Il vizio antisemita dell'esperta (italiana) dell'Onu
martedì 18 aprile 2023 Il Giornale 5 commenti
Il Giornale, 18 aprile 2023
É triste, proprio nel giorno della memoria della Shoah, che l’Università Ca’ Foscari di Venezia pubblicizzi, con foto civettuola e compiacimento mediatico, un incontro con la “Special rapporteur on the occupied palestinian territories” Francesca Albanese. Dispiace che sia italiana questa notoria collezionista di luoghi comuni. La base ideologica della politica che ha portato allo sterminio degli Ebrei, proprio ieri ha certo risuonato alla Ca’ Foscari: la delegittimazione e la criminalizzazione degli ebrei oggi è infatti travestita dalla più banale “damnatio” dello Stato d’Israele. Non spenderò parole su questa ultima incarnazione dell’antisemitismo: bastano i testi del professor Robert Wistrich. Antisemitismo oggi è la criminalizzazione di Israele, il ridurlo nei panni di uno Stato colonizzatore, di apartheid, indegno di vivere… la Albanese ne è campione. E non conosce remora, e questo fa vergogna, all’ONU, al suo paese d’origine. Ne ha fatto anche oggetto in una interrogazione il senatore Giulio Terzi di Sant’Agata, con i documenti di 4000 avvocati dell’International Legal Forum impegnato nel contrasto all’antisemitismo e nella promozione dei diritti umani, e di un gruppo bipartisan del congresso USA. Essi chiedono all’Alto commissario per i diritti umani Volker Turk di licenziare la fomentatrice di odio che si sono messi in casa. [...]
Hamas in festa per l'italiano ucciso
domenica 9 aprile 2023 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 09 aprile 2023
L’intrigante mistero del terrorismo è lo stesso che in queste ore riempie di stupore gli alunni della scuola di Kiriat Ono dove lavorava come bidello il terrorista Yussef Abu Jaber che si è lanciato con la macchina su Alessandro Farini e il piccolo gruppo che camminava con lui: un giovane sorridente tranquillo, disponibile mentre qualcuno lo filma durante il suo umile lavoro. Alle prime indagini non ha profilo e storia da terrorista. La domanda sul terrorismo è quella sulla inconoscibile storia della crudeltà umana: proprio quel quarantenne sorridente, ha spinto al massimo sul gas e si è lanciato per uccidere su un gruppo di esseri umani che passeggiava spensierata in vacanza sull’erba davanti al mare di Tel Aviv. La stessa decisione di uccidere a caso degli innocenti, che appare da lontano folle e incomprensibile, la mattina dello stesso giorno ha portato un altro terrorista, per ora in fuga, a sparare da un’auto in agguato ventidue colpi su due ragazzine di 15 e di 20 anni riducendo in fin di vita la madre che era al volante e che ora lotta per sopravvivere senza sapere che le sue due figlie sono morte. L’elenco in Israele è infinito: è del Guardian la valutazione che nel 2022 gli israeliani siano stati colpiti da 5000 attacchi terroristici. Solo per rinfrescarsi la memoria: un anno fa, il 7 di aprile, vicino al luogo dell’attacco, tre uccisi; sette morti e tre feriti a Gerusalemme mentre uscivano dal tempio a gennaio; due fratellini di sei e otto anni a febbraio; a marzo l’attacco armato a un caffè di Tel Aviv, un morto, due feriti.. inutile avventurarsi l’elenco è infinito, 18 morti in meno di tre mesi,200 attacchi armati sventati. Ma da ovunque provenisse il terrorista, dall’Autonomia Palestinese come dai centri arabo-israeliani, come l’ultimo, la stessa conclusione: rivendicazione dell’eroico shahid da parte di Hamas e di altre organizzazioni; distribuzione nelle strade del’Autorità palestinese, di Gaza di dolci e lodi dell’attacco; e una autentica pensione a vita alla famiglia per scelta di Mahmoud Abbas. [...]
Israele, Pasqua di guerra, pioggia di fuoco (iraniano) da Libano e Gaza
venerdì 7 aprile 2023 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 07 aprile 2023
Giornata di sole, cedri carichi di foglie al vento nel primo giorno della Pasqua ebraica, in cui si ricorda l’uscita degli Ebrei dall’Egitto, condotti da Mosè alla loro terra. Ma la loro terra brucia anche in vacanza. Ieri 34 missili sono stati sparati dal Libano nelle ventiquattro dalla notte al pomeriggio, un attacco pari solo a quelli della guerra del 2006, mentre i kibbutz e i villaggi in Galilea e sul Golan che aspettavano turisti preparano invece i rifugi dove scappare di continuo e rifugiare i bambini la notte. Nelle ventiquattro ore fra martedì e mercoledì era toccato invece ai cittadini che vivono nell’area che è stata bombardata con circa 25 missili da Gaza a sud. Un sandwich di fuoco. Il sistema di difesa “scudo di acciaio” è stato messo in funzione: si alza in volo lasciando una scia bianca finché intercetta il proiettile nemico, e chi è fuori dei rifugi può vedere lo scoppio. Un ferito, un appartamento a pezzi, un’auto sventrata… per ora solo l’allarme è alto, ma può toccare a chiunque, la radio ripete di restare vicini ai rifugi. [...]
Mediorientale
venerdì 31 marzo 2023 Generico 0 commenti
Cari amici,
cliccando qui potrete riascoltare e leggere la trascrizione della rubrica di questa settimana Il Medio Oriente visto da Gerusalemme condotta da Giovanna Reanda
Biden rinvia l’incontro con Netanyahu
giovedì 30 marzo 2023 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 30 marzo 2023
Il salto a piè pari del presidente degli Stati Uniti nelle acque agitate di Israele non era prevedibile in termini così draconiani: poco dopo che Netanyahu aveva annunciato, a seguito delle proteste di queste settimane, lo stop alla riforma del giudiziario e la decisione di immergersi in colloqui con l’opposizione, Joe Biden ha deciso di colpire duro. Netanyahu non sarà invitato molto presto alla Casa Bianca, ha detto (come invece si credeva) Israele deve abbandonare la riforma giudiziaria. E ha insistito nei particolari: ”Come molti sostenitori di Israele sono molto preoccupato …che lo capiscano bene: non possono continuare su questa strada. L’ho già detto chiaramente”. Netanyahu, però, aveva lasciato con un drammatico discorso la biasimata strada cui ha alluso il presidente e in seguito a questo il suo ambasciatore Tom Nides, in svariate interviste e ripetendo quanto il rapporto fra gli USA e Israele sia un rapporto “fra fratelli, un legame di famiglia”, aveva segnalato che quanto prima, “ penso dopo Pasqua”, l’invito sarebbe stato recapitato. Biden ha dunque smentito il suo ambasciatore, e ha segnalato, nonostante la mutata situazione politica rispetto ai giorni della rivolta, che è in atto una profonda crisi. Netanyahu ha tentato di parare il colpo riparlando con un sorriso degli “indistruttibili rapporti fra i due Paesi che niente potrà cambiare”, suggerendo che sempre ci sono differenze fra amici e che nulla muterà la natura di “vibrante democrazia di Israele”. Poi ha anche detto quello che doveva: "Israele è un paese sovrano che basa le sue scelte sulla volontà popolare e non sulle pressioni internazionali compresi i migliori amici”. Ci possono essere molte ragioni per cui Biden ha deciso di sferrare la bordata. L’importanza della esternazione riceve interpretazioni diverse. Da sinistra, la si vede come una disfatta generale della capacità diplomatica di Netanyahu nel campo internazionale che è sempre stato la sua grande specialità, e coll’ indispensabile alleato per la vita stessa del Paese. [...]
Tensione tra Usa e Israele
mercoledì 29 marzo 2023 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 29 marzo 2023
Israele si lecca le ferite, ancora sofferente: gli aerei volano e gli ospedali funzionano, le strade, nonostante qualche manifestazione residua sono pulite; i piloti, finalmente tornano ai loro aerei. Ma l’agitazione è ancora grande, le accuse reciproche pesanti, e il sospetto sull’onesta delle due parti. Gli incaricati, politici e esperti, iniziano gli incontri a casa del Presidente della Repubblica Herzog, grande mediatore; solo alcuni leader, per esempio l’ex Primo Ministro Ehud Barak, proclamano rabbia e speranza che la protesta riprenda contro Netanyahu fino alla sua defenestrazione; anche i gruppi della destra estrema seguitano a protestare il loro diritto a far valere i risultati elettorali. Su questa difficile convalescenza pesa l’attenzione pesante e aggressiva della politica internazionale, il respiro sul collo dei media e delle istituzioni, sempre con l’indice alzato: Israele è una palestra di interessi internazionali infuocati su cui si sparano giudizi continui, più che su ogni altro Paese. Israele guarda soprattutto agli Stati Uniti: un rapporto indispensabile, USA e Israele. Odiati e amati insieme, ma sempre in discussione anche fra di loro. Difficile che un Ambasciatore usi un tono tanto appassionato come quello dell’inviato di Biden in Israele Tom Nides quando, invitato commentare lo stop alla riforma della giustizia si è emozionato: “Finalmente stanotte ho potuto prendere sonno”. [...]
Tutti gli errori di Bibi, il ruolo dei religiosi
martedì 28 marzo 2023 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 28 marzo 2023
E’ stata una scelta difficile per Netanyahu decidere di annunciare quella che non è certo una vittoria. Bibi ha dovuto cedere. Ci ha messo ore prima di offrire il viso stanco alle telecamere, e la decisione di arrendersi all’usura delle manifestazioni a ferro e fuoco è stata annunciata solo dopo che il ministro Ben Gvir ha accettato di non far cadere il governo con un voto contrario. L’esempio che ha portato è stato quello delle due madri che rivendicano lo stesso bimbo di fronte a re Salomone, che offre di tagliarlo in due per contentare entrambi. È una provocazione che conduce la vera madre a rinunciare al figlio per lasciarlo intero. Così Netanyahu si è rivolto alla sua parte: è il momento di scegliere l’unità del popolo, sacrifichiamoci. Una mossa che se compiuta qualche settimana fa avrebbe evitato il surriscaldamento. E adesso che la riforma giudiziaria è stata fermata, anche gli scontri cesseranno? Ora che Benny Gantz e persino Yair Lapid, i capi dell’opposizione, hanno accettato di elaborare un nuovo testo con il governo, la politica e la società israeliana tireranno un respiro di sollievo? Difficile crederlo. [...]
Dure critiche alle riforme, Netanyahu licenzia Yoav Gallant
lunedì 27 marzo 2023 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 27 marzo 2023
Quando si tocca l’esercito, le cose si fanno drammatiche fino nel profondo dell’anima di ogni cittadino d’Israele: è qui che si gioca la vita del Paese assediato da molti nemici, qui che il Paese conosce il suo maggiore livello di emozione e di unità perché i figli di tutti i cittadini servono, vivono, muoiono insieme per trentadue mesi, qui i sentimenti più importanti hanno la loro sede per ogni famiglia. È con questa tensione che stanotte destra e sinistra di nuovo si sono scontrati in piazza, e Tel Aviv si è rovesciata urlando per le strade. Su questo rischia di spaccarsi il Likud il Partito di maggioranza di cui è leader Benjamin Netanyahu; ma proprio su questo Netanyahu era obbligato, per conservare il suo ruolo, a prendere la decisione che ha annunciato alle 8 di sera. È allora, quando ha annunciato che aveva deciso di escludere dal governo il Ministro della Difesa Yoav Gallant, che si è spalancata la notte più agitata negli uffici del governo, alla Knesset, nelle case e nelle caserme. Lo ha fatto dopo ore di riflessione: Gallant due giorni fa, mentre Bibi era a Londra, ha preso il palcoscenico per dichiarare che informazioni drammatiche sul pericolo per la sicurezza di Israele, molto aumentate dal rifiuto a servire dei piloti e di altre unità impegnate nella rivolta, suggerivano che si debba fermare del tutto la riforma della giustizia. Ma dichiarava tuttavia di crederci. Gallant e Netanyahu, molto amici da sempre, si erano incontrati prima della partenza di Bibi per Londra giovedì scorso. Il Primo Ministro gli aveva comunicato la sua intenzione di tenere un discorso a reti unificate con la sua forte richiesta di colloquio e concordia fra le parti e la determinazione di portare avanti una parte della sua riforma. [...]
Che cosa può fermare Putin? Intervista a David Wurmser
domenica 26 marzo 2023 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 26 marzo 2023
La nuova puntata nucleare della guerra Russa è un bluff che l’Occidente deve immediatamente smascherare perché non diventi una minaccia definitiva alla nostra libertà e alla nostra stessa esistenza. Questa è l’opinione di David Wurmser, studioso di politica internazionale, americano, consigliere strategico dell’ex vicepresidente americano Dick Cheney, assistente speciale allo State Department di John Bolton, membro dell’American Enterprise Institute. La sua fama lo fece scegliere dopo l’attacco delle Twin Towers dal sottosegretario alla difesa Douglas Feith per analizzare a fondo l’epocale vicenda per il Pentagono. Il deposito di testate nucleari tattiche che Putin completerà in Bielorussia entro il primo di luglio, serve, prende in giro Mosca, “per addestrare i militari di Minsk come hanno fatto gli americani distribuendo le loro armi tattiche in alcuni Paesi”.
È la giustificazione speciosa di un prossimo gesto di aggressione mondiale, l’annuncio dell’approssimarsi del pericolo nucleare?
“Prima di tutto, è un gesto che esprime la difficoltà estrema in cui Putin si trova dopo avere di fatto fallito nel suo disegno di conquista, e di fronte alla forte e presente minaccia Ucraina di avanzare verso una possibile vittoria”
La ritiene un’ipotesi realistica?
“Dipende interamente dalla quantità e dalla qualità delle armi che l’Occidente è in grado di fornire a Zelensky. I Mig29 provenienti dalla Slovacchia sono un ottimo segnale di avanzamento per l’Ucraina, che sente la fiducia crescere. Le sue richieste sono state spesso deluse o hanno trovato risposte inferiori alle necessità. Forse adesso la mossa di Putin può fornire, a chi non aveva capito quanto sia indispensabile mettere l’Ucraina in grado di combattere, una buona ragione” [...]
La mano tesa di Netanyahu: "Niente fratture"
venerdì 24 marzo 2023 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 24 marzo 2023
Benjamin Netanyahu, dopo che è passata la legge che lo difende dalla possibilità per cui se avesse trattato della legge sulla Giustizia avrebbe potuto essere destituito perché la Corte Suprema glielo aveva proibito, ha ripreso il palcoscenico. È rientrato sulla scena con un breve discorso di richiesta d’ordine: ho promesso di essere il Primo Ministro di tutti i cittadini, e manterrò ha detto. E dopo aver riaffermato la fede di tutto il Paese, a destra e a sinistra,nella democrazia (“qui non ci sono né traditori né fascisti”) ha da una parte difeso la sostanza della proposta di legge, che ha dichiarato identica quanto a composizione del Giudiziario agli USA, alla Nuova Zelanda, al Canada, ovvero con una composizione mista in cui “giudice non elegge giudice” ma il sistema è misto con la politica: qui non ci sono né traditori, dice, né fascisti. Siamo tutti appassionati della nostra democrazia e di Israele. [...]





