L'Internazionale del complottismo
Il Giornale, 10 gennaio 2022
I movimenti No-Vax contengono un elemento esplosivo di portata internazionale, perché popolano le più svariate parti del mondo e sono formati da persone normali pronte a immaginare che il mondo sia diviso in due parti, una che intenzionalmente è devota a compiere azioni malvagie, perchè inferiscono sulla loro salute, violano la libertà a proprio vantaggio, approfittano del loro potere. Una posizione che, stimolata da un feroce incitamento continuo sui promotori della politica pro vaccini, possiede gli elementi per spingere alla violenza, persino al terrorismo, mentre crea dei propri "martiri". Invece, affrontare il Covid richiede soprattutto una quieta dose di buon senso, ignota ai No-Vax che si ergono a pilastri di una logica ripetitiva fino alla nausea: ma come, non era il vaccino la soluzione di tutti i mali? Invece, non vedi quanti infettati? Allora il vaccino non è buono? Ammetti, chi ha interesse a mentire? E il green pass dovrebbe salvarci? Tutte scuse, pure fake.[...]
Le femministe e i loro silenzi indecenti
Il Giornale, 09 gennaio 2021
É più che fastidioso l'imbarazzo con cui si discute dell'aggressione sessuale, disgustosa e feroce di cui sono state oggetto cinque ragazze, di cui due di diciassette anni. Le abbiamo viste terrorizzate, piangenti, da una folla di mani e di urla minacciose che le sospingevano nei tempi e nel ruolo della donna delle caverne, aggredita e vilipesa solo perché osa, la notte di Capodanno, affacciarsi al mondo del 2022. Si percepisce nella cautela dei politici, dei movimenti femministi, della magistratura, qualcosa che somiglia alla paura. Non si vorrà mica dire, sembra suggerire la cautela, poichè quei violenti aggressori urlanti almeno in parte, secondo i video e i testimoni, parlano arabo, che si è islamofobici? Che non si tiene in adeguata considerazione che la violenza contro le donne è una malattia universale, che il maschilismo sessuomane e aggressivo è proprio anche della nostra storia? No, non è affatto così. [...]
Il lato oscuro dell'eredità di Desmond Tutu
Desmond Tutu è stato sepolto ieri con tutti gli onori, ed è giusto: perché il vescovo sudafricano è stato un grande combattente della battaglia contro l'apartheid in Sud Africa, e ha contribuito a distruggere l'obbrobrio razzista, la peggiore delle violazioni dei diritti umani. Ma dobbiamo essere giusti, ed evitare, specie in tempi di antisemitismo crescente, di costruire falsi santini. Qualcosa si è confuso nella psiche del vescovo rivoluzionario, se il suo messaggio dalla sacrosanta crociata contro il razzismo si è avventurato in una autentica guerra contro il Popolo ebraico, la sua religione, il suo Stato.
Purtroppo restano nella sua biografia le frequenti affermazioni contro la "lobby" ebraica definita "troppo potente” e "terrificante", gli stereotipi che usava per gli ebrei sul "denaro", il "potere", "l'arroganza", l'idea nazifascista che siano gli ebrei "la causa di molti problemi nel mondo". Tutu era appassionatamente filopalestinese, e questo è legittimo: ma sostanziava la sua passione con una quantità di stereotipi menzogneri, paragonando gli ebrei ai nazisti, e trasferendo su di loro il concetto di Shoah. Diceva che gli ebrei si attribuisco il monopolio dell'Olocausto, e che il mondo non vuole perdonare i nazisti, mentre perdona Israele per l'Olocausto che opera sui palestinesi; ha persino detto che "le camere a gas" erano comunque "una morte più pulita" di quella inflitta dall'apartheid di Israele sui palestinesi. [...]
In Afghanistan la vergogna di un'America che si ritira dalla Storia
Il Giornale, 31 dicembre 2021
Fu sull'onda della debilitazione sofferta dall'Impero Britannico con la Seconda Guerra Mondiale che gli USA ereditarono la leadership mondiale e l'impegno per una "grand strategy". Dopo "Britannia rules the waves", gli Stati Uniti regnarono, forti della vittoria sul nazifascismo. E vi portarono la forza morale e pratica dei vincitori, la loro musica, i cowboys, Hollywood e i marines. La guerra contro i dittatori di ogni genere e contro il terrorismo, la vivacità democratica più viva sono appannaggio americano, pur sullo sfondo della Guerra Fredda durata sette decadi, e poi della svolta dell'11 settembre. Ma nel 2021 due scene hanno travolto l'immaginario collettivo insieme alla rassicurazione che ci davano gli USA di essere la nostra salvaguardia dalla prepotenza e dal terrorismo. Perchè certo l'imperialismo è stato vituperato da molti, ma Bob Dylan e Clint Eastwood hanno protetto i giovani di tutto l'Occidente. [...]
Abu Mazen in Israele da Gantz. Hamas: 'Tradisce l'Intifada'
Il Giornale, 30 gennaio 2021
È vecchia di dieci anni l'ultima visita amichevole di Abu Mazen in Israele: l'indirizzo quella volta era la residenza di Benjamin Netanyahu, in Rehov Balfour, e i sorrisi di Sarah a Mahmoud Abbas di nuovo invadono i teleschermi, in memoria. Invece, non esistono immagini dell'incontro nella casa di Rosh HaAyin del Ministro della Difesa israeliano Benny Gantz col presidente palestinese Mahmoud Abbas, al secolo Abu Mazen. Gantz lo ha ricevuto alle otto e mezzo di sera martedì per due ore, con pochi intimi politici e tecnici. [...]
Golan: indispensabile per la difesa del Paese intero
Il Giornale, 27 dicembre 2021
In Israele il Golan, neppure a sinistra della mappa politica, è immaginato come un "insediamento", o si pensa ai suoi abitanti come "coloni" o "settler": neanche chi pensa che il futuro del Paese preveda la separazione dai "territori occupati" immagina quell'angolo lassù come una zona straniera. É una terrazza di basalto e erba indispensabile per la difesa del Paese intero, senza il Golan ogni invasione dal nord, dove molti nemici, fino all'Iraq e all'Iran risiedono oltre la Siria, sarebbe molto più facile. E infatti di là sono passati diverse volte. Ed è anche ormai, quell'altipiano ventoso dove le mucche e le capre girano libere, un amatissimo spazio naturale da cui si ammira il lago di Tiberiade e su cui si visitano resti talmudici e si va per un assaggio dell'ormai famoso e perfezionato vino locale.
Dunque, il primo ministro Naftali Bennett (da ieri in isolamento perché sua figlia è stata trovata affetta da Covid) ha potuto tranquillamente presentare come una scelta collettiva dei tanti partiti che compongono il suo governo, dalla sua destra sionista fino al partito arabo di Ram, il piano da 317 milioni di dollari per il Golan, con cui si invita la popolazione a venire a vivere nella natura, promettendo case e infrastrutture migliori oltre che possibilità di lavoro. Sarà una pioggia di iniziative e di denaro che beneficerà anche i 23mila drusi che vivono secondo la loro religione, le loro abilità e il loro cibo su quelle alture, in parte sono affezionati a Israele mentre in parte mantengono fedeltà al mondo arabo.
I palestinesi non hanno a che fare con questa vicenda, ma la parola "insediamenti" già mostra il suo potere ipnotico sull'opinione pubblica, mentre il consesso internazionale comincia già a essere investito dalle proteste del dittatore Bashar Assad che fida sul solito coro di biasimo anti-israeliano, per cui l'Unione Europea non poté fare a meno di protestare quando nel 1981 le alture furono annesse e poi gli USA ne riconobbero l'identità israeliana nel 2019. Fu Trump a compiere questa scelta, citando una "minilezione di storia" prima della decisione: di certo riguardava il fatto che tutti i Paesi mediorientali, compresa la Siria era state attribuite a varie dinastie, alcune dei quali recentissime, con un tratto di penna che toglieva alla meglio i vecchi coloni d'impiccio. Ma come non vedere che ha ragione Bennett quando dice, come ha fatto ieri, che per tutto il mondo è molto più tranquillizzante pensare alle alture civilizzate, produttive e verdeggianti che Israele garantisce piuttosto che a una aggressiva propagine rocciosa siriana: là non c'è alcun dubbio, senza la presenza israeliana troverebbero subito posto avamposti armati degli hezbollah e missili iraniani. Il Golan è stato occupato da Israele dal 1967, quando rispondendo all'attacco siriano per fiancheggiare l'Egitto coi carri armati e i bombardamenti aerei, Israele riuscì a salire sulle alture. Esse erano la rampa di un'aggressione continua, anche prima della guerra. Posso raccontarlo in prima persona, da ragazza nel kibbutz Neot Mordechai ai piedi del Golan dove mi trovavo, le incursioni erano quotidiane, gli aerei Mig spuntavano all'improvviso dalle alture, e durante la guerra del '67 lo scontro si svolse metro quadro per metro quadro. Se l'Iran fosse stato sulle alture, si può immaginare cosa sarebbe successo. Oggi, sul Golan sono previste due cittadine nuove, Assif e Matar, mentre a Katzrin, centro archeologico romano e ebraico si prevede impegno edilizio e di lavoro. Poco lontano a Gamla, che dà oggi il nome a un vino rinomato e dove nelle rocce circostanti nidificano, protetti dalle associazioni naturalistiche, aquile, falchi e avvoltoi si vedono i resti impressionanti di una città ebraica, grigi, interi, su una punta di montagna. Dalle mura si gettarono gli israeliti quando i romani stavano per conquistare la città. Oggi, questo non succederebbe più.
Il Medio Oriente visto da Gerusalemme
Informazione Corretta, il nuovo video di Fiamma Nirenstein: Israele, la Siria di Assad e i media
Cari amici,
oggi, il sito web Informazione Corretta pubblica in esclusiva un mio nuovo video: Israele, la Siria di Assad e i media
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ADEI WIZO: presentazione del mio nuovo libro Jewish Lives Matter
Il sangue degli ebrei svenduto