Fiamma Nirenstein Blog

La guerra antisemita contro l'Occidente

7 ottobre 2023 Israele brucia

Jewish Lives Matter

Informazione Corretta, il nuovo video di Fiamma Nirenstein

Museo del popolo ebraico

Israele al voto la quinta volta in tre anni. Scontro infuocato tra Lapid e Netanyahu

venerdì 1 luglio 2022 Il Giornale 0 commenti

Il Giornale, 01 luglio 2022

Sarà lunga: 120 giorni. Sarà dura: due mondi faccia a faccia l'uno contro. Sarà feroce: Netanyahu e Lapid combatteranno con le unghie e con i denti per vincere le prossime elezioni. Con la chiusura della Knesset comincia una campagna, la quinta in due anni, che di nuovo spaccherà amicizie e famiglie in questo Paese, mentre i nemici, come i Palestinesi e l'Iran, ballano. Yair Lapid gestirà le elezioni dal ruolo di quattordicesimo Primo Ministro, anche se provvisorio, dello Stato d'Israele; Naftali Bennet se n'è andato con una benedizione all'alleato cui lascia il ruolo, annunciando che lascia la politica. Il suo funambolico portare il partito "Yemina" la destra, in un governo sostanzialmente di sinistra, ha segnato i confini di quel che è possibile nella politica israeliana, che comunque cerca stabilità, sicurezza,economia, rapporto con gli USA e col mondo arabo, esercito pronto a tutto. Ed eccoci di nuovo dunque a due candidati che anche nella storia personale rappresentano due mondi: Netanyahu, figlio di Bentzion, grande storico dell'Inquisizione: uno statista più che un politico, amato e odiato, sicuro della necessità del popolo ebraico di essere forte di fronte all'Iran e al terrorismo palestinese, e di proclamarlo forte. Forte di una biografia familiare e personale in cui l'eroismo è di casa (il fratello Yoni ucciso a Entebbe, lui ferito più volte nell'Unità Speciale Sayeret Matkal), non religioso ma legato alla tradizione, apprezzato dal mondo religioso e dagli abitanti degli insediamenti. E architetto dei patti di Abramo e quindi di un'idea di pace economica e popolare e di difesa anti-iraniana senza limiti imposti dai palestinesi. [...]

Donne vittime della nuova guerra civile

domenica 26 giugno 2022 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 26 giugno 2022
 
Il titolo di "New Republic" ieri recita: "la Guerra per il diritto ad abortire dovrà violare la legge", è una scelta pesante, dopo gli scontri di massa con Black Lives Matter nel 2020, ma si può capire. La rabbia è tanta, e così la voglia di farne un'arma e un bacino di consenso. Chi scrive, in gioventù ha marciato, parlato, scritto molto per il diritto all'aborto: è sbagliato anche oggi semplificare con una proibizione un diritto delicato e triste, su cui si sono impegnati decenni di lotte femministe. Era inevitabile allora e lo resta oggi, che quando una ragazza arriva a quella drammatica conclusione per violenza, età, malattia, miseria, la sua volontà non possa essere coercita con una proibizione, ovvero che il diritto a controllare il suo corpo e l'intero suo futuro non possa esserle alienato al giorno d'oggi nella società democratica. Certo, ci sono molte cose che potrebbero essere dette ragionevolmente, come per esempio che sentenze come la parenthood v. Casey del 1992 sembra avventurarsi nel regno della crudeltà quando suggerisce che l'aborto è praticabile fino al settimo mese. I limiti di quella scelta non sono scritti nella roccia, ma è evidente che siano molto delicati, a volte anche tragici, che il buon senso e la forza morale oltre all'aiuto della società dovrebbero giuocarvi un ruolo preponderante. ma la Costituzione, non lo sa. E inoltre, è fastidioso che la lectio corrente sui giornali indignati della risoluzione della Corte Suprema a maggioranza repubblicana, sia criminalizzante, ancora una volta, verso i conservatori: la scelta è legata a un'aria, un clima, una tempesta cognitiva dovuta a una guerra in corso di cui le donne sono cadute vittima. [...]
 

Informazione Corretta, il nuovo video di Fiamma Nirenstein: "Tutti uniti contro l'accusa di Israele 'Paese di apartheid'"

sabato 25 giugno 2022 Generico 1 commento
Cari amici,
 
il sito web Informazione Corretta pubblica in esclusiva un mio nuovo video: Tutti uniti contro l'accusa di Israele 'Paese di apartheid'
 
 
Amnesty International rilancia contro Israele l'accusa di "Paese di apartheid". Una menzogna per delegittimare lo Stato ebraico sempre più pericolosa.
 
Clicca qui per vedere il video

Il Medio Oriente visto da Gerusalemme

venerdì 24 giugno 2022 Generico 0 commenti
Cari amici,
 
cliccando qui potrete riascoltare e leggere la trascrizione della rubrica di questa settimana Il Medio Oriente visto da Gerusalemme condotta da Giovanna Reanda.

Yehoshua, cantore del sogno di un Israele con due popoli

mercoledì 15 giugno 2022 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 15 giugno 2022
 
Aleph Beth Yehoshua, Buli per gli amici, se n'è andato davvero a 86 anni. Lo aveva annunciato a tutti quelli che lo conoscevano: lo faceva in tono di sfida, era sicuro che dopo la morte non ci fosse niente, e "menomale, almeno un pò di riposo". La sua morte era ormai oggetto di conversazione accesa:lui stesso avevacreato una situazione in cui, pur sapendo, tutta Israele, che Buli stava male, si sperava in una conclusioneprocrastinabile. Non era così. Il grande scrittore, leone della letteratura mondiale, se n'è andato. Amos Ozè morto nel 2018. Nessuno dei due, e se lo meritavano, ha avuto il Premio Nobel. Ne staranno discutendo fra le nuvole estive di Israele: credevano ormai, ambedue da sinistra, in prospettive molto diverse per lo Stato d'Israele e il conflitto coi palestinesi. E litigavano, quei due caratteri speciali. Per Amos Oz permaneva l'idea tipica degli accordi di Oslo: due Stati per due popoli. Yehoshua dal tempo dell'Intifada aveva smesso di sperare in un confine concordato, e accettava l'idea di uno stato binazionale.Yehoshua, Oz, e anche David Grossman sono nomi che il mondo venera. Buli ha scritto una trentina di romanzi oltre ai saggi politici, è stato tradotto in 28 lingue, il New York Times l'ha chiamato "il Faulkner israeliano". Il suo Molco  protagonista di "Le cinque Stagioni" che fra ebrei sefarditi e ashkenaziti a contrasto cerca moglie, rimasto vedovo, spaesato e stanco; i protagonisti di "Divorzio tardivo", con Yehuda che torna dall'America e ritrova pieno di dubbi il vecchio mondo... hanno insegnato come accanto all'Israele aguzza e sulla cresta della cronaca, ce n'è una umana, troppo umana, in cui insieme fluttuano ebrei e arabi in cerca di amore, buon senso, sopravvivenza. [...]

La scelta di campo di SuperMario all'ombra del patto tra Iran e Russia

martedì 14 giugno 2022 Il Giornale 1 commento

Il Giornale, 14 giugno 2022

Il presidente Draghi, benché ieri si sia limitato a un discorso di circostanza agli ebrei italiani, sa benissimo che Israele è un Paese speciale, dove anche quando si parla di rapporti bilaterali, di imprese tecnologiche, mediche, agricole… persino quando si affronta un tema cruciale come quello dell'energia non si esercita solo la diplomazia, non si scambiano  sorrisi e frasi di circostanza ma si imboccano scelte cruciali. Qui, quello che si tesse è sempre parte di un disegno capitale, che investe interessi molto diversi, scuote il mondo arabo, tocca la vicenda bellica in corso e i rapporti con Putin, è all'attenzione di Biden in arrivo qui a luglio, e guarda negli occhi il drago, l'Iran degli Ayatollah. Draghi tratta qui in questi giorni di energia, ma così facendo anche di pace e guerra; partecipa (e non a caso è qui anche la Von der Leyen) ai complicati rapporti fra il piccolo Stato più discusso del mondo, e l'Europa, da sempre molto ambigua, ma adesso tutta protesa a cercare soluzioni dettate dalla crisi russa, brutale, violenta, che può cambiare tutto. Draghi è un moderato, cerca la via di mezzo, ma ciò che accade in relazione a questo piccolo fazzoletto di terra accaldato invece divide il mondo in due, ha un valore geopolitico essenziale, che ti colloca da una parte o dall'altra. Israele è sul confine con la Siria, dai tempi di Obama il primo esperimento di aggressione e occupazione per la Russia, che vi ha tenuto come gauleiter il regime assassino di Bashar Assad e ha favorito, pur ponendole alcuni limiti la diffusione su quel territorio di basi iraniane e degli Hezbollah, tutti quanti protesi alla distruzione di Israele. L'Iran ha anche nel frattempo mantenuto Hamas, usando la Siria russificata come base. Israele è un Paese che fa il miracolo di mantenere un'economia fiorente e una democrazia viva e litigiosa anche in stato di guerra e di pericolo continuo. [...]

Informazione Corretta, il nuovo video di Fiamma Nirenstein: "Ucraina e Israele: le parole chiave"

mercoledì 8 giugno 2022 Generico 0 commenti
Cari amici,
 
il sito web Informazione Corretta pubblica in esclusiva un mio nuovo video: Ucraina e Israele: le parole chiave
 
Clicca qui per vedere il video

Valanga rossa d'odio, non è un caso isolato

mercoledì 8 giugno 2022 Il Giornale 0 commenti

Il Giornale, 08 giugno 2022

Michele Foggetta è in buona compagnia: ogni ottanta secondi un post genocida antisemita appare sul web in più di venti lingue. Dedicato agli ebrei, con accento assai marcato su Israele. E, come per lui nel 2014, è proprio durante gli scontri con Gaza che gli attacchi si moltiplicano. La vetta la si nota quando Israele è costretto a rispondere a Hamas che bombarda case scuole agricoltori (l'anno scorso con 4500 missili). Dal 2020 al 22 gli attacchi sono raddoppiati, in Inghilterra nel 2021 sono 2225 contro 1684, nell'UE l'89 per cento degli ebrei si sente investita dal nuovo antisemitismo,8 su 10 hanno subito un attacco, in Francia c'è stata una sequela infinita di uccisioni, il primo fu Ilan Halimi torturato a morte nel 2016:  per il 51 per cento gli attacchi hanno per slogan che "gli ebrei fanno ai palestinesi quello che nazisti hanno fatto agli ebrei".La frase "Hitler was right" è stata postata 17mila volte in un mese, maggio, l'anno scorso. Nelle manifestazioni, si picchia molto chi ha una stella di David,"Fack the jews"va molto forte, insieme a "Dal fiume al mare" "From the river to the sea Palestine will be free". [...]

'Dissidenti', di Gianni Vernetti

martedì 7 giugno 2022 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 07 giugno 2022
 
"Dissidenti" è una parola magica, doppia: li compiangi e li invidi. Evoca esili, torture, reclusioni, persecuzioni che senza remore arrivano all'avvelenamento e alla morte del nemico del regime. Ma rappresenta anche un tripudio di identità, una via illuminata, una rara fedeltà a se stessi. Vernetti scrive per Rizzoli un libro che porta orgogliosamente questo titolo "Dissidenti": tutto il volume di quasi 350 pagine esprime la determinazione a dire una parola utile per le ormai centinaia di migliaia di persone di tutti i credo, colori e religioni in fuga, in lotta, in esilio. Il libro lo dice subito: le voci libere di Russia, Cina, Hong Kong, Tibet, Iran, Turchia, Siria, Bielorussia, chiedono di agire in un panorama sempre più aggressivo; dagli anni '70, la persecuzione e quindi la fuga sono diventate direttamente proporzionali alla capacità delle grande dittature di invadere ogni spazio, di infiltrare l'opinione pubblica coi nuovi media, di usare le armi della violenza fino all'assassinio dei giornalisti, degli attivisti, dei politici ogni volta che ci riescano, ovunque nel mondo. Questa esplosione di violenza totalitaria è adesso arrivata fino alla guerra russa e all'esplicita strategia dell'espansione cinese, due forme di escalation dittatoriale evidente di cui in breve tempo tutti possiamo essere vittime. [...]

Va riscritto il secondo emendamento

venerdì 27 maggio 2022 Il Giornale 0 commenti

Il Giornale, 27 maggio 2022

Il massacro di Uvalde è un coacervo di grandi questioni irrisolte  che chiedono risposta immediata: non è sopportabile a una mente e a un cuore normale "la strage degli innocenti". È un eponimo di ciò che, anche secondo la Torah e secondo il Vangelo, è il segnale del picco dell'orrore sociale. La sua possibilità è immanente, ma è proprio superandola che si costruisce la civiltà. I bambini venivano sacrificati, per esempio e non solo, nelle società precolombiane, e ci pensiamo con un misto di interesse archeologico e di orrore. Forse un giorno quando racconteremo che in poche settimane le scuole di Buffalo e di Uvalde hanno sofferto un attacco letale multiplo a colpi di mitra da parte di giovani di diciotto anni, potremo dire anche come questo orribile fenomeno è stato battuto. Per ora, non si sa: si guarda anche al fatto che in Texas solo nel 2022 ci sono stati 21 attacchi armati  come a un fenomeno inevitabile, confusi: si parla di lobby delle armi, di repubblicani e democratici, di giovani problematici... ma qui c'è molto di più. Che cosa dovrebbe fare l'America per battere questo disastroso stato di cose? Come ha scritto il direttore di The Jewish News Syndicate (JNS), Jonathan Cobin, non bastano ritocchi, si dovrebbe rivedere proprio il Secondo Emendamento della Costituzione che garantisce a ogni americano il possesso di armi. Finché questo diritto sarà garantito, criminali e menti disturbate le avranno. [...]

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