La guerra antisemita contro l'Occidente
7 ottobre 2023 Israele brucia
Informazione Corretta, il nuovo video di Fiamma Nirenstein
Il Giornale, 05 luglio 2023
Israele è di nuovo oggetto di un severo scrutinio mediatico. Jenin è l’epitome di quello che viene considerato uno degli episodi di scontro violento fra due parti: Israele e i palestinesi. Come in uno stadio di dimensioni mondiali, ci sono due grandi tifoserie, ma nel campo dei media quella che tiene per i palestinesi è certamente la maggiore. La ragione si capisce: le forze israeliane sono meglio armate e quando agiscono i morti palestinesi sono in numero maggiore. Inoltre poiché il governo di Bibi Netanyahu, un leader moderato che oggi siede alla testa di una coalizione in cui siedono anche due ministri di estrema destra, non ha fiducia in un accordo con i palestinesi, questo viene vissuto come un rifiuto israeliano della questione. Ma non si ricorda che Netanyahu, che non ha mai delegittimato l’idea di due stati da lui anzi sostenuta in una famosa conferenza all’Università di Bar Ilan, ha tentato a lungo di formare la sua coalizione con Benny Gantz, ex ministro della difesa: il rifiuto è stato netto, e questo lo ha spinto a formare una coalizione in cui i rapporti, lo si vede nelle cronache, non sono facile. Ma per esempio, Bibi è durissimo con gli episodi di violazione della legge da parte dei settler che dopo il massacro di quattro israeliani in un ristorante sulla strada hanno compiuto gesti di violenza a Huwara, un villaggio arabo, mentre i due ministri di destra Smotrich e Ben Gvir erano indulgenti. Questo, tuttavia, non c’entra con la lotta al terrorismo: qui, anche la sinistra è allineata con l’operazione contro i terroristi di Jenin, a partire da Yair Lapid. Per tutti è pura autodifesa, una scelta non politica, ma pratica e indispensabile. Anche in Israele come in ogni democrazia in primis devi salvare la vita dei tuoi cittadini. Dall’inizio dell’anno la crescita esponenziale degli attacchi terroristici contro i cittadini israeliani, 28 morti che rapportati ai numeri italiani corrispondono a 168 persone circa, ha fatto sì che ogni volte si cercasse di fermare la frana, senza risultati. 200 attentati di cui 50 a fuoco in sei mesi, tutti dall’West Bank con centro a Jenin, e non da Gaza, hanno imposto l’operazione. [...]
Il Giornale, 03 luglio 2023
Ogni pezzo di storia ha il suo stendardo antisemita, ogni folla impazzita insegue i suoi ebrei, o meglio la loro immagine disegnata dai suoi fantasmi; e per questo vuole distruggere la memoria dei loro morti, si inventa una ragione per disprezzare il popolo ebraico, uno slogan per criminalizzarlo. Così sta accadendo purtroppo in Francia in questi giorni. Il Memoriale dei Martiri della Deportazione è stato vandalizzato dalla folla che protesta per l’uccisione del giovane Nahel M.. Sul monumento è stato scritto “Facciamo una Shoah”. Chi l’ha scritto nemmeno sa, o gli piace, che la Shoah in Francia è già stata compiuta una volta quando 200mila ebrei, fra cui un numero immenso di bambini caricati da soli sui treni, furono deportati dal regime di Vichy guidato da Petain il “gauleiter” di Hitler. Che cosa è la follia odierna? E’ un’esplosione nell’ambito di una gigantesca recrudescenza antisemita che ancora non si prende nella dovuta considerazione specie in Francia e in Belgio. Si tratta di un’antisemitismo politico misto a quello religioso, una nuova versione dell’”odio più antico”, che ha già messo in fuga molti ebrei francesi, aggredisce, distrugge, offende, che esplode con tratti sempre più pericolosi se si muove una massa di persone infuriate. Dice Meyer Habib, avvocato francese leader della comunità di 500mila persone, “E’ un’Intifada nel cuore della Francia”. [...]
Il Giornale, 02 luglio 2023
La tragica e colpevole uccisione di Nahel che scuote la Francia, anche se certo non può sfuggire che il contesto, la storia, la cultura sono diverse, riporta subito alla mente l’omicidio da parte della polizia di George Floyd a Minneapolis nel maggio 2020. Nei giorni che seguirono in cui grandi masse specie afro americane distrussero negozi, auto, interi centri urbani con lo slogan Black lives matter, nessuno mise in questione, su tutta la stampa e nella politica, che si trattasse di un omicidio razzista. Non un omicidio personale: era una società, una civiltà, posseduta da “razzismo sistemico” che mostrava senza possibilità di smentita la sua vergognosa attitudine. Questo assassinio mostrava cioè, e da allora le cose si sono sviluppate nella larga lettura woke del razzismo storico americano, che la società americana era razzista, schiavista, oppressiva; da questo si poteva dedurre che tutte le società a dominazione bianca erano tali, e quindi che hanno una endogena natura oppressiva. Una fonte di terribili sensi di colpa. Da questo momento nasce una tendenza culturale, politica, di costume, molto punitiva, una punizione collettiva soprattutto segnale di irredimibilità: il bianco è razzista. Così sembra apparire oggi la società francese sulla stampa internazionale: nessuna luce in vista anche se da decenni si batte con un problema di integrazione sociale, religiosa, politica… che fa tremare le vene ai polsi. Mentre negli USA e anche qui i giocatori prima della partita, e i politici come Nancy Pelosi si inginocchiavano per 8 minuti e 46 secondi, il tempo in cui purtroppo Loyd fu soffocato dal poliziotto bianco, il concetto di “bianco privilegiato” si diffuse per ogni dove e una specie di frenesia morale impiantò una nuova cultura della colpa nelle scuole, nelle università, nelle case editrici, nei serial di netflix, nelle arti, nel lessico comune, nella rilettura dei protagonisti della storia americana. [...]
martedì 27 giugno 2023
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Cari amici,
cliccando qui potrete riascoltare e leggere la trascrizione della rubrica di questa settimana Il Medio Oriente visto da Gerusalemme condotta da Giovanna Reanda
Il Giornale, 26 giugno 2023
Dopo che il fenomeno del nuovo antisemitismo è esploso inaspettato sul mondo contemporaneo, adesso è scoppiata anche la guerra (interessata) sulla sua definizione: le conseguenze politiche sono grandi, coinvolgono il rapporto con le istituzioni mondiali e locali, con l’ONU, l’UE, le città e le scuole, riguardano il modo in cui si guarda Israele e se si intende considerare antisemitismo l’odio indefesso per lo Stato degli Ebrei. L’unica definizione funzionante che fino ad ora è stata elaborata è quella dell’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA) raggiunta dopo decenni di discussione in tutte le massime istituzioni. Prima, era uno scontro e un nulla di fatto continuo: sei antisemita se sei contro la religione ebraica? No, perché gli ebrei sono un popolo. E se sei contro il popolo ebraico? No, perché sono una religione. E così si è andati avanti mentre cresceva l’antisemitismo per decenni. All’ONU si scontravano filoamericani-proisraele, e terzomondisti da Guerra Fredda antisraeliani e intanto attentati e incitamento diventavano micidiali insieme all’azione delle organizzazioni antisemite di sinistra e di destra, fasciste e islamiste. Dopo la guerra mondiale, per un certo periodo, nessuno ha nemmeno sospettato che l’antisemitismo potesse di nuovo mostrare il suo ghigno assassino e tantomeno che diventasse epidemico. [...]
Il Giornale, 26 giugno 2023
La Russia è un immenso punto interrogativo: la calma recuperata rispetto allo tzunami Prigozhin è popolata dall’immagine furiosa e debole di Putin che come la regina di Alice nel Paese delle meraviglie ringhia dai teleschermi: “Tagliategli la testa”. La grande potenza russa ha raccolto titoli sulla debolezza del capo in tutto il mondo. Questo avviene proprio mentre Putin segnava punti nella costruzione di una strategia mondiale autoritaria sul fronte internazionale contro il grande nemico, gli Stati Uniti di Biden. Certamente in prima linea l’alleanza con la Cina: adesso, Xi certo ci ripensa. Già da tempo aveva ammorbidito l’atteggiamento del rifiuto di condannare l’invasione dell’Ucraina puntando a quello della grande potenza mediatrice, e cercando strade più moderate per allargare influenza e i commerci; da qui la mediazione del nuovo accordo impossibile fra Arabia Saudita e Iran, un abbraccio fra sunniti e sciiti mai visto prima. Del resto anche il rapporto di alleanza fra Cina-Russia è raro nella storia. [...]
martedì 20 giugno 2023
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Il Giornale, 16 giugno 2023
Da tempo, specie dal ritiro dall’Afghanistan e dalla visita di Biden in Arabia Saudita, si poteva intuire quello che il New York Times (NYT) ha presentato come una rivelazione mercoledì: l’amministrazione Biden ha negoziato con Teheran in segreto un limite del programma nucleare compensato da un poderoso rilascio di fondi all’Iran e la restituzione di alcuni prigionieri americani. Lo scopo di quello che il NYT chiama “un cessate il fuoco politico” è impedire un’escalation nell’arricchimento dell’uranio ormai a livelli altissimi, e di contenerlo al 60 per cento, perché non raggiunga il livello della bomba, il 90 per cento. Gli USA, si sono affrettati a smentire le tre fonti, americana, israeliana e iraniana, della notizia. Biden sembra impressionato dalla abilità e dalla guasconeria con cui l’Iran sfida l’Occidente, si allea platealmente con il suo peggior nemico attuale, la Russia, gli fornisce una delle armi più di successo nel conflitto con l’Ucraina, i droni, che hanno seminato morte e distruzione. L’Iran con la salvaguardia russa continua nella sponsorizzazione della Siria di Assad (che è tornato nella Lega Araba) per mano dei suoi migliori “proxy” gli Hezbollah: è solo di ieri una delle tante incursioni aeree di Israele su svariati depositi iraniani di armi destinati ai suoi. E la distruzione di Israele e l’odio antiamericano, sono sempre spudoratamente sulla copertina degli ayatollah. L’Iran ha anche vantato l’inaugurazione di missili ipersonici, la sua capacità di raggiungere Israele e l’Occidente Khamenei ha annunciato mercoledì che è pronto a un accordo se si mantengono intatte le strutture nucleari. E di questo si tratta: solo di promesse degli ayatollah. Robert Malley l’ inviato speciale per l’Iran è sembrato molto ansioso di coronare col successo gli incontri con Amir Saeid Iravani, incaricato per l’Iran, e Ali Bagheri Kani, il negoziatore ufficiale. [...]
martedì 13 giugno 2023
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Nell'ambito di Libri al MAXXI Introduce Francesco Spano (Segretario generale Fondazione MAXXI).
Intervengono: Pierluigi Battista (giornalista e scrittore), Giorgio Montefoschi (Scrittore e critico letterario), Fiamma Nirenstien (giornalista e scrittrice).
Registrazione video del dibattito dal titolo "Libri al MAXXI - "Ucraina senza ebrei" di Vasilij Grossman", registrato a Roma martedì 13 giugno 2023 alle ore 18:21.
Dibattito organizzato da Adelphi Edizioni e Fondazione MAXXI.
Sono intervenuti: Francesco Spano (segretario generale Fondazione MAXXI), Pierluigi Battista (giornalista e scrittore), Giorgio Montefoschi (scrittore e critico letterario), Fiamma Nirenstein (giornalista, editorialista e scrittrice).
Il Giornale, 13 giugno 2023
Su un piccolo aereo al seguito del più grande cambiamento della politica italiana verso Israele, accompagnai Berlusconi nel suo viaggio verso la Knesset nel febbraio del 2010. Incontrammo le felicitazioni di Netanyahu e di Shimon Peres: non c’era differenza politica nel riconoscere che Berlusconi era un europeo diverso, appassionato del popolo ebraico, rivoluzionario rispetto alla politica europea, sospettosa, filoaraba. Ero allora Vicepresidente della Commissione Esteri, nella breve vacanza dal mio lavoro di giornalista in cui sono stata membro del Parlamento Italiano. Berlusconi cambiava la storia. L’intervento che preparò lo rilesse prima Giuliano Ferrara, inventore di una grande manifestazione di entusiasmo per Israele e di rifiuto del tentativo di infangarla quando si trattava di difendersi; e poi la rilessi anche io, e se racconto in prima persona è perché oggi purtroppo è il giorno adatto a commuoversi ricordando un attore così importante e discusso della politica italiana. Sugli ebrei e il loro Stato, dopo decenni di giravolte sospette da parte della Democrazia Cristiana andreottiana, e dopo gli atteggiamenti filopalestinesi da Guerra Fredda della sinistra italiana, compreso Bettino Craxi che fece pagare a Israele il suo distacco dalla sinistra italiana, Berlusconi fu illuminato dalla sua posizione di conservatore liberale e atlantista, di imprenditore vilipeso dal moralismo socialista europeo. [...]