l'aviazione ha avvertito gli abitanti di un edificio di sei piani di sgomberare, ma la voluta mescolanza di Hamas fra sedi militari e civili crea un rischio enorme per la popolazione. Il Capo di Stato Maggiore Avi Kochavi ha annunciato la mobilitazione di 5000 soldati delle riserve, ma l'ipotesi "stivali sul terreno" ancora non si disegna, anche se reparti speciali si assiepano sul confine. Israele seguita a dibattersi senza tregua nel dubbio su che fare con la Striscia popolata e povera, dominata da un gruppo di fanatici dittatori che non si perita di trascinare la gente nel suo odio cosmico. La pressione perché si trovi una soluzione strategica è forte, la gente del sud rimbalza da incubo a incubo, la guerra del 2014 e gli eventi sanguinosi del 2017 sopraggiunsero dopo l'escalation dell'incitamento, attacchi terroristi, retorica su Al Aqsa occupata... Come adesso. [...]

Gerusalemme, pioggia di razzi di Hamas

martedì 11 maggio 2021 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 11 maggio 2021

Gerusalemme Chissà se adesso le intenzioni dei palestinesi sono chiare: terrorizzare, dominare, far fuggire gli ebrei da Gerusalemme, mettere in ginocchio Israele umiliandone la capitale coi missili, la violenza. L'escalation è uscita di proporzione rispetto agli scontri di questi giorni, e adesso Israele non potrà  farsi mettere in ginocchio. Un intero Paese, adesso, non intende farsi ricattare. In un'ora da Gaza sono stati lanciati 30 missili che hanno irrorato il sud d'Israele, hanno bruciato un'auto in sosta, hanno terrorizzato Sderot e Ashkelon, e di cui sette, soprattutto, hanno spedito Gerusalemme, tutta quanta, dal centro della Città Vecchia alla periferia, nei rifugi e hanno almeno un edificio sulle colline. Una intera famiglia era in casa, e ha fatto in tempo a entrare nel rifugio prima del bum.

I palestinesi vogliono terrorizzare tutta Gerusalemme, contestare a fondo l'ebraicità della città in cui l'ebraismo è nato col re David, e che Gesù ha condiviso. Il loro sentimento di vittoria è in queste ore formidabile: all'inizio del pomeriggio Hamas aveva lanciato un ultimatum in cui minacciava i bombardamenti se alle 6 del pomeriggio non fosse stato sgomberato il Monte del Tempio, ovvero la spianata delle Moschee, e il quartiere di Sheich Jarra (ovvero Shimon ha Zadik) da ogni presenza ebraica. Un nuovo ultimatum della Jihad Islamica per le nove non vuole essere da meno. In realtà per tutto quello che è stato possibile, i desideri di Hamas, data la situazione di tensione estrema dopo una mattinata di scontri, sono stati quasi del tutto esauditi: la grande sfilata delle bandiere della festa ha avuto il percorso modificato, così da non passare dalla porta di Shkem, la zona più calda; ed è stata proibita ai fedeli ebrei, contro la loro stessa libertà religiosa, la salita sulla Spianata sia pure in gruppi ristretti per pregare dove un tempo sorgeva il Grande Tempio che era il simbolo e la ricchezza d'Israele, finché i romani lo distrussero nel 70 dC. Ma questo non ha sostituito il desiderio famelico di schiacciare gli ebrei, e alle 6 e due minuti la prima porzione del bombardamento ha avuto luogo nei quartieri di Ein Karem e Kiriat Anavim, in collina. Le sirene di un passato relativamente recente sono quelle del 1991 di Saddam Hussein, e poi quelle dei missili palestinesi dell'Intifada su Gilo dal 2001 al 2003.[...]
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