La guerra antisemita contro l'Occidente
7 ottobre 2023 Israele brucia
Informazione Corretta, il nuovo video di Fiamma Nirenstein
venerdì 1 settembre 2023
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Cari amici,
cliccando qui potrete riascoltare e leggere la trascrizione della rubrica di questa settimana Il Medio Oriente visto da Gerusalemme condotta da Giovanna Reanda
Il Giornale, 29 agosto 2023
La Libia cerca disperatamente una strada nuova, ma la belva della violenza generata dalla miseria e l’incertezza e l’odio populista antioccidentale non riescono ad abbandonarla; Israele cerca disperatamente un rapporto nuovo col mondo islamico, ma quanta raffinata diplomazia occorre, quanta comprensione della cultura araba per riuscire a ottenere qualche risultato. Dunque, ci sono volute solo poche ore dall’annuncio dell’incontro a Roma fra il ministro degli esteri israeliano Eli Cohen e la sua controparte libica, Najla El Mangoush, perché da “storica” la vicenda si trasformasse in un “attentato diplomatico”, come ripete l’opposizione al governo, al buon nome di Israele nel mondo arabo. Lapid esclama che adesso Cohen deve dimettersi; intanto, a pagare per l’incontro di Roma è stata Najla, licenziata dal governo di Tripoli, e adesso esule in Turchia, per proteggere la sua stessa vita. Un risultato certo inaspettato, causato dall’imprudenza. L’incontro, che a detta della parte israeliana era stato cordiale e promettente, si è svolto a Roma: dell’evento il governo israeliano e quello libico di Tripoli che fa capo a Dbeibeh, avevano da tempo reso consapevole il governo italiano, e c’erano state fasi preparatorie. Del resto, sono anni che in segreto si svolgono colloqui a molti livelli fra vari ufficiali e esperti: la legge è sempre assoluta segretezza, perché dal tempo di Gheddafi l’odio antisraeliano è legge, con brevi intervalli. Così faceva il rais, che sapeva calcolare i momenti in cui deporre l’odio antiebraico. [...]
Il Giornale, 28 agosto 2023
Israele e la Libia hanno molte cose di cui parlare: si tratta di stabilità, di innovazione, di acqua, di agricoltura, anche di armi e di sicurezza. Per questo, con la mallevadoria dell’Italia, si sono incontrati la settimana scorsa il ministro degli esteri israeliano Eli Cohen e la sua omologa libica Najila al Mangoush. Il ministro Antonio Tajani è stato pubblicamente ringraziato per il suo contributo nel disegnare questo storico incontro. Il presidente libico cui la signora al Mangoush fa capo è Abdul Hamid Dbeibeh, la cui legittimità è riconosciuta dagli Stati Uniti e dall’Europa. Per Israele è stata una importante occasione di consolidare il dialogo con l’Africa, cui ambisce dalla fondazione, e di puntare nel lungo termine a un accordo che allarghi i Patti di Abramo. La vastità e l’importanza nel continente, la forza islamica della Libia, la sua complessa storia anche nel rapporto con i suoi ebrei che hanno sofferto persecuzioni e cacciate e in gran numero oggi prosperano ma non cessando di ricordare i loro patimenti in Italia, ne fanno un interlocutore anche simbolicamente molto rilevante. [...]
Il Giornale, 10 agosto 2023
Logico che Benjamin Netanyahu sia contento, come si vede dall’aria vigorosa con cui in un messaggio filmato ha rivendicato che le sue riforme certo non si fermano a quella giudiziaria, ma comprendono molti avanzamenti economici, sociali, di sicurezza. Per Bibi, un grande accordo con l’Arabia Saudita sarebbe il ritorno al successo politico mondiale che gli è valso più di un decennio da Primo Ministro. Ma davvero, che ventata d’aria fresca per tutto il mondo sarebbe l’accordo cornice fra Arabia Saudita e Stati Uniti che prevede anche finalmente, come scrive l’Wall Street Journal, una firma con lo Stato d’Israele. È da tempo che “il venticello” serpeggia, ma ora forse si avvicina il momento che “come un rombo di cannon” cambierà la situazione mondiale. Non fa piacere a tutti. Non è un caso che sul New York Times Tom Friedman abbia da tempo condannato il lento ma sicuro muoversi verso l’accordo di quella che chiama una “Trinità non santa”, gli USA, i sauditi e Israele. [...]
giovedì 10 agosto 2023
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Caro lettore,
sei cordialmente invitato/a ad un webinar internazionale il 10 agosto alle 15:00 (CET) organizzato dal Jerusalem Center for Public Affairs (JCPA), che vedrà la partecipazione del Presidente del Global Committee for the Rule of Law - Marco Pannella, Sen. Giulio Terzi.
"Verso un Iran democratico - Sostenere la ricerca di democrazia dell'Iran e l'urgenza dell'Europa di vietare il Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche dell'Iran (IRGC)"
Qual è il modo migliore per sostenere la richiesta di democrazia del popolo iraniano in Iran? L'oppressione del regime clericale e le massicce violazioni dei diritti umani, con esecuzioni e torture di oppositori politici e minoranze in Iran; i continui tentativi di assassinio portati avanti dall'IRGC in Europa e negli Stati Uniti; la spinta alla nuclearizzazione con intenti sovversivi e di egemonia regionale ha indirizzato la preoccupazione globale sulla necessità di fermare il principale stato sponsor mondiale del terrore. L'IRGC è emerso come il potere politico ed economico preminente all'interno dell'Iran, mentre la Forza Qods (il suo braccio straniero) ha cercato di esportare l'ideologia rivoluzionaria islamista (sciita) del regime in tutta la regione.
Il webinar sarà in lingua inglese e sarà trasmesso in diretta sul canale YouTube del JCPA e al seguente link zoom:
https://us02web.zoom.us/j/82872259590?pwd=M2JxdXJrUnNYc1daaDN5c3NscWljZz09
Webinar ID: 82872259590
Interventi introduttivi:
The Hon. Gila Gamliel, Ministro dell'Intelligence, Israele
The Hon. Giulio Terzi di Sant'Agata, Senatore, già Ministro degli Esteri, Italia
The Hon. John Bolton, già Ambasciatore all'ONU, Stati Uniti
Partecipanti:
Mohsen Sazegara, già vice Primo Ministro, Iran
Vahid Beheshti, oppositore iraniano in esilio
Mehrdad Marty Youssefiani, Presidente di Caspian Balestra Group, Inc.
Dan Diker, Presidente del Jerusalem Center for Public Affairs
Dr. Fiamma Nirenstein, Senior Fellow, Jerusalem Center for Public Affairs
Brig.-Gen. (res.) Yossi Kuperwasser, Senior Director, dipartimento Sicurezza e Medio Oriente, Jerusalem Center for Public Affairs
Col. Richard Kemp, già Comandante delle Forze britanniche in Afghanistan, Regno Unito
Dr. David Wurmser, già Consigliere per il Medio Oriente, Stati Uniti
Bob Blackburn, già Deputato, Canada
Lord Stuart Polak, Membro della Camera dei Lord, GB
Hon. Hadrien Ghomi, Deputato, Francia |
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Il Giornale, 26 luglio 2023
No, Israele non si è svegliata nella dittatura dopo che lunedì è stata votata quella parte della riforma che toglie alla Corte Suprema il criterio della “ragionevolezza” come metro per cancellare una legge, criterio che non esiste in nessuna parte del mondo. Si può sostenere che ben poco è cambiato nel potere della Corte di cancellare le leggi che non le appaiano legittime: ne ha diritto per mille altri motivi. Netanyahu cerca di ristabilire un dialogo: ha rimandato a novembre, con la possibilità di posporre ulteriormente la messa in atto della legge e il proseguo della discussione. Lapid gli dà di bugiardo perché è il “burattino degli estremisti e dei messianici”, anche è difficile immaginare che Netanyahu sia un burattino. Ma l’attacco è verticale. Prova della forza attuale della Corte Suprema, è tornata in emergenza da una visita in Germania la Presidente della Corte Suprema Esther Hayut (da sempre in odore di forte antipatia per il governo) per valutare se cancellare la legge appena votata, come richiede al Bagaz (la Corte), l’organizzazione “for the rule of law” dichiarandola “incostituzionale perché cambia la struttura fondamentale della democrazia parlamentare”. [...]
Il Giornale, 25 luglio 2023
Dittatura, fascismo, vergogna, insopportabile egoismo politico, rischio per la vita stessa dello Stato d’Israele. E questo è per Netanyahu da parte dell’opposizione. E dall’altra parte: estremismo irresponsabile, incitamento, anarchia, distruzione dei servizi indispensabili, rifiuto a servire mentre Israele è assediata. Ancora, dopo sette mesi di scontro micidiale, queste sono le accuse nel giorno in cui, ieri, 64 voti a zero (l’opposizione si è dileguata in segno di disprezzo) è stato votato alla Knesset un capitolo della legge che la giustizia: quello sulla “ragionevolezza”. Fino ad ora la Corte Suprema poteva cancellare qualsiasi legge, in assenza del parametro della Costituzione, che non esiste, purchè le apparisse “irragionevole”. L’evidente arbitrarietà di questo criterio, per altro vigente solo dagli anni ’90, è stata sollevata da ogni parte politica: avevano chiesto e disegnato una riforma Yair Lapid, Benny Gantz, Gideon Sa’ar, Avigdor Lieberman. Tutti personaggi che oggi gridano alla instaurazione del fascismo: Lapid ha detto che siamo di fronte a “una tragedia da fermare”. Netanyahu, appena dimesso dall’ospedale per un’alquanta simbolica operazione di pacemaker, ha detto che “non c’è nessuna intenzione di ferire la democrazia, al contrario, si vuole rafforzarla; la Corte” ha detto” seguiterà a monitorare la legalità delle decisioni del governo... con proporzionalità, giustizia, uguaglianza”. [...]
giovedì 20 luglio 2023
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Cari amici,
il sito web Informazione Corretta pubblica in esclusiva un mio nuovo video Israele, mentre le proteste contro il governo continuano si riaffaccia il pericolo terrorismo
Il Giornale, 04 luglio 2023
Ieri a Jenin le forze israeliane hanno lanciato nottetempo un attacco militare massiccio di cui adesso parla tutto il mondo come di una crudele sorpresa nei confronti dei palestinesi: 9 durante quella che è stata definita la maggiore impresa antiterrorismo dal tempo della seconda intifada, sono stati uccisi, 8 in scontri armati e uno in circostanze ancora non definite. Sono passati 22 anni circa dal giorno in cui, di Pasqua nel 2002, dopo un eccidio di 20 uccisi israeliani in un ristorante, coprii la battaglia di Jenin in cui furono uccisi 50 palestinesi e 23 soldati. Avventurandosi sul campo di battaglia, dentro la cittadina, o “campo profughi” come si chiamano dal 1948 quel tipo di confusi agglomerati in cemento, solo l’auto di qualcuno esperto ti evitava di calpestare le “booby trap”, le trappole esplosive sparse per ogni dove. Anche ieri ne sono state trovate con casse di armi, proiettili, esplosivo. Jenin ieri, e Jenin oggi. Oggi, dopo averlo rimandato molte volte, e aver soppesato la difficoltà di un’azione di terra, sempre molto pericolosa, il governo e l’esercito hanno deciso che ormai era inevitabile quest’intervento. Le attività di Jenin rendevano letteralmente impossibile ai cittadini israeliani viaggiare nell’area, ai ragazzini aspettare l’autobus e andare a scuola. La cittadina è la santabarbara e il campo training dei terroristi più determinati; qui già nel 1935 fu ucciso dalle forze britanniche il capo islamico padre di Hamas, il guerriero Itz a din al Qassam, da cui il nome dei missili Qassam. Da qui sono usciti, ultimi della fila, i terroristi che hanno compiuto 50 attacchi a fuoco negli ultimi sei mesi, e un totale di 200 attacchi nell’inizio del 2022. Dal settembre dell’anno scorso 19 terroristi hanno cercato e trovato asilo a Jenin, dall’inizio dell’anno 28 israeliani fra cui donne, bambini, civili seduti al ristorante, sono stati uccisi. L’autodifesa di Israele, in un non gradito ma indispensabile tentativo di contenere la piaga, è costata la vita a 120 palestinesi, arresti e incursioni ne sono stati la causa. Nel frattempo c’è stata una grande iniezione di denaro e aiuti da parte dell’Iran: i finanziamenti alla Jihad Islamica e a gruppi che si riferiscono a Fatah sono aumentati. L’impegno per il terrorismo islamico antisraeliano era limitato a Gaza e agli hezbollah: adesso le migliaia di armi che sono state sequestrate a Jenin, le dozzine di congegni esplosivi di alta qualità e anche il lancio nei giorni scorsi di un missile non da Gaza ma dal territorio dell’AP sono un segnale dell’allargarsi della minaccia all’West Bank. Jenin è la fortezza del terrorismo, ed è ormai ben organizzata, casa per casa, nascondiglio delle armi e dell’esplosivo: esistono meccanismi di allarme che avvertono in lontananza dell’arrivo dell’esercito, all’ingresso della cittadina congegni esplosivi bloccano i nemici. [...]