L'Italia boicotti la conferenza anti-semita dell'Unesco
Double Message, Double Standard: Institutions Abandoning the IHRA Definition of Anti‑Semitism Court Danger
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NEW BOOK Double Message, Double Standard: Institutions Abandoning the IHRA Definition of Anti‑Semitism Court Danger
L'Europa in ginocchio da Raisi, l'ultimo satrapo
Il Medio Oriente visto da Gerusalemme
Errore politico inseguire i No Vax
Scrivo col braccio sinistro dolente dopo la terzavaccinazione. Sono contenta: non solo so di essere più sicura, rispetto all'aggressività delle ultime varianti, ma anche perché c'è la fila degli"OverSixty" per andarsi a vaccinare. É questa la libertà: quella diascoltare, scegliere, fare quello che è giusto per sé e per la società interasecondo il buon senso, e ciò che ti viene indicato col criterio del benecomune dal governo eletto. E chi nondistingue la regola definita per il bene comune da una malvagia, striscianteacquisizione di potere, peggio per lui. É nella Bibbia, Esodo, capitolo 32,versi 15 e 16: “Quando Mosè sale sul Monte, è ancora uno schiavo”.
Diventa un uomo libero quando scende con delle regolescritte: quella è la libertà. Ha la libertà in mano, nella regola. Ha il suogreen pass, che ancora è un segno nella pietra, ci vorranno molti anni e moltopensiero, centinaia di migliaia di pagine di esegesi per capire bene comefunzionano quelle leggi: ma sono loro, le leggi, le regole, e poi oggi leCostituzioni, che formeranno l'uomo libero, sempre più libero. Sì, fino aquello che crede che libertà sia contestare il minimale diritto alla protezionesociale della salute che è la base stessa di un armonico vivere sociale, e cheserve per stare in piedi, o anche per non morire. Mi dispiace davvero cheAgamben pensi che nelle norme con cui si cerca di limitare il contagio delCovid ci sia qualcosa che viola "il semplice amabile fatto di vivere l'unoaccanto all'altro". Amabile? L'uno accanto all'altro? Non ha conosciutol'isolamento, l'immobilità nel silenzio? Dopo un anno e mezzo vissuto su questaterra pandemica, in cui l'uno accanto all'altro abbiamo temuto che il vicino,anche il più caro, potesse trascinarci col suo respiro nella valle dellamalattia e persino della morte, la cosa più logica è cercare i sentieri delritorno alla salute, a meno che non ci si creda più affatto. No, non deveessere obbligatorio vaccinarsi per questo, ma non deve essere neppureobbligatorio nemmeno costringere qualcuno che ha fatto i maggiori sacrifici perproteggere se stesso e i suoi cari, che magari, come è capitato a me, ha vistoqualcuno soccombere in famiglia, all'insicurezza di condividere lo spazio conqualcuno che non vuole dirti se è vaccinato oppure no. Perché alla fine sai checi sono molte probabilità che questo significhi che non lo è.
A tutte le latitudini un eccitato movimento"intersezionale" che ammonticchia tutti i diritti umani e tutti glioppressi contro tutti gli oppressori, ci propone l'idea di libertà, quelladelle donne, dei neri, dei gay, delle minoranze etniche, e adesso dei No-Vax edei no green pass, come se in definitiva debba essere praticata tenendo comeobiettivo una visione palingenetica, in cui si butta giù tutto pur di affermarele proprie buone ragioni e si sospetta una rete di potere oppressivo che hafatto la storia, la geografia, gli stati, le leggi... La verità è che perquanto buone esse possano essere, le cause di ciascuno vanno sempre bilanciatecon la possibile distruttività che contengono.
E qui per quel goccio di libertà in più che può fornire nondover mostrare un' app verde sul telefonino, si gioca sulla vita umana. É lalibertà di passare col semaforo rosso. Inoltre, che l'opinione pubblica sulla salute alla fine è saggia: i leader chespingono verso la salute saranno alla fine i più ammirati. Per esempio daun'indagine della tv israeliana. Netanyahu che ha gestito con polso sicuro laguerra al Covid, senza evitare chiusure e multe, e ha ossessionato dittefarmaceutiche e popolazione. Oggi lo segue anche questo governo, e anche quelloitaliano, e quello inglese, e quello francese, e quello americano... Lalegge e l'obbedienza, specie dovec'entra la salute, danno la libertà.
Israele e dintorni. Luciano Pallini intervista Fiamma Nirenstein sul futuro di Israele.
Buongiorno Fiamma, cominciamo la intervista?
Prima delle domande, vorrei solo dire che l’articolo molto pensoso che avete pubblicato (“Una nuova strada per Israele”)contiene delle ipotesi con cui non concordo affatto (ma questo però è del tutto legittimo da parte vostra – o di chi scrive): questa storia dello stato binazionale è un’assurdità completa che nega proprio l’esistenza stessa dello stato di Israele come stato del popolo ebraico, nega il fatto che la nazionalità – intesa in senso buono, non del nazionalismo ma della Nazione ebraica – sia stata una componente fondamentale dei 3000 anni di esistenza e che è alla base del desiderio di ritorno a casa del popolo ebraico, che è un popolo che è nato primigenio in Israele… ma questa è un’altra storia e se vuoi mi fai una domanda su questo e c’entriamo dentro più organicamente.
Ha suscitato grande interesse anche in Italia e non soltanto in Italia la fine – per ora – dell’era Netanyahu con la formazione di un nuovo governo. Il primo punto che ti chiedo è sul piano interno, Netanyahu sicuramente ha ottenuto importanti traguardi sul terreno della crescita economica, sul terreno della lotta al Covid, sull’aver portato Israele sulle frontiere più avanzate dell’innovazione tecnologica. Cosa pensi, la conformazione del nuovo governo sarà in grado di mantenere questo percorso virtuoso per Israele?
Penso che il merito gigantesco che ha avuto Netanyahu in questi lunghi anni, in cui è stato sempre democraticamente prescelto come Primo Ministro, e molto democraticamente ha governato, mai sfiorandogli la mente né di toccare i diritti basilari stabiliti dalla legge, né di discutere sul diritto della stampa di far polpette di lui – perché questo è stato quello che è accaduto nel corso di questi anni, l’uomo più preso di mira dall’odio dei media che ci sia stato – ecco, il suo grande merito – secondo me- è stato di rendere Israele indispensabile al genere umano. Tu pensa al contributo portato da Israele sul terreno della conoscenza, della sicurezza anche economica e del contributo alla democrazia che può dare un Paese così piccolo e così assediato. Il contributo scientifico è del tutto evidente, non ci sarebbero i telefonini se non ci fosse Israele, se non in forma molto meno sviluppata di quello che ci sono adesso, i computer avrebbero tutt’altre caratteristiche: diciamo che Israele è secondo solo agli Stati Uniti nel campo della tecnologia, così anche nel campo della medicina, Israele ha inventato dei sistemi per scoprire quando una persona ha il cancro o quando potrebbe avere l’Alzheimer, davvero straordinari, oltre al fatto di aver combattuto il Covid in un modo che ha insegnato a tutti: se oggi l’Europa ha imparato che facendo vaccinazioni massive avrebbe sconfitto il Covid, dite se non è merito di Israele, è Israele ha insegnato che si fa e come si fa. È stato questo strano “Bibi” che, ossessionato dal COVID, come racconta il CEO della Pfizer, lo chiamava alle 3 di notte per garantirsi che arrivassero i vaccini… ossessionato, perché lui è sempre stato ossessionato – lo dico in senso positivo – dalla sicurezza e dalla sopravvivenza del popolo ebraico che nel corso di tremila anni di storia ha attraversato momenti in cui la sua sicurezza e la sua sopravvivenza non erano affatto garantiti.Infatti, il terzo successo è quello economico, tutti sanno che Israele è un Paese che versa in floride condizioni economiche nonostante il Covid, perché Bibi ha cambiato tutto il sistema di libero mercato abbandonando anche elementi dell’antico socialismo utopistico israeliano – che ha la sua origine nei kibbuz ma che nel tempo cambia e si modifica e che Bibi poi ha portato a una svolta.Infine nel campo della sicurezza Netanyahu ha proprio dato una svolta, una svolta fondamentale, ha individuato fin dal primo momento il terrorismo non solo come nemico fondamentale di Israele ma come nemico del mondo. Ha stretto alleanze di tutti i generi ha operato con tutti i mezzi, coi droni, con gli aerei, per dire ha fatto di recente un’esercitazione con l’Italia con gli F15, con risultati assai soddisfacenti. Si sono elaborati modi su come individuare i siti che diffondono le posizioni ideologiche del terrorismo, come neutralizzarli e ha aiutato tantissimo anche gli altri paesi , basta pensa all’attentato iraniano che qualche anno fa in Francia è stato scoperto e che voleva far saltar per aria una enorme manifestazione di massa a Parigi nella quale tra l’altro erano presenti anche degli italiani – fra cui Giulio Terzi di Sant’Agata, sai quante migliaia e migliaia di cose sono state scoperte con l’aiuto israeliano! Quindi è un aiuto teoretico, di nuovo, e un aiuto pratico che soprattutto prende di mira un punto fondamentale, l’Iran come stato che maggiormente finanzia e disloca i suoi gruppi, sia per una conquista integralistica programmata, secondo le teorie del regime degli Ayatollah, sia per compiere una quantità di attentati terroristici, di cui il più famoso è quello dell’AMIA (Argentine Mutual Jewish Association) a Buenos Aires, che fu fatto saltare in aria uccidendo tanti ebrei.
L’opinione pubblica in Italia ma anche in occidente, guarda con molta più attenzione e condivisione il movimento palestinese. C’è una lunga storia di accordi raggiunti e poi non attuati, in particolare da parte palestinese, qual è stata l’azione di Netanyahu verso i palestinesi? Quale atteggiamento verso l’obiettivo “due popoli due stati”, come si colloca il problema di Gerusalemme come capitale dello stato ebraico? Quali i rapporti su questo, in particolare con gli Stati Uniti, nel cambio delle sue presidenze?
Sono tante domande differenti. Sulla questione palestinese, Netanyahu sin dall’inizio con il suo famoso discorso all’università di Bar Ilan disse che era favorevole alla soluzione due stati per due popoli, lo disse e l’ha perseguita attuando il blocco delle costruzioni negli insediamenti e stando ad aspettare per dieci mesi che Abu Mazen si presentasse ai colloqui. Come al solito, i palestinesi sono risultati inaffidabili, come avevano dimostrando precedentemente in tutti i modi possibili e immaginabili, con il rifiuto degli accordi che erano stati offerti con colloqui molto ordinati.Prima con la Conferenza di Madrid del 1991, poi con il vertice di Camp David con Clinton, il premier israeliano Barak insieme a Arafat, vertice finito con il rifiuto dell’intesa da parte di Arafat, che nel 1993 era stato fatto rientrare in Palestina in base agli accordi di Oslo che prevedevano la rinuncia al terrorismo (un errore, perché lui è ritornato e da lì ha ricominciato a saltare tutto per aria, gli autobus, le pizzerie ecc). Così allo stesso modo Abu Mazen rifiutò la proposta del premier Olmert che gli aveva offerto tutto, la città vecchia, praticamente qualsiasi cosa.I Palestinesi nel corso degli anni, di fronte a queste profferte, hanno sempre detto no: basta leggersi un libro di storia qualunque, per quanto possa essere scritto con malevolenza nei confronti di Israele e possa partire da delle idee preconcette, non c’è però testo – DICEVO – che possa sostenere che da parte, prima del mondo arabo in generale e poi dei palestinesi in particolare, sia mai venuto un “sì”, sono venuti soltanto dei “no”. Netanyahu è quello che poi alla fine ha capito – dopo che i suoi predecessori da Shamir a Begin a Barak, Olmert avevano provato a offrire ai Palestinesti delle opzioni molto appetibili, molto larghe, hanno tutti quanti ricevuto dei “no”- che si tratta di “no” che hanno un carattere ideologico e non territoriale, religioso e non territoriale.L’errore che si seguita a fare, anche quando si giudica l’operato di Netanyahu, è quello di pensare “Beh, se però Israele mollasse sulla questione dei territori, si ritirasse oltre il cosiddetto confine – che confine non è – del ’67, allora i Palestinesi sarebbero più contenti”. Le prove evidenti sono tantissime, la più chiara di tutte è quella di quando Sharon ha ritirato fino all’ultimo ebreo da Gaza e Gaza è diventata la sede dei lanciamissili di Hamas che ci bombardano dalla mattina alla sera e che durante l’ultimo conflitto ci hanno sparato addosso 4500 razzi! Ora la storia è talmente evidente che misconoscerla sarebbe stato, da parte del Primo Ministro un errore fondamentale.Allora diciamo una cosa: la storia di Netanyahu è la storia di una persona che cambia il paradigma perché il paradigma è sbagliato. È semplicemente così. La sua idea è stata quella di cercare di andare verso i Palestinesi con un approccio diverso. Ricordiamoci anche di un altro fatto fondamentale: quell’accordo di Oslo firmato da Rabin e da Arafat, che nella fantasia ignorante di tante persone è una specie di promessa di Israele di impacchettare le proprie valige e fare posto ai Palestinesi, non è affatto così. Oslo è tutta un’altra cosa: ci sono i territori A, B e C. Una parte, la zona A, la maggiore, quella in cui c’è il 98% di tutta la presenza Palestinese, è già stata consegnata ai Palestinesi! Io da giornalista a Betlemme, a Ramallah, a Gerico ho seguito con gli occhi, uno per uno, gli sgomberi degli Israeliani! Gli Israeliani se ne sono andati e hanno consegnato all’autonomia Palestinese quello che gli dovevano dare. la zona A, interamente palestinese, la B, dove l’autorità civile è palestinese, mentre il controllo militare rimane a Israele, e la zona C, israeliana.Poi ci sono i territori B, quelli in cui c’è presenza comune con l’autorità civile palestinese ed il controllo militare israeliano) , ancora oggetto di trattativa, e poi ci sono quelli solo Israeliani, i territori C. È vero, ci sono questi territori dove ci sono i cosiddetti “insediamenti” che sono delle vere e proprie cittadine, di cui qualcuna direttamente connessa a Gerusalemme come Ma’ale Adumim, ma una presenza araba c’è anche in Israele. Tutto questo non qualifica come appartenenza, e qui è forse il caso di ricordare –prima che uno se lo sia dimenticato completamente – che uno stato Palestinese non c’è mai stato, non è mai stato occupato, non è mai esistito: prima c’era l’impero Ottomano, c’erano i Turchi, poi c’è stato il dominio inglese per un certo periodo, e poi è venuto lo Stato di Israele, non c’è mai stato lo Stato Palestinese!Nel 1948 durante la guerra, la Giordania occupò quello che oggi viene vissuto nella mente degli amici dei Palestinesi – che hanno diritto di essere amici dei Palestinesi –come lo stato Palestinese, ma non è così. Erano territori occupati dalla Giordania, quando la Giordania nel 1948 ha attaccato insieme a tutti gli altri stati Israele, Israele ha risposto e, siccome ha vinto la guerra, una delle tante guerre vinte inopinatamente da Israele che le doveva sempre perdere e invece le ha vinte: pensa te come ha vinto nel ‘48 con tutti questi disgraziati scampati ai campi di concentramento con un pezzetto di ferro in mano che non sapevano da che parte rigirarlo, qui è proprio la vittoria dell’anima, della mente, del cuore, sono cose meravigliose in un certo senso, se si fosse ancora persone in grado di pensare e sentire. Israele si trovò in questi territori così come si trovò a unificare nel 1967 Gerusalemme che era stata occupata nel ‘48 : nel ‘67 Israele libera questi piccole parti di terra. Li libera, da lì vengono i cosiddetti territori disputati: “disputati” così è anche la denominazione che ne dà l’ONU, non sono territori occupati, secondo i maggiori giuristi sono territori sui quali si deve addivenire ad una intesa.La conclusione di una intesa ha una sua premessa negli accordi di Oslo, gli accordi di Oslo che sono stati accettati da tutti, compreso Netanyahu, il quale tuttavia, essendo un patriota, ha sempre capito che c’era un grande problema di sicurezza. Pensate solo questo: gli hezbollah al nostro confine al nord verso il Libano – e ora anche in Siria perché sono andati lì ad aiutare Assad, che ha ammazzato tre quarti della sua stessa popolazione e lì ci sono lì anche gli iraniani sciiti come gli hezbollah– e gli hezbollah hanno 200.000 missili puntati su Israele fornitigli dall’Iran. Il giorno che decidessero di farci la guerra – per ordine dell’Iran perché il loro capo Nasrallah dal punto di vista internazionale risponde agli ordini dell’Iran – il giorno che decidono di farci la guerra… altro che Hamas!
L’altro punto riguarda proprio l’Iran che è un punto che vede gli Stati Uniti in una posizione in qualche modo ambivalente, l’Europa ancora una volta al suo interno divisa e con posizioni più o meno ondivaghe. Ecco, qual è la rilevanza della questione iraniana per Israele, ma in genere per l’occidente, e qual è il problema dei rapporti fra Iran, Turchia, Egitto, Arabia Saudita i quattro grandi paesi che si contendono l’egemonia nel mondo arabo
Vanno separato questi ultimi che hai nominato, perché Egitto e Arabia Saudita stanno da una parte, che potremmo dire sono quelli più amichevoli verso l’occidente, e quindi anche verso Israele
Anche se verso di loro, permettimi, sollevano problemi per il mancato rispetto dei diritti umani, mentre se lo dimenticano verso l’Iran e verso anche la Turchia dopo
Si, se lo dimenticano verso l’Iran che impicca alle gru in piazza gli omosessuali e dimenticano che Raisi, il nuovo presidente eletto – eletto si fa per dire – ha sulle mani, essendo stato procuratore, che per lo Stato sosteneva l’accusa e ne chiedeva la condanna a morte, ha sulle mani il sangue di 20.000 fra dissidenti, omosessuali, oppositori li ha tutti condannati a morte lui, ma di lui non se ne parla nemmeno. In ogni caso la questione dei diritti umani è molto complicata quando si viene in Medio Oriente, salvo quello che riguarda Israele: e qui c’è un discorso a parte da fare perché, per delegittimarlo, si vorrebbe sempre tirare in ballo, in un folle calderone di argomenti, l’accusa dell’apartheid, una pazzia assoluta, basta andare in un mall, un centro acquisti israeliano, oppure in un ospedale israeliano per capire che non c’entra nulla, si parla a caso senza conoscere nulla.
Il problema è quello che ha capito Netanyahu: Israele è un Paese moderno, talora persino post-moderno, e tuttavia è un Paese con dei problemi giganteschi di sicurezza, chiunque lo ignori compie una ipocrita operazione politica, lasciando passare qualsiasi ben peggiore violazione ai suoi nemici. Netanyahu invece i problemi di sicurezza li ha sempre avuti presenti…
Torniamo alla situazione dei rapporti con l’Iran: è un Paese sciita, che contempla negli scritti di Komeini, il fondatore del regime degli Ayatollah, la distruzione prima di Israele – Israele è un’ottima bandierina di propaganda per lui- e poi dell’Occidente in generale. Gli sciiti attendono il ritorno del Mahdi, il loro Profeta, più che un Profeta il loro, che viene a salvare il mondo e, quando viene, crea una conflagrazione mondiale dove non importa nulla se si viene bruciati insieme, questa è l’idea iraniana basilare, una sorta di Apocalisse.
Il precedente presidente Rohani era un grande propagandista e un diplomatico che riusciva a farsi passare per “moderato, non essendolo affatto, ora vedremo cosa dirà quest’altro, il nuovo. L’Iran nel corso di questi anni prima di tutto ha perseguito la bomba atomica, questa è la cosa più importante, e anche dopo gli accordi di Vienna nel 2015 ha seguitato a perseguirla come dimostrano gli archivi che il Mossad è riuscito ad asportare con una azione meravigliosa – e anche di questo va lodato Netanyahu – e ha dimostrato a tutto il mondo che non valgono nulla gli accordi che si fanno con l’Iran: non bisognerebbe mai dimenticare che ci sono delle centrali dove l’Iran continua ad arricchire l’uranio secondo criteri non consentiti e con delle centrifughe che non sono parte degli accordi.
Questo il primo punto, il secondo, sotto gli occhi di tutti è una grande crescita dell’espansione imperialistica e degli attacchi terroristici: in Yemen, in Iraq, in Libano, in Siria. L’Iran è diventata un’immensa potenza internazionale, seguita a ruota in questo dalla Turchia. La Turchia spalleggia Hamas che è sunnita come lo sono tutti i palestinesi, ma lo è anche in maniera molto determinata e molto estrema essendo parte della Fratellanza musulmana. Sunnita, come peraltro naturalmente anche Abu Mazen con l’autonomia palestinese, sono parte di un unico blocco che è un blocco di denegazione fondamentale originaria dell’esistenza stessa di uno stato ebraico sulla umma islamica, cioè quel territorio su cui secondo la dottrina islamica quando esso sia stato per una parte, per un periodo – la Spagna per esempio ne farebbe parte come anche la Sicilia – dominato dal mondo islamico mai più apparterrà a nessun altro.
La Turchia è ancora più espansionista perché la sua espansione non è solo a carattere militare (ormai Erdogan manda il suo esercito in giro dappertutto) ma è molto più sottile, la Turchia usa l’immigrazione anche come strumento di dominio, non mi soffermo su questo perché già lo sapete tutti cosa fa, una forma di ricatto: intimididsce l’Europa tenendo dietro compenso nei suoi confini centinaia di migliaia di profughi siriani. Poi c’è la Libia, poi c’è il Mediterraneo con la questione dello scontro sull’energia, insomma queste due potenze giocano su rapporti sia con la Russia sia con la Cina, contrapposti a quello dell’Occidente, in particolare contro la politica americana.
Insomma, è tornato l’impero del male
Non c’è dubbio che sia proprio questo, purtroppo c’è poco da ridere perché è molto potente, e l’Europa dovrebbe star molto attenta a non soccombere a questa nuova situazione: la prima cosa da fare è evitare che l’Iran possa perseguire il suo disegno nucleare, per evitare che lo possa perseguire bisogna continuare con le sanzioni che tolgono potere al regime degli Ayatollah e evitano che si possa fare legalmente l’arricchimento dell’uranio richiesto per raggiungere la bomba atomica, purtroppo il processo è andato molto avanti, l’incertezza sia di Biden che dell’Europa ha un costo gigantesco rispetto a una prospettiva di pace.
In più, occorre bloccare i programmi balistici iraniani, e questo è molto, molto importante perché questi programmi balistici, con missili giganteschi e programmi spaziali rappresentano una minaccia e la loro industria dei droni è avanzatissima. Tutte le loro risorse le impiegano in questo, c’è molto aiuto cinese, molto aiuto anche russo… c’è concorrenza fra Turchia e Iran in questo, ma anche c’è collaborazione.
Ma intanto c’è stato il Patto d’Abramo, con Donald Trump
Dall’altra parte Israele – viva Netanyahu – ha fatto il Patto di Abramo nel quale quattro paesi musulmani – fra cui anche il Marocco che per l’Italia è importantissimo – e poi paesi che si avvicinano per interesse a tutta questa parte del Mediterraneo orientale dove si sono trovate grandi sorgenti di gas – vicino alla Grecia, vicino a Cipro ecc – che formano un magnifico blocco pacifico. Allora lì se si riesce, nonostante Netanyahu sia andato a casa, nonostante il nuovo presidente americano per ora non si sia espresso, anche se ha detto che vuole fare una riunione con i paesi del Patto di Abramo, la sta organizzando e anche se sembra che per lui tutte le iniziative di Trump debbano essere considerate qualcosa da cancellare – tuttavia sembra non antipatizzante nei confronti di Israele. Il punto cruciale è veramente il Patti di Abramo, e io qui vorrei dire che l’Europa deve finalmente rendersi conto che si trova di fronte a una svolta storica fondamentale! Ma vi rendete conto che cosa significa dire che gli Emirati siano in colloquio quotidiano con Israele, abbiano stabiliti rapporti diplomatici con la creazione dell’ambasciata, il Bahrein, il Sudan che era un paese terrorista, il Marocco da cui furono cacciati tutti gli ebrei a suo tempo, (c’è sempre rimasta una comunità affezionata perché c’è sempre stata una simpatia profonda interna dei marocchini nei confronti degli ebrei, una storia particolare, diversa). Vi rendete conto cosa significa? Significa che Israele può aiutarli su tutto, sull’acqua, sull’agricoltura, sulla medicina… e loro possono aiutare Israele su una quantità di cose: l’energia, il turismo, l’accettazione internazionale… parlare, parlarsi… non avete idea della passione che viene messa da tutti questi signori con la kefiah bianca nei rapporti con gli israeliani. È una scena travolgente, appassionante, lì sì che davvero vedi la pace mondiale, lì si davvero che vedi la libertà religiosa che fa, non le chiacchiere dei preti di tutte le religioni.
Io ho un amico che si chiama Ahmed Al Mansoori, consiglio di andare a vedere il suo museo della tolleranza che ha fatto a Dubai, è una cosa veramente meravigliosa che racconta come gli ebrei siano una forza endogena del medio oriente, e sono gli arabi che lo raccontano finalmente, non come i palestinesi, non come disse Arafat a Clinton «Ma via senta ora lo sa benissimo anche lei che gli ebrei a Gerusalemme non ci sono mai stati» e Clinton si alzò in piedi e gli disse «Se lei ripete un’altra volta questa sciocchezza io esco dalla stanza».
Chiudiamo dandoci un altro appuntamento con te per parlare di Israele: la sua società, i cambiamenti che sta attraversando, come tema specifico che merita tanta attenzione
Anche il nuovo governo che è senz’altro un esperimento molto pragmatico e anche molto disinvolto di questi otto piccoli partiti che naturalmente ha tutti i nostri auguri e speriamo che possano far bene, l’alternanza democratica è l’anima di ogni paese democratico. Netanyahu c’è stato 12 anni e quindi adesso…
Come gli altri leader democratici…
Appunto, io sarei per togliere troppa enfasi, perché poi questa enfasi porta a dire delle sciocchezze su Netanyahu…
Felipe Gonzales, te l’ho scritto, è stato 14 anni il leader della Spagna e nessuno ha gridato alla dittatura, all’autoritarismo socialista
Certo ma si capisce, qui in Israele non c’è stata nessuna traccia di totalitarismo, quest’uomo anzi ha patito moltissimo senza batter ciglio una vera e propria character killing – un assassinio del personaggio come dicono gli americani e gli inglesi – e se l’è lasciato fare perché non c’era niente da fare se non fuori dalle norme che non ha voluto violare, cioè chiamando nelle piazze quella maggioranza che ha sempre seguitato ad avere. ma è storia passata, il nuovo governo lavora contro la pandemia e per la sicurezza, speriamo riesca nei suoi intenti.
Grazie del tempo che ci hai dedicato
Nave assaltata, Iran nel mirino
Il fatto che essa non sia venuta direttamente dalla Siria, può dimostrare semplicemente che le forze della repubblica islamica sono indebolite dall'assenza di Soleimani, e che risulta più comodo colpire in mezzo al mare vicino all'Oman tramite l'uso, nuovo e potente, della schiera di droni di diverso tipo che l'Iran ha costruito in abbondanza. D'altra parte questo può significare che è proprio il potere centrale a Teheran, compreso il nuovo presidente Raisi che sta per insediarsi, che hanno deciso di colpire dal loro Paese coi droni nel mare, dove Israele è più indifeso che per terra. L'uccisione di due marinai del tutto estranei alle dinamiche iraniano-israeliane, e soprattutto di nazionalità che non c'entrano niente, fra cui di un cittadino di un Paese che appartiene alla Nato, l'Inghilterra, da spazio al nuovo programma del ministro degli Esteri Yair Lapid di spiegare intensivamente, come ha detto, al mondo intero, che l'Iran per colpire Israele non ha nessun problema a uccidere chi gli capita. Che il pericolo iraniano, cioè, riguarda tutti. Anzi, che le dimostrazioni di spavalderia contenute nel terrorismo gli si attagliano: fanno paura a tutti, e spingono al silenzio; portano anche al compromesso a Vienna, dove insieme a Biden tutto il mondo siede impaziente di firmare un accordo uguale a quello disastroso di Obama del 2015.
Ma accadrà presto? Intanto l'Europa da qualche segno di essersi stufata, l'Iran ha giocato nelle ultime settimane a rimandare l'accordo, ovvero alcuni cominciano a suggerire che nuove sanzioni vengano applicate: tutti sanno che l'Iran sta usando questo tempo per arricchire velocemente tutto l'uranio che può. In una parola, il fatto che l'Iran crei tanta confusione proprio adesso non deve essere considerato casuale: la sua dimostrazione di forza, i suoi droni lanciati lontano con grande sapienza tecnologica, l'imposizione al mondo di aspettare che l'inviso nuovo presidente si insedi il 5 di agosto primi di arrivare a qualsiasi conclusione, è prima di tutto un film in technicolor per la folla disperata nelle strade che grida all'Ayatollah Khamenei che non ne può più, e si batte valorosamente contro la Guardia Rivoluzionaria: è un modo di stare in sella. Se per l'Occidente arrivare a un accordo è un obiettivo che fa da comma alla parola "pace", per gli Ayatollah l'interesse primario, ovviamente collegato alla loro idea religiosa totalizzante e anche totalitaria, è la necessità divina di mantenere il potere e di usarlo per i propri fini espansivi. L'arricchimento atomico non sarà sacrificato se questi obiettivi non concorderanno con l'eventuale patto. La situazione è dunque esplosiva, la gente iraniana potrebbe essere falcidiata fisicamente come nel 2019 mentre l'uranio arricchito già disegna la bomba atomica e le provocazioni si moltiplicano. Bennett parte per gli USA per il suo primo incontro con Biden questo mese. Speriamo si capiscano.