Fiamma Nirenstein Blog

La guerra antisemita contro l'Occidente

7 ottobre 2023 Israele brucia

Jewish Lives Matter

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Museo del popolo ebraico

Iran a un passo dal nucleare

mercoledì 8 dicembre 2021 Il Giornale 0 commenti

Le  cronache riportano un grande scoppio nel sito nucleare di Natanz, uno dei maggiori, sabato notte, l'evacuazione dei paesi vicini. Dice il governo iraniano era prevista e dovuta a esercitazioni... ma chi ci crede. L'eco dello scoppio si sente fino a Vienna. I colloqui là in corso fra i  P5 più uno e l'Iran sono uno spettacolo di restyling fra la repubblica islamica e il mondo, con l'occulta presenza di Israele: gli USA, nonostante l'inviato Robert Malley non desideri altro che un accordo, hanno dichiarato venerdì una pausa perchè gli iraniani seguitano a dettare legge, vogliono caduta delle sanzioni e mano libera verso l'atomica. Malley è seduto fuori della sala dei colloqui, l'Iran non vuole il Grande Satana, gli europei arzigogolano sorridenti l'impossibile soluzione di un problema geopolitico e religioso: il confronto fra il potere islamico e il mondo giudaico cristiano.

Gli europei come Ermes con le ali ai calzari, recapitano messaggi per Biden, e indietro. Ma l'Iran vuole enormi incentivi economici per accettare il bacio della pantofola, e, nonostante  l'acquiescenza di Malley, chiede ancora. E' danaro che alimenterà la sua guerra di dominio; il Mahdi, il profeta sciita, salverà il mondo per grazia degli Ayatollah e delle Guardie della Rivoluzione. Si riporta che 90 miliardi di dollari siano stati scongelati in transazioni e conti bancari bloccati. E molto è per strada: lo sblocco delle sanzioni è il prezzo per cui gli ayatollah sono tornati a parlare dopo cinque mesi di fermo  durante i quali le centrifughe di Fordow  hanno girato veloce per accumulare uranio arricchito; tanto che ormai tutti gli osservatori non possono fare a meno di capire che il 20 per cento di purezza non può servire altro che a scopi militari.

Se ne è molto lamentata l'IAEA, l'agenzia atomica internazionale, ed è proprio perchè Rafael Grossi, il suo capo, ha denunciato i divieti iraniani ai controlli che l'Iran alla fine ha accettato di tornare a Vienna, così da evitare nuove sanzioni. L'Europa, nodo passibile di sviluppi, contrasta sull'IAEA con gli Stati Uniti, vedremo gli sviluppi. Robert Malley, il plenipotenziario americano, è fiducioso del ripristino del vecchio patto, il JCPOA del 2015 cancellato nel 2018: ma l'Iran bullizza la situazione, le sue guardie rivoluzionarie e i suoi "proxy" valvassori, come si vantano loro stessi, dominano con la forza quattro Paesi, Iraq, Siria, Libano, Yemen, controllano Gaza, influenzano Ramallah. Se Israele si sentirà minacciata da un trattato che consenta l'atomica, ha detto il capo del Mossad, non avrà scelta, e si difenderà; i missili che l'Iran ha distribuito ovunque possono cominciare a piovere tutti insieme, la minaccia atomica coprirebbe i droni teleguidati e i missili destinati ai Paesi sunniti, a Israele, al Mediterraneo. Gli USA sono intanto stati obiettivo di molteplici attacchi terroristi e come conferma una lettera del capo della Cia Gina Haspel, hanno ricevuto da Israele aiuto per salvare dozzine di americani in Medio Oriente e del Golfo.

Gli USA ripetono che se un accordo risulterà impossibile, troverà altre strade. Così ripete anche Israele. Ebrahim Raisi, il presidente attuale,è un duro nazionalreligioso, e i segnali di arroganza sono tanti. Il brigadiere generale Abolfazl Shakarchi, portavoce militare, intervistato dall'ISNA (Iran Studies Neews Agency) ha annunciato a 48 ore dalla Conferenza che "la distruzione di Israele è il nostro maggior ideale. il maggior obiettivo che perseguiamo"; a ruota, "il ritiro di tutti gli americani dalla regione". Ha anche aggiunto che USA e Israele non possono affrontare l'Iran, e si piegheranno. Poi ha aggiunto che i Sauditi, il Bahrain, gli Emirati sono alleati di un' occupazione da cui "le nazioni oppresse sono stati rese schiave..mentre viene inoculata una nuova ignoranza dal mondo infedele sotto il termine "civilizzazione". L'Iran, quanto a "civilizzazione", ha recentemente condannato a morte una coppia per adulterio; gli omosessuali, i dissidenti, subiscono la stessa sorte; i suoi missili inquinano il mondo. Quale trattativa può avere senso con chi ubbidisce a questa logica? Vienna è di nuovo fatale nella storia del mondo.

Firenze, assegnato il Premio Pinocchio di Carlo Lorenzini

mercoledì 24 novembre 2021 Generico 0 commenti

I premiati

 

La Nazione, 24 novembre 2021

Si è svolta questa mattina, 24 novembre, nella Sala Borsi della Basilica di San Lorenzo, la cerimonia di consegna del tradizionale riconoscimento promosso dall'Associazione Culturale “Pinocchio di Carlo Lorenzini”.

«Questo premio è una tradizione che dura da 10 anni -commenta Anna Iacobacci, presidente dell'Associazione Pinocchio di Carlo Lorenzini-, attraverso la quale intendiamo celebrare la ricorrenza della nascita del celebre autore delle avventure del burattino più amato al mondo. Come da tradizione, a ricevere il riconoscimento sono persone che abbiano saputo distinguersi in ambito professionale, artistico, sociale, alle quali conferiamo un premio specifico che porta il nome di uno dei personaggi del romanzo. Dopo un importante lavoro da parte dei giurati, sono stati scelti nomi di indubbio prestigio e siamo riusciti a tornare ad organizzare una cerimonia di consegna in presenza che riunisce i premiati delle due edizioni 2020 e 2021, dopo l'anno di stop imposto dalla pandemia».

Questi i premiati del 2020: Mastro Geppetto, Piante Mati; Grillo Parlante, Zubin Mehta; Mangiafoco, Enio Drovandi; Gatto e Volpe, Stefano Grifoni; Albero degli Zecchini, Enrique Baron Crespo; Fata Turchina, Agnese Pini; premio speciale Grillo Parlante, Anna Pompei Rudeberg; Osteria Gambero Rosso, Cosimo Ceccuti; Paese dei Balocchi, Pier Francesco Bernacchi; Pesce-cane, Fabio Fanfani; Colombo, Monsignor Marco Viola. Premio 2021, Mastro Geppetto, Peruzzi; Grillo Parlante, Fiamma Nirenstein; Albero degli Zecchini, Eugenio Giani; Fata Turchina, Cristina Acidini; Paese dei Balocchi, Maurizio Giani. Prima dell'inizio della cerimonia, i premiati sono stati invitati a partecipare ad uno speciale tour all'Archivio della Basilica di San Lorenzo, accompagnati dal Reverendo Monsignor Marco Viola.

“Collodi e Pinocchio rappresentano un patrimonio straordinario da tramandare, una storia incredibile da far conoscere e valorizzare come merita, per questo il nostro grazie va all’associazione Pinocchio per il suo lavoro importante. - ha detto la vicesindaca Alessia Bettini -. Compito della politica è anche diffondere valori, divulgare una coscienza per creare conoscenza, coltivare la nostra memoria, la nostra storia e la nostra identità e vogliamo lavorare anche con le giovani generazioni con questo obiettivo. Ed è fondamentale la collaborazione con la cittadinanza attiva come in questo caso. Bello il momento di oggi con la consegna di questo riconoscimento a persone impegnate nei più vari settori nella nostra città”. “I miei complimenti per i premiati e i premi scelti, una rappresentanza di donne e uomini che nella nostra città ognuno nel proprio ambito danno un contributo importante. - ha detto l’assessora a Istruzione e Welfare Sara Funaro- Vogliamo coinvolgere l’associazione Pinocchio in un progetto dedicato al contrasto alle fake news, attraverso questa figura simbolo possiamo focalizzarci in maniera concreta su questo problema, per insegnare ai giovani a riconoscere informazioni false”.

L’evento si è aperto con i saluti della Presidente dell’Associazione Culturale Pinocchio di Carlo Lorenzini Anna Iacobacci, della Vicesindaca Alessia Bettini, dell'assessore Sara Funaro e della Presidente di giuria Grand Uff. onorevole Monica Baldi. A seguire un momento musicale con il Maestro George Georgescu e, in chiusura, il brindisi per festeggiare il compleanno di Carlo Lorenzini. La giuria del premio è composta da: Monica Baldi (presidente), Rossana Capitani, Sandro Benucci, Lionardo Lorenzo Ginori, Niccolò Pandolfini, Paolo Padoin, Virginia Gori, Anna Maria Iacobacci, Lucia Livatino, Roberto Giacinti.

Il ritorno del sangue di Hamas. Attacco al cuore di Gerusalemme

lunedì 22 novembre 2021 Il Giornale 1 commento

Il Giornale, 22 novembre 2021 

È bellissima la Città Vecchia alle 9 di mattina vicino al Muro del Pianto, i negozi chiusi, le stradine vuote. Vuote, fuorché per il terrorista che cerca la preda, Fadi Abu Shkahydem, di mestiere educatore religioso, un fanatico colto conosciuto dalla polizia, un imam di Shuafat nella periferia di Gerusalemme. Il video di un telefonino mostra tutto: i colpi dell'arma automatica risuonano sulle pietre antiche, un ferito chiama disperato aiuto, gente per terra, fuga. Girano di già le foto che lo rappresentano in cattedra, mentre  insegna a file di studenti concentrati e attenti, e altre riprese che lo mostrano furioso contro gli ebrei, sbraitante. E, già impaginata e pronta nel santino con la bandiera verde sulla Moschea di Al Aqsa, la faccia barbuta dell'assassino ispirato dal piacere di essere uno shahid, un martire di Hamas. Tutto nerovestito è uscito col mitra e i coltelli, e alle 9 ha sparato, uccidendo un ragazzo israeliano, una guida, e ferendone almeno altre tre, uno è grave. Poi due poliziotte lo hanno fermato, e le forze dell'ordine sono riuscitea sparargli fermando la strage. È la seconda volta in una settimana che Hamas colpisce a Gerusalemme, la volta precedente un attacco col coltello, sempre in Città Vecchia, dove il continuo traffico a piedi rende più difficile la selezione dei malintenzionati, e offre ai terroristi, d'altra parte, una quantità di occasioni di caccia.

Stavolta il terrorista aveva 42 anni, non era parte delle milizie armate, ma era noto alla polizia. Poiché anche a Giaffa poco più tardi un palestinese di Jenin, probabilmente anche lui di Hamas, è stato bloccato dopo aver assalito e ferito un uomo, si comincia a pensare a una qualche ondata terrorista. Che Shkhaidem avesse progettato l'attacco sembra evidente dal fatto che aveva fatto partire la moglie da Israele.

Quella dell'aggressione terroristica palestinese è una vicenda che si rinnova portando lutto e tragedia con ritmo implacabile: Hamas è probabilmente alla ricerca di consensi nel suo conflitto interno con Abu Mazen e cerca di rafforzarsi ulteriormente dopo che il Presidente americano Joe Biden, oltre all'Egitto e altre forze mediorientali, hanno di nuovo spinto un rinnovato sforzo di unità fra Hamas e Abu Mazen.  L'ultimo conflitto con Gaza è stato generato in gran parte proprio dalla decisione di Hamas di prendere la leadership palestinese sparando i suoi missili su Gerusalemme.

Adesso, poi, la mossa prende un sapore internazionale, perché (dopo che di nuovo il mondo intero con l'operazione di Gaza era caduto preda del solito rovesciamento di responsabilità e quindi aveva lanciato le solite accuse contro Israele dettate da ignoranza  e pregiudizio) la ministra degli Interni inglese Priti Patel ha messo nella lista delle organizzazioni terroriste Hamas, per intero, non solo per la parte armata. E ha anche spiegato che lo ha fatto an che in virtù del fatto che si tratta di una "rabbiosa organizzazione antisemita" che mette a rischio al vita di tutti, e che tollerare l'antisemitismo crea delle pessime condizioni per la sicurezza del popolo ebraico e di ciascuno, dando la possibilità di spargere, come legittimo e addirittura segno di libertà religiosa e culturale, il veleno della violenza in tutti i Paesi occidentali, oltre che in Israele. Priti Patel segnala una lungimirante visione strategica quando aggiunge che bisogna combattere senza risparmio di forze dato che Hamas "ha significative capacità terroriste, incluso l'accesso a quantità estesa di armi sofisticate e a strutture di training terrorista". Ovviamente qui il riferimento è ai rapporti internazionali di Hamas, sia quando si parla di Fratellanza Musulmana, incluso il rapporto con Erdogan e col Qatar, che dell'Iran della Guardia Rivoluzionaria, che sostiene e guida Gaza.

Spesso si riconosce solo la parte militare di Hamas come terrorista, anche se gli USA e l'UE invece la definiscono tale nel suo insieme. Hamas ha reagito dicendo che l'Inghilterra "di nuovo invece di scusarsi per la Dichiarazione Balfour (che promette al popolo ebraico un focolare nazionale ndr) o il Mandato Britannico che consegnò ai sionisti terra palestinese, sostiene gli aggressori invece delle vittime". Quello che qui Hamas intende, e stavolta, secondo tutti i documenti, risulta d'accordo con Abu Mazen, e la completa delegittimazione e criminalizzazione del fondamento stesso dello Stato d'Israele, e quindi la determinazione a cancellarlo. Una risoluzione di morte, cui manca qualsiasi spazio per una politica di pace e soprattutto di miglioramento della condizione palestinese, destinata alla predicazione d'odio che gli viene somministrata dalla parole e dai gesti di gente come Shkahydem.

Il Medio Oriente visto da Gerusalemme

venerdì 19 novembre 2021 Generico 0 commenti
Cari amici,
 
cliccando qui potrete riascoltare e leggere la trascrizione della rubrica di questa settimana Il Medio Oriente visto da Gerusalemme condotta da Giovanna Reanda

 

Quell'esempio di Israele: rinato coi sieri

venerdì 5 novembre 2021 Il Giornale 0 commenti

Il Giornale, 5 novembre 2021

Si deve fare? Sì. Lo si deve però scegliere liberamente, essendo in democrazia? Ancora sì. Ci sono i no vax , e quelli sono duri come il granito. Non si parla a loro. Ma per  spiegarsi fra gente normale, di buon senso, occorre discussione, consapevolezza sull'oggetto in questione, la vaccinazione, i pro, i contro, i pericoli, le risorse, senza spazio per stupide teorie della cospirazione o movimenti rivoluzionari social-politici. Così dopo un periodo di crisi, Israele si riposiziona come esempio per la lotta al Covid, guardiamolo bene: ieri la squadra di esperti che affianca il ministero della sanità nelle decisione, ormai imminente dopo quella americana, di vaccinare i piccoli, ha tenuto la sua seduta in pubblico, sui social, su la pagina Facebook del ministero, con tutti gli esperti, i medici, i politici, e con venti cittadini ciascuno col diritto a parlare per tre minuti.  Alla fine deciderà la commissione, e non la folla, si capisce: ma il  vaccino ai bambini oltre i cinque anni è un pezzo di cuore e richiede tutto il cervello.

Difficile decidere, ma messe tutte le carte in tavola, basta, si soppesa, si decide, forti del fatto che dopo un momento di panico, di nuovo i vaccini hanno salvato il paese, e senza ombra di dubbio. Su questo, anche un governo e un'opposizione che si odiano come quelle di Bennett e di Netanyahu, sono insieme! Pochissimi usano la chiave antivax in una dimensione politica. Si sa, qualcuno dei vaccinati si è ammalato di nuovo, ma non è morto; e il vaccino ogni tanto ha reazioni indesiderate anche estreme. Perciò un Paese allenato come Israele ha bisogno di inspirare profondamente prima di decidere sui numerosissimi, onnipresenti piccoli cittadini del Paese.

Ma è chiaro a tutti gli opinion maker, i giornalisti, i politici, gli intellettuali, come dovrebbe esserlo in Italia: gli chiedi "hai preso la terza dose?" E la risposta è sempre."Certo". Sei un fratello nella scelta della libertà per tutti. Dopo il booster la crisi della quarta ondata è stata superata, a settembre c'erano 80mila casi attivi, ora sono 7388;  i casi seri erano 740, ora sono 201; i nuovi casi quotidiani  663 ed erano 2500. Prima di rendersi conto, a maggio, che si era ben proceduto a salvare la vita degli adulti e degli anziani ma si doveva vaccinare veloci anche i ragazzi nelle scuole pena una moria generale; adesso si sa che i bambini fra i 5 e gli 11 anni, più di 1milione e 200mila, sono il 45 per cento dei portatori del virus della settimana scorsa. E allora, se i dati sono questi, se il vaccino preserva dal contagio, e quando non lo fa comunque salva la vita, e rende la libertà, che dire, per esempio, alla folla triestina? Quando si ammala rischia la vita, e appare anche un po’ scema.

 

Il Medio Oriente visto da Gerusalemme

venerdì 5 novembre 2021 Generico 0 commenti
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L'oscena sfilata di No Pass che infanga la memoria della Shoah

lunedì 1 novembre 2021 Il Giornale 0 commenti

Il Giornale, 01 novembre 2021

 

Non c'è affatto da stupirsi se il movimento dei No Green Pass, creatura artificialmente impallidita del movimento No Vax, produce una schifosa manifestazione antisemita come quella che ieri la povera città di Novara ci ha offerto. L'antisemitismo è un largo arcipelago,una moneta di uso comune: travestendolo un po’ la puoi smerciare ovunque, il rischio è solo che riveli la miseria di chi la pratica. Qui, se c'era bisogno di rivelare la volgarità, l'ignoranza, il disprezzo per la libertà e anche per la vita umana già peraltro contenute nelle posizioni antivaccino, beh, stavolta lo spettacolo è plateale.

Gli animali che non  sanno come sono stati uccisi due milioni di bambini, per esempio, nell'ambito di sei milioni di ebrei torturati e trucidati, non sono soli. Ci sono antisemiti consapevoli, "mild", nostalgici, noncuranti, antisionisti, anticapitalisti, anticomunisti, travestiti da difensori dei diritti umani. Ma sempre antisemitismo è. Se "il loro migliore amico è ebreo", beh si sveglino. Una recentissima indagine su tutti i Paesi UE ci dice che l'89 per cento degli ebrei sente la pressione, 1 su 4 ha subito aggressioni. Il 51 per cento degli intervistati pensa che gli ebrei hanno troppo potere; il 71 che gli ebrei fanno ai palestinesi quello che gli hanno fatto i nazisti; il 43 che gli ebrei sfruttano la memoria della Shoa. In Texas per insegnare la Shoah devi dare spazio a libere interpretazioni contrapposte: é davvero accaduto o no? A Boston il Centro Elie Wiesel, dal nome del famoso scrittore della Shoah, per la sua lettura annuale ha ospitato uno speaker che ha accusato Israele di prendere di mira i bambini palestinesi solo perché vogliono la libertà. Il gruppo "green" Sunrise per l'azione sul clima si è ritirato da un rally perchè c'erano tre organizzazioni ebraiche. Da destra a sinistra, sono tutti troppo confusi per capire di essere dei vergognosi antisemiti. O è di moda?

Eitan, il nonno e i tanti motivi di uno sbaglio

mercoledì 27 ottobre 2021 Il Giornale 4 commenti
Il Giornale, 27 ottobre 2021
 
Non ho nessuna intenzione di sostenere che Shmuel Peleg abbia ragione, e nemmeno la moglie Esther, anche se il loro strazio è così sincero e evidente. Le loro ragioni di genitori, figli e nonni deprivati di tre generazioni di affetti, cui ora viene strappato anche l'ultimo virgulto, spezzano il cuore ma non giustificano il rapimento. La legge è chiara e giusta: non si può ottenere la custodia di un bambino rapendolo e esportandolo a forza, e il tribunale israeliano ha fatto bene a agire secondo la legge. Così del resto fa abitualmente: Israele è un Paese ubbidiente alla legge internazionale, al contrario di quello che si vocifera. Spiegare però non vuol dire giustificare; è giusto comunque cercare di capire perché Peleg abbia violato le norme in modo, alla fine, masochistico. Per farlo si può avventurarsi cautamente senza conosce il soggetto, fra le possibili colonne psicologiche di una persona come lui, sempre tenendo ferma l'idea che il suo gesto forzoso è frutto di un tratto particolare.
 
E tuttavia, pensiamo. Israele non è un Paese qualunque; non è come se Eitan fosse stato trasportato che so, dalla Danimarca all'Olanda. Ci sono voluti secoli, decine di migliaia di morti, guerre senza fine, fame incommensurabile, lavoro miracoloso, rischi e audace inimmaginabili per farne un Paese dove il popolo ebraico finalmente "torna". Questa è la parola chiave. Ci si torna anche quando non ci è mai stati, è il Paese del ritorno del popolo ebraico, non importa se religioso o laico, dall'esilio.
Per Peleg è del tutto logico, anche contro il senso comune, che Eitan "torni" a casa; e "casa" è per lui in Israele, qui è la sua naturale radice secondo la logica di un uomo della sua generazione, la sua vita. Esther, la moglie, ha anche spiegato che qui il bimbo ha una famiglia molto vasta e adorante con cui è stato sempre in contatto, dove la figlia voleva tornare, e che, secondo lei, nel suo abbraccio di Shabbat, di ogni festa comandata, è l'indispensabile cemento per guarigione di Eitan dal dolore. "Famiglia" è una parola chiave in Israele. La terza parola chiave per capire (non per giustificare) è "conversione": non necessariamente  e non soltanto conversione religiosa, ma ogni cancellazione forzosa, ambientale, dovuta a assimilazione o a educazione, o a forzatura, dell' identità di un ebreo. Questo è insopportabile per chi appartiene a un popolo che si è tentato di cancellare tante volte, di convertire, di assimilare, di considerare superato, archeologico, destinato a sparire. Magari in Italia Eitan riceverà un'educazione ebraica nel senso del popolo ebraico.
 
Ma è ovvio, per il nonno, che il suo nido naturale sia Israele, che esiste per questo: gli ebrei sono stati minacciati di scomparsa totale molte volte, in molti esili, e restare un popolo unito è stata la grande sfida fino nella Shoah. Cristiani, musulmani e anche Napoleone hanno immaginato che fosse indispensabile per gli ebrei, cambiare strada. Ma un  ebreo anche se non è religioso resta fedele al suo popolo. E' un istinto indispensabile alla sopravvivenza.
 
Infine il gesto pazzoide dell'aereo privato: per carità, nessuna giustificazione. Ma si chiama sfida estrema. Israele a fronte di avventure fatali si è avventurato spesso in gesti in cui l'audacia sfida il senso di realtà. Tipo Entebbe. Niente in comune, sia chiaro, ma spero così di spiegare una mentalità di sopravvivenza. Peleg ha sbagliato, ma non è stato solo: i giudici italiani, la zia, tutti hanno tirato la corda sin dall'inizio nell'affidare, nel pretendere, nello strapparsi una creatura che ha bisogno solo di un amore che metta tutti d'accordo. La storia biblica di re Salomone insegna. Le due famiglie si devono avvicinare, per Eitan.
 

Israele, sei ong «umanitarie» sotto indagine per terrorismo

lunedì 25 ottobre 2021 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 25 ottobre 2021
 
La disputa in atto dovrebbe far tremare  tutto il mondo: tu chiamalo terrorismo, io lo chiamo organizzazione per i diritti umani, e lo finanzio coi nostri soldi. Il Ministro della Difesa israeliano Benny Gantz ha collocato sei fra le maggiori NGO Palestinesi nella lista delle organizzazioni terroriste. Questo significa che i loro traffici bancari e i movimenti dei loro leader e affiliati sono adesso sotto controllo. Le informazioni: molto accurate. L'accusa è servire da mano pubblica all'organizzazione terrorista Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, FPLP, fornendole un'identità ibrida, e rastrellare così consenso e denaro dall'ONU e dall'Unione Europea. Questi soldi alimentano, secondo Gantz, il fiume di sangue; le organizzazioni accusano Israele di persecuzione e rivendicano un ruolo caritativo. Certo, anche gli Hezbollah, Hamas, i Talebani prendono cura di bambini, vedove, vecchi. Così sorride il professor Gerald Steinberg, che con costanza ha indagato il tema col suo NGO Monitor. Sul sito troviamo tutti i particolari:" Dieci anni fa presentammo i risultati all'UE, la Mogherini ci disse che le prove non bastavano". E oggi il Dipartimento di Stato Americano, protesta di non essere stato informato. Israele nega l'accusa.
 
Le organizzazione nella lista terrorista sono:Adameer, Al Haq, Bisan, Defesa dei bambini-Palestina (DCI-P) Unione delle donne (UPWC); Unione degli Agricoltori (UAWC). Il punto di partenza è l'FPLP, un vulcano di attività terrorista, che ha ucciso il ministro israeliano Rehavam Ze'evi nel 2001, ha compiuto 6 attacchi suicidi nell'Intifada con 13 vittime, tre al mercato a Gerusalemme; ha tentato di uccidere il rabbino capo Ovadya Yossef; ha ucciso a colpi d'ascia 5 persone alla sinagoga Har Nof nel 2014. Terribile anche l'assassinio della 17enne Rina Shnerb nell'agosto del 2019, in cui il padre e il fratello vennero feriti. Gli assassini sono parte dell'organizzazione degli agricoltori, finanziata dall'UE.  l'FPLP, paleomarxista, radicata a Ramallah, in competizione con Fatah che non osa metterla ai margini, è stata, come spiega bene Steinberg, capace di mettere in piedi, priva dei finanziamenti di Abu Mazen, una rete autonoma di NGO,che l'alimenta auto-legittimandosi. Così che i documenti provano, dice Steinberg, con le foto, che i diplomatici in visita dei vari Paesi, di fatto si incontrano con leader del FPLP. Un paradosso per cui negli ultimi dieci anni gli sono stati dati dall'Europa circa 200 milioni euro del contribuente, sostiene Steinberg. 
 
Il direttore amministrativo degli "agricoltori"è stato arrestato e così anche  il contabile per bombe, attentati, reclutamento di terroristi. Hashem Abu Maria, il leader dell'NGO per i bambini, è morto in uno scontro a fuoco con l'esercito, il presidente dell'assemblea dei soci è stato direttore della rivista dell'FPL. Questa NGO è finanziata anche direttamente dall'Italia. Le leader dell'unione femminile sono quasi tutte membri dei comitato centrale e del direttivo dell'FPLP; il Centro Palestinese per i Diritti Umani, già nella lista,  ha un vicepresidente che è stato capo dell'ala militare dell'FPLP di Gaza, condannato all'ergastolo: Al Haq, ha un direttore Shawan Jabarin, che fu accusato di reclutare e organizzare il training dei membri del FPLP. L'Italia finanzia direttamente anche al Haq. La lista è lunga, ma parla chiaro: ammantarsi di diritti umani è un'abitudine consolidata per chi vuole distruggere Israele, e il cinismo della politica internazionale fa finta di non capire, anzi, aiuta questo sistema. Per cui il diritto va in polvere, la vittima diventa persecutore, il terrorista che ignora ogni principio democratico diventa il protagonista dell'era delle NGO.  
 

Recensioni al mio nuovo libro "Jewish Lives Matter"

martedì 19 ottobre 2021 Generico 0 commenti
 
Potrebbe essere un'immagine raffigurante Fiamma Nirenstein, libro e il seguente testo
 
 
 
 
Grazie agli amici che hanno scritto del mio nuovo libro:
 
 

 

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