Israele al voto la quinta volta in tre anni. Scontro infuocato tra Lapid e Netanyahu
Il Giornale, 01 luglio 2022
Sarà lunga: 120 giorni. Sarà dura: due mondi faccia a faccia l'uno contro. Sarà feroce: Netanyahu e Lapid combatteranno con le unghie e con i denti per vincere le prossime elezioni. Con la chiusura della Knesset comincia una campagna, la quinta in due anni, che di nuovo spaccherà amicizie e famiglie in questo Paese, mentre i nemici, come i Palestinesi e l'Iran, ballano. Yair Lapid gestirà le elezioni dal ruolo di quattordicesimo Primo Ministro, anche se provvisorio, dello Stato d'Israele; Naftali Bennet se n'è andato con una benedizione all'alleato cui lascia il ruolo, annunciando che lascia la politica. Il suo funambolico portare il partito "Yemina" la destra, in un governo sostanzialmente di sinistra, ha segnato i confini di quel che è possibile nella politica israeliana, che comunque cerca stabilità, sicurezza,economia, rapporto con gli USA e col mondo arabo, esercito pronto a tutto. Ed eccoci di nuovo dunque a due candidati che anche nella storia personale rappresentano due mondi: Netanyahu, figlio di Bentzion, grande storico dell'Inquisizione: uno statista più che un politico, amato e odiato, sicuro della necessità del popolo ebraico di essere forte di fronte all'Iran e al terrorismo palestinese, e di proclamarlo forte. Forte di una biografia familiare e personale in cui l'eroismo è di casa (il fratello Yoni ucciso a Entebbe, lui ferito più volte nell'Unità Speciale Sayeret Matkal), non religioso ma legato alla tradizione, apprezzato dal mondo religioso e dagli abitanti degli insediamenti. E architetto dei patti di Abramo e quindi di un'idea di pace economica e popolare e di difesa anti-iraniana senza limiti imposti dai palestinesi. [...]
Donne vittime della nuova guerra civile
Informazione Corretta, il nuovo video di Fiamma Nirenstein: "Tutti uniti contro l'accusa di Israele 'Paese di apartheid'"
Il Medio Oriente visto da Gerusalemme
Yehoshua, cantore del sogno di un Israele con due popoli
La scelta di campo di SuperMario all'ombra del patto tra Iran e Russia
Il Giornale, 14 giugno 2022
Il presidente Draghi, benché ieri si sia limitato a un discorso di circostanza agli ebrei italiani, sa benissimo che Israele è un Paese speciale, dove anche quando si parla di rapporti bilaterali, di imprese tecnologiche, mediche, agricole… persino quando si affronta un tema cruciale come quello dell'energia non si esercita solo la diplomazia, non si scambiano sorrisi e frasi di circostanza ma si imboccano scelte cruciali. Qui, quello che si tesse è sempre parte di un disegno capitale, che investe interessi molto diversi, scuote il mondo arabo, tocca la vicenda bellica in corso e i rapporti con Putin, è all'attenzione di Biden in arrivo qui a luglio, e guarda negli occhi il drago, l'Iran degli Ayatollah. Draghi tratta qui in questi giorni di energia, ma così facendo anche di pace e guerra; partecipa (e non a caso è qui anche la Von der Leyen) ai complicati rapporti fra il piccolo Stato più discusso del mondo, e l'Europa, da sempre molto ambigua, ma adesso tutta protesa a cercare soluzioni dettate dalla crisi russa, brutale, violenta, che può cambiare tutto. Draghi è un moderato, cerca la via di mezzo, ma ciò che accade in relazione a questo piccolo fazzoletto di terra accaldato invece divide il mondo in due, ha un valore geopolitico essenziale, che ti colloca da una parte o dall'altra. Israele è sul confine con la Siria, dai tempi di Obama il primo esperimento di aggressione e occupazione per la Russia, che vi ha tenuto come gauleiter il regime assassino di Bashar Assad e ha favorito, pur ponendole alcuni limiti la diffusione su quel territorio di basi iraniane e degli Hezbollah, tutti quanti protesi alla distruzione di Israele. L'Iran ha anche nel frattempo mantenuto Hamas, usando la Siria russificata come base. Israele è un Paese che fa il miracolo di mantenere un'economia fiorente e una democrazia viva e litigiosa anche in stato di guerra e di pericolo continuo. [...]
Informazione Corretta, il nuovo video di Fiamma Nirenstein: "Ucraina e Israele: le parole chiave"
Valanga rossa d'odio, non è un caso isolato
Il Giornale, 08 giugno 2022
Michele Foggetta è in buona compagnia: ogni ottanta secondi un post genocida antisemita appare sul web in più di venti lingue. Dedicato agli ebrei, con accento assai marcato su Israele. E, come per lui nel 2014, è proprio durante gli scontri con Gaza che gli attacchi si moltiplicano. La vetta la si nota quando Israele è costretto a rispondere a Hamas che bombarda case scuole agricoltori (l'anno scorso con 4500 missili). Dal 2020 al 22 gli attacchi sono raddoppiati, in Inghilterra nel 2021 sono 2225 contro 1684, nell'UE l'89 per cento degli ebrei si sente investita dal nuovo antisemitismo,8 su 10 hanno subito un attacco, in Francia c'è stata una sequela infinita di uccisioni, il primo fu Ilan Halimi torturato a morte nel 2016: per il 51 per cento gli attacchi hanno per slogan che "gli ebrei fanno ai palestinesi quello che nazisti hanno fatto agli ebrei".La frase "Hitler was right" è stata postata 17mila volte in un mese, maggio, l'anno scorso. Nelle manifestazioni, si picchia molto chi ha una stella di David,"Fack the jews"va molto forte, insieme a "Dal fiume al mare" "From the river to the sea Palestine will be free". [...]
'Dissidenti', di Gianni Vernetti
Va riscritto il secondo emendamento
Il Giornale, 27 maggio 2022
Il massacro di Uvalde è un coacervo di grandi questioni irrisolte che chiedono risposta immediata: non è sopportabile a una mente e a un cuore normale "la strage degli innocenti". È un eponimo di ciò che, anche secondo la Torah e secondo il Vangelo, è il segnale del picco dell'orrore sociale. La sua possibilità è immanente, ma è proprio superandola che si costruisce la civiltà. I bambini venivano sacrificati, per esempio e non solo, nelle società precolombiane, e ci pensiamo con un misto di interesse archeologico e di orrore. Forse un giorno quando racconteremo che in poche settimane le scuole di Buffalo e di Uvalde hanno sofferto un attacco letale multiplo a colpi di mitra da parte di giovani di diciotto anni, potremo dire anche come questo orribile fenomeno è stato battuto. Per ora, non si sa: si guarda anche al fatto che in Texas solo nel 2022 ci sono stati 21 attacchi armati come a un fenomeno inevitabile, confusi: si parla di lobby delle armi, di repubblicani e democratici, di giovani problematici... ma qui c'è molto di più. Che cosa dovrebbe fare l'America per battere questo disastroso stato di cose? Come ha scritto il direttore di The Jewish News Syndicate (JNS), Jonathan Cobin, non bastano ritocchi, si dovrebbe rivedere proprio il Secondo Emendamento della Costituzione che garantisce a ogni americano il possesso di armi. Finché questo diritto sarà garantito, criminali e menti disturbate le avranno. [...]