Fiamma Nirenstein Blog

La guerra antisemita contro l'Occidente

7 ottobre 2023 Israele brucia

Jewish Lives Matter

Informazione Corretta, il nuovo video di Fiamma Nirenstein

Museo del popolo ebraico

Mediorientale

venerdì 16 settembre 2022 Generico 0 commenti

Cari amici,
 

cliccando qui potrete riascoltare e leggere la trascrizione della rubrica di questa settimana Il Medio Oriente visto da Gerusalemme condotta da Giovanna Reanda

Chiamate il terrore con il suo nome

domenica 11 settembre 2022 Il Giornale 0 commenti

Il Giornale, 11 settembre 2022

Molto è cambiato da quel giorno di orrore in cui attoniti, precisamente 21 anni fa, e sembra ieri, guardammo alla tv morire tremila persone a New York City, Washington DC e a Shanksville, Pennsylvania. Fu il 9/11. Ma ancora siamo preda dell'incubo terrorista e della sua astutissima costruzione teoretica, inchiodati davanti agli schermi tv a seguirne le gesta in tutto il mondo, con qualsiasi sigla si presenti; siamo avviluppati con le sedi di decisione internazionale, specie l'ONU, le Corti internazionali, le ONG e i suoi derivati, nell'adottare una concettualizzazione dubitosa e timida della parola stessa "terrorismo"  e dei suoi feroci perpetratori, preferendo spesso immaginare squilibrati e disadattati miserevoli, per timore che siano alla fine "combattenti delle libertà"; questo ha anche indotto il giudiziario alla cautela estrema per timore di ferire la libertà religiosa... e epitome della vicenda, dopo tanti anni di combattimento, ha spinto l'America l'anno scorso a fuggire nella vergogna dall'Afghanistan, nido in cui Bin Laden aveva trovato rifugio e conforto con l'aiuto e il sostegno un po’ di tutti gli affluenti all'estremismo islamico. Si è ripetuta la storia irachena che ha generato l'ISIS; dopo che tante vite di soldati americani vi erano state perdute. Al-Qaeda però e l'ISIS non somigliano a ciò che erano. [...]

Book Launch - Jewish Lives Matter: Human Rights and Anti-Semitism

giovedì 8 settembre 2022 English 0 commenti

J'POST The intersectionality of antisemitism

giovedì 8 settembre 2022 English 0 commenti

The Jerusalem Post, September 8, 2022

 

Fiamma Nirenstein’s latest book, Jewish Lives Matter, paints an aptly bleak portrait of the way in which Jew-hatred has had a happy resurgence in the West under the guise of human rights.

 

The term, which represents a genuinely high value, is so abused by the people who earn their livelihoods promoting it through various progressive movements and heavily funded NGOs, as well as by many of the very groups it aims to protect that its original meaning is all but a hologram.

 

As Nirenstein adeptly illustrates, this inversion of good and evil was given a serious push by champions of the Palestinian cause, whose false claims against the Zionist enterprise provided the perfect cloak for any antisemitism that was dormant, or at least kept under wraps, in the aftermath of the Holocaust. Indeed, while it was no longer acceptable to admit to a desire to annihilate the Jews, Israel became an acceptable target for what Natan Sharansky dubbed the three Ds: demonization, double standards and delegitimization.

 

How did Israel become an acceptable target?

 

“Today’s pro-Palestinian movements have found, especially in America, but also in France through the Islamic nexus, a conceptual link with the themes of racial injustice, colonial racism, and the persecution of blacks and women throughout history.”

Fiamma Nirenstein
 

“Today’s pro-Palestinian movements have found, especially in America, but also in France through the Islamic nexus, a conceptual link with the themes of racial injustice, colonial racism, and the persecution of blacks and women throughout history,” she writes. “Although Jews could only be identified by a very manipulative observer as the white oppressor or masculinist, this is precisely what has happened. The so-called intersectionality purportedly aimed at realizing human rights for all has become the catalyst for the current wave of antisemitism.” [...]

Mostra del Cinema di Venezia: presentazione del film GOLDA MEIR. Intervento di Fiamma Nirenstein

lunedì 5 settembre 2022 Generico 0 commenti

ASSESSORATO ISTRUZIONE, FORMAZIONE, LAVORO E PARI OPPORTUNITA’

 

79ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia

 

 

Proiezione cortometraggio film GOLDA MEIR – Una donna che ha fatto la storia

 

 

05 settembre 2022 – Hotel Excelsior, Lido

dalle ore 13.30 alle ore 14.30

 

 

 

 

 

Interverranno:

  • Assessore Elena Donazzan
  • Fiamma Nirenstein 
  • Shani Rosanes -Regista (in collegamento da Israele)
  • Enrico Mairov Presidente Associaz. NUOVA UDAI 10.0

 

 

 

Saranno presenti:

Consiglieri Provinciali Parità

  • Tiziana Botteon
  • Flavia Monego

Consiglieri Provinciali PO

  • Lucia Ghiotti  RO
  • Giulia Busato VI

Commissione regionale PO

  • Sandra Miotto
  • Nicoletta Ferrari
  • Loredana Daniela Zanella
  • Stefania Barbieri

 

 

RIFERIMENTO: Franco MODIGLIANI   3356 8192 752    moditra@iol.it

 

 

 

SINTESI

 

Il documentario su Golda Meir di Sagi Bornstein, Udi Nir e Shani Rozanes

 

Documentario Golda, diretto a sei mani da Sagi Bornstein, Udi Nir e Shani Rozanes. Il film si snoda tra  testimonianze di sostenitori e oppositori e rari filmati d’archivio e prende spunto da un’intervista per la televisione israeliana realizzata alla Meir poco prima della sua scomparsa. Un discorso intimo, con la prima e unica donna che abbia mai governato Israele, che racconta la turbolenta storia della sua vita. Nel documentario la prima e unica donna premier di Israele si racconta ai giornalisti della televisione di Stato in una conversazione informale mai trasmessa prima. Miglior documentario al Silicon Valley Jewish Film Festival del 2020, il lungometraggio diretto da Sagi Bornstein, Udi Nir e Shani Rozanes si concentra sui cinque anni di mandato della Meir, dal 1969 al 1974, alternandone le parole e i ricordi con le testimonianze di quanti hanno incrociato la sua traiettoria umana e politica. Il documentario segue la parabola della Meir attraverso filmati d’archivio, telegiornali e immagini d’epoca, concedendo solo un breve spazio alla biografia di Golda prima del suo arrivo in Israele. La si vede così bambina, immigrata con la famiglia dall’Ucraina negli Stati Uniti, a Milwaukee, e poi ragazza, pronta a imbarcarsi per la Palestina, dove con il marito Morris Meyerson passerà dalla vita in un kibbutz a quella in un monolocale di Gerusalemme. Non indulgendo nell’amarcord il film corre spedito attraverso i decenni senza allontanarsi mai troppo dall’intervista inedita. I giornalisti passano dalle domande più strettamente politiche a quelle più intime dando modo all’ex primo ministro di raccontare molto di sé anche solo parlando di sogni interrotti.

Sogni mai conclusi a causa di un telefono che squillava regolarmente nel cuore della notte. Lo aveva chiesto lei, che la avvertissero dal quartier generale dell’esercito di qualunque cosa accadesse, ma anni dopo quegli stessi telefoni sarebbero diventati un incubo ricorrente… Incubi e sogni, ma soprattutto guerra e pace sono il filo conduttore del racconto.  Diventata primo ministro all’indomani della guerra dei Sei Giorni, Golda vedrà segnato il suo mandato da altri due conflitti, la guerra di Attrito e quella di Yom Kippur, e dai continui scontri politici dentro e fuori lo Stato. Dall’alternarsi di voci di quanti l’hanno conosciuta emerge l’immagine di una persona inflessibile e dura, ma capace anche di grande tenerezza e ironia, qualità ambivalenti riconosciute dai suoi stessi oppositori.  Il suo essere una donna ormai matura, e pure gravemente malata, non suscita condiscendenza né tanto meno pietà, ma un grande rispetto che non prevede però sconti.  Se la guerra di Yom Kippur resta la tappa decisiva negli anni di Golda al potere il documentario non dimentica altri fatti feroci legati al suo mandato, dalla tragedia del massacro di Monaco del ‘72 agli scontri in casa con le Black Panthers.  Leader del partito laburista, nei suoi sette anni come ministro del lavoro la Meir aveva istituito la previdenza sociale, introdotto leggi a tutela dei lavoratori e dato un forte impulso all’edilizia popolare. Come primo ministro, però, si ritrova a deludere le speranze degli ebrei arabi che le chiedono uguaglianza di trattamento rispetto agli immigrati ashkenaziti. Incapace di capire e tanto meno di accettare le manifestazioni delle Black Panthers, che sfoceranno in scontri violenti e porteranno all’arresto di un centinaio di partecipanti, in un incontro mal digerito con i rappresentanti dei mizrahi la si vede alzare un muro invalicabile tra sé e i suoi interlocutori.

 

 

 

 

Saranno proiettati il trailer del film Golda e 15 minuti dei passaggi più salienti

 

 

Monaco 50 anni dopo

lunedì 5 settembre 2022 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 05 settembre 2022
 
Avrebbe dovuto essere l'Olimpiade che cancellava quella all'insegna della svastica nel 1936; a meno di un trentennio dalla Shoah, la Germania Occidentale stabiliva che il motto sarebbe stato "i giuochi felici". Questa "felicità" per cui i controlli furono diminuiti e le informazioni (che pure riguardavano la banda Baader Meinhof , oltre ai palestinesi) diluite, fu una delle ragioni che condusse al massacro antisemita di Monaco. Alle quattro di mattina otto terroristi coi kalashnikov e le granate, membri di Settembre Nero, affiliato dell'OLP, su ispirazione di Abu Mazen (sì, lo stesso che oggi è il presidente dell'Autorità Palestinese) e di Abu Yihad, il vice di Arafat, fecero irruzione nelle stanze in cui 11 atleti israeliani riposavano. Due che si opposero lottando, Moshe Weinberg e Yosef Romano furono uccisi subito. Dire quello che accadde nelle ore successive in quelle stanze e sul breve spazio prospiciente, non somiglia a un film d'azione, ma alla scena girevole che da una parte ebbe la caratteristica del più orribile massacro, che condusse alla morte disumana degli undici sportivi, uno fu perfino evirato. E dall'altra è un balletto senza senso di decisioni mancate, di conferenze stampa degli assassini che mangiano e ridono per i fotografi, senza che le forze dell'ordine tedesche cerchino di fermarli. In un film una poliziotta tedesca flirta con un terrorista, mentre dentro le stanze gli atleti vengono fatti a pezzi. I palestinesi comunicarono che il loro scopo era liberare 234 prigionieri palestinesi in Israele e, in Gemania, i leader della Baader Meinhof. [...]

Teheran, la prima volta delle donne allo stadio. La propaganda del regime e l'ombra del nucleare

sabato 27 agosto 2022 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 27 agosto 2022
 
Ci sono pochi ragionevoli dubbi che il permesso concesso dalle autorità iraniane alle tifose di sedersi in un settore femminile durante una partita di campionato a Teheran giovedì, sia una captatio benevolentiae dell'opinione pubblica internazionale mentre si prepara l'accordo nucleare. Il tema "donne allo stadio", come del resto l'insieme della vita al femminile, vide un alleggerimento in seguito al suicidio di Sahar Khodayari, "la ragazza blu" come i colori della sua squadra, una ventinovenne che, sotto processo per essersi introdotta allo stadio, si era data alle fiamme. Adesso una nuova liberalizzazione ha ammesso allo stadio ragazze che, ieri con barbe e baffi finti per essere ammesse alle partite, possono inneggiare a Sahar sedute invece sugli spalti. L'Iran si mostra liberale mentre sta per ottenere, a fronte di un acquiescente Joe Biden e con la mediazione attiva di Joseh Borrell un accordo nucleare che sostituisca quello del 2015. Questo fu cancellato dagli USA nel 2018 dopo che Trump lo definì "il peggiore accordo mai visto". [...]

Chi usa l'esca anti-Israele per i voti degli estremisti

domenica 21 agosto 2022 Il Giornale 0 commenti

Il Giornale, 21 agosto 2022

Molti miei amici di sinistra non sono affatto antisemiti, anzi, capiscono e sostengono lo Stato d'Israele. Ma sono l'eccezione, non la regola. La "faccenda" dei post anti-israeliani di La Regina non è un caso disgraziato che riguarda il carattere di un giovane ignorante, un incidente. L'uso dell'antisemitismo anti-israeliano come arma di consenso, come esca sui social media, come visione del mondo o come modo d'essere (anti-imperialista, antirazzista, terzomondista, globalista etc etc etc) e quindi, in questo periodo, come attrazione elettorale cospicua e utilizzabile, è anzi molto attraente perché è di massa. Una fetta non piccola di elettorato pensa che Israele non abbia diritto di esistere, che sia uno stato di apartheid, che il Bds, ovvero il boicottaggio e il disinvestimento siano un'arma dovuta. Ogni 83 secondi, sui social appare un post anti-israeliano-antisemita; i dati sono in crescita verticale, come verifica il Rapporto Annuale sull'Antisemitismo del Centro per lo Studio dell'Ebraismo Contemporaneo dell'Università di Tel Aviv. Leader come Jeremy Corbyn, la cui stella è poi declinata, ne hanno fatto una bandiera; più del 25 per cento degli ebrei nelle città europee si sentono insicuri e molti se ne vanno. Nizza da 20mila ebrei e passata a 3000, un trend che sta decimando le comunità. La Regina ha scritto uno slogan efficace; come dice la scrittrice Ruth Wisse popolarizzare l'odio antiebraico, paga. L'anno scorso in Germania, gli attacchi antisemiti sono cresciuti a 3028 da 2351, e crescono in Francia, Inghilterra etc. Una settimana fa Abu Mazen accanto al Cancelliere Scholz, senza che lui reagisce, in Germania! Ha affermato che gli israeliani hanno compiuto almeno 50 olocausti contro i Palestinesi."Kill the jews" è uno slogan comune. Che per Israele si intenda il popolo ebraico è facilmente deducibile dagli attacchi continui alle sinagoghe, ai negozi, alle persone, dalle menzogne e dai "blood libel". [...]

Una sconfitta per la nostra libertà e per l'Occidente

sabato 13 agosto 2022 Il Giornale 1 commento

Il Giornale, 13 agosto 2022

L'attentato a Salman Rushdie colpito con una coltellata al collo a New York, in pubblico, è una sconfitta generale dell'Occidente. É una vergogna, una responsabilità collettiva che sia stato colpito dopo decenni di agguato lo scrittore più platealmente minacciato, da più tempo, con più pubblicità, con più violenza, con più ripetuta insolenza, con dichiarato spregio verso il diritto democratico fondamentale della libertà di espressione da parte della leadership stessa di un Paese che siede all'ONU, l'Iran, e che è sempre stato complice nella condanna a morte di Rushdie. Ci sono molte lezioni che non impareremo neppure questa volta da questo terribile episodio, e tuttavia è il caso di esprimerle chiaramente: la fatwa erogata dall'ayatollah Ruhollah Khomeini, capo supremo dell'Iran, il 14 febbraio 1989 che imponeva ai credenti musulmani di uccidere l'autore de "I versi satanici", come sostennero molti clerici e politici specie e iraniani dopo la morte l'anno dopo, del fondatore della Repubblica Islamica, non è in realtà una "fatwa", ordine religioso-politico (come tutte le indicazioni dell'Islam, religione che implica la sovrapposizione dei due poteri) che si conclude con la morte di chi l'ha promanata, ma un "hukm", ovvero una scelta permanente, inequivocabile, un decreto che non può cambiare finchè non viene eseguito. Ci furono nel corso degli anni vari melensi strumentali distacchi del governo iraniano dalla fatwa: ma essi non condannavano né obliteravano mai la decisione, piuttosto riducendo a opzione religiosa (di cui sia gli inglesi che i tedeschi si vantarono) il compimento dell'ordine di uccidere Rushdie. Anche Rushdie stesso volle crederci per un momento, ma la cifra della ricompensa (per carità, erogata da una fondazione "privata") crebbe a 3 milioni di dollari, e addirittura un'organizzazione di studenti piamente ne raccolse altri 330mila perchè fosse più attraente, il parlamento votò a maggioranza la sua permanenza, e i suoi membri dichiararono spesso che la condanna era sempre valida. La verità, lo vediamo ancora una volta adesso, è che davvero l'Islam è una religione dalla lunga memoria, specie quando si tratta di attaccare il nemico; vediamo che quando parla e minaccia fa sul serio, che quando dichiara intenzioni omicide seguita a seguire la sua strada senza deviare per anni e decenni. Non ha fretta, è solo proteso a vincere. [...]

Mediorientale

venerdì 12 agosto 2022 Generico 0 commenti

Cari amici,
 

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