Mahsa uccisa per il velo, il pugno duro del regime
Il Giornale, 21 settembre 2022
La rabbia è di nuovo un fiume in piena, il coraggio del popolo iraniano è dispiegato nelle piazze per fronteggiare un regime che uccide i suoi cittadini pur di conservare il potere degli Ayatollah: una folla di giovani grida slogan di protesta nelle strade di Teheran e della periferia, molte donne di tutte le età si strappano il velo, mettono in gioco di fronte alla brutalità della polizia che picchia e spara, il bene più prezioso, la vita. Si parla già di cinque persone uccise da lunedì a ieri in varie città del Paese. La ragione dell'ira iraniana è un'orrida e non inconsueta vicenda legata alle regole imposte dalla polizia addetta al controllo del comportamento privato di ciascuno: Mahsa Amini, una bella ragazza curda di 22 anni, era in gita con la famiglia da Saqez la nella provincia kurdistana dell'Iran, quando la "polizia della moralità" l'ha arrestata perchè non aveva la testa coperta"propriamente". Trasportata in un furgone al centro di "rieducazione" è stata, si può desumere dagli eventi, picchiata e torturata a morte. La polizia nega ogni responsabilità, il Primo Ministro Raisi ha telefonato alla famiglia dichiarandosi addoloratissimo; la polizia è stata accusata comunque da un deputato iraniano di essere troppo dura... ma non sono molti quelli che credono che Mahsa sia morta di un attacco cardiaco, come le fonti ufficiali suggeriscono, anche perchè la famiglia ha ripetuto che la giovane donna era in perfetta salute e chi ha potuto accedere a foto e documenti parla di una frattura del cranio. Durante il suo funerale, già alcune donne si sono strappate il hijab e la folla ha intonato lo slogan "morte al dittatore". La repressione delle manifestazioni, ormai in corso da tre giorni, spara, uccide, arresta in massa i manifestanti. [...]
Il patto con i palestinesi armati che è costato la vita a un bambino ebreo di 24 mesi
Presentazione del libro "Il silenzio che urla" di Gadiel Taché
Informazione Corretta, il nuovo video di Fiamma Nirenstein: "La moralità dell'esercito israeliano"
Mediorientale
Cari amici,
Chiamate il terrore con il suo nome
Il Giornale, 11 settembre 2022
Book Launch - Jewish Lives Matter: Human Rights and Anti-Semitism
J'POST The intersectionality of antisemitism
The Jerusalem Post, September 8, 2022
Fiamma Nirenstein’s latest book, Jewish Lives Matter, paints an aptly bleak portrait of the way in which Jew-hatred has had a happy resurgence in the West under the guise of human rights.
The term, which represents a genuinely high value, is so abused by the people who earn their livelihoods promoting it through various progressive movements and heavily funded NGOs, as well as by many of the very groups it aims to protect that its original meaning is all but a hologram.
As Nirenstein adeptly illustrates, this inversion of good and evil was given a serious push by champions of the Palestinian cause, whose false claims against the Zionist enterprise provided the perfect cloak for any antisemitism that was dormant, or at least kept under wraps, in the aftermath of the Holocaust. Indeed, while it was no longer acceptable to admit to a desire to annihilate the Jews, Israel became an acceptable target for what Natan Sharansky dubbed the three Ds: demonization, double standards and delegitimization.
How did Israel become an acceptable target?
“Today’s pro-Palestinian movements have found, especially in America, but also in France through the Islamic nexus, a conceptual link with the themes of racial injustice, colonial racism, and the persecution of blacks and women throughout history.”
Fiamma Nirenstein
“Today’s pro-Palestinian movements have found, especially in America, but also in France through the Islamic nexus, a conceptual link with the themes of racial injustice, colonial racism, and the persecution of blacks and women throughout history,” she writes. “Although Jews could only be identified by a very manipulative observer as the white oppressor or masculinist, this is precisely what has happened. The so-called intersectionality purportedly aimed at realizing human rights for all has become the catalyst for the current wave of antisemitism.” [...]
Mostra del Cinema di Venezia: presentazione del film GOLDA MEIR. Intervento di Fiamma Nirenstein
ASSESSORATO ISTRUZIONE, FORMAZIONE, LAVORO E PARI OPPORTUNITA’
79ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia
Proiezione cortometraggio film GOLDA MEIR – Una donna che ha fatto la storia
05 settembre 2022 – Hotel Excelsior, Lido
dalle ore 13.30 alle ore 14.30
Interverranno:
- Assessore Elena Donazzan
- Fiamma Nirenstein
- Shani Rosanes -Regista (in collegamento da Israele)
- Enrico Mairov Presidente Associaz. NUOVA UDAI 10.0
Saranno presenti:
Consiglieri Provinciali Parità
- Tiziana Botteon
- Flavia Monego
Consiglieri Provinciali PO
- Lucia Ghiotti RO
- Giulia Busato VI
Commissione regionale PO
- Sandra Miotto
- Nicoletta Ferrari
- Loredana Daniela Zanella
- Stefania Barbieri
RIFERIMENTO: Franco MODIGLIANI 3356 8192 752 moditra@iol.it
SINTESI
Il documentario su Golda Meir di Sagi Bornstein, Udi Nir e Shani Rozanes
Documentario Golda, diretto a sei mani da Sagi Bornstein, Udi Nir e Shani Rozanes. Il film si snoda tra testimonianze di sostenitori e oppositori e rari filmati d’archivio e prende spunto da un’intervista per la televisione israeliana realizzata alla Meir poco prima della sua scomparsa. Un discorso intimo, con la prima e unica donna che abbia mai governato Israele, che racconta la turbolenta storia della sua vita. Nel documentario la prima e unica donna premier di Israele si racconta ai giornalisti della televisione di Stato in una conversazione informale mai trasmessa prima. Miglior documentario al Silicon Valley Jewish Film Festival del 2020, il lungometraggio diretto da Sagi Bornstein, Udi Nir e Shani Rozanes si concentra sui cinque anni di mandato della Meir, dal 1969 al 1974, alternandone le parole e i ricordi con le testimonianze di quanti hanno incrociato la sua traiettoria umana e politica. Il documentario segue la parabola della Meir attraverso filmati d’archivio, telegiornali e immagini d’epoca, concedendo solo un breve spazio alla biografia di Golda prima del suo arrivo in Israele. La si vede così bambina, immigrata con la famiglia dall’Ucraina negli Stati Uniti, a Milwaukee, e poi ragazza, pronta a imbarcarsi per la Palestina, dove con il marito Morris Meyerson passerà dalla vita in un kibbutz a quella in un monolocale di Gerusalemme. Non indulgendo nell’amarcord il film corre spedito attraverso i decenni senza allontanarsi mai troppo dall’intervista inedita. I giornalisti passano dalle domande più strettamente politiche a quelle più intime dando modo all’ex primo ministro di raccontare molto di sé anche solo parlando di sogni interrotti.
Sogni mai conclusi a causa di un telefono che squillava regolarmente nel cuore della notte. Lo aveva chiesto lei, che la avvertissero dal quartier generale dell’esercito di qualunque cosa accadesse, ma anni dopo quegli stessi telefoni sarebbero diventati un incubo ricorrente… Incubi e sogni, ma soprattutto guerra e pace sono il filo conduttore del racconto. Diventata primo ministro all’indomani della guerra dei Sei Giorni, Golda vedrà segnato il suo mandato da altri due conflitti, la guerra di Attrito e quella di Yom Kippur, e dai continui scontri politici dentro e fuori lo Stato. Dall’alternarsi di voci di quanti l’hanno conosciuta emerge l’immagine di una persona inflessibile e dura, ma capace anche di grande tenerezza e ironia, qualità ambivalenti riconosciute dai suoi stessi oppositori. Il suo essere una donna ormai matura, e pure gravemente malata, non suscita condiscendenza né tanto meno pietà, ma un grande rispetto che non prevede però sconti. Se la guerra di Yom Kippur resta la tappa decisiva negli anni di Golda al potere il documentario non dimentica altri fatti feroci legati al suo mandato, dalla tragedia del massacro di Monaco del ‘72 agli scontri in casa con le Black Panthers. Leader del partito laburista, nei suoi sette anni come ministro del lavoro la Meir aveva istituito la previdenza sociale, introdotto leggi a tutela dei lavoratori e dato un forte impulso all’edilizia popolare. Come primo ministro, però, si ritrova a deludere le speranze degli ebrei arabi che le chiedono uguaglianza di trattamento rispetto agli immigrati ashkenaziti. Incapace di capire e tanto meno di accettare le manifestazioni delle Black Panthers, che sfoceranno in scontri violenti e porteranno all’arresto di un centinaio di partecipanti, in un incontro mal digerito con i rappresentanti dei mizrahi la si vede alzare un muro invalicabile tra sé e i suoi interlocutori.
Saranno proiettati il trailer del film Golda e 15 minuti dei passaggi più salienti