Fiamma Nirenstein Blog

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Intervista sull'uccisione di Osama bin Laden e sulla situazione in Medio Oriente

martedì 3 maggio 2011 Generico 1 commento

Riascolta l'intervista su Radio Radicale



Sintesi degli argomenti:

Osama bin Laden è stato ucciso da una squadra dei Navy Seal americani in Pakistan due giorni fa. Il terrorista d'origine saudita non nascondeva i suoi obiettivi quando era in vita: 'riconquistare' l'Iraq e uccidere il maggior numero di ebrei e cristiani nel mondo per imporre un califfato ovunque possibile. Ora è morto e il mondo è un posto più sicuro.

Quali però le conseguenze della morte del terrorista sui rapporti tra Washington e Gerusalemme? Con la morte di bin Laden, la presidenza di Obama risulta rafforzata benché la Casa Bianca avesse fallito sinora nell'esprimere una coerente politica pro-democratica durante le rivolte arabe. La prossima settimana il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, volerà negli USA per discutere proprio con il presidente statunitense del tentativo palestinese - dopo la 'rinnovata' e molto declamata unità tra Fatah e Hamas della scorsa settimana -  di dichiarare unilateralmente la nascita dello Stato Palestinese in sede Onu il prossimo autunno.

Il tentativo di Fatah è chiaro: andare al Palazzo di vetro potendo affermare di rappresentare tutto il popolo palestinese. In questa luce va letto l'ultimo accordo del Cairo tra Fatah e Hamas. Gli USA finiranno per accettare una soluzione negoziale, che tenga conto delle legittime richieste di Israele. Mentre l'Europa, invece, potrebbe accettare l'unilaterale dichiarazione palestinese, aprendo a un infausto scenario.

Mediorientale

mercoledì 27 aprile 2011 Generico 0 commenti

RIASCOLTA LA CONVERSAZIONE CON MASSIMO BORDIN SULL'ATTUALITA' DAL MEDIORIENTE: 



Sintesi degli argomenti:

La situazione in Siria sta diventando sempre più preoccupante. Il significato delle rivolte siriane è diverso da tutte le altre sinora avvenute nella regione mediorientale: sulla scacchiera assume un'importanza maggiore che si muove su linee che vanno dagli Stati Uniti e arrivano fino all'Iran.

Washington ha tentato negli ultimi anni un riavvicinamento con Damasco, dopo il picco di tensione raggiunto con l'assassinio di Rafiq Hariri, l'ex-premier libanese colto in un attentato mortale archittettato presuntamente da elementi dell'intelligence siriana.   

Anche per l'Iran, la Siria ricopre un'importanza nevralgica: i legami militari, politici ed economici tra i due paesi sono fortissimi. Basti pensare al fatto che Damasco offre ospitalità politica e logistica a Khaled Meshal, il leader di Hamas, il movimento islamista palestinese coccolato dagli Ayatollah. E ancora: le due navi che hanno passato lo stretto di Suez per la prima volta nell'Egitto post-Mubarak, hanno trovato rifiugio proprio in un porto siriano.

Non ultimo i legami tra Damasco e Teheran passano anche per il lontano legame religioso esistente tra il regime sciita iraniano e l'elite alauita che governa la Siria. Gli alauiti d'altronde sono pur sempre degli sciiti. La Siria insomma è da sempre l'avamposto dell'Iran.

Le proteste siriane e il fatto che il presidente siriano Assad abbia mandato l'esercito e stia facendo uccidere centinaia di cittadini cambia però lo scenario. Tale la crudeltà in atto che stanno emergendo delle domande sul perché non avvenga per la Siria di Assad quello che sta avvenendo per la Libia di Gheddafi. [Continua...]

Il giudice Goldstone fa retromarcia sul suo rapporto che accusava Israele di crimini di guerra

domenica 3 aprile 2011 Generico 1 commento

M.O., Nirenstein: vittoria della verità con retromarcia Goldstone su rapporto guerra Gaza

Dichiarazione dell'On. Fiamma Nirenstein (Pdl), Vicepresidente della Commissione Esteri della Camera

"E' una vittoria della verità il fatto che il giudice Richard Goldstone abbia ritirato le accuse a Israele di crimini di guerra e contro l'umanità inserite nel rapporto della commissione d'inchiesta ONU che porta il suo nome. L'Operazione Piombo Fuso è stata un'operazione di difesa conseguente al lancio verso il territorio israeliano di oltre 6000 missili solo dal 2005, ovvero dal ritiro israeliano da Gaza, da parte dell'organizzazione terroristica integralista Hamas, che ha giurato la distruzione di Israele, come si può leggere tra l'altro nel suo statuto. Il parlamento italiano bene lo comprese già allora in una manifestazione di fronte a Montecitorio "con Israele, per la libertà, contro il terrorismoio", che si svolse proprio nei giorni della guerra. Sono fiera del fatto che l'Italia sin dall'inizio abbia votato contro l'adozione del Rapporto Goldstone sia da parte del Consiglio per i Diritti Umani, sia dell'Assemblea Generale ONU e anche di aver promosso la coscienza della verità con il convegno "Il rapporto Goldstone: un pericoloso fraintendimento", che abbiamo tenuto alla Camera nel gennaio 2010 e in cui sono intervenuti tra gli altri Laura Mirachian, l'Ambasciatore italiano presso l'ONU a Ginevra, Dore Gold, ex Ambasciatore israeliano presso l'ONU di New York, il Generale Giovanni Marizza, già vice comandante della forza multinazionale in Iraq.
L'incredibile leggerezza di Goldstone dovrebbe oggi essere rimediata con un'opera di verità da parte di tutti quanti ne hanno diffuso le perverse conclusioni smentite oggi da lui stesso".

Roma, 3 aprile 2011

Mediorientale

lunedì 28 marzo 2011 Generico 2 commenti

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Sintesi degli argomenti:

La situazione nel sud di Israele si fa sempre più tesa: è stato dispiegato un nuovo sistema anti-missile (Iron dome) nella zona di Beer Sheva, nel Neghev, a seguito delle centinaia di missili sparate dalla Striscia di Gaza nelle ultime settimane.

Anche il confine settentrionale è in subbuglio, con i grandi movimenti che stanno avvenendo in Siria. Cosa succederà se Bashar Assad dovesse essere deposto? Il regime di ferro degli Assad ha fatto sì che il confine con Israele fosse tranquillo (militarmente parlando) dal '67, senza guerre né attentati, pur sempre portando alta la bandiera dell'anti-israelianismo.

L'alleanza sempre più stretta tra Siria e Iran e il tentativo, poco riuscito, degli USA di cercare un colloquio con la Siria per allontanarla dagli Ayatollah, per esempio con la nomina dell'Ambasciatore Ford a Damasco.

I possibili nuovi equilibri tra shiiti e sunniti nel Medio Oriente post rivoluzionario: cosa succederà in Siria e Bahrain in particolare, dove la longa manus iraniana è sempre più incombente?

Il Ministro degli Esteri del Bahrain ha presentato una protesta ufficiale al governo libanese contro le ingerenze di Hezbollah nel proprio paese. Dal canto suo l'Iran ha invece contestato l'ingerenza dell'Arabia Saudita in quella che reputa una sua regione, ovvero il Bahrain...

In Siria, gli oppositori del regime che sono scesi in piazza hanno denunciato la presenza di infiltrati di Hezbollah e di agenti iraniani tra le forze che riprimono la protesta.

In sostanza, si sta configurando uno scenario di guerra globale, che nulla ha a che fare le popolazioni che aspirano alla libertà e che vede due grandi antagonisti: l'Iran sciita da una parte e l'Arabia Saudita sunnita dall'altra. E' questa la lente principale attraverso la quale dobbiamo analizzare quanto sta accadendo in Medio Oriente.

Il Ministro degli Esteri israeliano potrebbe cancellare una sua prossima visita ufficiale in Argentina, in quanto questo paese starebbe trattando con l'Iran per fermare l'inchiesta sull'attentato contro il centro comunitario ebraico di Buenos Aires, che fece 114 vittime.

Il processo Katzav (l'ex presidente israeliano condannato a 7 anni per stupro e molestie sessuali) visto dai siti internet arabi: da un lato molti scrivono affermazioni come "tutti gi israeliani sono dei violentatori e dei ladri", "hanno violentato i palestinesi e ora violentano anche le donne". Ma ci sono anche reazioni diverse: Al Wafd, giornale egiziano scrive "i giudici egiziani devono imparare dalla storia d'Israele". Anche Mubarak "ha violentato" il popolo egiziano e per trent'anni nessuno ha detto nulla. Un blogger algerino: "prima di offenderli in tutte le maniere, dovremmo imparare dagli israeliani le radici della democrazia e dei diritti umani. Israele è uno stato di diritto".

La divisione della comunità gay sull'adesione alla "Israeli Apartheid Week".

Mediorientale

martedì 22 marzo 2011 Generico 0 commenti

RIASCOLTA LA CONVERSAZIONE CON MASSIMO BORDIN SULL'ATTUALITA' DAL MEDIORIENTE:



Sintesi degli argomenti:

La condanna dell'ex presidente di Israele, Moshè Katzav, a 7 anni per stupro e molestie sessuali. Il parere (di minoranza) del giudice a favore di uno sconto della pena perché la gogna mediatica alla quale è stato sottoposto Katzav era da considerarsi parte della condanna.

L'intervista di Netanyhau alla CNN sulla situazione mediorientale, Libia, rivolte dei paesi mussulmani.

Tumulti anche in uno dei peggiori regimi, la Siria, di cui poco si sa per via della fortissima censura.

Mediorientale

lunedì 14 marzo 2011 Generico 1 commento

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La rivolta egiziana non deve essere un nuovo palazzo dei sogni

giovedì 24 febbraio 2011 Generico 5 commenti

di Fiamma Nirenstein
Tratto da Il Foglio, 24 febbraio 2011: "Sotto la piazza l'abisso? Sguardi preoccupati di esperti davanti al vuoto lasciato dal rais"

Se le rivoluzioni, gigantesche e sconosciute, che fanno dei Paesi islamici una promessa e una minaccia, falliranno sarà perché i giovani oggi in piazza (chiunque essi siano e comunque la pensino, muoiono per la libertà) avranno dovuto pagare un triste tributo a quelli stessi dittatori che hanno cacciato via. L’insistente domanda che poniamo a noi stessi, e che molti smussano invocando i nuovi idoli dei social network, è quanto la destituzione dei tiranni arabi possa condurre a una società moderna, democratica, insomma a noi non aliena e nemica.

Le società mussulmane possono farlo: i giovani ottomani negli anni fra il 1830 e il 1850, all’inizio con riluttanza, poi con slancio, impararono almeno una lingua europea, viaggiarono, divennero i portabandiera del desiderio di dare al loro Paese, da patrioti liberali, un governo istituzionale e parlamentare nel quale vedevano il talismano del successo europeo. [...]

Mediorientale

giovedì 17 febbraio 2011 Generico 3 commenti

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Sintesi degli argomenti:

Israele cerca di recuparare la fiducia nella rivoluzione egiziana. Sharansky, dissidente nell'ex URSS, ha scritto: "E' tempo di credere nella dimocrazia", sollecitando il paese ha sostenere la lotta per la libertà nel mondo arabo.

Israele però teme: quattro delle sue ambasciate in paesi musulmani sono state prese d'assalto e chiuse.

Israele ha acconsentito (come stabilito dagli accordi di Camp David del 1978) al dispiegamento di militari nella penisola del Sinai, dove l'esercito egiziano si trova ad affrontare l'estremizzazione dell'area (scontento delle popolazioni beduine, infiltrazioni di Al Qaeda e Hamas..).

L'importanza degli accordi di pace tra Israele ed Egitto: importanza non solo per Israele stesso, ma anche per gli equilibri dell'intera area.

La messa in discussione di questo accordo costituisce un topos che accomuna molte forze. ElBaradei è stato il primo, agli inizi della protesta, ad affermare che il trattato di pace con Israele è un trattato di Mubarak e non del popolo egiziano. I quotidiani di tutto il mondo arabo hanno dato adito a questa stessa tesi, per cui è giunto il momento di rivedere la pace con Israele: Teshreen (Siria), Al Quds Al Arabi (quotidiano arabo che esce a Londra) An-nahar (quotidiano libanese vicino ai maroniti). Anche Ayman Nour, il presidente del partito liberale Al Ghad, che osò nel 2005 sfidare Mubarak alle elezioni presidenziali e per questo fu poi incarcerato per 4 anni, ha dichiarato che l'accordo con Israele va rivisto. [...]

Mediorientale

giovedì 13 gennaio 2011 Generico 0 commenti
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Sintesi degli argomenti:

La crisi di governo in Libano e i timori che la crisi interna libanese possa riversarsi all'esterno e aprire un nuovo fronte di scontro con Israele. Pochi giorni fa il discorso di Nasrallah: chiunque tenterà di mettere le proprie mani sulla santa organizzazione del Partito di Dio (Hezbollah) le sue mani verranno mozzate.
Cosa è successo in Libano? Ieri i 10 ministri di Hezbollah (più uno legato al presidente Suleiman) hanno rassegnato le proprie dimissioni, mentre il primo ministro Saad Hariri era in visita negli USA, adducendo come motivazione la situazione economica, anche se in realtà è noto che il problema è l'inchiesta condotta dal Tribunale Speciale per il Libano, che indaga sull'assassinio dell'ex premier Rafiq Hariri nel 2005 e che starebbe per incriminare Hezbollah. [...]

Mediorientale

mercoledì 5 gennaio 2011 Generico 0 commenti

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