Fiamma Nirenstein Blog

La guerra antisemita contro l'Occidente

7 ottobre 2023 Israele brucia

Jewish Lives Matter

Informazione Corretta, il nuovo video di Fiamma Nirenstein

Museo del popolo ebraico

Israele riparte. Un terzo dei morti uccisi dalla Jihad

martedì 9 agosto 2022 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 09 agosto 2022
 
La guerra è finita, per il momento, o almeno si è concluso questo capitolo. Tacciono da lunedì notte i missili e le bombe. A Gaza si sgombrano le macerie, 14mila palestinesi hanno attraversato il "passaggio di Erez" vicino a Beith Hanoun, e sono tornati a lavorare in Israele; i camion riforniscono la Striscia, si organizzano interventi tecnici e umanitari. La popolazione non osa certo, a Gaza, criticare chi ha di nuovo trascinato i giovani in una guerra sanguinosa. La Jihad Islamica ha perduto, e Gaza è più stravolta e depressa di prima. Ma non se ne dispiace Hamas, l'apice del potere, invece sempre più forte, che prepara il prossimo round dopo essersi astutamente astenuta da questo. La gente del sud di Israele esce a lavorare, va alla spiaggia, siede al ristorante, i bambini giocano nei campi estivi. Le sirene non urlano, non ci sono più solo quei maledetti dieci secondi per buttarsi nel rifugio. La vita riprende il suo ritmo. In cielo non si rincorrono gli incredibili ghirigori salvifici di "kipat barzel", cupola d'acciaio, che da undici anni fa il miracolo: stavolta ha fermato in aria il 97 per cento dei quasi mille missili lanciati sopra le città israeliane, 610 invece sono stati sparati per sbaglio dalla Jihad stessa in mare o sul proprio territorio a Gaza. Dei 37 morti di questa guerra, 27 sono innocenti civili di cui 16 uccisi dalla Jihad stessa e 11 da Israele. Il resto, sono terroristi eliminati da Tzahal perché dediti alla caccia agli ebrei di Israele. Il primo, venerdì scorso, è stato il capo del Comando Nord della Jihad Taysir al-Jabari, che aveva tenuto Israele chiusa in casa per quattro giorni con la minaccia di stragi di civili, e poi è toccato a Khaled Mansour, capo del Comando Sud. [...]

Mille razzi e i silenzi di Hamas. Tregua (difficile) Israele-Jihad

lunedì 8 agosto 2022 Il Giornale 0 commenti

Il Giornale, 08 agosto 2022

 
Pioggia di missili su Israele ieri, cinquecento in un giorno di cui due bloccati su Gerusalemme e anche vicini all'aeroporto Ben Gurion e al sud fino a Beersheba fino all'ultimo minuto prima della pace. Tutte le grandi città sono state bombardate senza tregua. I cittadini hanno ricevuto continue richieste per radio e per telefonino di restare a pochi metri dai rifugi, o dentro casa. La Jihad Islamica ha messo in scena un gran finale pirotecnico cercando qualche preda in vista della conclusione serale, rimandata alle 11,30 all'ultimo momento e fissata inizialmente alle otto, su mediazione di Hamas, tramite l'Egitto. Il cessate il fuoco però non è certo, né tantomeno consolidato. La guerra non è finita finche non è finita, come una partita: e qui, essa è sottoposto a rinnovate richieste da parte della Jihad, piccata dai suoi scarsi successi, vergognosa di mostrare al suo sponsor iraniano il bianco della bandiera che sta alzando di fatto. E' vero: in questi quattro giorni, e specie ieri, non pochi edifici sono stati colpiti e danneggiati dai 1000 missili lanciati complessivamente, ma i danni non massicci e soprattutto l'assenza di vittime, con la perdita gigantesca dei due maggiori leader militari della JIhad per mano delle unità speciali israeliane, sono imbarazzanti. L'accordo, ovviamente concordato con il padrone di casa di Gaza, Hamas, prevede: nessun scambio di prigionieri anche se l'Egitto promette di "interessarsi" a Bassam al-Saadi, arrestato a Jenin e causa iniziale del conflitto; riapertura di Gaza, incluso l'ingresso di 14mila lavoratori che vengono ogni giorno in Israele; elettricità, servizi vari di rifornimento; libertà a Israele di arrestare terroristi nei Territori senza suscitare vendette a Gaza (come è successo nei giorni scorsi con al-Saadi). Condizioni cui la Jihad all'ultimo momento ha aggiunto la garanzia dell'Egitto a che Israele consideri le sue richieste sui prigionieri, e cessi gli attacchi a Gaza. [...]

Tra Jihad e Israele è guerra

domenica 7 agosto 2022 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 07 agosto 2022
 
Una guerra, piccola o grande, vuole sempre un vincitore e un perdente; spesso non funziona cercare un accordo e una conclusione, sicuri che la pace sia un bene ambito da tutti. Lo scontro attuale Israele-Gaza fino a ieri sera ha cercato il suo sbocco, e ancora ci si chiede quando finirà e come. La Jihad Islamica fino ad ora non ha ottenuto nessun risultato così importante da consentirle di abbassare le armi con onore. I due missili che hanno messo in funzione le sirene a Tel Aviv al tramonto e spedito gli abitanti nei rifugi, come il missile che ha colpito direttamente una casa a Sderot, non hanno portato tuttavia nessun concreto motivo di soddisfazione strategica, non ci sono morti, feriti, distruzioni. Gli abitanti della città israeliana che non dorme mai, hanno seguitato a correre in riva al mare, con un'attenzione speciale al rifugio pubblico più vicino, e gli abitanti del sud resistono all'assedio delle sirene. Lo svantaggio della Jihad è evidente nonostante i 250 missili lanciati ovunque a partire da venerdì alle 16 quando il leader militare della Jihad Islamica Taisir Al Jabari, il numero uno dell'organizzazione affiliata all'Iran, è stato eliminato con un missile di precisione sparato da Israele dentro la finestra della sua casa a Gaza. La Jihad cerca un'occasione per poter salvare la sua fama, il suo onore di organizzazione terrorista. Jabari aveva inaugurato una nuova strategia del terrore che doveva riscattare l'arresto del leader di Jenin, Basem Saadi: con la minaccia è riuscito a rinchiudere metà della popolazione israeliana in casa per tre giorni promettendo bombardamenti sulla popolazione civile. Il via gliel'aveva dato la visita del segretario generale Ziad al Nakhala a Teheran dal presidente iraniano Ebraihim Raisi lunedì scorso. [...]

Israele bombarda Gaza: ucciso il capo della Jihad. 'Noi colpiremo Tel Aviv'

sabato 6 agosto 2022 Il Giornale 2 commenti
Non è cominciata solo ieri l'ennesima guerra fra Israele e Gaza, che ha eliminato con un attacco a sorpresa il capo militare della JIhad Islamica Taifir el Jabari e ha colpito un'altra quindicina di leader terroristi: da lunedì scorso lo scontro era estremo, anche se la minaccia massiva alla vita dei cittadini di Israele è ormai un'abitudine. Oggi, era già il quarto giorno da quando i cittadini di tutto il sud di Israele, delle città, dei kibbutz, delle scuole, nei negozi, nelle fabbriche e negli uffici, erano stati sequestrati dalla vita quotidiana con precisi ordini dell'esercito e del governo, di stare a casa pronti a correre nel rifugio. Le strade di comunicazione sono state bloccate, i mezzi di comunicazioni fermi, i luoghi di lavoro chiusi, i bambini tenuti in casa coi genitori, i malati portati all'ospedale solo in casi di urgenza. Le minacce della Jihad islamica erano definitive, e molto realistiche; l'esercito era stato ammassato sul confine della Striscia,i soldati delle riserve mobilitati, Israele nel calore mediorentale ribolliva anche di incredulità e di rabbia mentre le consultazioni fra il governo e l'esercito non sbloccavano la vita della gente. [...]
 

Mosca chiude l'Agenzia. L'ira di Israele

martedì 26 luglio 2022 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 26 luglio 2022
 
 
Nella nuova avventura che il mondo, bendato, sta intraprendendo, Israele e Russia confliggono. Putin ha annunciato la chiusura dell'Agenzia Ebraica in Russia, l'Agenzia, la "Sochnut"che divenne il primo governo di Israele: nata nel 1923, divenne nel '48 il primo governo di Ben Gurion; tiene insieme nel mondo il bandolo della diaspora, laica e religiosa, del ritorno in Israele del popolo ebraico. Paese per paese, città per città, il nesso fra identità culturale e religiosa delle varie comunità e Israele è là. Il Ministero della Giustizia russo ha accusato la "Sochnut" di raccogliere informazioni sui cittadini russi, e questo è illegale. La risposta tecnica è stata lo stupefatto incarico a un gruppo di legislatori israeliani di partire per Mosca per trovare il modo di far cessare l'inquisizione, ma per ora il gruppetto aspetta presso il Ministero degli Esteri e non ottiene il permesso di presentarsi in Russia. L'Agenzia ha deciso al momento di spostare la sua attività online e a Gerusalemme, una sconfitta momentanea, accompagnata dalla protesta simile a una vera e propria minaccia di rappresaglia da parte del Primo Ministro e Ministro degli Esteri Yair Lapid. [...]

Il flop di Biden rafforza lo Zar (ed è un rischio)

martedì 19 luglio 2022 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 19 luglio 2022
 
Ci sono pochi dubbi che la visita di Putin a Teheran per incontrare il Primo Ministro Ebrahim Raisi e Tayyp Erdogan sia un modo di guardare minacciosamente negli occhi Joe Biden subito dopo il  tour in Medio Oriente, a Gerusalemme e a Gedda. Gioco frontale, con l'intenzione di aprire un largo confronto geopolitico che si somma a quello fatale del faccia a faccia Russia-Occidente liberale. E' solo la seconda volta che Putin lascia i suoi confini dall'inizio della guerra. Da questo, si capisce che importanza dia al potere in Medio Oriente dopo l'isolamento e le sanzioni della guerra. Non ha futuro in Occidente, cerca spazio altrove, forza energia, territorio, controllo sul mondo islamico, apertura geografica verso il Sud globale. Grande strategia, nuova storia che gli americani cercano di fronteggiare in difesa: può portare a scontri immensi, ben oltre la capacità politica e perfino l'immaginazione dei leader occidentali attuali. Lo si è visto adesso dalla maniera fragile e sostanzialmente inerte, nonostante lo sforzo, con cui Biden ha pilotato i suoi incontri a Gerusalemme e a Gedda. Ha detto: "Siamo in Medio Oriente e non abbiamo nessuna intenzione di andarcene". Ma non ha convinto. [...]

Italian Israeli Journalist Defines Modern Antisemitism in ‘Jewish Lives Matter’ | The Jewish Press

lunedì 18 luglio 2022 English 0 commenti

 JewishPress.comJuly 18, 2022

 

 

For starters, see if you can find yourself in the forward to Fiamma Nirenstein’s new book, “Jewish Lives Matter – Human Rights and Antisemitism,” published online today by the Jerusalem Center for Public Affairs.

“More than it is a book, this is an open letter that expresses my utter bewilderment,” she writes. “I was angry and taken aback while pouring out these words, surrounded by a heap of scattered papers and books written by myself and others, who like myself have dealt with antisemitism throughout the years. Years in which antisemitism should have disappeared, but has instead increased and now is a huge phenomenon. We have failed!


“My anger is fueled by pain: I have already explained extensively how antisemitism has turned into hatred of Israel, but this is the first time I see my own friends falling prey – slowly and without realizing it, because they are decent people – to an alien antisemitic spirit. A spirit that has worked its way into their mindset precisely in the name of the good things in which they believe, that is, human rights.


“I never thought that those whom I deemed friends could have been gripped by such an instinctive repulsion for the most important manifestation of the Jewish people, Israel. Instead, this hostility is strong and completely shameless, which is also a new phenomenon. Therefore, I sat down and wrote in order not only to respond to the accusations, but also to accuse.” [...]

 

 

Jewish Lives Matter: Human Rights and Anti-Semitism

lunedì 18 luglio 2022 English 0 commenti

In Jewish Lives Matter, award-winning journalist and author Fiamma Nirenstein poses a blunt question: Why did the May 2021 Gaza war, in which Hamas fired more than three thousand rockets at Israel’s civilian population, spark a worldwide uproar of anti-Semitism as Israel was put in the dock for defending itself?

In a powerful, incisive analysis, Nirenstein traces the post-Holocaust emergence of a new, virulent, Israel-focused, anti-Semitism. She challenges the world at large – and the human rights community in particular – to remove its blinders and finally see Israel as a democracy compelled to fight back and as a fulfillment of age-old Jewish aspirations, and its enemies as aggressors bent on its utter destruction.

 

Jewish Lives Matter: Human Rights and Anti-Semitism

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Mr. Biden torna a casa

domenica 17 luglio 2022 Generico 0 commenti

Mr. Biden torna a casa dal Medio Oriente, e dopo molti baci e abbracci da parte degli israeliani, non si può dire che il mondo arabo abbia conferito un serto d'alloro alla dichiarazione di Gedda: "Siamo in Medio Oriente, non abbiamo intenzione di andarcene da nessuna parte, siamo qui per restare". Una dichiarazione che rovescia la politica degli ultimi anni, col penoso picco della fuga dall'Afghanistan e che striscia dai tempi di Obama, con il ritrarsi dalla Libia e dalla Siria: il ritorno americano, solennemente sancito dal discorso di Biden nel palazzo reale di fronte ai padroni di casa Sauditi, re Salman e il principe della corona Mohammed Bin Salman, circondati da altri nove Paesi invitati al vertice con gli USA, tutti arabi sunniti, ha un significato politico immediato molto chiaro: siamo qui per formare un'alleanza strategica infrangibile che impedisca a Russia, Cina e Iran di occupare proditoriamente un vuoto. Non lasceremo il Medio Oriente nelle loro mani. Ma la risposta è stata diplomatica: certo, non si rifiuta, coi suoi aiuti strategici, economici e tecnologici, la prospettiva di costruzione di un fronte unito agli Stati Uniti quando dall'altra parte il rischio Iran, il nemico sciita ormai vicino all'arma atomica e sempre più rampante. Ma non una parola da parte araba su Russia e di Cina; MBS ha parlato solo di alleanza strategica in cui si rispetti ciascuno, e si evitino svolte atomiche. Niente Nato araba. [...]

Incontro Biden-Bin Salman (ma niente stretta di mano)

sabato 16 luglio 2022 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 16 luglio 2022
 
Se qualcuno pensa che volare dall'aeroporto Ben Gurion a Gedda sia soltanto un nuovo, rivoluzionario percorso più rapido, finalmente, per connettersi da Israele a tutta l'Asia, all'India, alle Filippine e al Giappone, senza fare dei giri strani e inutili, afferra solo una parte della verità. La trattativa è stata lunga e difficile, il divieto di sorvolare i deserti sauditi è stato superato con tutto l'impegno americano e anche col consenso di Israele all'Egitto di consegnare ai sauditi due isolette nel Mar Rosso. Il volo, compiuto ieri per la prima volta dall'Air Force One di Joe Biden dopo la visita di tre giorni in Israele diretto in Arabia Saudita, è una rivoluzione in tempi di terremoto mondiale. Chi l'avrebbe detto che Joe Biden, di cui si sorride quando cade dalla bicicletta o dimentica un nome, avrebbe intrapreso una ristrutturazione strategica delle alleanze con la ricostruzione del rapporto più volte ripudiato col Medio Oriente, inserendo nella medesima pagina i due Paesi che sembravano i più abissalmente lontani, Israele e l'Arabia Saudita. [...]
 
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