La guerra antisemita contro l'Occidente
7 ottobre 2023 Israele brucia
Informazione Corretta, il nuovo video di Fiamma Nirenstein
Il Giornale, 27 dicembre 2022
I due grandi fenomeni storici che hanno fatto delle donne iraniane e afghane le eroine della libertà del nostro tempo sono sulle prime pagine e in assoluta evidenza in questo 2022 nella mente e nel cuore della nostra civiltà. Che giovani e anziane donne si espongano alla prigionia, e alla violenza fino alla morte per cambiare la loro condizione prendendo la testa della richiesta di cambiamento del regime, è una novità assoluta. Ieri, Vida Movahed conosciuta nel mondo per una foto del 2017 che la ritraeva col suo velo bianco usato a bandiera è stata arrestata, di nuovo in prigione per la terza terribile volta. In Afghanistan il fronte da ieri si allarga dalle mille proibizione fra cui quella alle ragazze di frequentare le scuole superiori, al bando delle donne delle ONG che soccorrono famiglie, donne e bambini (19 milioni di bisognosi, di cui 10 milioni di bambini). É magnifico che da parte della parte più oppressa, più disarmata, più in pericolo del mondo islamico si sollevi un grido tanto preciso: libertà e democrazia. Occorre ripeterlo: dalla parte più oppressa del mondo islamico. É questa indicazione geopolitica e sociale chiarissima, questa mappa religiosa l’indizio che deve guidare ogni sostegno alle donne in lotta, altrimenti non si fa nulla; è questo che manca nei commenti che sui giornali e sui teleschermi. Le donne in lotta offrono la loro vita in cambio dei quel bene che dalla fine della seconda guerra mondiale è diventato un dovere principale per la nostra civiltà, quella della libertà nel rispetto dei diritti umani di ognuno:ma loro, vanno oltre. [...]
Il Giornale, 13 dicembre 2022
Dispiace dirlo, ma c’è corruzione e corruzione. Chi riceveva soldi dall’URSS per tradire e vendere il proprio favore, senza volerlo giustificare, almeno poteva immaginarsi che il sole dell’avvenire un giorno avrebbe fatto risplendere il suo comportamento. Anche la corruzione proveniente dal Qatar può indossare una veste dialogante, terzomondista, filo-islamica… Maria Arena oltre ad aver tessuto per scopi evidenti le lodi del Qatar, per esempio si è lasciata andare a twittare militanti dichiarazioni di sostegno alla causa palestinese e di condanna a Israele. Ognuno sceglie le sue ragioni e le sue giustificazioni. Ma la verità è che il mare di denaro ricevuto dal Qatar fa parte di una marea fetida di corruzione che contribuisce a promuovere un grande giuoco strategico, dannoso per tutti, nemico dell’Occidente. Concettualmente è rappresentato plasticamente dall’equivoco al-Jazeera, una rete ricchissima di infiniti messaggi, immagini, voci, che dovrebbe in teoria contribuire alla conoscenza e all’informazione, e che invece produce confusione e incitamento, tanto che chiuderla fu una delle richieste dei Paesi che nel 2017 chiusero i rapporti con Doha perché fomentava il terrorismo e la confusione, dissero. [...]
Il Giornale, 09 dicembre 2022
Zelensky e il popolo iraniano uniti nella lotta. Non è un caso né una scoperta del “Time” che il popolo ucraino e le donne iraniane vengano accostati nella sua scelta di eccellenza per l’anno passato. E’ una vicinanza non solo nell’eroismo, nella lotta per la libertà, ma soprattutto nel disegnare i capisaldi di una nuova mappa strategica obbligatoria saldata nel concetto di libertà e di rispetto dei diritti umani, e questa è una buona notizia, ma anche in quella di un cambiamento strategico generale, una rivoluzione concettuale che deve spazzare via vecchi accordi e interessi, che comporta cambiamenti e sacrifici e anche un orizzonte comune per le democrazie, e per chi è loro amico. Se fino a ieri, come si è visto con la Germania o con forze varie anche nostrane verso Mosca, e verso l’Iran con gli Stati Uniti e di nuovo con compiacenti uomini di affari e lungimiranti politici, erano possibili tentennamenti, discorsi ambigui (del genere: “Putin ha torto marcio, ma perseguiremo la pace a ogni costo”; oppure nel caso dell’Iran: “Le donne iraniane sono eroiche, siamo con la loro riscossa femminista e libertaria, ma bisogna perseguire l’accordo nucleare col regime e puntare a un governo di moderati”) oggi questo non esiste più. E’una semplice vergogna, un’impossibilità politica e pratica credere nella trattativa diplomatica e in generale sul dialogo con le elite al potere in questi due Paesi divenuti esempi feroci e scriteriati nello schiacciare la libertà. Il Consiglio dell’Onu per i diritti umani, dopo aver ricevuto mandato nel maggio scorso per indagare in Ucraina, adesso finalmente e per la prima volta, ha visto 25 dei suoi 47 membri votare a favore, e 16 astenersi su una commissione d’indagine in Iran. I Paesi che dicono No a questa mozione, sono Cina, Cuba, Pakistan, Eritrea, Armenia e naturalmente Venezuela, con cui gli Ayatollah stanno trattando l’eventuale via di fuga. [...]
Il Giornale, 05 dicembre 2022
Se fosse degna di fede, la notizia sarebbe molto importante, e in ogni caso divulgarla segna un cambio della scena, mostrando un regime impaurito, a caccia di consensi dentro e fuori i confini: il procuratore generale iraniano Mohamad Jafar Montazeri ha annunciato lo scioglimento della funesta “Polizia della morale” che dopo aver sequestrato il 16 settembre scorso Mahsa Amini perché non indossava il velo secondo le regole del regime degli Ayatollah, ne ha poi riconsegnato il corpo torturato e ormai senza vita alla sua disperata famiglia. Da quel momento una protesta guidata dalle donne, sempre più coraggiosa e determinata a liberare a ogni costo la sua gente, ha tenuto le piazze e le strade nonostante ormai si contino ormai quasi cinquecento morti fra i dimostranti. L’Iran non vuole più vedere donne, dissidenti, gay imprigionati e uccisi solo per ciò che sono. La resa sulla “Polizia della morale” però di fatto allarga semplicemente che il regime sia nei guai e non che cerchi soluzioni: alla notizia infatti si aggiungono molte “chiarificazioni” per cui il sistema giudiziario dichiara di non “perseguire dichiaratamente” il suo scioglimento, ma è la polizia stessa che “cerca una soluzione prudente” , mentre il presidente Raisi annuncia che “è allo studio” una legge per modificare l’uso obbligatorio del velo. Mahsi Alinejad una protagonista delle rivolta al femminile, di recente ricevuto all’Eliseo dal Presidente Macron, ha già detto che si tratta di “disinformazione, una tattica per fermare la rivolta”. [...]
sabato 3 dicembre 2022
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Cari amici,
Il Giornale, 27 novembre 2022
Adesso finalmente ci si accorge che in Iran siede un governo oppressore, violento, che odia donne, dissidenti, persino i bambini uccisi in piazza a decine, che considera la sopravvivenza del regime più importante del suo popolo. Ma se è giunta, e menomale, l'attenzione internazionale, non è detto che questa attenzione morderà nel punto giusto. Chi in questi anni ha seguitato a denunciare, a occuparsi delle alterne vicende del regime, sa quanto dal 1979, anno della rivoluzione khomeinista, esso consideri spregevole al confronto col suo orizzonte ideologico (l'avvento apocalittico del Mahdi e la dominazione del mondo) la libertà, la democrazia, l'occidente e tutto il suo mondo. La sua visione sociale interna e del ruolo imperialista dell'Islam sciita, salvo alleanze episodiche col mondo sunnita, mette a ferro e fuoco il mondo e tutta l'area, deve soggioga l'Occidente. Il suo primario odio antisemita ne ha fatto l'unico Paese che siede all'ONU e minaccia di genocidio sistematicamente e senza tregua un'altro Paese membro, Israele. L'ambizione imperialistica e nucleare è la polizza per poter gestire il dominio interno senza freni. [...]
Il Giornale, 26 novembre 2022
Sforzate la vostra immaginazione, prima di moraleggiare, prima che la virtù diventi una forma di cinismo e persino di disprezzo per la vita umana. Siete là che vi state scandalizzando perché Itamar Ben Gvir, uomo di destra, persino religioso, sarà (sempre che si riesca a formare il governo) ministro dell’Interno? Vediamo lo sfondo e la prospettiva. Sfondo: dall'inizio dell'anno Israele ha avuto 30 morti ammazzati dai terroristi, mentre sedevano al bar fucilati, mentre camminavano per la strada travolti, mentre portavano fuori i bambini accoltellati, mentre aspettavano l'autobus fatti a pezzi da una bomba. Il Paese è assediato da questa tabe, quest'anno è stato il peggiore dal 2015, il fantasma dell'Intifada aleggia. Essa fece duemila morti in due anni finché Sharon non stroncò le milizie armate di Arafat con l'operazione Muro di Difesa. Adesso Ben Gvir vuole essere un ministro energico, anche se ha dichiarato già di non aver nessuna intenzione di cambiare le leggi: nel suo programma chiede, a quel che si legge, più appoggio per le forze impegnate nella battaglia al terrorismo e un budget più largo per la polizia, un verifica delle regole di ingaggio in modo che sia chiaro quando si può reagire sparando (non violando il concetto di difesa e di reazione) e anche la possibilità di cominciare a stroncare la pandemia della violenza intra-araba, dove le "hamule" fanno a pezzi ogni giorno decine di persone implicate nei clan o innocenti. [...]
venerdì 25 novembre 2022
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Cari amici,
cliccando qui potrete riascoltare e leggere la trascrizione della rubrica di questa settimana Il Medio Oriente visto da Gerusalemme condotta da Giovanna Reanda
Il Giornale, 16 novembre 2022
A volte l'eccesso di machiavellismo può diventare paradossale. Biden abbraccia la Cina incurante di Taiwan per isolare la Russia, si può capire. Ma, che allo scopo di mettere in difficoltà la formazione di un governo israeliano che potrebbe risultare poco gradito gli Stati Uniti perché di destra, si mobiliti l'FBI nei confronti per indagare il proprio migliore alleato, è un'intromissione smodata: se l'ipotesi fosse realistica, ha toni eccessivi. Ricorda un po’ la ministra francese che ha avvertito l'Italia di essere sotto tutela, ha solo recuperato l'unità nazionale italiana. Così è quando si minaccia la sovranità nazionale. Alla Knesset oggi, passando la torcia durante la cerimonia del giuramento dei parlamentari a Netanyahu, Lapid ha detto proprio così: "I soldati israeliani non saranno indagati dall'Fbi né da alcuna altra autorità di Paese stranieri, per quanto amici.Non abbandoneremo i soldati a inquirenti stranieri… Abbiamo inoltrato le nostre dure proteste".
Più ancora, questo non si fa quando si inaugura una nuova fase politica, e quando, come è accaduto ieri, tre persone sono state uccise in un attentato terroristico, pane quotidiano per un Paese in continuo stato di difesa. I soldati sono figli di tutto il popolo, e rischiano la vita ogni giorno. L'FBI, ha comunicato il Ministero della Giustizia americano a quello israeliano, ha l'incarico di indagare la morte della giornalista palestinese-americana Shireen Abu Ahleh, uccisa in uno scambio a fuoco a Jenin l'11 maggio durante un'operazione dell'esercito. L'FBI? Ma l'indagine era già stata compiuta in proprio dalla giustizia israeliana,accorta e severa, oltretutto con risultati trasparenti che ipotizzano la responsabilità involontaria dei soldati israeliani. [...]
Il Giornale, 06 novembre 2022
L'esaltazione della democrazia nella sua più plastica manifestazione, le elezioni, svanisce come il gatto di Alice quando a vincere le elezioni non è la sinistra. Gli elettori diventano allora, col nuovo potere, un pericolo pubblico, il doppio standard impazza. Adesso, le prime pagine dei giornaloni nel mondo, dopo le elezioni Israeliane sono entrate in una specie di lutto corale, dichiarando la morte della democrazia dello Stato d'Israele e prevedendone una svolta autoritaria, illiberale, xenofoba, islamomofoba. Fascista! "Una catastrofe" è quello che secondo il Financial Times può diventare la robusta vittoria di Benjamin Netanyahu del primo di novembre per cui in questi giorni si organizza un governo di 64 seggi su 120 grazie a una coalizione di centro destra, col Likud conservatore e liberale di Bibi (31 seggi al Likud) ai partiti religiosi che totalizzano 19 seggi, fino al famigerato Partito Sionista Religioso del terribile Itamar Ben Gvir, 14 seggi. Da Le Monde al Washington Post al Financial Times al New York Times, alla CNN e alla BBC, a Israele stanno crescendo le zanne che la trasformeranno in un'entità spregevole: Le Monde già invita le istituzioni internazionali e i singoli Paese a rivedere tutti i rapporti. Il Financial Times attribuisce a una "cinica manovra" il successo di Ben Gvir e del suo collega di partito Smotrich. Ma questa è la vittoria di Netanyahu. Ben Gvir dovrà rispondere alle norme per cui Netanyahu ha fatto in undici anni di Israele un paese liberale,sovrano, coi simboli ebraici (la lingua, lo Shabbat mentre per altro a migliaia aprono i negozi e si muovono i veicoli)le feste nazionali e religiose, ma amica degli LGTBQ e con la pace fra i suoi valori centrali. [...]