La guerra antisemita contro l'Occidente
7 ottobre 2023 Israele brucia
Informazione Corretta, il nuovo video di Fiamma Nirenstein
Il Giornale, 11 marzo 2023
Quando si dice Israele e lo si osserva sulla scena mondiale, si percepisce sempre qualcosa in più rispetto alla dinamica della diplomazia. Pace, guerra, tempeste e aurore, il popolo ebraico che diventa Stato nazione, la tragedia, la vittoria, l’antisemitismo che alza la testa e poi viene messo a tacere. Anche stavolta la visita di Benjamin Netanyahu a Roma, la bandiera bianca e celeste con la stella di David accanto a quella tricolore hanno possibili significati che trascendono la politica quotidiana. Lo si è intuito nelle parole dei due Primi Ministri, Netanyahu e Meloni, che si sono incontrati ieri: in Israele, fra le continue accuse che inseguono il Primo Ministro in queste settimane della grande rivolta contro la riforma giudiziaria, c’è anche quella del viaggio in un Paese che secondo i giornalisti, è minore e non decisivo. Ma parlando della collaborazione energetica e contro la siccità e delle molte altre possibilità (come ha detto Meloni) che si aprono in un rapporto ravvicinato fra i due Paesi, è ritornata sempre la parola Europa. È un segnale non solo pragmatico e di business quando Bibi annuncia che Israele sceglie l’Italia come strada maestra dell’esportazione del suo gas, la questione energetica è ormai cruciale da quando la Russia è una potenza avversa, il progetto EastMed può spostare dinamiche che darebbero all’Italia un ruolo fondamentale dell’approvvigionamento europeo. [...]
venerdì 10 marzo 2023
Generico 0 commenti
Cari amici,
cliccando qui potrete riascoltare e leggere la trascrizione della rubrica di questa settimana Il Medio Oriente visto da Gerusalemme condotta da Giovanna Reanda
Il Giornale, 10 marzo 2023
Il primo ministro di Israele ha scelto di compiere la sua visita in Italia e il suo incontro con Giorgia Meloni nonostante tutto, un’autentica corsa a ostacoli: dietro di lui, in Israele, le strade bloccate dalle manifestazioni che definiscono la proposta di riforma della struttura giudiziaria un tentativo di colpo di Stato, l’occupazione anche delle strade di grande comunicazione che conducono all’aeroporto per bloccarne i movimenti con l’ambizione evidente di bloccare la partenza, gestire i movimenti, la politica, la diplomazia stessa del Primo Ministro che invece all’aeroporto ha anche incontrato il Segretario alla Difesa americano Lloyd Austin insieme al suo Ministro per gli Affari strategici Ron Dermer. Ovviamente il Primo Ministro ha preso dunque l’elicottero per arrivare al suo volo, e anche questo è diventato oggetto di critica come se fosse stato un’esibizione di lusso inutile invece che di necessità; nei giorni precedenti è stata discussa la scelta dell’aereo, e un gruppo di piloti ha pensato di poterlo lasciare a terra rifiutandosi di portarlo; intanto qui a Roma dopo che laggiù si è cercato di lasciarlo senza ali, ha provato a lasciarlo senza parole, privandolo della traduttrice designata. [...]
Il Giornale, 09 marzo 2023
Inseguito dalla scia di ammirata polvere di stelle ma anche di furioso rifiuto che è l’aureola dei leader di fama mondiale, Bibi Netanyahu, Primo Ministro dello Stato d’Israele atterra a Roma oggi. È lui stesso ad essere un evento, lo è l’evidente fierezza con cui rappresenta il popolo ebraico finalmente padrone nella sua casa di Israele, oltre il Mediterraneo. Lo aspettano soprattutto l’incontro politico con Giorgia Meloni che ha dall’inizio, con parole e messaggi, ripetuto la sua simpatia per lo Stato Ebraico. Ma lo aspetta, naturalmente, anche una dimostrazione che porta il titolo delle stesse agitazioni di piazza che sconvolgono in questi giorni Israele e che vedono la proposta di legge per riformare il giudiziario come una minaccia alla democrazia. Sono settimane che in Israele le accuse a Netanyahu di fascista, reazionario, autoritario… volano abbondanti; tuttavia, le grandi manifestazioni di massa senza arresti, la difesa di Bibi persino dei diritti degli obiettori militari, la copertura di stampa quasi tutta ferocemente antigovernativa parlano invece di democrazia, sarebbero piaciuti persino a Pannella. Non è nuova l’accusa di fascismo quando la maggioranza è conservatrice e l’opposizione si nomina difensore della democrazia. Certo, la riforma, che non piace a molti, può essere modificata, e di fatto Bibi ha lasciato a casa una nuova, seppur flebile, volontà bilaterale guidata dal presidente Herzog di arrivare a un accordo; ma quello che in realtà non piace a molti dei dimostranti è il governo formato, per raggiungere la maggioranza di 61, anche con personaggi molto religiosi e enfaticamente espliciti di fronte all’ondata di terrorismo in corso, come Itamar Ben Gvir e Betzalel Smotrich. [...]
Il Giornale, 26 febbraio 2023
C’è qualcuno che scommettendo sulla vittoria di Putin cerca di restare ben visibile nel giuoco, aspettando la spartizione delle spoglie. Gli ayatollah e le Guardie della Rivoluzione fanno il tifo per la Russia imperialista, la ritengono la strategia più produttiva perla Repubblica Islamica. L’escalation di ieri disegna un nuovo sviluppo preoccupante per il secondo anno di guerra cui ci avviamo. Parole e fatti, quando si tratta di propaganda, sono talora difficili da dipanare: Amir Ali Hajizadeh capo dell’aeronautica della Guardia Rivoluzionaria, l’IRGC, ha annunciato il nuovo missile Paveh della gittata di 1650 chilometri “aggiunto all’arsenale missilistico della Repubblica Islamica” che può “colpire aerei americani a 2000 km”. Hajizadeh ha di nuovo annunciato che l’Iran è molto deciso a uccidere “con l’aiuto di Dio” l’ex presidente Donald Trump, il Segretario di Stato Mike Pompeo e il generale Kenneth Mc Kenzie per aver ordinato l’uccisione del comandante dell’IRGC Hassem Soleimani. Sia verità o propaganda, cosa vuol dire? Qui si parla di un attore ormai molto importante nella guerra Russia-Ucraina che entra nel suo secondo anno. L’Iran nella guerra di Putin ha svolto un ruolo importante, quello di rinfrancarne alquanto l’aggressione invernale verso obiettivi e infrastrutture civili con l’uso dei suoi droni Shahed 136, provocando stragi e distruzioni di impianti vitali. [...]
Il Giornale, 24 febbraio 2023
Coloro che in queste ore si dispiacciono per l’episodio di antisemitismo in cui a un bambino ebreo di Torino i compagni hanno detto che in altri tempi egli sarebbe stato bruciato, sono persone gentili: sono certo sostenitori della più affermata religione del nostro tempo, quella dei diritti umani; sono per l’uguaglianza, contro la discriminazione, condannano la miseria nel Terzo Mondo e per questo soprassiedono alla sua violazione dei diritti umani, che pure amano; ma difendono gli lgbtq, le donne, la libertà di opinione. Ma ecco: anche i genitori dei compagni di scuola per cui il bambino ebreo dovrebbe essere bruciato, sono in massima parte come loro: difensori dei diritti umani. Non hanno insegnato ai loro figli altro che diritti umani. Non sono bambini nazifascisti in pectore, ma spettorano un pregiudizio odioso senza problemi perché sono parte della cultura del nostro tempo, che ha allignato una crescita spropositata di antisemitismo. [...]
Il Giornale, 23 febbraio 2023
Israele si prepara alla vendetta che verrà, forse a un attacco di missili da Gaza, dopo che ieri in un micidiale scontro a fuoco a Nablus, nel territorio della Autorità palestinese, sono stati uccisi dieci palestinesi e un centinaio sono stati feriti: si seguita a non volerla chiamare Intifada, e a rifiutare l’idea che le grandi operazioni di operazioni dell’esercito siano una nuova operazione Muro di Difesa, che, durissima, dopo quei tre anni dal 2001 al 2003 che avevano lasciato sul terreno quasi duemila civili ebrei stroncò il terrorismo. Ma invece l’emergenza è evidente e la determinazione alta: a Nablus si è assistito a una operazione da parte dell’IDF, l’esercito israeliano, contro un nido di ricercati, leader della Jihad Islamica e dell’ormai famoso gruppo dell’West Bank e Gerusalemme detto“Fossa dei leoni”: quasi tutti loro i 31 morti ebrei e i 130 feriti degli attacchi a fuoco, col coltello o con le auto in corsa, dell’anno scorso, e i già 11 morti di quest’anno, fra cui quella dei due bambini Yakov Poleg di 6 anni e del suo fratello Shlomo di 8 il 10 febbraio. Lupi falsamente solitari, esaltati dall’epos collettivo dello shahid. I soldati israeliani, sempre secondo le fonti ufficiali, puntavano all’arresto della cellula di tre terroristi responsabili dell’assassinio del soldato Ido Baruch, ucciso l’11 ottobre sparandogli da un veicolo. Intorno al rifugio dei tre si è sviluppato un duro scontro a fuoco. Pochi giorni prima di Baruch anche una soldatessa di 18 anni era stata uccisa. [...]
Il Giornale, 14 febbraio 2023
Israele è spezzata in due, mentre nelle ore del grande sciopero contro la riforma giudiziaria due attacchi terroristici si aggiungono alla catena che in due settimane ha fatto dieci morti in cinque attacchi. Ieri su un autobus pieno un ragazzino di 13 anni ha preso a pugnalare gli astanti, per sbaglio una guardia ha ferito un ventenne ora in fin di vita. All’incrocio di Tapuah un’auto di nuovo si è lanciata sulla folla. È stato di emergenza: e il governo ha tentato l’unità quando ieri non si è tirato indietro di fronte al monito del Presidente della Repubblica Isaac Herzog è ha accettato la tregua e il dialogo proponendo un incontro immediato. Una lettera a Yair Lapid, capo dell’opposizione, e a Benny Gantz, ex ministro della Difesa, aspetta una risposta: “È giunta l’ora” -dice la lettera- “non lasciamo vincere gli estremisti, non abbiamo un altro Paese”.Israele in questi giorni è stato un ring di wrestling, una gara di condanne sommarie, una serqua di accuse di “fascista” e “traditore”. Ieri una grande marcia è arrivata fino alla Knesset.La tensione è tale che il presidente della Repubblica Isaac Herzog si è assunto, con un discorso alla nazione, il ruolo del pacere. Herzog, il volto pallido, molto diverso dal solito dell’ironico e educato figlio del fu presidente Chaim Herzog, si è rivolto alla nazione spaccata pregandola “dal profondo del cuore e fra le lacrime”, come la famiglia dei fratellini di sei e otto assassinati venerdì, di “non cadere nell’abisso nel fuoco della polarizzazione che ci consuma” ed ha spiegato: “La totalità delle parti della riforma nella sua forma corrente solleva profonde preoccupazioni su un suo potenziale impatto negativo sulla democrazia di Israele”. [...]
Il Giornale, 12 febbraio 2023
Che cosa conferisce all’Iran tanta spudoratezza da festeggiare il 44esimo anniversario della rivoluzione in piazza con festoni, parata di armi e guardie, sfide urlate all’America e a Israele mentre mezzo mondo biasima i suoi delitti contro le donne e tutto il suo popolo? L’Iran che vuole la libertà dal regime degli Ayatollah si batte disperatamente da cinque mesi, ma Ibrahim Raisi ieri ha reso piazza Azadi a Teheran il paradossale palcoscenico di un trionfo della rivoluzione clericale del ‘79, con grandi ritratti degli ayatollah Khamenei e Khomeini. E così, mentre la folla urlava “morte all’America” e “morte a Israele”, la vibrante disperata protesta in cui almeno 530 persone fra cui 73 bambini sono stati uccisi, in cui circa 20mila persone, specie le donne, sono finite in galera fra botte e stupri, in cui 100 ribelli fra cui molti giovanissimi sono stati condannati a morte perché manifestavano per la libertà, è diventata nelle sue parole una congiura. La gente, ha detto Raisi, famoso per la facilità lungo tutta la carriera,nel condannare a morte decine di migliaia di oppositori, sa benissimo che è gli scontri sono opera di agenti stranieri sobillatori; altrimenti la folla sarebbe entusiasta del regime. Il sobillatore propugna la peggiore specie della volgarità umana, l’omosessualità, ha detto, una bestemmia per chi ha negli occhi l’immagine dei corpi dei giovani appesi alle gru. Ha indicato a chi cerca dopo 5 mesi di rivolta cerca remissione: “Venite e sarete accolti”. Ma non gli è andata benissimo: per 44 secondi il gruppo di hacker “Edalate Ali”, o “Giustizia di Alì”, è entrato con un video sulla sua diretta chiedendo di partecipare alla protesta di massa la prossima settimana e di ritirare i soldi dalle banche. Alcune testimonianze parlano di grida di protesta anche dalla folla irreggimentata. [...]
Il Giornale, 11 febbraio 2023
Ogni volta è un nuovo sguardo nella perversione della natura umana, qualche giorno fa il terrorista ha aspettato per ammazzarle le persone che escono dalla preghiera e ne ha ucciso 7; il giorno dopo, il 29 gennaio un ragazzino di 13 anni ha sparato a sua volta su un padre e un figlio usciti dal tempio; ed oggi un cittadino arabo israeliano di 31 anni, Hossein Karake, padre di tre figli, si è annidato col motore acceso di fronte a una fermata dell’autobus nel quartiere dei Ramot, e quando la folla gli è sembrata abbastanza fitta, allora con una sgassata ha lanciato l’auto addosso a un bambino di 6 anni Israel Pelay e l’ha ucciso, a suo fratello di 8 anni, in fin di vita, a uno studente di 19 anni sposato da due mesi, morto, e a altri 5 rimasti feriti fra cui il padre dei bambini. Due poliziotti gli hanno imposto invano di uscire dall’auto e nello scontro l’hanno ucciso. Harake viveva a Issawiya 25mila abitanti, un sobborgo di Gerusalemme est, un mondo di circa 300mila persone per la maggioranza arabe; aveva quindi documenti e targa che gli consentivano libera circolazione come agli altri terroristi che hanno ammorbato la capitale in questi mesi. Ma vi abitano anche le decine di migliaia che lavorano nelle banche, negli ospedali, negli uffici, sugli autobus, nei super… Un puzzle impossibile che non consente una chiusura generica né un attacco di sicurezza, come invece il ministro alla sicurezza interna Itamar Ben Gvir è sembrato suggerire promettendo una nuova operazione “Muro di Difesa” come quello con cui Sharon mise fine alla seconda Intifada. [...]