La guerra antisemita contro l'Occidente
7 ottobre 2023 Israele brucia
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venerdì 19 novembre 2021
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Cari amici,
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Il Giornale, 5 novembre 2021
Si deve fare? Sì. Lo si deve però scegliere liberamente, essendo in democrazia? Ancora sì. Ci sono i no vax , e quelli sono duri come il granito. Non si parla a loro. Ma per spiegarsi fra gente normale, di buon senso, occorre discussione, consapevolezza sull'oggetto in questione, la vaccinazione, i pro, i contro, i pericoli, le risorse, senza spazio per stupide teorie della cospirazione o movimenti rivoluzionari social-politici. Così dopo un periodo di crisi, Israele si riposiziona come esempio per la lotta al Covid, guardiamolo bene: ieri la squadra di esperti che affianca il ministero della sanità nelle decisione, ormai imminente dopo quella americana, di vaccinare i piccoli, ha tenuto la sua seduta in pubblico, sui social, su la pagina Facebook del ministero, con tutti gli esperti, i medici, i politici, e con venti cittadini ciascuno col diritto a parlare per tre minuti. Alla fine deciderà la commissione, e non la folla, si capisce: ma il vaccino ai bambini oltre i cinque anni è un pezzo di cuore e richiede tutto il cervello.
Difficile decidere, ma messe tutte le carte in tavola, basta, si soppesa, si decide, forti del fatto che dopo un momento di panico, di nuovo i vaccini hanno salvato il paese, e senza ombra di dubbio. Su questo, anche un governo e un'opposizione che si odiano come quelle di Bennett e di Netanyahu, sono insieme! Pochissimi usano la chiave antivax in una dimensione politica. Si sa, qualcuno dei vaccinati si è ammalato di nuovo, ma non è morto; e il vaccino ogni tanto ha reazioni indesiderate anche estreme. Perciò un Paese allenato come Israele ha bisogno di inspirare profondamente prima di decidere sui numerosissimi, onnipresenti piccoli cittadini del Paese.
Ma è chiaro a tutti gli opinion maker, i giornalisti, i politici, gli intellettuali, come dovrebbe esserlo in Italia: gli chiedi "hai preso la terza dose?" E la risposta è sempre."Certo". Sei un fratello nella scelta della libertà per tutti. Dopo il booster la crisi della quarta ondata è stata superata, a settembre c'erano 80mila casi attivi, ora sono 7388; i casi seri erano 740, ora sono 201; i nuovi casi quotidiani 663 ed erano 2500. Prima di rendersi conto, a maggio, che si era ben proceduto a salvare la vita degli adulti e degli anziani ma si doveva vaccinare veloci anche i ragazzi nelle scuole pena una moria generale; adesso si sa che i bambini fra i 5 e gli 11 anni, più di 1milione e 200mila, sono il 45 per cento dei portatori del virus della settimana scorsa. E allora, se i dati sono questi, se il vaccino preserva dal contagio, e quando non lo fa comunque salva la vita, e rende la libertà, che dire, per esempio, alla folla triestina? Quando si ammala rischia la vita, e appare anche un po’ scema.
venerdì 5 novembre 2021
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Il Giornale, 01 novembre 2021
Non c'è affatto da stupirsi se il movimento dei No Green Pass, creatura artificialmente impallidita del movimento No Vax, produce una schifosa manifestazione antisemita come quella che ieri la povera città di Novara ci ha offerto. L'antisemitismo è un largo arcipelago,una moneta di uso comune: travestendolo un po’ la puoi smerciare ovunque, il rischio è solo che riveli la miseria di chi la pratica. Qui, se c'era bisogno di rivelare la volgarità, l'ignoranza, il disprezzo per la libertà e anche per la vita umana già peraltro contenute nelle posizioni antivaccino, beh, stavolta lo spettacolo è plateale.
Gli animali che non sanno come sono stati uccisi due milioni di bambini, per esempio, nell'ambito di sei milioni di ebrei torturati e trucidati, non sono soli. Ci sono antisemiti consapevoli, "mild", nostalgici, noncuranti, antisionisti, anticapitalisti, anticomunisti, travestiti da difensori dei diritti umani. Ma sempre antisemitismo è. Se "il loro migliore amico è ebreo", beh si sveglino. Una recentissima indagine su tutti i Paesi UE ci dice che l'89 per cento degli ebrei sente la pressione, 1 su 4 ha subito aggressioni. Il 51 per cento degli intervistati pensa che gli ebrei hanno troppo potere; il 71 che gli ebrei fanno ai palestinesi quello che gli hanno fatto i nazisti; il 43 che gli ebrei sfruttano la memoria della Shoa. In Texas per insegnare la Shoah devi dare spazio a libere interpretazioni contrapposte: é davvero accaduto o no? A Boston il Centro Elie Wiesel, dal nome del famoso scrittore della Shoah, per la sua lettura annuale ha ospitato uno speaker che ha accusato Israele di prendere di mira i bambini palestinesi solo perché vogliono la libertà. Il gruppo "green" Sunrise per l'azione sul clima si è ritirato da un rally perchè c'erano tre organizzazioni ebraiche. Da destra a sinistra, sono tutti troppo confusi per capire di essere dei vergognosi antisemiti. O è di moda?
Il Giornale, 27 ottobre 2021
Non ho nessuna intenzione di sostenere che Shmuel Peleg abbia ragione, e nemmeno la moglie Esther, anche se il loro strazio è così sincero e evidente. Le loro ragioni di genitori, figli e nonni deprivati di tre generazioni di affetti, cui ora viene strappato anche l'ultimo virgulto, spezzano il cuore ma non giustificano il rapimento. La legge è chiara e giusta: non si può ottenere la custodia di un bambino rapendolo e esportandolo a forza, e il tribunale israeliano ha fatto bene a agire secondo la legge. Così del resto fa abitualmente: Israele è un Paese ubbidiente alla legge internazionale, al contrario di quello che si vocifera. Spiegare però non vuol dire giustificare; è giusto comunque cercare di capire perché Peleg abbia violato le norme in modo, alla fine, masochistico. Per farlo si può avventurarsi cautamente senza conosce il soggetto, fra le possibili colonne psicologiche di una persona come lui, sempre tenendo ferma l'idea che il suo gesto forzoso è frutto di un tratto particolare.
E tuttavia, pensiamo. Israele non è un Paese qualunque; non è come se Eitan fosse stato trasportato che so, dalla Danimarca all'Olanda. Ci sono voluti secoli, decine di migliaia di morti, guerre senza fine, fame incommensurabile, lavoro miracoloso, rischi e audace inimmaginabili per farne un Paese dove il popolo ebraico finalmente "torna". Questa è la parola chiave. Ci si torna anche quando non ci è mai stati, è il Paese del ritorno del popolo ebraico, non importa se religioso o laico, dall'esilio.
Per Peleg è del tutto logico, anche contro il senso comune, che Eitan "torni" a casa; e "casa" è per lui in Israele, qui è la sua naturale radice secondo la logica di un uomo della sua generazione, la sua vita. Esther, la moglie, ha anche spiegato che qui il bimbo ha una famiglia molto vasta e adorante con cui è stato sempre in contatto, dove la figlia voleva tornare, e che, secondo lei, nel suo abbraccio di Shabbat, di ogni festa comandata, è l'indispensabile cemento per guarigione di Eitan dal dolore. "Famiglia" è una parola chiave in Israele. La terza parola chiave per capire (non per giustificare) è "conversione": non necessariamente e non soltanto conversione religiosa, ma ogni cancellazione forzosa, ambientale, dovuta a assimilazione o a educazione, o a forzatura, dell' identità di un ebreo. Questo è insopportabile per chi appartiene a un popolo che si è tentato di cancellare tante volte, di convertire, di assimilare, di considerare superato, archeologico, destinato a sparire. Magari in Italia Eitan riceverà un'educazione ebraica nel senso del popolo ebraico.
Ma è ovvio, per il nonno, che il suo nido naturale sia Israele, che esiste per questo: gli ebrei sono stati minacciati di scomparsa totale molte volte, in molti esili, e restare un popolo unito è stata la grande sfida fino nella Shoah. Cristiani, musulmani e anche Napoleone hanno immaginato che fosse indispensabile per gli ebrei, cambiare strada. Ma un ebreo anche se non è religioso resta fedele al suo popolo. E' un istinto indispensabile alla sopravvivenza.
Infine il gesto pazzoide dell'aereo privato: per carità, nessuna giustificazione. Ma si chiama sfida estrema. Israele a fronte di avventure fatali si è avventurato spesso in gesti in cui l'audacia sfida il senso di realtà. Tipo Entebbe. Niente in comune, sia chiaro, ma spero così di spiegare una mentalità di sopravvivenza. Peleg ha sbagliato, ma non è stato solo: i giudici italiani, la zia, tutti hanno tirato la corda sin dall'inizio nell'affidare, nel pretendere, nello strapparsi una creatura che ha bisogno solo di un amore che metta tutti d'accordo. La storia biblica di re Salomone insegna. Le due famiglie si devono avvicinare, per Eitan.
Il Giornale, 25 ottobre 2021
La disputa in atto dovrebbe far tremare tutto il mondo: tu chiamalo terrorismo, io lo chiamo organizzazione per i diritti umani, e lo finanzio coi nostri soldi. Il Ministro della Difesa israeliano Benny Gantz ha collocato sei fra le maggiori NGO Palestinesi nella lista delle organizzazioni terroriste. Questo significa che i loro traffici bancari e i movimenti dei loro leader e affiliati sono adesso sotto controllo. Le informazioni: molto accurate. L'accusa è servire da mano pubblica all'organizzazione terrorista Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, FPLP, fornendole un'identità ibrida, e rastrellare così consenso e denaro dall'ONU e dall'Unione Europea. Questi soldi alimentano, secondo Gantz, il fiume di sangue; le organizzazioni accusano Israele di persecuzione e rivendicano un ruolo caritativo. Certo, anche gli Hezbollah, Hamas, i Talebani prendono cura di bambini, vedove, vecchi. Così sorride il professor Gerald Steinberg, che con costanza ha indagato il tema col suo NGO Monitor. Sul sito troviamo tutti i particolari:" Dieci anni fa presentammo i risultati all'UE, la Mogherini ci disse che le prove non bastavano". E oggi il Dipartimento di Stato Americano, protesta di non essere stato informato. Israele nega l'accusa.
Le organizzazione nella lista terrorista sono:Adameer, Al Haq, Bisan, Defesa dei bambini-Palestina (DCI-P) Unione delle donne (UPWC); Unione degli Agricoltori (UAWC). Il punto di partenza è l'FPLP, un vulcano di attività terrorista, che ha ucciso il ministro israeliano Rehavam Ze'evi nel 2001, ha compiuto 6 attacchi suicidi nell'Intifada con 13 vittime, tre al mercato a Gerusalemme; ha tentato di uccidere il rabbino capo Ovadya Yossef; ha ucciso a colpi d'ascia 5 persone alla sinagoga Har Nof nel 2014. Terribile anche l'assassinio della 17enne Rina Shnerb nell'agosto del 2019, in cui il padre e il fratello vennero feriti. Gli assassini sono parte dell'organizzazione degli agricoltori, finanziata dall'UE. l'FPLP, paleomarxista, radicata a Ramallah, in competizione con Fatah che non osa metterla ai margini, è stata, come spiega bene Steinberg, capace di mettere in piedi, priva dei finanziamenti di Abu Mazen, una rete autonoma di NGO,che l'alimenta auto-legittimandosi. Così che i documenti provano, dice Steinberg, con le foto, che i diplomatici in visita dei vari Paesi, di fatto si incontrano con leader del FPLP. Un paradosso per cui negli ultimi dieci anni gli sono stati dati dall'Europa circa 200 milioni euro del contribuente, sostiene Steinberg.
Il direttore amministrativo degli "agricoltori"è stato arrestato e così anche il contabile per bombe, attentati, reclutamento di terroristi. Hashem Abu Maria, il leader dell'NGO per i bambini, è morto in uno scontro a fuoco con l'esercito, il presidente dell'assemblea dei soci è stato direttore della rivista dell'FPL. Questa NGO è finanziata anche direttamente dall'Italia. Le leader dell'unione femminile sono quasi tutte membri dei comitato centrale e del direttivo dell'FPLP; il Centro Palestinese per i Diritti Umani, già nella lista, ha un vicepresidente che è stato capo dell'ala militare dell'FPLP di Gaza, condannato all'ergastolo: Al Haq, ha un direttore Shawan Jabarin, che fu accusato di reclutare e organizzare il training dei membri del FPLP. L'Italia finanzia direttamente anche al Haq. La lista è lunga, ma parla chiaro: ammantarsi di diritti umani è un'abitudine consolidata per chi vuole distruggere Israele, e il cinismo della politica internazionale fa finta di non capire, anzi, aiuta questo sistema. Per cui il diritto va in polvere, la vittima diventa persecutore, il terrorista che ignora ogni principio democratico diventa il protagonista dell'era delle NGO.
martedì 19 ottobre 2021
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Grazie agli amici che hanno scritto del mio nuovo libro:
domenica 17 ottobre 2021
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Cari amici, vi aspetto domenica 17 alle 17 a Firenze (Fondazione Spadolini, Pian de' Giullari) per la presentazione di "Jewish Lives Matter", insieme a Marco Carrai, Edoardo Tabasso, Franco Camarlinghi e Cosimo Ceccuti. Servirà il Green Pass e la prenotazione è obbligatoria.
venerdì 15 ottobre 2021
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Cari amici, vi aspetto venerdì 15 alle 15.45 al Salone del libro di Torino (Sala Londra - Centro congressi) per la presentazione di "Jewish Lives Matter", insieme a Gianni Vernetti e Domenico Quirico. Servirà il Green Pass e ricordatevi di arrivare con largo anticipo.

Il Giornale, 14 ottobre 2021
L'antifascismo è una battaglia sacrosanta, le leggi che ci conservano la democrazia contro i cosiddetti "rigurgiti" (che strana espressione) sono la cassaforte che ne proteggono l'universalità. L'antifascismo, però, deve appunto essere propagato e protetto in nome della democrazia, tutta. Invece non funziona così quando l'antifascismo diventa "miltante".
La base storica della guerra antifascista è definita dal fatto che il nemico è storicamente di destra. E in secondo luogo, dall'uso che grandi e piccole battaglie ne hanno fatto. Dunque, dalla fine della seconda guerra mondiale la sinistra ha avuto buon gioco a lavare i suoi crimini e i suoi errori tingendo solo di "nero" le acque della violazione dei diritti umani, unica fonte di orrore. La battaglia antifascista, l'esaltazione dell'epopea partigiana nasce e si sviluppa lasciando che al sogno della libertà si sovrapponga quello di una società socialista, o anche comunista. L'antifascismo perde così la sua universalità, ed è peccato. Infatti una parte della Resistenza, quella cattolica, da Dossetti, a Gorrieri ai tanti preti e cattolici sulle montagne, a Tina Anselmi e le altre staffette e guerriere, sono minori rispetto alla figura del partigiano rosso. Per esempio, ancora, la glorificazione più che giusta della vittoria russa antinazista è poi diventata "antifascista militante", e questo mentre le caratteristiche del comunismo cioè ipernazionalismo, militarismo,glorificazione e uso della violenza, feticizzazione della giovinezza, della mascolinità, del culto del leader, della massa obbediente, gerarchica e militarizzata, e anche il suo razzismo e odio antisemita mostravano già molte somiglianze col nazifascismo. Ma il doppio standard è una caratteristica dell'antifascismo militante. La Brigata Ebraica, che in un miracolo di eroismo, ancora al tempo della Shoah, portò dei giovani "palestinesi" ebrei a combattere sul nostro suolo contro i nazifascisti, è stata sconfessata e vilipesa nelle manifestazioni delle associazioni partigiane perché Israele non è gradito a sinistra.
Non erano antifascisti? E non era invece nazi-fascista il muftì Haj Amin Al Husseini che con Hitler progettava lo sterminio degli ebrei? Quanti uomini politici italiani, europei, americani si sono presi in faccia l'accusa di fascismo solo perchè non erano o non sono di sinistra? Il lavoro di bonifica dell'unità nazionale intorno alla Resistenza, è stato valoroso e accompagnato da polemiche acutissime, come accadde al discorso alla Camera di Luciano Violante nel ‘96, o agli studi di Renzo De Felice, di Claudio Pavone, di Ernesto Galli della Loggia. Il termine antifascista deve prescindere dall'appartenenza politica. La genesi della Repubblica Italiana deve diventare finalmente patrimonio comune, e quanto è duro mandare giù questo rospo quando le radici culturali affondano nel terreno comune, acquisito, politicamente stratificato, del socialismo. Così è l'Europa intera, ambigua e ammiccante: dici democrazia, ma alludi a un'utopia socialista, almeno sospirata. Molte delle difficoltà dell'Unione Europea sono nel sogno palingenetico post bellico, dopo tanto orrore, per cui l'antifascismo caricò a bordo il sogno socialista, come ci dicono i tre venerati autori del Manifesto di Ventotene, invece di fare i conti con la soggettività dei Paesi europei. Anche nazione può non essere una parolaccia, se non ha mire oppressive e espansive. Occorre deporre sul serio le ideologie del secolo scorso restando, certo, antifascisti veri. Cioè, amanti della democrazia.