Generico
MEDIORIENTALE
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Sintesi degli argomenti:
In questi giorni è stato ospitato in Italia il dissidente siriano Farid Ghadry, presidente del Reform Party of Syria, che ha fornito informazioni fondamentali sulle atrocità che accadono nel suo Paese. Ghadry vede in un colpo di stato da parte dell’esercito la soluzione definitiva per far cadere il regime di Assad. Uno scenario in grado di depotenziare anche il fido alleato iraniano e le sue ramificazioni, Hamas ed Hezbollah. Intanto, Erdogan sembra stia preparando un viaggio in Siria per condurre una trattativa di mediazione.
In Arabia Saudita le donne si preparano alla coraggiosa campagna di protesta “Women2drive”. Centinaia di donne saudite si metteranno al volante per infrangere il divieto di guidare imposto dal regime wahhabita. Rhyad, oltre alla preoccupazioni per i tumulti interni, teme le scelte diplomatiche dell’Egitto post Mubarak, come i nuovi rapporti tra il Cairo e Teheran; sicché, ha deciso di elargire circa due miliardi e settecento milioni di euro all’attuale leadership cairota.
Dopo due mesi di calma è stato di nuovo lanciato un missile Qassam contro il sud d’Israele. Intanto, l’esercito israeliano si prepara fronteggiare la partenza della seconda Freedom Flottilla. Ma la Turchia, questa volta, non sembra essere favorevole a partecipare al tentativo di forzare il blocco navale sulla Striscia di Gaza.
Presentazione del libro “Per la Verità, per Israele. Mille voci al Tempio di Adriano”

presso la RAI, Via Asiago 10, Roma
Giovedì 16 giugno alle ore 17:30, presso la RAI, sarà presentato il libro che raccoglie tutti gli interventi della manifestazione "Per la Verità, per Israele", tenutasi a Roma lo scorso 7 ottobre presso il Tempio di Adriano. Insieme all’On. Fiamma Nirenstein, vice presidente della Commissione Esteri della Camera, interverranno Alain Elkann, scrittore e giornalista, Farid Ghadry, presidente del Reform Party of Syria, Riccardo Pacifici, presidente della Comunità Ebraica di Roma, Enrico Pianetta, presidente dell’Associazione parlamentare di amicizia Italia – Israele, Eugenia Roccella, sottosegretario al Ministero della Salute, Carlo Romeo, responsabile del Segretariato Sociale RAI, Francesco Rutelli, presidente di Alleanza per l’Italia.
Il libro, edito dalla RAI grazie all'iniziativa del Segretariato Sociale, è pubblicato in italiano e in inglese e ripropone tutti i discorsi e i messaggi di adesione di politici, intellettuali, artisti di fama internazionale, appartenenti a tutti gli schieramenti, in cui raccontano il loro legame con Israele e la necessità di fermare la continua delegittimazione di questo Stato.
La manifestazione, realizzata per interrompere la rete di falsificazioni e pregiudizi contro l’unica democrazia in Medio Oriente, ha raccolto l’adesione di grandi nomi italiani e internazionali tra i quali ricordiamo Riccardo Muti, Silvio Berlusconi, Josè Maria Aznar, Shimon Peres, Walter Veltroni, Melanie Philips, Gianni Vernetti, Roberto Saviano, Benny Morris, Rita Levi Montalcini, Ferruccio De Bortoli, Giorgio Albertazzi, David Harris, Piero Ostellino, Mara Carfagna, Gianfranco Fini, Raffaele le Capria, Lucio Dalla, Gaetano Quagliariello, Piero Fassino, Bruce Bawer, Rocco Buttiglione, Furio Colombo, Bastiaan Belder, Franco Frattini…
Queste voci arrivano da luoghi e realtà assai diverse, eppure per un giorno hanno testimoniato all’unisono uno stesso desiderio: la voglia di verità dell’Occidente sullo Stato d’Israele.
Fiamma Nirenstein, tra i 50 ebrei più influenti al mondo
J'Post: Fiamma Nirenstein tra i 50 ebrei più influenti al mondo
Insieme a personaggi come Mark Zuckenberg, Netanyahu e Bernanke
Roma, 8 giu. (TMNews) - Secondo il Jerusalem Post (J'Post), Fiamma Nirenstein, giornalista e parlamentare del Pdl, è una dei 50 ebrei più influenti al mondo. Ogni anno il quotidiano israeliano stila questa classifica, e per la prima volta un tale riconoscimento è stato assegnato a un'italiana.
Insieme alla Nirenstein compaiono nella classifica personaggi del calibro di Mark Zuckerberg, Benjamin Netanyahu, Ehud Barak, Meir Dagan, Ben Bernanke, Tzipi Livni, Shimon Peres, Natan Sharansky e Natalie Portman.
Per il J'Post, Fiamma "Nirenstein, uno dei più vitali intellettuali contemporanei e nota per il suo attivismo non solo
parlamentare, si è distinta per avere fatto aggiungere alla lista Ue dei gruppi terroristici l'organizzazione turca IHH, sponsor della Freedom Flottilla; per aver organizzato la riuscita manifestazione 'Per la verità, per Israele' che ha riunito oltre tremila persone - tra cui politici, intellettuali e artisti di fama internazionale- presso il Tempio di Adriano a Roma lo scorso 7 ottobre; per il lavoro come Presidente del Comitato Parlamentare di Indagine Conoscitiva sull`Antisemitismo". La giornalista italiana ha così commentato la classifica del J`Post: "Mi rende felice questo riconoscimento e farò del mio meglio per meritarlo ".
http://www.jpost.com/JewishWorld/JewishFeatures/Article.aspx?id=223862
Nirenstein in J’Post list of 50 most influential Jews in the world
Here you can find the J’Post list of the 50 most influential Jews in the world, headed by Marc Zuckerberg, where you can find my name as well.
It is a real honour for me. I’ll do my best to deserve it.
http://www.jpost.com/JewishWorld/JewishFeatures/Article.aspx?id=223862
[Continua...]
Mediorientale
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Sintesi degli argomenti:
Le marce che dalla Siria invadono i confini di Israele non si sono ancora esaurite. Nei giorni in cui ricorre l’anniversario della Guerra dei Sei Giorni l’esercito israeliano è in tensione. Per distrarre l’attenzione dalla persecuzione contro i manifestanti, che ormai dura da più di 100 giorni, Bashar Assad ha offerto mille dollari a persona per partecipare alla marcia della Naksa (“malattia”)
Alla vigilia della partenza della seconda Freedom Flottylla sono state rese pubbliche le immagini dei passeggeri della Mavi Marmara muniti di mitragliatrici ed altre armi da fuoco, elementi che stridono con gli scopi umanitari e pacifisti della spedizione e contribuiscono a far crescere le preoccupazioni per la prossima spedizione. Anche nella campagna elettorale in Turchia l’elemento della Flottylla è utilizzato in modo strumentale per la propaganda politica.
Da ultimo è interessante ricordare che Hillary Clinton, dopo la proposta di un summit parigino, ha sottolineato come siano solo gli Stati Uniti nella posizione di poter svolgere il ruolo di mediatori del conflitto mediorientale
L'editoriale di Fiamma Nirenstein per Informazione Corretta
C´è una grande, pesante svolta nel movimento anti israeliano, e lo abbiamo visto in queste settimane a tutte le latitudini e specie sui confini di Israele stesso. In linea generale, si può dire che i palestinesi e con loro tutto il mondo jihadista che tende alla distruzione di Israele hanno suscitato un movimento arabo, sostenuto dall´Iran, che ambisce, che pretende di utilizzare l´agitazione popolare che si è impossessata del mondo musulmano e per analogia, dei suoi simpatizzanti non a scopi democratici, ma per distruggere Israele. Che vuole spostare a livello popolare la determinazione alla guerra. L´impostazione prima di tutte le manifestazione della Nakba e poi di quelle di domenica scorsa della cosiddetta Naksa, novità linguistica a cui non vogliamo abituarci, è molto chiara: entrare senza chiedere il permesso nello Stato Sovrano degli Ebrei, negare l´esistenza dei confini di Israele, ovvero la sua stessa identità ed esistenza.[...]
Mediorientale
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Sintesi degli argomenti:
Come si deve leggere l’apertura del passaggio di Rafah tra Egitto e Palestina?
Certamente ciò contribuirà al miglioramento dei consumi e del sistema economico locale nella striscia di Gaza, ma non è da trascurare il rischio dell’introduzione di armamenti e di terroristi. La decisione porterà nuova popolarità a Hamas e sposta la posizione dell’Egitto nella sfera dell’asse turco-iraniano.
Il silenzio degli Stati Uniti sulle vicende della Siria alimenta la mancanza di fiducia strategica con l’Occidente. L’Arabia Saudita, da sempre in conflitto con l’Egitto per la leadership nel mondo sunnita, sta lavorando per allargare l’alleanza del Consiglio del Golfo. E’ facile, alla luce di questi fatti, prevedere che i movimenti della primavera araba portino a forti tensioni nell’area del Medio Oriente.
In quest’ottica si deve interpretare il movimento organizzato tramite le pagine di Facebook che invocano la terza intifada palestinese, a cui hanno già aderito 375 mila persone, che si stanno coordinando per un’invasione di massa dei confini di Israele con Siria e Libia nelle giornate del 3, 5 e 7 giugno, anniversario della Guerra dei Sei Giorni.
Nuovo Convegno di SUMMIT: "Medio Oriente: Nuovi Scenari"
CONVEGNO
Lunedì 30 maggio 2011, ore 10.00
Camera dei Deputati
Sala delle Colonne, via Poli 18, Roma
Medio Oriente: nuovi scenari
l’accordo fatah-hamas,
Intervengono:
Sen. LUIGI COMPAGNA
Commissione Esteri del Senato, Docente di Storia delle Dottrine Politiche alla LUISS
Dr. DAN DIKER
Segretario Generale del World Jewish Congress
Dr. BASSAM EID
Direttore del Palestinian Human Rights Monitor Group
On. UMBERTO RANIERI
Responsabile per il Mezzogiorno del Pd, già Sottosegretario al Ministero degli Affari Esteri
Presiede:
On. FIAMMA Nirenstein
Vicepresidente della Commissione Affari Esteri e Comunitari
Per gli uomini è obbligatorio indossare la giacca
È necessario accreditarsi: e-mail nirenstein_f@camera.it, tel. 06-6760.6805 cell. 393-8058906
Mediorientale
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Sintesi degli argomenti:
Obama e la proposta a Israele – La proposta del presidente USA di rilanciare il processo di pace tra israeliani e palestinesi sulla base delle linee precedenti alla guerra dei Sei Giorni del 1967 ha destato grande dibattito in Israele. I confini pre-1967 erano stati definiti dall'ex-ministro degli esteri israeliano, Abba Eban, “i confini di Auschwitz”, a causa della loro indifendibilità. Benché Obama non abbia mancato di ribadire quanto le relazioni tra gli Stati Uniti e Israele siano indistruttibili, ha però rotto con un assunto sinora consolidato da parte di molte amministrazioni americane in merito alla negoziabilità di alcuni territori controllati da Israele a seguito della guerra dei Sei Giorni.
Il problema dei profughi – Obama vorrebbe che i negoziati ripartissero prima con una discussione sul territorio tra israeliani e palestinesi, con possibilità di concordati “swaps”, scambi tra le parti, lasciando i nodi di Gerusalemme capitale e dei profughi al futuro. Il primo ministro Netanyahu, ospite di Obama il giorno dopo il suo discorso sul Medio Oriente, ha però rifiutato l'offerta ricordando non solo che lanciare nuovi negoziati di pace sulla base delle linee del '67 sia impossibile per Israele in termini di sicurezza, ma soprattutto che ciò creerebbe dei problemi con la gestione dei profughi, i nipoti e i pro-nipoti di coloro che lasciarono Israele nel 1948, e che finirebbero con lo schiacciare demograficamente Israele. Il premier israeliano ha inoltre ricordato che andare al negoziato con Hamas non è possibile per Israele, dato che non riconosce il diritto all'esistenza dello Stato ebraico.
Mohamud Abbas – Il presidente palestinese, incalzato anche dalle dichiarazioni di Obama, che ha sottolineato la natura terroristica di Hamas, sta cercando di rassicurare la comunità internazionale, dopo l'accordo di riunificazione Fatah-Hamas firmato al Cairo. Proprio sul ruolo che Hamas giocherà d'ora in poi nella politica dell'ANP, Abbas ha affermato che il partito islamista non farà parte del governo e che esso rappresenterà solo l'opposizione palestinese.
"Non è il momento di dire 'sì' a un ambasciatore palestinese in Italia"
Intervista a Fiamma Nirenstein di Alma Pantaleo
L'Occidentale, 17 maggio 2011
Ieri il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al termine dei colloqui con il presidente Abu Mazen, ha annunciato che l’Italia ha deciso di elevare al rango di ambasciata la delegazione diplomatica permanente dell’Autorità nazionale palestinese a Roma. Passo che il capo dello Stato ha ribadito avvenire "in piena amicizia con Israele". L'On. Fiamma Nirenstein, Vicepresidente della Commissione Affari Esteri e Comunitari della Camera dei Deputati, esprime delle perplessità sulla scelta presa dal nostro Paese.
Onorevole, come giudica la decisione presa dal nostro Paese, annunciata dal presidente Giorgio Napolitano, di elevare al rango di ambasciata la delegazione diplomatica permanente dell'Autorità nazionale palestinese a Roma?
A me sembra che non siano i giorni migliori per un’iniziativa di questo genere. Fatah ha appena fatto un accordo con Hamas e quindi diciamo che la sua rappresentanza dovrebbe essere anche quella di Hamas, perché i due adesso rappresentano la stessa entità. Hamas è nella lista delle organizzazione terroristiche sia europee che americane da quando Frattini era Commissario europeo. È stata un’iniziativa nostra, seguita poi in tutto il mondo. Hamas è un’organizzazione antisemita, nella sua carta dice di voler uccidere tutti gli ebrei, non ha nessuna intenzione né di trattare con Israele né di riconoscerne lo Stato. Ogni soluzione di pace è estranea al suo modo di vedere. Quindi è molto problematico che Fatah stia formando insieme a Hamas un governo e non vedo come una rappresentanza diplomatica nel nostro Paese possa ammettere che siano presenti anche dei personaggi che sono di fatto dei terroristi. [...]
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Sintesi degli argomenti:
Bin Laden e la questione palestinese - Nella storia dell'evoluzione ideologica di Osama Bin Laden, inizialmente questa questione non occupava un posto centrale. Con il collasso dell'URSS, l'azione terroristica di Bin Laden si è mossa contro gli USA. Inizialmente l'obiettivo del terrorista saudita, e della sua rete, era l'Iraq. Il problema del 'destino dei palestinesi' subentra nella propaganda qaedista solo verso la fine degli anni '90, quando Bin Laden si rende conto che l'odio anti-israeliano può essere un buon catalizzatore della rabbia musulmana.
In Israele ricorre oggi Yom Hazmaut, il 63simo anniversario della nascita dello Stato ebraico. Una giorno preceduto dalla giornata del ricordo delle vittime del terrorismo e dei caduti in battaglia, Yom Ha' Zikaron. Nella sua storia Israele ha subito la perdita di 22,867 in vittime militari e di 2,443 in morti civili per terrorismo. Fuori dalla retorica nazionalista, il Giorno dell'Indipendenza israeliana è vissuto come un'occasione di grande raccoglimento nazionale. Con un suono emesso da pubbliche sirene presenti su tutto il territorio israeliano, viene dato il segnale d'inizio per un minuto di silenzio in ricordo dei caduti per il Paese. [continua...]