La guerra antisemita contro l'Occidente
7 ottobre 2023 Israele brucia
Informazione Corretta, il nuovo video di Fiamma Nirenstein
sabato 3 dicembre 2022
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Il Giornale, 27 novembre 2022
Adesso finalmente ci si accorge che in Iran siede un governo oppressore, violento, che odia donne, dissidenti, persino i bambini uccisi in piazza a decine, che considera la sopravvivenza del regime più importante del suo popolo. Ma se è giunta, e menomale, l'attenzione internazionale, non è detto che questa attenzione morderà nel punto giusto. Chi in questi anni ha seguitato a denunciare, a occuparsi delle alterne vicende del regime, sa quanto dal 1979, anno della rivoluzione khomeinista, esso consideri spregevole al confronto col suo orizzonte ideologico (l'avvento apocalittico del Mahdi e la dominazione del mondo) la libertà, la democrazia, l'occidente e tutto il suo mondo. La sua visione sociale interna e del ruolo imperialista dell'Islam sciita, salvo alleanze episodiche col mondo sunnita, mette a ferro e fuoco il mondo e tutta l'area, deve soggioga l'Occidente. Il suo primario odio antisemita ne ha fatto l'unico Paese che siede all'ONU e minaccia di genocidio sistematicamente e senza tregua un'altro Paese membro, Israele. L'ambizione imperialistica e nucleare è la polizza per poter gestire il dominio interno senza freni. [...]
Il Giornale, 26 novembre 2022
Sforzate la vostra immaginazione, prima di moraleggiare, prima che la virtù diventi una forma di cinismo e persino di disprezzo per la vita umana. Siete là che vi state scandalizzando perché Itamar Ben Gvir, uomo di destra, persino religioso, sarà (sempre che si riesca a formare il governo) ministro dell’Interno? Vediamo lo sfondo e la prospettiva. Sfondo: dall'inizio dell'anno Israele ha avuto 30 morti ammazzati dai terroristi, mentre sedevano al bar fucilati, mentre camminavano per la strada travolti, mentre portavano fuori i bambini accoltellati, mentre aspettavano l'autobus fatti a pezzi da una bomba. Il Paese è assediato da questa tabe, quest'anno è stato il peggiore dal 2015, il fantasma dell'Intifada aleggia. Essa fece duemila morti in due anni finché Sharon non stroncò le milizie armate di Arafat con l'operazione Muro di Difesa. Adesso Ben Gvir vuole essere un ministro energico, anche se ha dichiarato già di non aver nessuna intenzione di cambiare le leggi: nel suo programma chiede, a quel che si legge, più appoggio per le forze impegnate nella battaglia al terrorismo e un budget più largo per la polizia, un verifica delle regole di ingaggio in modo che sia chiaro quando si può reagire sparando (non violando il concetto di difesa e di reazione) e anche la possibilità di cominciare a stroncare la pandemia della violenza intra-araba, dove le "hamule" fanno a pezzi ogni giorno decine di persone implicate nei clan o innocenti. [...]
venerdì 25 novembre 2022
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Il Giornale, 16 novembre 2022
A volte l'eccesso di machiavellismo può diventare paradossale. Biden abbraccia la Cina incurante di Taiwan per isolare la Russia, si può capire. Ma, che allo scopo di mettere in difficoltà la formazione di un governo israeliano che potrebbe risultare poco gradito gli Stati Uniti perché di destra, si mobiliti l'FBI nei confronti per indagare il proprio migliore alleato, è un'intromissione smodata: se l'ipotesi fosse realistica, ha toni eccessivi. Ricorda un po’ la ministra francese che ha avvertito l'Italia di essere sotto tutela, ha solo recuperato l'unità nazionale italiana. Così è quando si minaccia la sovranità nazionale. Alla Knesset oggi, passando la torcia durante la cerimonia del giuramento dei parlamentari a Netanyahu, Lapid ha detto proprio così: "I soldati israeliani non saranno indagati dall'Fbi né da alcuna altra autorità di Paese stranieri, per quanto amici.Non abbandoneremo i soldati a inquirenti stranieri… Abbiamo inoltrato le nostre dure proteste".
Più ancora, questo non si fa quando si inaugura una nuova fase politica, e quando, come è accaduto ieri, tre persone sono state uccise in un attentato terroristico, pane quotidiano per un Paese in continuo stato di difesa. I soldati sono figli di tutto il popolo, e rischiano la vita ogni giorno. L'FBI, ha comunicato il Ministero della Giustizia americano a quello israeliano, ha l'incarico di indagare la morte della giornalista palestinese-americana Shireen Abu Ahleh, uccisa in uno scambio a fuoco a Jenin l'11 maggio durante un'operazione dell'esercito. L'FBI? Ma l'indagine era già stata compiuta in proprio dalla giustizia israeliana,accorta e severa, oltretutto con risultati trasparenti che ipotizzano la responsabilità involontaria dei soldati israeliani. [...]
Il Giornale, 06 novembre 2022
L'esaltazione della democrazia nella sua più plastica manifestazione, le elezioni, svanisce come il gatto di Alice quando a vincere le elezioni non è la sinistra. Gli elettori diventano allora, col nuovo potere, un pericolo pubblico, il doppio standard impazza. Adesso, le prime pagine dei giornaloni nel mondo, dopo le elezioni Israeliane sono entrate in una specie di lutto corale, dichiarando la morte della democrazia dello Stato d'Israele e prevedendone una svolta autoritaria, illiberale, xenofoba, islamomofoba. Fascista! "Una catastrofe" è quello che secondo il Financial Times può diventare la robusta vittoria di Benjamin Netanyahu del primo di novembre per cui in questi giorni si organizza un governo di 64 seggi su 120 grazie a una coalizione di centro destra, col Likud conservatore e liberale di Bibi (31 seggi al Likud) ai partiti religiosi che totalizzano 19 seggi, fino al famigerato Partito Sionista Religioso del terribile Itamar Ben Gvir, 14 seggi. Da Le Monde al Washington Post al Financial Times al New York Times, alla CNN e alla BBC, a Israele stanno crescendo le zanne che la trasformeranno in un'entità spregevole: Le Monde già invita le istituzioni internazionali e i singoli Paese a rivedere tutti i rapporti. Il Financial Times attribuisce a una "cinica manovra" il successo di Ben Gvir e del suo collega di partito Smotrich. Ma questa è la vittoria di Netanyahu. Ben Gvir dovrà rispondere alle norme per cui Netanyahu ha fatto in undici anni di Israele un paese liberale,sovrano, coi simboli ebraici (la lingua, lo Shabbat mentre per altro a migliaia aprono i negozi e si muovono i veicoli)le feste nazionali e religiose, ma amica degli LGTBQ e con la pace fra i suoi valori centrali. [...]
sabato 5 novembre 2022
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Il Giornale, 03 novembre 2022
La vittoria dell'alleanza che riporterà Benjamin Netanyahu al governo diventa sempre più consistente via via che le schede vengono scrutinate, anche se mentre scriviamo mancano circa mezzo milione di voti dei soldati, delle case di riposo, dei lavoratori degli ospedali e delle carceri e altri angoli della società. Durante il composto discorso in cui Yair Lapid, il primo ministro uscente, chiedeva ai suoi di credere ancora, la marea di Bibi aumentava fino a 65 seggi per la sua coalizione, e diminuiva quella di Lapid fino a 55. Netanyahu ha tenuto un discorso conciliante, in cui ha chiesto al popolo di restare unito perché la sua intenzione è quella di prendere cura del benessere e della sicurezza di tutti. La campagna l'ha visto attivo come un ragazzino saltare nei paesini, nei kibbutz, fra i soldati,in campagna e nelle fabbriche, una scelta opposta a quella di Lapid, per la quale il capo di "C'è un futuro" ha condotto una campagna di principi liberali, di massimi sistemi, con la sicurezza e la sensazione di superiorità dell'elite intellettuale e politica cui appartiene. [...]
Il Giornale, 02 novembre 2022
Benjamin Netanyahu, secondo gli exit poll, è il miracoloso vincitore, almeno per il momento di questa tornata elettorale in Israele. Il suo Likud con 31 seggi, raggiunge insieme al resto dei suoi alleati il numero magico di 62, un seggio in più di quelli necessari a formare il governo. Yair Lapid, oggi primo ministro e suo principale antagonista, con "C'è un futuro" raggiunge i 24 eletti e la sua coalizione raggiunge i 54 seggi. Benny Gantz, visto come un possibile auto della bilancia capace di formare un governo centrista, ha raggiunto solo gli 11 seggi. Il partito di destra estrema "Partito Sionista Religioso" di Itamar Ben Gvir diventa il terzo partito con 14 seggi, un risultato del fitto susseguirsi della minaccia terroristica di questi mesi e del conseguenze bisogno di maggiore sicurezza della gente minacciata ogni giorno. Ma la nuova vittoria di Netanyahu è invece un segno di desiderio di stabilità e di fiducia nel futuro: è la prima volta che un primo ministro torna nel suo ruolo dopo esserne stato espulso e dopo un assedio crudele da ogni parte, dal lato giudiziario, dei media, della piazza e delle congiure di palazzo. [...]
Il Giornale, 01 novembre 2022
Toni apocalittici a Gerusalemme per le elezioni di oggi, mentre avanza l'ondata di terrorismo che fa morti e feriti ogni giorno,e Israele compie il rito principale della democrazia, cittadella nella giungla mediorientale. Per la quinta volta in 43 mesi, 6 milioni e 780mila israeliani vanno a votare. Un record, un segnale di stress e di antagonismo insanabile, dentro il guscio di un'unità essenziale alla sopravvivenza, accompagnato da una comprensibile stanchezza degli elettori. Se nel 1949, nell'ardore della fondazione, i votanti furono l'86,9 per cento, alle ultime elezioni per la 24esima Knesset la percentuale è del 67,4. Adesso i leader su una cosa sola concordano, nella loro preghiera ripetuta, urlata, ai loro elettori: andate a votare, perché può essere un voto, due voti, un niente per un deputato in più che consenta di afferrare il numero meraviglioso, 61: i seggi per il governo in un parlamento fatto di 120 parlamentari. E poiché il popolo ebraico ha sempre molto amato il dibattito, sono ben 39 i partiti in lizza. Ma i pilastri politici, cui poi seguono tutti i partiti di contorno per le coalizioni, sono tre: Benjamin Netanyahu, capo del Likud, l'ex primo Ministro col più lungo servizio, un riconosciuto carisma internazionale e un'accanita serqua di nemici uniti nel "solo non Bibi"; Yair Lapid, primo ministro da luglio, entrato in politica nel 2012, ex "anchor man" capo del secondo partito "C'è un futuro"; e anche Benny Gantz, ministro della Difesa, ex Capo di Stato Maggiore,capo del nuovo "Partito di Unità Nazionale" che offre un compromesso storico. [...]