La guerra antisemita contro l'Occidente
7 ottobre 2023 Israele brucia
Informazione Corretta, il nuovo video di Fiamma Nirenstein
Il Giornale, 12 ottobre 2022
"Storico": è l'aggettivo preferito quando si parla, dell'accordo fra Israele e Libano, paesi in guerra, sul confine marittimo e i giacimenti di gas. Israele ama la pace, da Begin a Rabin chi ne ha forgiato una ne ha fatto il brillante della sua vicenda storico-politica. Così vorrebbe fare Yair Lapid, il Primo ministro d'Israele. Ma questo, è un accordo su cui già le opinioni sono diversissime. Per esempio l'ex ambasciatore americano in Israele padre degli accordi di Abramo, David Friedman, ha twittato incredulo: "Abbiamo speso anni cercando di mettere d'accordo il Libano e Israele sulle disputati giacimenti marini. Ci siamo andati vicini col 55-60 per cento per il Libano, e il 45-50 per Israele. Nessuno immaginava il 100 per cento al Libano e niente a Israele. Vorrei capire come ci siamo arrivati". Friedman però non sa i particolari dell'accordo, e nessuno li conosce ancora. Yair Lapid, il Primo ministro ad interim, a pochi giorni dalle elezioni che saranno il primo di novembre, afferma che "abbiamo realizzato una conquista storica che rafforza la sicurezza di Israele, porterà miliardi all'economia e darà stabilità al confine settentrionale". [...]
Il Giornale, 11 ottobre 2022
Finalmente la rivolta iraniana splende anche nel resto del mondo da quando i media hanno dovuto accorgersene a forza. Anche gli odiatori di Trump si sono resi conto che la sua dichiarazione di sostegno alle ragazze e ai ragazzi che hanno invaso le strade con un coraggio da leone, dato il sanguinoso fallimento di tutte le altre rivoluzioni, svergognano il pallido atteggiamento del presidente Biden, e anche quello europeo. La stampa internazionale si è svegliata l'evento l'8 di ottobre dopo un mese circa di scontri, quando il telegiornale di stato della tv iraniana è stato interrotto in diretta e, ad opera degli hacker rivoluzionari, è comparsa agli occhi dei telespettatori l'immagine avvolta nelle fiamme dell'inferno del leader supremo Khamenei, e delle ragazze ultime vittime della prepotenza del regime. È stato come un momento di estasi rivoluzionaria: la spirale di una possibile rivincita si protendeva palesemente in alto, fino a lambire quello che dal 1979 è un potere armato che coniuga la frenesia religiosa che tortura donne e cittadini, con l'imperialismo nazionalista terrorista. Arrivare fino al tg di Stato è un segnale forte, ed è ormai parte di un insieme che permette di dire che questa protesta è diversa da quelle sconfitte nel sangue nel 2009, nel 2019, 2020. [...]
venerdì 7 ottobre 2022
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venerdì 7 ottobre 2022
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Shalom.it, 07 ottobre 2022
L’Italia intera deve ringraziare Gadiel Gaj Taché per aver avuto la forza e la determinazione di raccontare le sue vicissitudini e quelle della sua famiglia, della valorosa mamma Daniela e di suo padre Joseph. È un’esperienza di valore universale: chi ha la ventura di essere investito dal terrorismo diventa la preda di uno tsunami fisico ed emotivo senza ritorno, i suoi dolori psicologici e fisici sono disconosciuti quanto il fenomeno del terrore e a tutt’oggi lontano dall’essere pienamente compreso, definito, affrontato. Nell’ultima settimana, Israele ha subito 17 attacchi terroristici, solo le vittime conoscono il trauma dell’aggressione ingiusta che hanno dovuto sopportare, lo strazio familiare, le cure fisiche crudeli; quando durante la seconda Intifada ho visto le strade di Gerusalemme letteralmente coperte di sangue con circa duemila morti, paradossalmente sono stati assolti e perfino esaltati gli aggressori, annoverati fra gli oppressi del mondo, mentre le vittime venivano disconosciute e Israele e gli ebrei venivano chiamati oppressori. Il racconto dell’esperienza personale di Gadiel nel suo libro “Il silenzio che urla”, così come la sua ricostruzione dell’orrida, intricata vicenda politica che ha permesso l’assassinio del piccolo Stefano e il ferimento di 37 ebrei usciti dalla preghiera, getta luce sulla reale natura del terrorismo antisemita, su come viene usato contro gli ebrei nel mondo, sulla incredibile sofferenza che esso procura. [...]
Il Giornale, 02 ottobre 2022
La più convincente delle rassicurazioni di democrazia che Giorgia Meloni presenta al mondo, e che infatti nei commenti viene preceduta da un "tuttavia" e da un "d'altra parte" a fronte di un passato sospetto, è la chiarezza con cui la leader ha difeso la libertà dell'Ucraina e attaccato l'aggressività russa. Anche dopo il referendum e il discorso che ha aggiunto colonne al tempio antioccidentale e autarchico di Putin, la Meloni non si è tirata indietro. Se questa scelta è fatta in nome della difesa di quell'Occidente che per Putin è sinonimo di colonialismo, di imperialismo, di satanismo etc, e la Meloni, donna e leader, invece punta a una politica occidentale, atlantista,democratica, la strada è segnata. Accanto alla guerra nell'Europa cristiana, ha luogo in queste ore una rivoluzione oltremodo significativa in Iran, dove quello che Bernard Lewis considerava il maggiore problema dell'Islam, l'oppressione delle donne, fa tremare il regime degli Ayatollah e dei Basiji. [...]
venerdì 30 settembre 2022
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Il Giornale, 27 settembre 2022
Non c'è dubbio che una delle medaglie che la sinistra storica ama maggiormente, e a buon diritto, è quella dell'emancipazione femminile: i movimenti per il diritto al lavoro nella storia d'Italia sono sempre andati a braccetto con quelli della ridiscussione del ruolo familiare della donna. Poi molto più avanti nei decenni, la rivoluzione femminista ha scardinato e rimesso in discussione la sincerità e la funzionalità della rivoluzione gestita dai partiti maschi, e il femminismo è diventato il movimento destinato a rivoluzionare definitivamente la vita delle donne, mettendone il corpo e la psiche al centro e quindi decidendo, a partire dalla sua specificità e una volta per tutte, che "il personale è politico". E quanto è vero: non c'è nessuna etichetta che possa coprire, inglobare, definire, la gigantesca lotta delle donne per la loro liberazione. Ma la determinazione a seguitare a vestire con una bandiera rossa, anche se scolorita dagli anni, la loro ascesa, è imponente. Di fatto quindi su Giorgia Meloni durante tutta una campagna elettorale su cui aleggiava già la prevista vittoria, si sono affollate le nuvole del dubbio femminista: questa donna e madre che ascende al potere, è stato detto in sostanza, non può, non deve rappresentare una vittoria delle donne, perché, in parole povere, è di destra. [...]
venerdì 23 settembre 2022
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Il Giornale, 21 settembre 2022
La rabbia è di nuovo un fiume in piena, il coraggio del popolo iraniano è dispiegato nelle piazze per fronteggiare un regime che uccide i suoi cittadini pur di conservare il potere degli Ayatollah: una folla di giovani grida slogan di protesta nelle strade di Teheran e della periferia, molte donne di tutte le età si strappano il velo, mettono in gioco di fronte alla brutalità della polizia che picchia e spara, il bene più prezioso, la vita. Si parla già di cinque persone uccise da lunedì a ieri in varie città del Paese. La ragione dell'ira iraniana è un'orrida e non inconsueta vicenda legata alle regole imposte dalla polizia addetta al controllo del comportamento privato di ciascuno: Mahsa Amini, una bella ragazza curda di 22 anni, era in gita con la famiglia da Saqez la nella provincia kurdistana dell'Iran, quando la "polizia della moralità" l'ha arrestata perchè non aveva la testa coperta"propriamente". Trasportata in un furgone al centro di "rieducazione" è stata, si può desumere dagli eventi, picchiata e torturata a morte. La polizia nega ogni responsabilità, il Primo Ministro Raisi ha telefonato alla famiglia dichiarandosi addoloratissimo; la polizia è stata accusata comunque da un deputato iraniano di essere troppo dura... ma non sono molti quelli che credono che Mahsa sia morta di un attacco cardiaco, come le fonti ufficiali suggeriscono, anche perchè la famiglia ha ripetuto che la giovane donna era in perfetta salute e chi ha potuto accedere a foto e documenti parla di una frattura del cranio. Durante il suo funerale, già alcune donne si sono strappate il hijab e la folla ha intonato lo slogan "morte al dittatore". La repressione delle manifestazioni, ormai in corso da tre giorni, spara, uccide, arresta in massa i manifestanti. [...]
Il Giornale, 21 settembre 2022
Gadiel Gaj Tachè aveva cinque anni quando il terrorismo palestinese lo orbò del fratello Stefano di due anni. Potete vedere al Ghetto di Roma, o "in Piazza" come dicono gli ebrei romani, la lapide che intitola a suo nome lo slargo fra Via del Tempio e Via Catalana. Gadiel racconta nel suo libro "Il silenzio che urla" appena uscito per la Giuntina anche questa: per arrivare a legittimare del tutto la memoria del suo fratellino e riconoscerlo fra le vittime del terrorismo in Italia, ci sono voluti trent'anni dell'attacco del 9 ottobre 1982, quando nel 2015 la buona coscienza del presidente Napolitano ha stabilito che si trattava di una ferita per gli italiani tutti. Ce n'è voluta; e ce n'è voluta anche a Gadiel per ritornare a vivere dopo l'attacco che ferì a morte il piccolo Stefano e quasi uccise anche lui e il resto della sua famiglia, facendo 37 feriti. Ricordare, è un processo molto selettivo: negare la memoria o distorcerla quando si tratta di ebrei uccisi, è una storia vecchia e sperimentata. Sulla lapide, e Gadiel se ne chiede il perché anche se dentro di sé lo sa bene, non c'è scritto che è stato un commando terrorista palestinese a colpire. Andando al Tempio per la benedizione ai bambini per la festa di Shemini Atzeret, tutto era lieve e giocoso, come nella tradizione ebraica di quel giorno. Alla fine di quel giorno in cui i bambini si mettono i vestitini belli, la famiglia Tachè contava uno dei due bambini ucciso, e gli altri tre membri feriti gravemente.
Gadiel fa riemergere da nulla le parole dell'infanzia di Stefano, lo richiama alla vita e al loro mondo di giochi, e fa al mondo contemporaneo un regalo molto importante, perché spiega così l'impossibile condizione di sopravvissuto: un essere umano incatenato al passato, che non può più credere nella vita,che si sente depresso, colpevole, timoroso, catturato in una rete. Il trauma fisico micidiale che lo ha tenuto per mesi fra la vita e la morte, e poi preda di strazi ospedalieri, causa un post trauma che trasmigra instancabile nel presente finché non si individua un sentiero d'uscita. Per Gadiel è stata la musica, la scoperta di questo mondo parallelo lo ha preso per mano, la sua canzone "Little Angel", che mi ha fatto ascoltare su mia richiesta, è la chiave che lo ha condotto fuori del corridoio buio. [...]