A Gerusalemme è guerra aperta: 8 morti. Adesso Abu Mazen si schiera con Hamas
Il Giornale, 23 luglio 2017
Una casa del villaggio di Halamish non lontano da Ramallah e da Gerusalemme, completamente inondata di sangue. Il pavimento della cucina così rosso che non si distingue il colore del pavimento; quattro corpi crivellati di colpi di coltello, come se una tigre avesse compiuto la sua caccia: sono tre persone della stessa famiglia, il padre intorno a sessanta anni, un uomo e una donna, suoi figli, sui quaranta. La madre agonizza ma verrà salvata dai soccorsi, e ancora mentre scriviamo, all'ospedale di Sharei Tzedek non sa del destino dei suoi cari. Erano una decina di persone a tavola, per la santa cena di Shabbat. Ma niente può essere santo di quello che riguarda gli ebrei quando ad attaccare sono terroristi islamici. Una delle figlie è riuscita a rifugiarsi in una stanza delle casa con i bambini, da là ha chiamato aiuto al telefono e ha urlato dalle finestre "C'è un terrorista in casa". Un giovane militare in licenza è corso sul luogo e dalla finestra è riuscito con la sua arma a ferire il terrorista, Omar Abed di 19 anni del villaggio vicino di Kaubar. E' stato ferito e portato all'ospedale e alla polizia. Alle domande ha risposto ripetendo quello che aveva scritto, riassumendone il testo, nel suo messaggio di addio: "Difendo la Moschea di Al Aqsa, l'onore musulmano. Ho solo un coltello con cui rispondere alla chiamata di Al Aqsa... Avete cominciato una guerra con noi per cui Allah vi giudicherà. Spero che dopo di me verranno uomini che vi abbatteranno con pugno di ferro. Avevo speranze e progetti, ma adesso per difendere Al Aqsa vado e non tornerò".
Invece è andato, a ucciso come una bestia, e è tornato. I suoi precedenti dimostrano che deve avere preparato bene l'attacco: tre mesi fa lo fermarono le forze di polizia di Abu Mazen. Perché è diventato un terrorista? Ha risposto semplicemente a una sistematica, prolungata, insistente ed esclusiva educazione cui sono sottoposte le menti dei palestinesi dalla nascita. Tutta la vicenda di questi ultimi giorni a partire dall'attacco del 14 luglio che ha freddato due giovani guardie druse israeliane, fino agli scontri in cui sono stati uccisi dall'esercito tre giovani palestinesi, fino all'orrido attacco sanguinolento di venerdì sera, oggi ha a che fare soprattutto con l'invenzione propagandistica che è di fatto l'unica in grado di mantenere in vita l'idea che esista una lotta in cui i palestinesi sostengono un ruolo importante per il mondo arabo, per altri versi stanco e poco convinto della guerra di Arafat e di Abu Mazen, che sa dire solo no e inghiottire enormi incontrollate somme di denaro.
Sempre di più il punto più importante infatti, ribadito in questa fase, è stato quello religioso islamista, la continua ripetizione dello slogan che la Moschea di Al Aqsa è in pericolo: anche adesso dopo che gli attentatori del 14 luglio erano usciti dalla Moschea stessa impugnando le armi automatiche che vi avevano preparato, la decisione israeliana controversa e sofferta quanto logica di mettere metal detector davanti alla Spianata e di bloccare l'entrata venerdì scorso ai minori di 50 anni, è stata descritta come un attacco alla religione musulmana. Adesso in Israele la discussione come sempre arde: si accusa il Primo Ministro di avere affidato la decisione alla polizia. Netanyahu ha ripetuto che si tratta di una scelta momentanea destinata a non toccare lo status quo, e quindi a ripristinare presto l'ingresso senza controllo. Ma il boccone era troppo ghiotto per Hamas, e per tutti i politicanti e gli islamisti fanatici: così dopo la prima condanna Abu Mazen è saltato di nuovo sull'autobus affollato (anche da Erdogan, e dal Parlamento giordano) della chiamata allo scontro e ha persino annunciato contro il suo interesse di interrompere ogni rapporto con Israele.
Il fratello del terrorista è stato arrestato, l'intera famiglia è legata a Hamas anche se non si sa se l'azione fosse programmata, quello che dicono il padre e gli altri membri ripete il mantra religioso per cui gli aggressori della fede e della dignità islamica sono gli israeliani. Lo scontro non cesserà con la destrutturazione dei metal detector, ma solo con quella dell'incitamento. Che non è in vista.