Fiamma Nirenstein Blog

La guerra antisemita contro l'Occidente

7 ottobre 2023 Israele brucia

Jewish Lives Matter

Informazione Corretta, il nuovo video di Fiamma Nirenstein

Museo del popolo ebraico

IL FOGLIO L'appello di Fiamma Nirenstein: "Israele siete anche voi. State difendendo voi stessi"

mercoledì 11 ottobre 2023 Generico 1 commento
Ieri il Foglio ha organizzato una fiaccolata in sostegno di Israele, a Roma, che ha raccolto un'ampia adesione da parte della politica e del governo italiano, ma anche della società civile che ha riempito lo spazio antistante l'Arco di Tito, a Roma 
 
"Condividete la priorità della democrazia. Restate al nostro fianco affrontando il dolore di essere in guerra", dice l'autrice italo-israeliana che racconta l'orrore che si sta consumando in medio oriente: "Hamas ha dimostrato di essere quello che è, una banda di tagliatori di teste"
 
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È il momento di battere Hamas definitivamente

martedì 10 ottobre 2023 Il Giornale 0 commenti

Il Giornale, 10 ottobre 2023

Stamani alle 11,30 a Tel Aviv, al ministero della Difesa, se non ci sono imprevisti verrà annunciato che Israele si rimbocca le maniche, forma un governo di coalizione con un gabinetto di guerra cui tutti partiti, salvo sorprese, parteciperanno. Netanyahu l’ha annunciato ieri sera con un drammatico comunicato denunciando non solo l’eccezionale gravità di quello che Israele ha attraversato con l’aggressione terroristica di Hamas, ma disegnando un vasto scenario di guerra in cui l’organizzazione terrorista deve essere obliterata, e “ricorderà quel che ha fatto per molti anni”; ma ha accennato anche al riscaldamento del fronte con gli Hezbollah, e anche al fatto che gli Stati Uniti agiscono in queste ore con solidarietà armata verso Israele. È il segnale che questa che si sta combattendo, è una battaglia per la sopravvivenza: non solo di Israele, ma di tutto il mondo civile come lo conosciamo. Se Israele, tentenna, teme, perde il suo significato è la sconfitta definitiva per tutti nelle mani del nemico della democrazia, dell’Occidente.  Israele affronta da 75 anni il suo difficile destino per garantire che nessuno possa mai più sognarsi di fare degli ebrei un popolo minacciato di morte; rappresenta la vittoria del mondo civile sul nazismo dopo la Shoah. Israele vive, per far sì che il popolo ebraico possa dopo secoli di oppressione usare la sua creatività, sviluppare scienza e cultura in pace, vivere. Non essere perseguitati, ammazzati. Tutto ciò è scosso alle fondamenta in queste ore: è la prima volta, dai tempi della Shoah, che in un solo giorno il popolo ebraico vede l’attacco, il pogrom, la deportazione, l’uccisione selvaggia, la mutilazione di tanti cittadini uno ad uno, solo perché ebrei. Ballavano, dormivano, mangiavano, guidavano: sono diventati oggetto di una caccia ad personam a casa loro, proprio come ai tempi delle persecuzioni nazifasciste. Le guerre sono state terribili: a volte come con la Guerra del Kippur, con migliaia di vittime; ma si trattava di eserciti, che si combattevano. Anche alla sua fondazione Israele ebbe alcuni giorni di sconfitta: nel 1948 nel Gush Etzion, gli ebrei subirono una strage di 250 persone.[...]

Basta con l'utopia pacifista e con i soldi a Gaza

lunedì 9 ottobre 2023 Il Giornale 1 commento

Il Giornale, 09 ottobre 2023

 

Non è vero che quello che è accaduto sabato in Israele è nuovo: la storia della Stato Ebraico è piena di eventi spaventosi che vengono rimossi, vilificati, ignorati da chi invece dovrebbe tenerne conto. La cultura della pace e del progresso, dell’apertura e della mano tesa non funziona, e questo insegnamento è una luce rossa per il mondo occidentale, pacifista da una parte, spaventato dall’altra, spesso inutilmente opportunista. Già in pieno processo di pace a lato del rifiuto di Arafat alle proposte di Ehud Barak e di Clinton che gli consentiva nel 2000 uno Stato palestinese oltre ogni programma prima definito, oltre gli accordi di Oslo, si aprirono le cascate di sangue della seconda Intifada. Negli autobus, i ristoranti, i posti pubblici i terroristi suicidi fecero strage di migliaia di ebrei, per ordine dell’OLP e di Hamas. Più avanti, dopo lo sgombero che lasciò Gaza completamente libera, Hamas si dedicò soltanto a costruire l’arsenale e l’ideologia che le ha consentito di aggredire Israele tante volte, con tanti missili, tanti attacchi terroristici fiancheggiati per altro da Abu Mazen con aiuti economici giganteschi, continui. Il mondo applaudiva alla reazione per un giorno o due, poi ricominciava a suggerire con insistenza petulante come si doveva comprare Israele: lasciare fiorire Hamas e l’OLP; lasciar fiorire il terrorismo. [...]

Nel giorno più nero la sveglia sotto i razzi, le sirene senza sosta e le corse nei rifugi. Omicidi e sequestri dei terroristi di Hamas

domenica 8 ottobre 2023 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 08 ottobre 2023
 
Oltre ogni possibile immaginazione, Israele è ferita come non mai mentre Hamas festeggia la morte di centinaia di ebrei, e migliaia di feriti. È stato un disastro, le difese del mitico esercito di Israele sono crollate, non hanno funzionato. I missili hanno colpito e i terroristi hanno insanguinato oltre la misura su quasi tutto il territorio nazionale. Tel Aviv e Gerusalemme è finita nei rifugi. Il sud si è coperto di morti e feriti. E’ stato il giorno della sorpresa, dello stupore anche se adesso nell’inizio della nuova impresa “Spade d’acciaio” combatte duramente per non subire mai più un simile sfregio. Ci sono stati eroi, la gente ha combattuto contro un furioso assalto di sorpresa, programmato per mesi, chissà con quanto aiuto, soldi, uomini dell’Iran e dei suoi amici. Ma anche se in queste ore Israele, come ha detto Netanyahu è in un’autentica guerra di difesa che “ferma l’attacco, punisce i responsabili, dissuade chi ambisce a unirsi a Hamas”, brucia, brucia oltre la misura. 
 

Sono corsa una decina di volte nel rifugio al suono della sirena con parte della mia famiglia. Siedi nella semioscurità e senti le esplosioni, più forti, più piano, poi si spengono e puoi uscire. Puoi di nuovo. Pensavo nella stanzetta polverosa a una neonata a Kfar Aza, nel nord…ha pianto otto ore da sola, in mano alla guerra, finchè qualcuno l’ha trovata nella polvere di una casa vandalizzata. I suoi adesso forse sono ostaggi, oppure ammazzati, o anche impazziti di paura quando dalla Striscia sono arrivati su un camion nel loro villaggio un centinaio di terroristi urlanti, con i kalashnikov imbracciati, una torma selvaggia, con l’ordine di Ismail Hanye dal Qatar e di Yehie Sinwar e di Muhammad Deif da Gaza di “uccidere quanti più ebrei possibile” e di rapire, terrorizzare, picchiare. Quella bambina ignara e disperata è per me il simbolo di una giornata simile forse soltanto a quell’Yom Kippur di un anno e giorno 50 anni fa, nel 1973, quando mentre la gente d’Israele andava al tempio, fu aggredita inaspettatamente da tutte le parti, per poi vincere miracolosamente Egitto e Siria, ma prima perse migliaia di ragazzi. Le sirene furono l’inizio di un incubo inconcepibile. Di certo Hamas e la Jihad Islamica si sono ripassati parecchie volte quella vicenda. [...]

Da Mahsa fino ad Armita. La generazione delle eroine e il sacrificio per la libertà

sabato 7 ottobre 2023 Il Giornale 0 commenti

Il Giornale, 07 ottobre 2023

Dunque, speriamo che serva: è una scelta saggia e doverosa quella del Premio Nobel assegnato a Narges Mohammadi. Speriamo dia energia al movimento più sacrosanto, quello per la liberazione delle donne iraniane dalla delittuosa stretta del regime. Dal settembre del 2022, dopo l’uccisione di Mahsa Amini, l’intero grande popolo dell’Iran ha resistito nelle piazze con coraggio immenso, e seguita, disperato, pagando prezzi che mostrano quanto è terribile la repressione e dall’altra parte quanto la gente sia aliena agli Ayatollah.  Ieri con la sua quieta camicetta rosa, la presidente del premio più prestigioso e paludato del mondo, che ha saputo riconoscere con mitico, pregevole aplomb tante menti geniali e ha anche imboccato invece tante strade dannose o inutili  nel campo della cultura e della politica a causa della sua intrinseca natura mediana e conforme (il premio a Dario Fo, assai partigiano, o a Arafat, alla fine dannoso, o a Obama, prematuro) ha premiato invece un’eroina la cui sorte dovrebbe indurre a un risveglio dell’Occidente, Europa e USA insieme. Uno squillo di tromba. Qui c’è una gran donna condannata 5 volte, arrestata 13 e, quel che fa ancora più impressione, condannata a 154 frustrate. C’è da non crederci. Frustare una donna, seviziarla, tenerla rinchiusa per come si veste. Eppure lo scandalo è congenito, è nell’essere libera e essere donna insieme: non si può. Lo dicono anche le norme in vigore dal 1979 e riconfermate con più forza dopo le elezioni del 2021 e con il rilancio delle belve selvagge che si chiamano “squadre del buoncostume”. Il portavoce della polizia Saeed Montazeri Almahdi ne annunciò il ritorno in forza dopo la finta di un breve ritiro: di nuovo per le strade vanno in caccia adesso con mezzi anche molto sofisticati di misurazione facciale delle reprobe con una ciocca al vento. E quando le prendono, vengono processate, picchiate, ammazzate, e peggio vengono chiamate “virus” “malattia sociale” “depravate sessuali”. [...]

Il discorso di Netanyahu all’Onu tutto nel campo della pace

sabato 23 settembre 2023 Il Giornale 0 commenti

Il Giornale, 23 settembre 2023

E’ tornato il primo ministro di sempre, suscitando piacere o rabbia, amore o odio: stavolta, è il grande tempo della pace per Benjamin Netanyahu. Dal podio delle Nazioni Unite il premier dello Stato Ebraico ha rappresentato con toni alti la nuova strada di Israele, quella che può portare al mondo il triangolo magico USA, Arabia Saudita,Israele. Nei giorni scorsi il discorso sul tema si è sdipanato in incontri segreti, poi nell’incontro con Joe Biden il tema è divenuto una speranza alta nell’agenda internazionale; infine il principe ereditario saudita Mohammed Bin Salman ha guardato negli occhi il mondo: “ogni giorno si compie un nuovo progresso” ha detto con voluto candore. Bibi nel 2012 portò il disegno di una bomba e un pennarello durante il discorso all’ONU: lo usò fu per segnare la linea rossa che divideva, sulla bomba stessa, l’arricchimento di uranio consentito e quello che invece metteva in mano al criminale regime degli ayatollah l’atomica. Stavolta, anche se la minaccia iraniana e la promessa di distruggere l’atomica sono stati temi importanti, il pennarello rosso è servito, dopo aver mostrato il vecchio e il “Nuovo Medio Oriente” con il piccolo Stato d’Israele al centro, a disegnare una linea di speranza diritta giù per tutto il Medio Oriente, in Asia e in Africa, un piano che unisce a partire proprio da Israele in un sogno di stabilità, di benessere, di amicizia, spingendosi nel Mediterraneo verso l’Europa, tre continenti che con strutture di viaggio, rifornimento, scambio, finalmente potranno insieme battere le forze oscure contro la democrazia, l’indipendenza e l’umanità. Detto da Netanyahu è molto più di un sogno: è un piano di lavoro in fieri, cui ormai Biden, che ambisce al suo posto nella storia, sembra attratto. [...]

Addio a Giorgio Napolitano

sabato 23 settembre 2023 Generico 0 commenti

Addio a Giorgio Napolitano, un uomo molto colto, simpatico, intelligente, che infatti ha cercato di mondarsi dal peccato originale del comunismo.

Un uomo che conoscevo da tanti anni, tra i primi uomini di Stato a dichiarare pubblicamente che l'antisemitismo contemporaneo si accanisce soprattutto contro lo Stato d'Israele.

 

Fiamma Nirenstein

 

Haaretz»: dubbi dagli ebrei romani su Nirenstein ambasciatore - Corriere.it

Quell'asse tra Israele e Arabia Saudita fondato sull'energia atomica

venerdì 22 settembre 2023 Il Giornale 0 commenti

Il Giornale, 22 settembre 2023

MbS, Mohammed bin Salman, l’erede del regno dell’Arabia Saudita, è un misterioso principe, appartiene alla cultura islamica ma guarda quella occidentale negli occhi, un giovane un po' crudele e un po' carico di doni. A New York, durante l’Assemblea Generale dell’ONU, ha però mostrato tutte le sue carte durante un’intervista tv, ha riparlato della vicenda del giornalista Kashoggi ammettendone la tragicità e promettendo rinnovamento e giustizia “perché la sicurezza di ciascuno sia garantita”. Ma soprattutto si è avventurato nel progetto pratico, rivoluzionario, di un nuovo Medio Oriente e persino di un mondo diverso. Salman ha disegnato il prossimo riconoscimento di Israele, e di fatto un’alleanza strutturale fra il mondo arabo e l’Occidente come non è mai esistita prima, un accordo solido di chi cerca la stabilità senza invasioni o scontri fanatici: saettando il suo sguardo scuro dalla rete di Fox News e spostando nello studio il centro decisionale delle Nazioni Unite, all’intervistatore Bret Baier in breve ha annunciato che procede l’accordo triangolare con gli Stati Uniti e lo Stato Ebraico. E ha fatto capire che siamo vicini: “Non lo abbiamo mai sospeso” e “va avanti di giorno in giorno”. Netanyahu? “Lavoriamo con ogni governo”, e anche “è il maggiore accordo concluso dalla fine della Seconda Guerra Mondiale”. Perché? Perché se va in porto, le grandi autocrazie come la Russia e Cina insieme all’Iran e ai loro “proxy” come gli Hezbollah, Hamas, i gruppi terroristici e criminali che in Africa e in America Latina li sostengono, avranno a che fare con una fascia, se le cose vanno avanti dal nucleo di Salman, formata da culture miste, quella occidentale e quella del mondo sunnita, più l’India, il Giappone, il Vietnam del Sud. E come star, Israele e gli USA con le loro capacità tecnologiche e militari. È il disegno che Biden ha portato a New York e nei suoi incontri, specie in quello con Netanyahu. [...]

L'Unesco regala Gerico ai palestinesi. Per punire Israele smentita la Bibbia

martedì 19 settembre 2023 Il Giornale 0 commenti

Il Giornale, 19 settembre 2023

Anche chi di Bibbia ne sa poco, non ignora che «Giosuè ha combattuto la battaglia di Gerico». Il profeta guerriero incaricato da Mosè di portare gli ebrei a Canaan nella terra che sarà Israele fece cadere le potenti mura al suono dello Shofar, il solenne corno che anche in questi giorni si suona per il capodanno ebraico. Gerico fu la prima città che gli ebrei videro quando si accamparono nella piana di Moab di là dal Giordano. È la prima della 57 volte in cui è citata nella Bibbia. Certo, siamo in tempi di revisione woke della storia, della religione, dei ruoli, ma ci vorrebbe po’ di pudore da parte dell’Unesco quando cancella la Bibbia. Ma ormai da decenni non si occupa d’altro che di cercare di delegittimare la storia degli ebrei e di consegnarla ai palestinesi. Così ha fatto domenica dichiarando la parte archeologica più importante di Gerico «Patrimonio Mondiale di Palestina», ovvero di uno Stato che non esiste. Peggio, che nelle sue incarnazioni presenti si disegna con le parole di Abu Mazen, che nega con un’uscita antisemita sanzionata in tutto il mondo il rapporto fra popolo ebraico e Israele e che giustifica lo sterminio di Hitler; e con il raddoppio dei salari pagati ai terroristi in galera. [...]

In memoria di Mahsa, lotta al regime iraniano su tutti i fronti

domenica 17 settembre 2023 Il Giornale 0 commenti

Il Giornale, 17 settembre 2023

Non c’è niente di più inutile delle lacrime, e nulla da più soddisfazione e senso di potere a chi le ha provocate. Ieri l’ayatollah Ali Khamenei, nel giorno dell’anniversario dell’uccisione di Mahsa Amini, poteva pianificare l’uso dei sei miliardi di riscatto che gli USA gli verseranno per suoi uomini rapiti, pretendendo che non sia una frattura nel regime di sanzioni, ma ben sapendo che l’effetto è più vasto, è il rafforzamento del regime. “Il peggior accordo mai fatto” ha detto Mike Pompeo “adesso rapiranno ancora per avere altri soldi, e finanzieranno il terrorismo”. L’Iran si sente forte: per ideologia, per struttura politica, per disprezzo delle donne, per specifica affermazione del suo ruolo nel mondo, ha ucciso Mahsa Amini ed è così sicuro di sé che ieri suo padre Amjad Amini è stato senza vergogna trattenuto dalla polizia che gli ha ucciso la figlia. Siano Basiji, Pasdaran, Guardie della Rivoluzione, tutti sparano, picchiano, fanno parte della piramide in nome di Dio che ha anche ripristinato quei “guardiani della morale” che aveva finto di abolire: il regime li ama. Così seguiteranno a colpire ovunque, se il consesso internazionale non si deciderà per una politica concreta che blocchi l’Iran dall’ esercitare violenza, dal minacciare, dal terrorizzare. Ali Khamenei sa che non sarà scalzato dagli slogan, dalle marce, dall’ira dei difensori diritti umani. Il suo è un abile sistema della paura e del ricatto: il suo bellissimo Paese è alla testa di tutte le classifiche del terrorismo internazionale, le sue Guardie della Rivoluzione sono incaricate di “una missione ideologica della Jihad ovvero di estendere la sovranità della legge di Dio su tutto il mondo”. [...]
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