La guerra antisemita contro l'Occidente
7 ottobre 2023 Israele brucia
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sabato 5 novembre 2022
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Il Giornale, 03 novembre 2022
La vittoria dell'alleanza che riporterà Benjamin Netanyahu al governo diventa sempre più consistente via via che le schede vengono scrutinate, anche se mentre scriviamo mancano circa mezzo milione di voti dei soldati, delle case di riposo, dei lavoratori degli ospedali e delle carceri e altri angoli della società. Durante il composto discorso in cui Yair Lapid, il primo ministro uscente, chiedeva ai suoi di credere ancora, la marea di Bibi aumentava fino a 65 seggi per la sua coalizione, e diminuiva quella di Lapid fino a 55. Netanyahu ha tenuto un discorso conciliante, in cui ha chiesto al popolo di restare unito perché la sua intenzione è quella di prendere cura del benessere e della sicurezza di tutti. La campagna l'ha visto attivo come un ragazzino saltare nei paesini, nei kibbutz, fra i soldati,in campagna e nelle fabbriche, una scelta opposta a quella di Lapid, per la quale il capo di "C'è un futuro" ha condotto una campagna di principi liberali, di massimi sistemi, con la sicurezza e la sensazione di superiorità dell'elite intellettuale e politica cui appartiene. [...]
Il Giornale, 02 novembre 2022
Benjamin Netanyahu, secondo gli exit poll, è il miracoloso vincitore, almeno per il momento di questa tornata elettorale in Israele. Il suo Likud con 31 seggi, raggiunge insieme al resto dei suoi alleati il numero magico di 62, un seggio in più di quelli necessari a formare il governo. Yair Lapid, oggi primo ministro e suo principale antagonista, con "C'è un futuro" raggiunge i 24 eletti e la sua coalizione raggiunge i 54 seggi. Benny Gantz, visto come un possibile auto della bilancia capace di formare un governo centrista, ha raggiunto solo gli 11 seggi. Il partito di destra estrema "Partito Sionista Religioso" di Itamar Ben Gvir diventa il terzo partito con 14 seggi, un risultato del fitto susseguirsi della minaccia terroristica di questi mesi e del conseguenze bisogno di maggiore sicurezza della gente minacciata ogni giorno. Ma la nuova vittoria di Netanyahu è invece un segno di desiderio di stabilità e di fiducia nel futuro: è la prima volta che un primo ministro torna nel suo ruolo dopo esserne stato espulso e dopo un assedio crudele da ogni parte, dal lato giudiziario, dei media, della piazza e delle congiure di palazzo. [...]
Il Giornale, 01 novembre 2022
Toni apocalittici a Gerusalemme per le elezioni di oggi, mentre avanza l'ondata di terrorismo che fa morti e feriti ogni giorno,e Israele compie il rito principale della democrazia, cittadella nella giungla mediorientale. Per la quinta volta in 43 mesi, 6 milioni e 780mila israeliani vanno a votare. Un record, un segnale di stress e di antagonismo insanabile, dentro il guscio di un'unità essenziale alla sopravvivenza, accompagnato da una comprensibile stanchezza degli elettori. Se nel 1949, nell'ardore della fondazione, i votanti furono l'86,9 per cento, alle ultime elezioni per la 24esima Knesset la percentuale è del 67,4. Adesso i leader su una cosa sola concordano, nella loro preghiera ripetuta, urlata, ai loro elettori: andate a votare, perché può essere un voto, due voti, un niente per un deputato in più che consenta di afferrare il numero meraviglioso, 61: i seggi per il governo in un parlamento fatto di 120 parlamentari. E poiché il popolo ebraico ha sempre molto amato il dibattito, sono ben 39 i partiti in lizza. Ma i pilastri politici, cui poi seguono tutti i partiti di contorno per le coalizioni, sono tre: Benjamin Netanyahu, capo del Likud, l'ex primo Ministro col più lungo servizio, un riconosciuto carisma internazionale e un'accanita serqua di nemici uniti nel "solo non Bibi"; Yair Lapid, primo ministro da luglio, entrato in politica nel 2012, ex "anchor man" capo del secondo partito "C'è un futuro"; e anche Benny Gantz, ministro della Difesa, ex Capo di Stato Maggiore,capo del nuovo "Partito di Unità Nazionale" che offre un compromesso storico. [...]
Il Giornale, 29 ottobre 2022
Sembra uno scherzo di cattivo gusto quel volantino a colori tenui stampato ad Assago che annuncia per oggi un'iniziativa dal titolo "Gerusalemme è nostra" e poi mette in fila per primo, insieme alle foto di svariati attivisti palestinesi alcuni dei quali legati all'associazione terrorista Hamas, Tino Magri, senatore della repubblica. E' stato eletto nelle liste di Bonelli e Fratoianni, e se non bastassero Verdi e Sinistra Italiana, è prevista anche la presenza di Alessandro Di Battista, insieme a quella di "numerosi ospiti da Gerusalemme". Tutti convinti, con Muhammad Hannoun, amico organico di Hamas, che organizza la conferenza e che ha ottimi legami con l'Italia ospitato come fu alla Camera da Fratoianni e da Laura Boldrini, che Israele sia un odioso stato colonialista, razzista, forse anche di apartheid, determinato ad opprimere i poveri palestinesi abitanti originari di uno Stato che gli è stato rubato. Ha detto bene Marco Carrai, console onorario di Israele a Firenze, qui non si tratta dell'insindacabilità del giudizio di un membro del parlamento nell'esercizio delle sue funzioni, ma del riconoscimento istituzionale di una conferenza che invita Hamas, un'organizzazione terrorista anche secondo la Corte di Giustizia Europea. [...]
Il Giornale, 24 ottobre 2022
Se una donna di destra sia veramente una donna, se possa essere considerata femminista, se possa rappresentare un progresso per tutta quanta la condizione femminile se, come Giorgia Meloni, siede sullo scranno del primo ministro, e, di conseguenza, se questo produrrà un cambiamento positivo di mentalità, di ruolo, di struttura... è un dibattito vecchio ma di scarso senso comune come spesso i dibattiti ideologici. E' chiaro che avere una donna come primo cittadino, come è stato con Indira Ghandi, con Golda Meir, con Margaret Thatcher, persino con la giocosa Sanna Marin, suscita ammirazione, emulazione, apre la mente, cambia i costumi. Induce cioè a considerare come un'indicazione di comportamento sociale quella semplice identificazione di ruoli che, detta dalla Meloni, ha creato uno strano scandalo: "Sono una donna, sono una madre". Libera scelta, giusto? Ma già in "L'origine della famiglia", dopo la rivoluzione socialista ripresa da tante voci fra cui per esempio quella di Inessa Armand, nell'Unione Sovietica, nello schiacciamento sociale e teorico delle masse di donne inquadrate nel regime e nei suoi derivati internazionali, si spiega con determinazione che la liberazione femminile è inscindibilmente connesse al cambiamento radicale, socialista, del sistema economico. [...]
venerdì 21 ottobre 2022
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Il Giornale, 19 ottobre 2022
Non c'è nessun dubbio, a giudicare dalle notizie delle ultime settimane che Israele collabori con l'Ucraina di Zelensky aggredita dalla Russia a controbattere il pericolo dei droni. Fu già Israele il primo Paese a organizzare un efficiente ospedale da campo, e a fornire dal 27 di luglio elmetti, giubbotti, maschere antigas... Avvenne sempre in sordina nonostante le proteste di Zelensky, perché Israele ha la Russia seduta sul confine siriano con gli iraniani e gli hezbollah. Ma adesso il rapporto mostra di più i caratteri di un'alleanza strategica, perché in questione con la Russia è il peggiore di tutti i nemici di Israele, ovvero l'Iran. Sono gli ayatollah a fornire alla Russia i droni assassini che appaiono all'improvviso e uccidono i civili nelle città ucraine, come è avvenuto lunedì scorso quando diciannove persone sono state uccise e cento ferite. [...]
martedì 18 ottobre 2022
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