La guerra antisemita contro l'Occidente
7 ottobre 2023 Israele brucia
Informazione Corretta, il nuovo video di Fiamma Nirenstein
Il Giornale, 22 marzo 2023
Nella storia comunista la parola “pace” ha a che fare con l’idea di un nuovo ordine internazionale, in cui ciò che è desiderabile è parte di una strategia di dominio. Di questo si è avuto una prova sfolgorante con la visita e i colloqui fra Xi Jinping e Putin, dove è stato messo in vetrina il pretestuoso progetto di pace fra Russia e Ucraina per segnalare che il padrone di casa tradizionale del pianeta, gli USA, stanno declinando e che i suoi nemici si sono alleati per batterlo. Ha ragione Nikki Haley, l’ex ambasciatrice all’ONU, quando su Wall Street Journal spiega che se la Russia vince, anche il suo migliore amico che l’ha sostenuto dall’inizio (non parliamo dei conflitti antichi fra Mao e Stalin) vince la guerra del secolo, quella per superare gli USA militarmente, economicamente e culturalmente. I due insieme promettono questo, altro che piano di pace. Forse Zelensky dimostra preoccupazione e non credulità quando dice (se è vero) che “il fatto che la Cina ha cominciato a parlar dell’Ucraina è molto buono”. Ma si può scommettere, e il leader Ucraino non può non sospettarlo, che nelle riunioni di questi giorni si è parlato molto di armi cinesi alla Russia, di quanto serva a un’effettiva vittoria, semmai manchi il successo sul terreno; ed è certo molto utile per Putin la proposta della Cina di rimuovere ogni sanzione, perché, dice Xi, ripropone la mentalità della guerra fredda… Putin al suo “caro amico”, come i due si sono chiamati, ha certo lasciato la porta aperta, nei cortesi colloqui, all’idea della sua pace,e non stupirebbe sapere che hanno parlato anche della “pace” prevista per Taiwan da Xi. [...]
venerdì 17 marzo 2023
Generico 2 commenti
Cari amici,
venerdì 17 marzo 2023
Generico 0 commenti
Cari amici,
cliccando qui potrete riascoltare e leggere la trascrizione della rubrica di questa settimana Il Medio Oriente visto da Gerusalemme condotta da Giovanna Reanda
Il Giornale, 11 marzo 2023
Quando si dice Israele e lo si osserva sulla scena mondiale, si percepisce sempre qualcosa in più rispetto alla dinamica della diplomazia. Pace, guerra, tempeste e aurore, il popolo ebraico che diventa Stato nazione, la tragedia, la vittoria, l’antisemitismo che alza la testa e poi viene messo a tacere. Anche stavolta la visita di Benjamin Netanyahu a Roma, la bandiera bianca e celeste con la stella di David accanto a quella tricolore hanno possibili significati che trascendono la politica quotidiana. Lo si è intuito nelle parole dei due Primi Ministri, Netanyahu e Meloni, che si sono incontrati ieri: in Israele, fra le continue accuse che inseguono il Primo Ministro in queste settimane della grande rivolta contro la riforma giudiziaria, c’è anche quella del viaggio in un Paese che secondo i giornalisti, è minore e non decisivo. Ma parlando della collaborazione energetica e contro la siccità e delle molte altre possibilità (come ha detto Meloni) che si aprono in un rapporto ravvicinato fra i due Paesi, è ritornata sempre la parola Europa. È un segnale non solo pragmatico e di business quando Bibi annuncia che Israele sceglie l’Italia come strada maestra dell’esportazione del suo gas, la questione energetica è ormai cruciale da quando la Russia è una potenza avversa, il progetto EastMed può spostare dinamiche che darebbero all’Italia un ruolo fondamentale dell’approvvigionamento europeo. [...]
Il Giornale, 10 marzo 2023
Il primo ministro di Israele ha scelto di compiere la sua visita in Italia e il suo incontro con Giorgia Meloni nonostante tutto, un’autentica corsa a ostacoli: dietro di lui, in Israele, le strade bloccate dalle manifestazioni che definiscono la proposta di riforma della struttura giudiziaria un tentativo di colpo di Stato, l’occupazione anche delle strade di grande comunicazione che conducono all’aeroporto per bloccarne i movimenti con l’ambizione evidente di bloccare la partenza, gestire i movimenti, la politica, la diplomazia stessa del Primo Ministro che invece all’aeroporto ha anche incontrato il Segretario alla Difesa americano Lloyd Austin insieme al suo Ministro per gli Affari strategici Ron Dermer. Ovviamente il Primo Ministro ha preso dunque l’elicottero per arrivare al suo volo, e anche questo è diventato oggetto di critica come se fosse stato un’esibizione di lusso inutile invece che di necessità; nei giorni precedenti è stata discussa la scelta dell’aereo, e un gruppo di piloti ha pensato di poterlo lasciare a terra rifiutandosi di portarlo; intanto qui a Roma dopo che laggiù si è cercato di lasciarlo senza ali, ha provato a lasciarlo senza parole, privandolo della traduttrice designata. [...]
venerdì 10 marzo 2023
Generico 0 commenti
Cari amici,
cliccando qui potrete riascoltare e leggere la trascrizione della rubrica di questa settimana Il Medio Oriente visto da Gerusalemme condotta da Giovanna Reanda
Il Giornale, 09 marzo 2023
Inseguito dalla scia di ammirata polvere di stelle ma anche di furioso rifiuto che è l’aureola dei leader di fama mondiale, Bibi Netanyahu, Primo Ministro dello Stato d’Israele atterra a Roma oggi. È lui stesso ad essere un evento, lo è l’evidente fierezza con cui rappresenta il popolo ebraico finalmente padrone nella sua casa di Israele, oltre il Mediterraneo. Lo aspettano soprattutto l’incontro politico con Giorgia Meloni che ha dall’inizio, con parole e messaggi, ripetuto la sua simpatia per lo Stato Ebraico. Ma lo aspetta, naturalmente, anche una dimostrazione che porta il titolo delle stesse agitazioni di piazza che sconvolgono in questi giorni Israele e che vedono la proposta di legge per riformare il giudiziario come una minaccia alla democrazia. Sono settimane che in Israele le accuse a Netanyahu di fascista, reazionario, autoritario… volano abbondanti; tuttavia, le grandi manifestazioni di massa senza arresti, la difesa di Bibi persino dei diritti degli obiettori militari, la copertura di stampa quasi tutta ferocemente antigovernativa parlano invece di democrazia, sarebbero piaciuti persino a Pannella. Non è nuova l’accusa di fascismo quando la maggioranza è conservatrice e l’opposizione si nomina difensore della democrazia. Certo, la riforma, che non piace a molti, può essere modificata, e di fatto Bibi ha lasciato a casa una nuova, seppur flebile, volontà bilaterale guidata dal presidente Herzog di arrivare a un accordo; ma quello che in realtà non piace a molti dei dimostranti è il governo formato, per raggiungere la maggioranza di 61, anche con personaggi molto religiosi e enfaticamente espliciti di fronte all’ondata di terrorismo in corso, come Itamar Ben Gvir e Betzalel Smotrich. [...]
Il Giornale, 26 febbraio 2023
C’è qualcuno che scommettendo sulla vittoria di Putin cerca di restare ben visibile nel giuoco, aspettando la spartizione delle spoglie. Gli ayatollah e le Guardie della Rivoluzione fanno il tifo per la Russia imperialista, la ritengono la strategia più produttiva perla Repubblica Islamica. L’escalation di ieri disegna un nuovo sviluppo preoccupante per il secondo anno di guerra cui ci avviamo. Parole e fatti, quando si tratta di propaganda, sono talora difficili da dipanare: Amir Ali Hajizadeh capo dell’aeronautica della Guardia Rivoluzionaria, l’IRGC, ha annunciato il nuovo missile Paveh della gittata di 1650 chilometri “aggiunto all’arsenale missilistico della Repubblica Islamica” che può “colpire aerei americani a 2000 km”. Hajizadeh ha di nuovo annunciato che l’Iran è molto deciso a uccidere “con l’aiuto di Dio” l’ex presidente Donald Trump, il Segretario di Stato Mike Pompeo e il generale Kenneth Mc Kenzie per aver ordinato l’uccisione del comandante dell’IRGC Hassem Soleimani. Sia verità o propaganda, cosa vuol dire? Qui si parla di un attore ormai molto importante nella guerra Russia-Ucraina che entra nel suo secondo anno. L’Iran nella guerra di Putin ha svolto un ruolo importante, quello di rinfrancarne alquanto l’aggressione invernale verso obiettivi e infrastrutture civili con l’uso dei suoi droni Shahed 136, provocando stragi e distruzioni di impianti vitali. [...]
Il Giornale, 24 febbraio 2023
Coloro che in queste ore si dispiacciono per l’episodio di antisemitismo in cui a un bambino ebreo di Torino i compagni hanno detto che in altri tempi egli sarebbe stato bruciato, sono persone gentili: sono certo sostenitori della più affermata religione del nostro tempo, quella dei diritti umani; sono per l’uguaglianza, contro la discriminazione, condannano la miseria nel Terzo Mondo e per questo soprassiedono alla sua violazione dei diritti umani, che pure amano; ma difendono gli lgbtq, le donne, la libertà di opinione. Ma ecco: anche i genitori dei compagni di scuola per cui il bambino ebreo dovrebbe essere bruciato, sono in massima parte come loro: difensori dei diritti umani. Non hanno insegnato ai loro figli altro che diritti umani. Non sono bambini nazifascisti in pectore, ma spettorano un pregiudizio odioso senza problemi perché sono parte della cultura del nostro tempo, che ha allignato una crescita spropositata di antisemitismo. [...]
Il Giornale, 23 febbraio 2023
Israele si prepara alla vendetta che verrà, forse a un attacco di missili da Gaza, dopo che ieri in un micidiale scontro a fuoco a Nablus, nel territorio della Autorità palestinese, sono stati uccisi dieci palestinesi e un centinaio sono stati feriti: si seguita a non volerla chiamare Intifada, e a rifiutare l’idea che le grandi operazioni di operazioni dell’esercito siano una nuova operazione Muro di Difesa, che, durissima, dopo quei tre anni dal 2001 al 2003 che avevano lasciato sul terreno quasi duemila civili ebrei stroncò il terrorismo. Ma invece l’emergenza è evidente e la determinazione alta: a Nablus si è assistito a una operazione da parte dell’IDF, l’esercito israeliano, contro un nido di ricercati, leader della Jihad Islamica e dell’ormai famoso gruppo dell’West Bank e Gerusalemme detto“Fossa dei leoni”: quasi tutti loro i 31 morti ebrei e i 130 feriti degli attacchi a fuoco, col coltello o con le auto in corsa, dell’anno scorso, e i già 11 morti di quest’anno, fra cui quella dei due bambini Yakov Poleg di 6 anni e del suo fratello Shlomo di 8 il 10 febbraio. Lupi falsamente solitari, esaltati dall’epos collettivo dello shahid. I soldati israeliani, sempre secondo le fonti ufficiali, puntavano all’arresto della cellula di tre terroristi responsabili dell’assassinio del soldato Ido Baruch, ucciso l’11 ottobre sparandogli da un veicolo. Intorno al rifugio dei tre si è sviluppato un duro scontro a fuoco. Pochi giorni prima di Baruch anche una soldatessa di 18 anni era stata uccisa. [...]