Fiamma Nirenstein Blog

La guerra antisemita contro l'Occidente

7 ottobre 2023 Israele brucia

Jewish Lives Matter

Informazione Corretta, il nuovo video di Fiamma Nirenstein

Museo del popolo ebraico

Così l'esercito di Hitler lasciò l'Ucraina senza ebrei

martedì 25 aprile 2023 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 25 aprile 2023
 
Vasilij Grossman entra nel 1941 con l’Armata Rossa nei villaggi della riva sinistra Ucraina; e persino le oche che “nelle aie si staccano da terra sbattendo le loro enormi ali bianche” hanno qualcosa di “strano”, che “turba”, e “urlano”, e “esortano” i soldati dell’Armata Rossa a “non perdersi le scene tristi e tremende della vita”“ e sembrano felici che i soldati siano lì…” ma intanto “piangono e gemono e gridano per le disgrazie tremende…”. Rotto il patto fra URSS e Germania di Hitler, la guerra nazista contro il bolscevismo diventa subito sterminio degli ebrei. Cominciano quelle che Leon Poliakov in “Il nazismo e lo sterminio degli ebrei” chiama “le eliminazioni caotiche”. Eichmann valuta a due milioni gli ebrei fatti a pezzi nel 1942 durante l’avanzata tedesca verso Stalingrado e il Caucaso. Nel 1941 mancano dati complessivi, proprio per la confusione in cui gli ebrei si rastrellavano, si ammassavano, si fucilavano a strati in fosse scavate sotto la minaccia delle armi da loro stessi, si bruciavano, si sterminavano a botte, si gasavano nei camion: però dati locali ce ne sono a bizzeffe, e tutti terribili. Per esempio, restando in Ucraina, si sa di 33771 ammazzati solo a BabijYar vicino a Kiev tra il 29 e il 30 settembre, 34mila a Ponary, 175mila ebrei lituani, per non parlare della Polonia. Sono gocce nel mare di come gli ebrei uno a uno venivano cacciati, inquadrati, macellati in tutta l’Unione Sovietica non solo dalle SS, ma da tutti i corpi dell’esercito tedesco più i volenterosi carnefici antisemiti dei Paesi occupati. L’ispettore degli armamenti tedeschi in Ucraina in un rapporto confidenziale racconta che “la milizia ucraina partecipava alle fucilazioni sistematiche in modo ufficiale… si raggiunse facilmente il numero di 150mila, 200mila arresti di ebrei nella zona occupata dell’Ucraina…”cui seguiva la “soppressione”. Dove arrivavano i tedeschi, con l’aiuto qui degli ucraini, là dei polacchi, gli ebrei furono eliminati, uccisi uno a uno e tutti insieme.  Si fa fatica a staccarsi dalle prime pagine del volumetto dell’Adelphi “Ucraina senza ebrei” scoperto da Elisabetta Zevi, e adesso in libreria. È una lettura ipnotica. La scrittura di Grossman è un dono metafisico. Parola dopo parola i suoi scritti, quando era comunista per amore e per forza e quando finalmente approda al sé stesso più onesto con “Vita e Destino” e con “Tutto scorre”, ci spalancano davanti l’abisso in cui l’uomo può sprofondare. Lui, il Vassilij trentaseienne che entra nella sua natale Ucraina devastata, cerca insieme alla verità anche la madre EkaterinaSavel’evna, lasciata nel paese natale di Berdicev, dove 25 SS e una torma di ucraini uccisero d’un fiato 30mila ebrei. La cerca, e non la ritroverà mai più. Saprà con certezza che è morta solo nel 1944. [...]

75° anniversario della nascita dello Stato di Israele: il mio nuovo saggio pubblicato da Formiche.net

sabato 22 aprile 2023 Generico 0 commenti

Formiche.net, 22 aprile 2023

In occasione del 75° anniversario della nascita dello Stato di Israele, Formiche.net pubblica un saggio di Fiamma Nirenstein, diviso in due parti. La prima, scritta per questo sito, racconta e analizza questi ultimi mesi turbolenti, segnati dalle proteste per la riforma giudiziaria e dagli scossoni governativi. La seconda, apparsa nell’antologia “75 volti dello Stato Ebraico”, ripercorre questi 75 anni, le contrapposizioni politiche che sono anima e linfa del popolo ebraico, il valore del sionismo, la forza di un Paese che – in barba alla minaccia esistenziale con cui vive ogni giorno – guarda avanti e corre verso il futuro. Il volume è stato pubblicato a cura del Jewish People Policy Institute e contiene 75 saggi, un progetto curato dai proff. Aharon Barak, Jehuda Reinharz, Yedidia Stern e ha tra gli autori Brett Stephens, Michael Waltzer, Howard Kohr, Fania Oz Saltzberg, Donniel Hartman.

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Il saggio si può scaricare in formato Pdf cliccando qui

 

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Del saggio discuteranno l’autrice, Fiamma Nirenstein, con il direttore di Formiche.net, Giorgio Rutelli, nel giorno dell’anniversario, il 26 aprile, alle 16:00, in un live talk che sarà trasmesso su questa pagina, sulla homepage di Formiche.net e sulla pagina Facebook di Formiche.

 

Il vizio antisemita dell'esperta (italiana) dell'Onu

martedì 18 aprile 2023 Il Giornale 5 commenti

Il Giornale, 18 aprile 2023

 
É triste, proprio nel giorno della memoria della Shoah, che l’Università Ca’ Foscari di Venezia pubblicizzi, con foto civettuola e compiacimento mediatico, un incontro con la “Special rapporteur on the occupied palestinian territories” Francesca Albanese. Dispiace che sia italiana questa notoria collezionista di luoghi comuni. La base ideologica della politica che ha portato allo sterminio degli Ebrei, proprio ieri ha certo risuonato alla Ca’ Foscari: la delegittimazione e la criminalizzazione degli ebrei oggi è infatti travestita dalla più banale “damnatio” dello Stato d’Israele. Non spenderò parole su questa ultima incarnazione dell’antisemitismo: bastano i testi del professor Robert Wistrich. Antisemitismo oggi è la criminalizzazione di Israele, il ridurlo nei panni di uno Stato colonizzatore, di apartheid, indegno di vivere… la Albanese ne è campione. E non conosce remora, e questo fa vergogna, all’ONU, al suo paese d’origine. Ne ha fatto anche oggetto in una interrogazione il senatore Giulio Terzi di Sant’Agata, con i documenti di 4000 avvocati dell’International Legal Forum impegnato nel contrasto all’antisemitismo e nella promozione dei diritti umani, e di un gruppo bipartisan del congresso USA. Essi chiedono all’Alto commissario per i diritti umani Volker Turk di licenziare la fomentatrice di odio che si sono messi in casa. [...]

Hamas in festa per l'italiano ucciso

domenica 9 aprile 2023 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 09 aprile 2023
 
L’intrigante mistero del terrorismo è lo stesso che in queste ore riempie di stupore gli alunni della scuola di Kiriat Ono dove lavorava come bidello il terrorista Yussef Abu Jaber che si è lanciato con la macchina su Alessandro Farini e il piccolo gruppo che camminava con lui: un giovane sorridente tranquillo, disponibile mentre qualcuno lo filma durante il suo umile lavoro. Alle prime indagini non ha profilo e storia da terrorista. La domanda sul terrorismo è quella sulla inconoscibile storia della crudeltà umana: proprio quel quarantenne sorridente, ha spinto al massimo sul gas e si è lanciato per uccidere su un gruppo di esseri umani che passeggiava spensierata in vacanza sull’erba davanti al mare di Tel Aviv.  La stessa decisione di uccidere a caso degli innocenti, che appare da lontano folle e incomprensibile, la mattina dello stesso giorno ha portato un altro terrorista, per ora in fuga, a sparare da un’auto in agguato ventidue colpi su due ragazzine di 15 e di 20 anni riducendo in fin di vita la madre che era al volante e che ora lotta per sopravvivere senza sapere che le sue due figlie sono morte. L’elenco in Israele è infinito: è del Guardian la valutazione che nel 2022 gli israeliani siano stati colpiti da 5000 attacchi terroristici. Solo per rinfrescarsi la memoria: un anno fa, il 7 di aprile, vicino al luogo dell’attacco, tre uccisi; sette morti e tre feriti a Gerusalemme mentre uscivano dal tempio a gennaio; due fratellini di sei e otto anni a febbraio; a marzo l’attacco armato a un caffè di Tel Aviv, un morto, due feriti.. inutile avventurarsi l’elenco è infinito, 18 morti in meno di tre mesi,200 attacchi armati sventati. Ma da ovunque provenisse il terrorista, dall’Autonomia Palestinese come dai centri arabo-israeliani, come l’ultimo, la stessa conclusione: rivendicazione dell’eroico shahid da parte di Hamas e di altre organizzazioni; distribuzione nelle strade del’Autorità palestinese, di Gaza di dolci e lodi dell’attacco; e una autentica pensione a vita alla famiglia per scelta di Mahmoud Abbas. [...]

Israele, Pasqua di guerra, pioggia di fuoco (iraniano) da Libano e Gaza

venerdì 7 aprile 2023 Il Giornale 1 commento

Il Giornale, 07 aprile 2023

 
Giornata di sole, cedri carichi di foglie al vento nel primo giorno della Pasqua ebraica, in cui si ricorda l’uscita degli Ebrei dall’Egitto, condotti da Mosè alla loro terra. Ma la loro terra brucia anche in vacanza. Ieri 34 missili sono stati sparati dal Libano nelle ventiquattro dalla notte al pomeriggio, un attacco pari solo a quelli della guerra del 2006, mentre i kibbutz e i villaggi in Galilea e sul Golan che aspettavano turisti preparano invece i rifugi dove scappare di continuo e rifugiare i bambini la notte. Nelle ventiquattro ore fra martedì e mercoledì era toccato invece ai cittadini che vivono nell’area che è stata bombardata con circa 25 missili da Gaza a sud. Un sandwich di fuoco. Il sistema di difesa “scudo di acciaio” è stato messo in funzione: si alza in volo lasciando una scia bianca finché intercetta il proiettile nemico, e chi è fuori dei rifugi può vedere lo scoppio. Un ferito, un appartamento a pezzi, un’auto sventrata… per ora solo l’allarme è alto, ma può toccare a chiunque, la radio ripete di restare vicini ai rifugi. [...]

Mediorientale

venerdì 31 marzo 2023 Generico 0 commenti

Cari amici,
 

cliccando qui potrete riascoltare e leggere la trascrizione della rubrica di questa settimana Il Medio Oriente visto da Gerusalemme condotta da Giovanna Reanda

Biden rinvia l’incontro con Netanyahu

giovedì 30 marzo 2023 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 30 marzo 2023
 
Il salto a piè pari del presidente degli Stati Uniti nelle acque agitate di Israele non era prevedibile in termini così draconiani: poco dopo che Netanyahu aveva annunciato, a seguito delle proteste di queste settimane, lo stop alla riforma del giudiziario e la decisione di immergersi in colloqui con l’opposizione, Joe Biden ha deciso di colpire duro. Netanyahu non sarà invitato molto presto alla Casa Bianca, ha detto (come invece si credeva) Israele deve abbandonare la riforma giudiziaria. E ha insistito nei particolari: ”Come molti sostenitori di Israele sono molto preoccupato …che lo capiscano bene: non possono continuare su questa strada. L’ho già detto chiaramente”. Netanyahu, però, aveva lasciato con un drammatico discorso la biasimata strada cui ha alluso il presidente e in seguito a questo il suo ambasciatore Tom Nides, in svariate interviste e ripetendo quanto il rapporto fra gli USA e Israele sia un rapporto “fra fratelli, un legame di famiglia”, aveva segnalato che quanto prima, “ penso dopo Pasqua”, l’invito sarebbe stato recapitato. Biden ha dunque smentito il suo ambasciatore, e ha segnalato, nonostante la mutata situazione politica rispetto ai giorni della rivolta, che è in atto una profonda crisi. Netanyahu ha tentato di parare il colpo riparlando con un sorriso degli “indistruttibili rapporti fra i due Paesi che niente potrà cambiare”, suggerendo che sempre ci sono differenze fra amici e che nulla muterà la natura di “vibrante democrazia di Israele”. Poi ha anche detto quello che doveva: "Israele è un paese sovrano che basa le sue scelte sulla volontà popolare e non sulle pressioni internazionali compresi i migliori amici”. Ci possono essere molte ragioni per cui Biden ha deciso di sferrare la bordata. L’importanza della esternazione riceve interpretazioni diverse. Da sinistra, la si vede come una disfatta generale della capacità diplomatica di Netanyahu nel campo internazionale che è sempre stato la sua grande specialità, e coll’ indispensabile alleato per la vita stessa del Paese. [...]

Tensione tra Usa e Israele

mercoledì 29 marzo 2023 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 29 marzo 2023
 
Israele si lecca le ferite, ancora sofferente: gli aerei volano e gli ospedali funzionano, le strade, nonostante qualche manifestazione residua sono pulite; i piloti, finalmente tornano ai loro aerei. Ma l’agitazione è ancora grande, le accuse reciproche pesanti, e il sospetto sull’onesta delle due parti. Gli incaricati, politici e esperti, iniziano gli incontri a casa del Presidente della Repubblica Herzog, grande mediatore; solo alcuni leader, per esempio l’ex Primo Ministro Ehud Barak, proclamano rabbia e speranza che la protesta riprenda contro Netanyahu fino alla sua defenestrazione; anche i gruppi della destra estrema seguitano a protestare il loro diritto a far valere i risultati elettorali. Su questa difficile convalescenza pesa l’attenzione pesante e aggressiva della politica internazionale, il respiro sul collo dei media e delle istituzioni, sempre con l’indice alzato: Israele è una palestra di interessi internazionali infuocati su cui si sparano giudizi continui, più che su ogni altro Paese. Israele guarda soprattutto agli Stati Uniti: un rapporto indispensabile, USA e Israele. Odiati e amati insieme, ma sempre in discussione anche fra di loro. Difficile che un Ambasciatore usi un tono tanto appassionato come quello dell’inviato di Biden in Israele Tom Nides quando, invitato commentare lo stop alla riforma della giustizia si è emozionato: “Finalmente stanotte ho potuto prendere sonno”. [...]

Tutti gli errori di Bibi, il ruolo dei religiosi

martedì 28 marzo 2023 Il Giornale 1 commento

Il Giornale, 28 marzo 2023

E’ stata una scelta difficile per Netanyahu decidere di annunciare quella che non è certo una vittoria. Bibi ha dovuto cedere. Ci ha messo ore prima di offrire il viso stanco alle telecamere, e la decisione di arrendersi all’usura delle manifestazioni a ferro e fuoco è stata annunciata solo dopo che il ministro Ben Gvir ha accettato di non far cadere il governo con un voto contrario. L’esempio che ha portato è stato quello delle due madri che rivendicano lo stesso bimbo di fronte a re Salomone, che offre di tagliarlo in due per contentare entrambi. È una provocazione che conduce la vera madre a rinunciare al figlio per lasciarlo intero. Così Netanyahu si è rivolto alla sua parte: è il momento di scegliere l’unità del popolo, sacrifichiamoci. Una mossa che se compiuta qualche settimana fa avrebbe evitato il surriscaldamento. E adesso che la riforma giudiziaria è stata fermata, anche gli scontri cesseranno? Ora che Benny Gantz e persino Yair Lapid, i capi dell’opposizione, hanno accettato di elaborare un nuovo testo con il governo, la politica e la società israeliana tireranno un respiro di sollievo? Difficile crederlo. [...]

Dure critiche alle riforme, Netanyahu licenzia Yoav Gallant

lunedì 27 marzo 2023 Il Giornale 1 commento

Il Giornale, 27 marzo 2023

 
Quando si tocca l’esercito, le cose si fanno drammatiche fino nel profondo dell’anima di ogni cittadino d’Israele: è qui che si gioca la vita del Paese assediato da molti nemici, qui che il Paese conosce il suo maggiore livello di emozione e di unità perché i figli di tutti i cittadini servono, vivono, muoiono insieme per trentadue mesi, qui i sentimenti più importanti hanno la loro sede per ogni famiglia. È con questa tensione che stanotte destra e sinistra di nuovo si sono scontrati in piazza, e Tel Aviv si è rovesciata urlando per le strade. Su questo rischia di spaccarsi il Likud il Partito di maggioranza di cui è leader Benjamin Netanyahu; ma proprio su questo Netanyahu era obbligato, per conservare il suo ruolo, a prendere la decisione che ha annunciato alle 8 di sera. È allora, quando ha annunciato che aveva deciso di escludere dal governo il Ministro della Difesa Yoav Gallant, che si è spalancata la notte più agitata negli uffici del governo, alla Knesset, nelle case e nelle caserme. Lo ha fatto dopo ore di riflessione: Gallant due giorni fa, mentre Bibi era a Londra, ha preso il palcoscenico per dichiarare che informazioni drammatiche sul pericolo per la sicurezza di Israele, molto aumentate dal rifiuto a servire dei piloti e di altre unità impegnate nella rivolta, suggerivano che si debba fermare del tutto la riforma della giustizia. Ma dichiarava tuttavia di crederci. Gallant e Netanyahu, molto amici da sempre, si erano incontrati prima della partenza di Bibi per Londra giovedì scorso. Il Primo Ministro gli aveva comunicato la sua intenzione di tenere un discorso a reti unificate con la sua forte richiesta di colloquio e concordia fra le parti e la determinazione di portare avanti una parte della sua riforma. [...]
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